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GTA Online: storie di una Crew

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GTA Online

Grand Theft Auto 5 e Rockstar Games hanno lo stesso legame che lega la stereotipata famiglia cinese, quella mostrata nello spezzone dei Griffin, dove il padre entra nella stanza del figlio urlando “You doctor yet?!”, ma il bambino ha 6 anni e allora il padre se ne va arrabbiato.

Rockstar non si accontenta del suo successo, dei suoi oltre 120 milioni di copie vendute, del fatto che GTA 5 sia attualmente il terzo gioco più venduto di sempre dopo Tetris e Minecraft, e continua a produrre aggiornamenti, missioni, veicoli, armi, skin, che hanno ormai ampiamente superato la componente online del gioco per confluire in quel delirio folle che oggi è diventato Grand Theft Auto Online.

La storia principale, la cosiddetta campagna, la conosciamo tutti: Michael, Franklin e Clinton sono ormai un meraviglioso ricordo da quando la loro storia iniziò nel settembre 2013. Negli anni però, i giocatori hanno deciso di lanciarsi nel multiplayer, ed è lì che le cose hanno iniziato a prendere una piega insolita.

Sappiamo tutti di cosa parlo. Chi legge questo articolo avrà sicuramente giocato o assistito ad un gameplay di questa esperienza che va contro tutti i dogmi della logica e del buon senso. GTA Online partiva come un prequel della storia principale, o almeno quello era l’obiettivo. La piattaforma doveva “semplicemente” fornire ai giocatori mezzi per comunicare, per apprezzare quell’elemento co-op che la presenza di tre personaggi principali aveva lasciato intuire, o per massacrarsi senza esclusione di colpi nelle sessioni PvP.

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Quasi 8 anni dopo, GTA 5 Online assume sempre più le fattezze di Saints Row 4: un’accozzaglia di armi e mostruosità sci-fi che vanno da cannoni gamma a moto e auto volanti, e una miriade di scuse più o meno valide per spendere i propri soldi guadagnati con fatica.

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Grand Theft Auto Online

Nel periodo in cui ho giocato più attivamente a GTA era da poco uscito l’aggiornamento del Doomsday Heist, per cui chi vi scrive ha vissuto solo parte delle meraviglie offerte da questa landa di folli. Per dire, ho giocato abbastanza per apprezzare sessioni moddate con mech fatti di carri armati, ma non abbastanza da avere la possibilità di spendere 150.000 dollari per una bottiglia di champagne in casa propria.

Una cosa che però è sempre rimasta uguale è la quantità di tempo necessaria per fare qualsiasi cosa vagamente produttiva all’interno del gioco. Lasciando per un attimo stare i tempi biblici di caricamento delle sessioni, delle lobby, delle missioni, e tutto quello che c’è nel mezzo, entra poi in gioco l’elemento soggettivo, quello delle persone. Griefers, gente AFK, persone connesse dallo stesso bunker di Bin Lader, bambini con microfoni in cui si sentono urlare altri bambini.

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Per un lavoratore che torna a casa la sera, e che magari ha un’ora e poco più da dedicare ad un minimo svago, passare quasi più della metà del tempo a guardare uno schermo immobile, o a ripetere una missione perché qualcuno se n’è andato, o a perdere un carico perché qualche maledetto non aveva altro da fare che far saltare per aria tutto quello che si muoveva davanti a lui, non è il massimo della vita.

Qualche anno fa, quando giocavo a questo titolo attivamente, ho trovato una soluzione, disinstallare il gioco. Ma mi sono accorto che mi piaceva troppo così sono passato al piano B e mi sono unito ad una crew. L’idea era abbastanza semplice: trovare un gruppo di persone mediamente dedicate, con cui fare missioni insieme in modo coordinato, proteggersi a vicenda durante le sessioni aperte, e dare un senso effettivo a quel tempo di cui crescendo si diventa sempre più gelosi.

