Cinema&Tv

Dark Netflix 3, la recensione: tre è il numero perfetto!

Dark 3

8.9

COMPARTO TECNICO

8.0/10

CAST

8.5/10

SCRITTURA

10.0/10

REGIA

8.5/10

DIREZIONE ARTISTICA

9.5/10

Pros

  • Colonna sonora
  • Cura maniacale dei dettagli
  • Capace di rinnovarsi
  • Conclusa al momento giusto

Cons

  • Nuovo cut di transizione
  • Svolta finale spiegata di fretta

Dark è la serie sci-fi marchiata Netflix di cui tutti vogliono parlare. Partita in sordina con una season one decisamente sottovalutata dalla maggiorparte del pubblico del servizio di streaming dalla N rossa, la serie tedesca è arrivata finalmente ad una conclusione con una scoppiettante terza stagione che ha saputo sorprendere i fan di tutto il mondo.

Viste le basi poste dalle precedenti due, la saga conclusiva di Dark non poteva che essere la terza, poiché tutto gira proprio attorno ad un pensiero non più binario – e limitato – ma aperto verso una tridimensionalità quasi fisiologica alla comprensione dell’universo stesso.

Dark, guardato con i sapienti occhi di chi lo ha vissuto tutto d’un fiato, appare come un prodotto pensato nella sua completezza già a priori. Tra stravolgimenti di regia e di trama, lo spettatore viene accompagnato alla fine quasi in maniera naturale, in un mix perfetto di intrigo temporale, romanticismo e simbolismo. Siccome è letteralmente impossibile produrre una recensione della stagione conclusiva senza fare spoiler, il lettore è avvertito: non proseguire se devi ancora vedere l’ultimo episodio.

Correte a vedere la serie finale (dopo un attento ripassino) e poi tornate qui per gustarvi un’analisi conclusiva, mi raccomando!

Dark 3: Dio, Adamo ed Eva

Uno degli elementi di maggior rilevanza ed interesse all’interno di Dark è stato sempre il simbolismo che si cela dietro ad alcuni personaggi. Nelle prime due stagioni ci la serie ci abituò ad i soli Noah (Noè) ed Adam (letteralmente, Adamo), senza mai approfondire più di tanto il perché reale dietro la scelta di tali pseudonimi. La terza stagione scioglie ogni nodo – beh, che dire – e ci mette sul piatto una trinità biblica delle più classiche: ad Adamo, infatti, si aggiungono Eva e Dio.

Con l’introduzione dei mondi alternativi, la serie ci svela scenari totalmente inediti dove il loop temporale ha prodotto dei risultati diversi rispetto a quanto è di nostra conoscenza. Nel mondo dominato da Eva, per esempio, Jonas non è mai nato perché Mikkel non è mai stato catapultato nel 1986; di conseguenza, Adam non è mai esistito, se non come unico punto di contatto con il mondo dove abita il nostro protagonista.

L’introduzione di questi universi paralleli può aver destato qualche incertezza nel pubblico, ma rappresenta forse l’unico modo sensato di sciogliere un loop temporale che si ripeterà altrimenti all’infinito.

In uno scenario dove Adamo ed Eva rappresentano l’origine del nodo che dà vita all’intero paradosso che fa da sfondo principale all’intera saga, non poteva certo mancare DioTutto il deux ex machina, che rende i personaggi totalmente incapaci di modificare il proprio destino, viene fatto risalire ad un’unica figura esterna ai due mondi a noi noti che viene posta al di sopra di entrambi: H.G. Tannhaus, l’orologiaio più richiesto di Winden!

A seguito della perdita di ogni suo caro (il figlio, il nipote e la nuora) l’uomo, in realtà grande appassionato di fisica e di viaggi nel tempo, si mette a lavoro per creare una macchina capace di farlo tornare indietro per evitare il tragico incidente che gli ha strappato via ogni cosa. Nel tentativo di costruire la sua personale macchina del tempo, l’orologiaio dà letteralmente vita a due mondi paralleli, che sono quelli dove esistono rispettivamente Adamo ed Eva.

Tutto ciò che conosciamo di Dark è scaturito da questo terzo mondo, chiamato mondo d’origine nella serie, dal quale poi verrà anche tutto totalmente cancellato. Dio creò Adamo ed Eva, collocandoli nel paradisiaco giardino dell’Eden; fu lui stesso, infine, a strapparli via da quel luogo condannadoli alla dannazione. Il simbolismo dietro questa scelta narrativa è evidente e fa chiaramente riferimento agli avvenimenti biblici riguardanti la creazione.

L’inserimento di un mondo d’origine, come detto, è stata una mossa azzeccata per portare tutto al termine in maniera quantomeno sensata. Un plauso va certo fatto alla soluzione, ma riservandosi meno entusiasmo per come tutto sia stato portato alla luce.

Una insospettabile Claudia Tiedemann sbuca fuori come un fulmine a ciel sereno e nel giro di mezzo episodio spiega ad Adam/Jonas cosa sia necessario fare per spezzare finalmente il nodo. Ad avviso di chi scrive questa recensione, sarebbe stato decisamente più consono alla maniacalità dell’intera serie se questo “piccolo” dettaglio fosse stato esposto in maniera più esaustiva ed estesa.

È chiaro, comunque, che il focus principale fosse incentrato sulle storie dei protagonisti persi nel tempo più che su come tutto sarebbe finito – anche perché ce l’hanno detto sin dall’inizio che ciò che sappiamo è solo una goccia.

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Che poi, ci avete fatto caso che Eva/Martha è letteralmente una costola di Jonas? Partendo da Mikkel nell’albero genealogico, per ritornare a Martha si incontreranno esattamente dodici persone. Essendoci due mondi, queste diventano ventiquattro; e quante costole ha un uomo? Beh, complimenti a chi ci ha pensato direi. In fin dei conti, senza Jonas, Martha non sarebbe mai nata.

