Ebbene si, siamo a Novembre 2018 e ci ritroviamo ancora a parlare di Fortnite.
Il perchè è pressochè insospettabile; stiamo parlando di un titolo innocuo, un free to play che sta nel suo piccolo spazio senza influire in alcun modo su altri titoli, che si è guadagnato una fanbase di appassionati e una community agiata e cortese…o meglio, così avrebbe dovuto essere.
Il famoso e coraggioso titolo Epic Games continua imperterrito ad essere giocato da milioni e milioni di giocatori, e sembra non avere intenzione di fermarsi: se fossimo in un mondo normale potremmo dire che tutto stia filando liscio per questo titolo, ma non essendo questo il caso vi è un rapporto di azione reazione da parte delle altre community di videogiocatori di tutto il mondo che, dinanzi alla potenza incontrastata del clamoroso successo di questo titolo, non perdono nemmeno un secondo del loro tempo per sparare addosso una pioggia di fuoco e fiamme addosso ad esso, e soprattutto addosso a chi, Fortnite, lo gioca.
E qui sorge un’enorme, incomprensibile e illogico problema: sempre sfruttando il concetto fisico delle conseguenze “azione/reazione”, la semplice logica ci dovrebbe spiegare che il titolo dovrebbe essere così odiato per il semplice fatto che…è un brutto videogioco, e quindi in molti si lamentano del fatto che un titolo così scadente sia il più giocato del momento.
Purtroppo, la logica si sta allontanando sempre di più da questo mondo; quindi in questo articolo andremo ad analizzare Fortnite, e a scoprire come mai è tutt’altro che un brutto gioco, e l’ipotetico motivo per il quale sia uno dei titoli più odiati di sempre.
Chiaramente, l’articolo prenderà in considerazione la modalità Battle Royale del titolo: in un mondo colorato e frizzante, 100 giocatori si devono lanciare da un pullman volante e…ammazzarsi a vicenda.
Qualche mese fa un collega del sottoscritto fece un articolo uguale e contrario a questo, nel quale andò ad analizzare il motivo per il quale Fortnite non fosse così meritevole di essere “il gioco più giocato del momento”, in quanto il fine del gioco e la “vincita” di una partita fossero privi di consistenza e fini a loro stessi; in modo complementare al suddetto articolo, analizzeremo in questo caso i “mezzi” del videogioco, tra meccaniche, bilanciamento, ottimizzazione, e tutto il resto.
Essendo il surrealismo uno dei punti distintivi di Fortnite, l’andamento e la struttura delle partite sono automaticamente più dinamici di un BR “simulativo”, quelli quindi privi di salti, armi fantascientifiche e gadget strani, e già su questo punto Fortnite ottiene un vantaggio raro: mentre all’inizio l’unica meccanica davvero particolare era quella del poter costruire delle combinazioni di pareti per combattere o difendersi, negli ultimi mesi il titolo è stato riempito talmente tanto di cose “folli” e varie che ogni partita può veramente essere completamente diversa da quella precedente: jetpack, fratture temporali, zombie, pareti rimbalzanti, mini buff temporanei…tutto ciò offre una varietà semplicemente impareggiata; e insieme a tale particolarità, tutto ciò dimostra anche l’incredibile inventiva degli sviluppatori che riescono continuamente a stupire i giocatori inserendo (e potendo inserire) pressochè qualsiasi stramba idea gli sia passata per la testa, ed essendo abili sviluppatori, sono pure riusciti a farlo (quasi) sempre nel migliore dei modi; inventiva che manca quasi del tutto nei titoli concorrenti.
E anche quando Epic Games falliva nell’inserimento di una meccanica, il problema veniva preso in carico, analizzato, corretto e reinserito…in alcuni casi persino tolto: il famoso “double pump” (la tecnica per il quale lo switch di due fucili a pompa carichi in breve tempo poteva offrire una quantità elevatissima di danni), le hitbox e le hitdetection (la messa a punto dell’area di “fisicità” del personaggio, dei suoi punti del corpo e i relativi danni che subiscono), il lanciarazzi guidato (anch’esso risultava troppo forte), tutte le nuove armi che nel tempo venivano aggiunte, sono tutte cose che sono state massicciamente cambiate e rivisitate al fine di “bilanciare” nel miglior modo possibile il gioco, cosa che, anche in questo caso, in molti altri casi non avviene.
Nonostante il gioco sia chiaramente più “caciarone” rispetto ad un PlayerUnknown’s Battlegrounds, non manca assolutamente il fattore “ansia”: il ritrovarsi all’interno di una mappa, sapendo di essere potenzialmente sottotiro da un cecchino, oppure di ritrovarsi verso la fine della partita all’interno della propria costruzione e cercare di capire dove sono i nemici e come hanno intenzione di agire, offre comunque una particolare e buona dose di tensione, chiaramente di tipo differente rispetto al titolo sopracitato ma innegabilmente presente.