 

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I Capitalist Basterds

Girando per i vari gruppi su Facebook sono incappato in diversi tipi di gruppi, da gente focalizzata su eventi e missioni coop a chi viveva solo delle proprie auto, passando per i fan del PvP. Qualsiasi gruppo facebook contiene mediamente 6-7 post al giorno di gente che recluta, con requisiti minimi che in genere includono il possesso di un microfono, un’età minima per poter tirare in ballo le mamme senza remore, e un minimo di presenza garantita nell’arco della settimana.

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Notando la totale disorganizzazione di alcune persone che cercano solo di fare numero e ti abbandonano a te stesso, sono finalmente approdato in un gruppo serio. I Capitalist Basterds erano un gruppo di circa 100 persone, tutte oltre i 24 anni, provenienti da ogni parte del mondo. Il loro capo era un consulente informatico di Las Vegas, che era partito dal presupposto più basilare eppure più efficace: nella sua crew doveva esserci solo gente attiva.

Il gruppo Facebook della crew era un susseguirsi di richieste di aiuto a cui accorrevano sempre come minimo 5-6 persone. Avevi bisogno di fare soldi facili ripetendo un colpo all’infinito? C’era gente disposta a farlo. Dovevi vendere le macchine rubate con fatica? In pochi minuti trovavi piloti e guardie del corpo. Qualcuno ti aveva sfiorato la macchina? Un paio di animali coi profili moddati si presentava nella lobby e cacciava l’individuo con una pioggia di colpi di cannone orbitale.

Questo tipo di sistema era un sogno per chiunque volesse sfruttare appieno il gioco. Tutto ciò che veniva richiesto era essere attivi, rispettosi, e restituire i favori. GTA Online passava così da un grind stancante e avvilente ad un’esperienza unica e divertente. La crescita della crew però non era legata solo al portafoglio degli utenti o delle loro statistiche, ma si svolgeva anche all’interno dell’organigramma della crew. Come? Semplicemente giocando.

Col passare del tempo le persone crescevano nei ranghi della crew, iniziavano a giocare con le reclute, ad aiutarle, ed infine entravano nella chat privata degli amministratori, dove veniva gestita questa macchina apparentemente semplice ma fondamentalmente assurda, se si considera che nella vita reale nessuno vedeva mezzo centesimo.

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Sia chiaro che qui non parliamo di santi: queste persone erano affiatate tra loro, ma spietate con gli esterni. Le ragazze della crew (avevamo anche una corposa quota rosa!), per esempio, fungevano da deterrente per infiltrare 3-4 membri della crew. Ammesse senza remore nei raduni dei nemici, pubblicavano i video della loro infiltrazione mentre di nascosto piazzavano C4 in giro per le macchine con i loro compagni. Se volete dirmi che un video di una scena del genere, magari con l’aggiunta di musica classica, mentre tutto salta per aria all’improvviso e la gente non sa da che parte guardare non vi fa ridere, allora davvero non so nemmeno perché scrivo.

GTA Online: storie di una Crew 3

L’organizzazione

Un po’ per noia, un po’ per senso di appartenenza, sono entrato anch’io in questo cerchio ristretto, e posso raccontarvi come funzionava tutto dietro le quinte.

L’organizzazione prevedeva il Capo come Leader, i suoi commissari immediatamente sotto, seguiti dai luogotenenti, i rappresentanti e gli sgherri. La crew faceva di tutto: PvP, PvE, eventi personalizzati, gare, car e bike show, il tutto corredato dal grind classico che in un gioco come questo è fondamentale per poter guadagnare la giusta quantità di spiccioli.

Non era un caso che il gruppo funzionasse in modo così sistemato. A parte l’organigramma classico di qualsiasi crew secondo il Social Club della Rockstar sotto il leader dei CB c’erano fondamentalmente tre divisioni.