Mondi collegati all’infinito

A rendere Dark una grande serie sono i tanti, piccoli dettagli nascosti qua e là in ogni episodio. Quando veniamo catapultati nel mondo 2, ci ritroviamo davanti ad una Winden pressocché identica a quella che conosciamo, con qualche microscopica differenza. Nel mondo di Eva entriamo subito a contatto con la grotta, “chiusa” da un nastro bianco e rosso, al contrario di quello del mondo di Adam dove questo era rosso e blu.

Allo stesso modo, si possono notare differenze sostanziali alla iconica fermata del bus. Mentre in un mondo questa ha determinati cartelli messi a sinistra, nell’altro questi sono posizionati sulla destra, o comunque disposti in maniera diversa. Similmente, nella centrale nucleare, all’entrata della camera del buco nero, possiamo vedere che i segnali scritti sulle porte/pareti sono differenti: in un mondo ci sono solo delle linee gialle, mentre nell’altro ci sono le stesse linee ma rosse, ed una “C” dello stesso colore posizionata centralmente. Come ciliegina sulla torta, nel mondo di Eva sembra esserci tanta, tanta nebbia in più.

La cura dei dettagli ha reso questa serie un piccolo gioiello targato Netflix, ma non tutte le scelte possono essere considerate geniali. L’introduzione di un nuovo stile di taglio tra una scena e l’altra, ad esempio, è qualcosa che chi scrive avrebbe preferito non vedere su schermo. La novità consiste semplicemente in uno zoom sulla scena ripresa che ci porta a quella successiva, preannunciata a volte da un lieve disturbo dell’inquadratura.

Se da un punto di vista narrativo questo aiuta lo spettatore a comprendere che sta viaggiando nello spazio tempo tra realtà parallele, in termini puramente stilistici questa scelta farà storcere un po’ il naso a chi aveva apprezzato la purezza e la freddezza delle inquadrature delle prime due stagioni.

Nonostante ciò, Dark 3 rappresenta un ottimo prodotto, capace di sapersi rimodulare costantemente pur raccontando sempre la stessa storia all’infinito. È proprio questa sua abilità di mostrarsi sempre nuovo al pubblico, che riesce ad alleggerirne la fruizione nonostante una trama così complessa ed impegnativa. Si sa, questa non è una serie per tutti.

Considerazioni finali

Dark è una di quelle serie capaci di trascinarti in un viaggio che nella realtà sarebbe impossibile. Basti pensare che lo stesso spettatore, guardandola e seguendone le vicende attentamente, si ritrova esattamente nella condizione di dire: l’ho iniziata che era ambientata nel futuro, l’ho conclusa nel passato. Quando questa serie debuttò su Netflix era il 2017, e tutti sappiamo che l’intera storia prende piede dal 2019, concludendosi di fatto nel 1986 (del mondo d’origine, chiaramente).

Guardando la terza ed ultima stagione sorge naturale pensare che la vicenda di Jonas e compagni – sarebbe meglio dire parenti – si sia conclusa al momento giusto. L’intera stagione di chiusura viene accompagnata da una coppia di episodi conclusivi che sciolgono ogni dubbio, dopo i quali non c’è letteralmente nient’altro da sapere. Da una serie come Dark, così attenta a non lasciare nulla al caso, non ci si poteva aspettare di meglio.

La ciclicità rimane, viene mantenuto fedele il motto “l’origine è la fine”, poiché è proprio alla nascita dei due mondi paralleli a quello d’origine, che tutto giunge ad una risoluzione. È plausibile pensare che il signor Tannhaus – quello originale – non si sia nemmeno accorto di quanto abbia influito il suo operato sugli equilibri spazio-temporali; il suo esperimento è riuscito, ma lui probabilmente non lo saprà mai.

Jonas e Martha escono di scena consapevoli di aver compiuto il proprio destino: i due ragazzi affrontano insieme, mano nella mano, anche l’ultimo momento dell’esistenza dei loro universi. Entrambi i protagonisti sono nati ed hanno agito per un unico scopo, una volta compiuto il quale sono scomparsi. Nessuno però lo saprà mai, tutto continuerà a scorrere sereno, fino al prossimo loop.

Dark si è dimostrata all’altezza di grandi opere sci-fi, dondnaoci un finale coerente – forse il migliore degli ultimi dieci anni di serie tv. Questa è una serie che può insegnarci a guardare il mondo sotto prospettive diverse e, perché no, cercare di vedere le cose con un mindset diverso dal solito. In Dark tutto ruota intorno al numero tre: tre sono i mondi, tre sono i protagonisti, tre sono le prospettive per interpretare il mondo.

Non manca del rosa, in questa cupa serie, soprattutto in questo finale di stagione che approfondisce un legame ben oltre il semplice amore adolescenziale. Martha e Jonas sono legati in maniera inscindibile dal filo del destino, riuscendo ad attraversare ogni barriera – anche le più impensabili – e concludendo il proprio viaggio mano nella mano. Poetico, poi, che tutto si concluda con la promessa – che sembra più una rassicurazione per i fan – che il nostro protagonista dall’impermeabile giallo tornerà, pronto a vivere quel paradiso che Adam ed Eva avevano tanto sognato di creare per i loro cari.

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MatteoBT, il Pokéuomo

Di giorno Social Media Manager, di notte niente più che il tuo amichevole Pokéuomo di quartiere. Matteo B. Terenzi, latinense classe ‘94, ama le serie, i film ed i manga di ogni genere; ma nulla al mondo aggrada il suo palato quanto parlare dei mostri tascabili e scrivere bio in terza persona.

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