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Space Force secondo SpaceNerd: ecco perchè merita il vostro tempo

Negli ultimi tempi, per scegliere una nuova serie da guardare, mi sono accorto di assomigliare sempre di più al meme di Vince McMahon, personaggio storico della WWE, quello dove gradualmente lui si interessa a qualcosa fino ad andare in estasi totale. E’ un metodo simil scientifico col quale decido quale serie combatterà per il mio tempo da distribuire in quelle poche ore che il lavoro mi concede di godermi per me.

Oggi vi parlo di un nuovo contendente, uscito ufficialmente su Netflix alla fine di Maggio: Space Force. E allora diamo il via all’analisi.

Al termine di questa attenta e soprattutto scientifica valutazione, mi sono lanciato nei primi 10 episodi usciti, ciascuno della durata di circa 30 minuti. Sto cercando di trovare un termine più elegante per dire che l’ho “divorata” in meno di due giorni, e voglio dirvi che cosa ne penso.

La Trama

Il tenente Mark Naird (Steve Carell) ha finalmente ottenuto la sospirata promozione a Generale, e conta di prendere il posto di Capo dello Stato Maggiore della Air Force Statunitense, spodestando così il suo acerrimo rivale, il Generale Kick Grabaston (Noah Emmerich, che tra le altre cose interpretò Marlon, il migliore amico di Jim Carrey in The Truman Show). Con sua amara sorpresa, Mark scoprirà di essere stato nominato capo della Space Force, una nuova divisione da poco staccatasi dalla Air Force per diventare un’entità separata. Con l’obiettivo dichiarato dal Presidente degli Stati Uniti di avere “boots on the moon by 2024” (piedi sulla luna entro il 2024), il neo appuntato Generale Naird dovrà quindi trasferirsi con moglie e figlia nella ridente comunità di Wild Horse, Colorado, e portare avanti il progetto di supremazia spaziale che gli americani contano di sottrarre a, indovinate un pò, i Cinesi. Naird verrà inoltre affiancato dal Dottor Adrian Mallory, interpretato magistralmente da John Malkovich, che durante tutta la serie cercherà di mitigare l’indole macho di Naird e gli istinti dichiaratamente aggressivi dello stereotipo di militare americano così ben dipinto da Carell.

Un anno dopo, la situazione nella base di Wild Horse è prevedibilmente disastrosa. La Space Force è indietro coi tempi, il budget è stato ampiamente sforato, e le pressioni che il Generale Naird riceve dai piani alti è immensa, senza contare i problemi familiari che lo affliggono, tra una moglie in carcere ed una figlia ribelle che fatica ad inserirsi nella nuova vita.

Ho guardato questa serie con piacere, è un prodotto che si segue volentieri e che scorre piuttosto bene, ma per farlo ho dovuto partire da una premessa importante.

Space Force non è “The Office” nello Spazio

Sembra una precisazione un pò inutile da fare, ma data l’enfasi con cui i trailer hanno annunciato la presenza di Daniels nell’esecutivo di questa serie, mi sembra doveroso smarcare questo tema prima di iniziare a raccontarvi della serie. Chi di noi ha visto quel meraviglioso gioiello partorito dalla mente di Ricky Gervais adattato nella sua versione Americana da Daniels dovrebbe sicuramente vedere questa serie, senza però aspettarsi i toni e l’atmosfera della sede di Scranton della Dunder Mifflin.

Anzitutto, non troverete in Carell niente che assomigli lontanamente all’amato/odiato Michael Scott. Carell in questa serie interpreta l’esatto opposto di quel crogiolo di genio e sregolatezza che combatteva la noia dell’ufficio a colpi di “That’s what she said!”. Mark Naird è il classico e stereotipato militare americano, pienamente fidelizzato all’idea di supremazia assoluta statunitense, e che predilige la risposta armata a qualunque altro tipo di soluzione rispetto agli innumerevoli problemi che incontrerà durante la storia.