La divisione Reclutamento si occupava di pubblicare e monitorare gli annunci sui social. Chi rispondeva veniva contattato, fatto passare per un sito che mostrava in modo interattivo il regolamento, e poi veniva messo in una sorta di gruppo “anticamera” dove tutto veniva preparato per poi far entrare le reclute a giocare coi bimbi grandi. Questa divisione era inoltre incaricata di controllare l’attività delle persone, e di segnalare le persone assenti senza motivo al leader e agli admin.

La divisione Admin curava che ognuno si divertisse nel rispetto di regole, che le conversazioni avessero sempre toni rispettosi, e che anche in caso di litigi si potesse rapidamente risolvere ogni discussione. Gli admin erano divisi per fasce orarie, ciascuno col proprio fuso garantiva la presenza fissa di moderatori nelle discussioni, monitorando il gruppo per eventuali segnalazioni. Inutile dire che per questa posizione venivano scelte persone col carattere più “docile”. In una chat di gente adulta dove l’unico limite all’insulto era la fantasia di chi lo pronunciava e la sua conoscenza della lingua inglese, la presenza di gente eccessivamente sensibile a capo di questa divisione avrebbe azzerato la crew nel giro di tre giorni.

L’ultima divisione è quella in cui un giorno sono finito anch’io, e che per me merita un capitolo a parte.

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La divisione eventi

La crew prevedeva 3 eventi, divisi per questioni di fuso orario e per venire incontro a ciascuno: uno il martedì per i giocatori degli Stati Uniti, uno il giovedì per i membri Europei, ed uno la domenica per entrambi i gruppi.

Assurdo? Pensate anche a questo: gli eventi erano diversi ogni settimana in termini di tema e attività. Con quel gruppo di pazzi ho partecipato a rivisitazioni della guerra con playlist a tema “Sbarco in Normandia“, corso lungo una piattaforma mentre gli altri in macchina cercavano di investirmi in “Man Vs. Machine“, massacrato i miei compagni a colpi di accetta nella playlist “Skyrim” e sono anche scappato da loro nella playlist dedicata al film cult del 1979 “The Warriors“.

Agli eventi tutti avevano il mic acceso, si rideva e urlava, con insulti e blasfemie come collante, mentre trovavamo i modi più assurdi per ucciderci a vicenda. Gli eventi si svolgevano tramite playlist create su misura per la crew o tramite mattanze organizzate nelle sessioni aperte, come quella volta che vari gruppi da 10 della crew entrarono in diverse sessioni pubbliche facendo ascoltare a tutti il messaggio di annuncio di “The Purge” per poi uccidere chiunque sulla mappa finché i malcapitati non lasciavano la sessione.

Uno dei membri della crew era anche un grafico che a tempo perso ci faceva le locandine per i nostri eventi. Beh, tutto il materiale che vedete in questo articolo sono il suo prodotto, e le usavamo quando sponsorizzavamo gli eventi Facebook per il gruppo ogni volta.

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Le cose belle prima o poi finisco, e restano solo ricordi

Tutte e tre queste divisioni erano in un modo o nell’altro una forma alternativa di lavoro. Ho visto foto dei reclutatori e dei loro fogli excel che usavano per verificare attività di ciascuno, gli admin erano costantemente attaccati al telefono a risolvere il litigio di uno che per proteggere il carico dell’amico aveva lanciato un missile di troppo, e il team eventi aveva il compito di scegliere un tema, selezionare e testare le attività e creare spesso da zero delle playlist che divertissero tutti.

Ho fatto parte di quella crew per un anno e mezzo. Ho visto i numeri crescere e persone di ogni genere e nazionalità passare da qui, e col  tempo sono salito nella graduatoria per poi diventare uno dei commissari immediatamente sotto il leader. Nell’arco di pochi mesi da quando ho scelto di dare una mano in questa divisione, sono finito a capo degli eventi, con 3 ragazzi sotto di me che mi aiutavano a trovare i temi e le attività giuste per ogni settimana, a testarle per essere sicuro che non ci fossero bug e difetti di creazione che ci avrebbero bloccato l’intera playlist, e a verificare le partecipazioni per creare gruppi separati in base al numero dei partecipanti.

Durante il mio vero lavoro, la modalità di navigazione in incognito mi permetteva di seguire le operazioni anche durante il giorno, mentre la sera quando tornavo a casa mi limitavo a giocare con i ragazzi e a godermi le nostre lobby private che alcuni di noi riuscivano a creare sistematicamente. Eravamo inoltre gemellati con altre crew sempre a livello internazionale, e ci aiutavamo nel caso di faide con gente esterna.

Insomma tutto molto bello, finchè non ho lasciato la crew, o per meglio dire, mi hanno cacciato. Il tempo da dedicare a questa organizzazione iniziava a scarseggiare (da stagista ero stato messo sotto contratto, e di tempo da perdere ne avevo meno), ha iniziato a venire meno la componente che prima di tutto mi attraeva a questo gioco: semplicemente non mi divertivo più. L’organizzazione continuava a crescere di numero, la richiesta di eventi diversi e perfettamente funzionanti aumentava, e sempre più persone si sentivano in diritto di sindacare sulla mia divisione. Così un giorno, come altri che c’erano già stati prima, ho litigato col leader e gli altri commissari, ci siamo riempiti di insulti ma questa volta non rideva nessuno. Cinque minuti dopo ero fuori dalla crew, e così è finita la mia avventura.

Quel giorno ho cancellato GTA e rimosso uno ad uno tutti quelli che non mi avevano già rimosso di loro iniziativa, perché se un membro di alto livello lasciava in brutte circostanza, veniva richiesto di eliminarlo per evitare che potesse entrare di soppiatto nelle sessioni tramite la lista amici e vendicarsi in qualsiasi modo.

Due anni dopo ho ripreso in mano questo gioco, notando che esattamente le stesse cose che mi avevano portato a cercare una crew erano rimaste e forse anche peggiorate, e così ho rifatto all’incirca una volta al mese fino ad oggi.

Grand Theft Auto Online avrà sempre un posto nel mio cuore, così come quei vecchi membri della crew che mi hanno scritto dopo la mia uscita indecorosa, e coi quali sono ancora in contatto. Nonostante tutto consiglio caldamente a chiunque possa di entrare in una crew, e affrontare questa giungla senza senso insieme per poter trarre quelle soddisfazioni che da soli difficilmente si avrebbero.

Essere scortati da corazzati ed elicotteri mentre vendi un carico nelle missioni da CEO è bello, avere qualcuno che ti presta un paio di colpi del suo cannone orbitale perché uno sconosciuto ti ha fatto saltare la macchina è divertente, e completare le missioni in PvE con gente che parla e soprattutto ascolta è qualcosa che permette di stringere legami incredibili. Se però vi chiedono di dare una mano nella crew, per il vostro bene dite che vi fate di metanfetamina e che spesso e volentieri non sapete neanche cosa state facendo col controller in mano. Quella scusa ha funzionato perfettamente per chi prima di me gestiva gli eventi.

Un grazie speciale a Matthew G. Rigo F., che hanno fornito le immagini e soprattutto i ricordi di questa avventura..

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Mraser si dedica al mondo dei videogiochi da quando a 4 anni qualcuno lo massacrò a Street Fighter ad un arcade di Rivisondoli e lui per orgoglio decise di diventare il migliore. A 10 anni perde la sua Nintendo64, spaccata in due dal padre dopo che lui aveva abbattuto il televisore per collegarsi da solo la console, e più tardi con la Gamecube scoprirà per la prima volta l'attrazione furry grazie a Krystal di StarFox Adventures. Qualche (tanti) anni dopo Mraser continua a dedicare più tempo ai videogiochi di quanti ammetta con la sua ragazza e oggi scrive per SpaceNerd su news, recensioni e sull'ultima menzogna di Todd Howard.

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