I personaggi principali che gli gravitano attorno hanno tutti un ruolo ben preciso, e il fatto che la storia abbia una sua linearità nel corso del tempo aiuta sicuramente ad apprezzare la crescita ed il graduale cambiamento di ciascuno di loro, senza eliminare la linea comica che rimane comunque leggera ma accattivante. Il cambiamento che ciascun personaggio affronta tuttavia non è sottile, vuoi perchè ad oggi è concentrato solo in 10 episodi e non 9 stagioni, o perchè il contesto di una base spaziale americana è leggermente diverso e più imponente di quello di una sede di periferia di una multinazionale che vende carta.

La stessa idea di “mockumentary” che permea l’intera serie di The Office qui viene a mancare, proprio perchè qui non c’è la minima traccia di “ordinarietà”, bensì un contesto molto più solenne e volutamente imponente.

Fatta questa premessa, vi spiego perchè Space Force merita il vostro tempo.

Il Cast

Partiamo dalle basi: il cast di questa serie è spettacolare. Il personaggio principale è già da sè un motivo più che sufficiente per dare una possibilità a questa serie, e nonostante abbia tutti i toni di una commedia che Carell ha già vissuto innumerevoli volte nel suo passato da attore, Mark Naird è un personaggio che io non gli ho mai visto fare. Se penso che il ruolo più serio che gli ho visto interpretare è quello di Mark Baum in The Big Short, i toni volutamente seri del General Naird trovano di certo la conferma del fatto che Carell non deve per forza comportarsi come un simpatico cretino per strappare qualche sorriso ad un pubblico di questi tempi sempre più annoiato.

Un personaggio come Neird funziona bene soprattutto grazie a chi gli gravita intorno, ed è qui che entra in gioco il Dr. Adrian Mallory, a.k.a. John Malkovich. I dialoghi tra i due rappresentano uno dei punti forti della serie, non si risparmiano in una furia di sarcasmo e insulti gratuiti, mentre a turno espongono e curano vicendevolmente i momenti di insicurezza e tensione che si vengono a creare nell’uno e nell’altro personaggio. Mark Naird rappresenta l’eccellenza e la supremazia Americana a ogni costo, mentre Adrian Mallory lotta per scienza razionale e pace nel mondo. L’alchimia tra i due personaggi è leggera ma perfettamente percepibile, ed il risultato è spesso appagante.

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Il cast poi si compone di altri volti noti come Lisa Kudrow (Phoebe in Friends), Ben Shwartz (Jean Ralphio in Parks and Recreation, prodotta sempre da Daniels), Fred Willard (Frank Dunphy in Modern Family), e tanti altri. Personaggi più o meno ricorrenti che aiutano a comporre toni e ritmi di una serie che per essere composta da solo 10 episodi, rimane comunque avvincente nella sua leggerezza e oggettivamente poca pretesa.

Fa Ridere?

La domanda è volutamente provocatoria. A chi non è mai capitato di descrivere una serie comica ad un amico/a e sentirsi rivolgere questa domanda. Tenendo conto che nel 2020 il senso dell’umorismo è forse l’aspetto più soggettivo in assoluto, e che qualcuno ride davanti ad un video di un gattino mentre altri si sbellicano di fronte ad una wave su Facebook degli Autogrill a ponte, la risposta non è così semplice.

La mia modesta opinione? Non fa ridere, ma non credo neanche che sia quello l’obiettivo. Certo, la serie riserva qualche chicca qua e là, un umorismo più o meno spinto a seconda della situazione, e il fatto di assistere a Steve Carell che impreca più volte sullo schermo potrebbe destabilizzarvi, ma la serie non mira a farvi cadere dalla sedia reggendovi la pancia, e forse non ne ha neanche l’obiettivo. Space Force ha incluso nel suo organico veri e propri comici da stand-up come Jimmy Yang nei panni del vice scienziato Chan Kaifang, ma la vera forza motrice della serie è un sarcasmo spietato e un numero infinito di cosiddetti “inside jokes” ossia battute che molte, forse troppe volte sono destinate ad un pubblico Americano. E come dargli torto?

L’idiozia Americana è il tema ricorrente attorno al quale gravita l’intera serie, che però non viene mai direttamente attaccata, quanto piuttosto “stuzzicata” di tanto in tanto per creare quel fenomeno di relazionabilità in cui ognuno di noi si ritrova, specialmente in questo periodo.

La Trama Lineare

Space Force ha una sua storia, sottile ma solida. Gli eventi di un episodio riprendono da quello precedente con una discreta continuità, e questo aiuta nello sviluppo dei personaggi, che col passare del tempo nella serie iniziano a sbottonarsi, svestono i panni di uomini e donne al servizio del governo Americano e si mostrano come esseri umani nel pieno delle loro stranezze e fragilità.

Sicuramente ad oggi la serie ci ha ancora dato troppo poco. Circa 5 ore di contenuti non sono sufficienti a mostrare particolari evoluzioni nei rapporti tra i personaggi, specialmente perchè il lasso di tempo considerato negli episodi potrebbe essere di poco più di un mese, senza considerare il fast forward del primo episodio. Per questo motivo, Space Force fa del suo meglio per garantire che i personaggi restino interessanti senza stravolgerli inutilmente, e senza forzare dei cambiamenti che all’occhio di uno spettatore attento sembrerebbero incoerenti e artificiosi.

Personalmente ho apprezzato il fatto che Space Force abbia voluto raccontarmi una storia, comunque non conclusa, invece di propormi tante “pillole” da seguire in modo distratto. Anche se forse non è la serie per la quale vi ordinerete una pizza e vi metterete sul divano con un bel televisore per seguirla, ma piuttosto quella che guarderete mentre lavate i piatti o aspettate di addormentarvi, Space Force merita di essere vista, anche solo per vedere cosa succede quando un colosso come Netflix mette insieme tanti big dell’industria.

Vale la Pena di Guardare Space Force?

Si. Assolutamente sì. Ma con le giuste aspettative.

Premesso che personalmente credo nel sacrosanto diritto di ognuno di guardare qualcosa e di formulare un giudizio liberamente in base alle proprie sensazioni, perchè guardare un film o una serie tv è innanzitutto un attività fatta con sè stessi, e poi eventualmente con gli altri. Per questo motivo di norma prenderei a badilate chi cerca di raccontarmi i retroscena ed il contesto di un film o una serie prima ancora di guardarla, perchè credo che in qualche modo questo tenda a snaturare l’autenticità dell’esperienza.

Siccome però con questa premessa il senso di scrivere anche solo questo articolo si perde, la mia giustificazione in questo caso è che nell’immenso catalogo in streaming che abbiamo oggi, varrebbe davvero la pena di fare un pò di posto per Space Force, a costo di formare la mente di possibili spettatori.

Alla sua uscita, la serie è stata bombardata da recensioni negative e impietose che la hanno definita “piatta” e “poco coinvolgente”. Oggi Rotten Tomatoes dà uno score del 40% basato su 86 recensioni, rispetto al 77% di user score basato su 1725. Alcuni ritengono che Carell e Malkovich non possano portare il peso della serie sulle loro spalle, mentre altri aspettano con ansia la seconda stagione.

Nella mia modesta opinione, convincere qualcuno a guardare una serie che vale 6 su una scala da 1 a 10 è un’impresa ardua, ma ci sono alcuni elementi che impongono di dare a Space Force almeno una possibilità, almeno 30 minuti del vostro tempo per il primo episodio: un cast di tutto rispetto, una premessa indubbiamente originale, e Steve Carell che canta i Beach Boys.

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Mraser

Mraser si dedica al mondo dei videogiochi da quando a 4 anni qualcuno lo massacrò a Street Fighter ad un arcade di Rivisondoli e lui per orgoglio decise di diventare il migliore. A 10 anni perde la sua Nintendo64, spaccata in due dal padre dopo che lui aveva abbattuto il televisore per collegarsi da solo la console, e più tardi con la Gamecube scoprirà per la prima volta l'attrazione furry grazie a Krystal di StarFox Adventures. Qualche (tanti) anni dopo Mraser continua a dedicare più tempo ai videogiochi di quanti ammetta con la sua ragazza e oggi scrive per SpaceNerd su news, recensioni e sull'ultima menzogna di Todd Howard.

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