Anche dal punto di vista puramente dell’intrattenimento, Epic riesce ad ogni stagione ad inventarsi skin, emote, sticker, gadget estetici, loading screen nuove e dal design sempre più folle e riuscito, convincendo sempre la maggior parte dei giocatori ad acquistare il Pass Battaglia; chiaramente non sono queste le cose che rendono più o meno grande un titolo multiplayer, ma va sottolineato come anche sotto questo aspetto Epic stia riuscendo a fare continuamente centro.
La ciliegina sulla torta è rappresentata dagli eventi “unici” e simultanei: si parla di veri e propri momenti speciali che Epic organizza in un determinato orario di un determinato giorno, in corrispondenza di un determinato evento; tutti i giocatori che in quel preciso istante si trovano in partita potranno assistere a ciò che Epic ha preparato per loro: tutto si ferma, i giocatori smettono di uccidersi a vicenda, come se l’intera community diventasse istantaneamente spettatrice di uno show che non si ripeterà mai più, da vedere con i propri occhi.
La creazione della frattura temporale, il lancio del missile…e dulcis infundo, la sparizione del misterioso cubo viola: quest’ultimo evento, avvenuto veramente pochi giorni fa, ha rappresentato un picco emozionale d’intensità che non si vede spesso nemmeno nei giochi narrativi più profondi.
Effetti speciali, cutscene e scene unicamente pensate per quei pochi istanti: a livello di meta invece, questi avvenimenti segnano semplicemente l’avvio o la conclusione di un evento…in questo caso di quello dedicato ad Halloween, che non solo ha rimosso gli zombie dalla mappa ma ha ancora una volta modificato la mappa, come se l’incredibile varietà di Fortnite già non fosse abbastanza.
Ma ora andiamo a toccare una delle meccaniche più criticate del gioco, la già citata possibilità di costruire strutture; ma partiamo dall’inizio.
Apparte gli elementi puramente morfologici della mappa come montagne, colline e in generale il suolo, ogni singolo elemento della mappa di Fortnite è distruttibile: una casa, un palazzo, una stazione di benzina, un ponte, e una quantità immensa di altri oggetti (anche quelli più piccoli) possono essere scomposti nel piccolo ma anche rasi al suolo; se da un lato il semplice fuoco delle nostre armi può abbattere un muro o un tetto per scovare un nemico nascosto, per fare un esempio, dall’altra la picca ci permetterà di raccogliere da questi oggetti tre tipi di materiali.
Questi materiali ci serviranno per costruire pareti, muri, scale, strutture, e chi più ne ha più ne metta: oltre a dare una continua diversità negli approcci di attacco/difesa nei confronti di altri giocatori, la possibilità di costruire offre innumerevoli modalità per spostarsi della mappa, scalando magari una montagna, o per buttarsi da una collina senza subire danni. Chiaramente va ponderato l’utilizzo dei materiali, calcolando quanti usarne e in quale situazione, per riuscire ad approcciarsi sempre, senza mai rimanere scoperti. Inutile dire che tutto ciò è implementato a regola d’arte: costruire è bello, divertente, richiede riflessi, i comandi sono perfetti, ed è sin possibile modificare le proprie strutture per avere vantaggi come avere una porta per uscire, o una finestra per mirare fuori, o ancora disporre il tetto angolandolo in un determinato modo.
Tutto ciò, incredibile ma vero, viene pesantemente criticato: c’è chi ritiene tale funzionalità scorretta, chi troppo complessa, chi non adatta ad un gioco di questo genere…il che rappresenta un paradosso davvero incomprensibile: oltre ad offrire pressochè infiniti spunti di varietà sotto molteplici punti di vista, tale meccanica permette di dare una particolare forma di competitività (sia dal punto di vista strategico che dal gunfight).
In un mondo fatto di community di persone che mettono al centro di tutto l’apparire e il vantare sè stessi, tra il platinare numerosi titoli, al completare una run di Dark Souls con determinate restrizioni, al finire un titolo di base hardcore alla difficoltà massima…un gioco Battle Royale, genere che dovrebbe essere criticato proprio perchè si basa quasi del tutto sulla casualità, che introduce una meccanica che, se sfruttata a dovere, può permettere ad un giocatore che si trova in una situazione di svantaggio (a causa della casualità), di sconfiggere Comunque i nemici e di vincere la partita... viene criticato.
Come è possibile tutto ciò?
A breve proveremo a rispondere.
Dal punto di vista più basilare, quindi del semplice “funzionamento” di Fortnite, anche in questo caso è veramente difficile lamentarsi: il loot funziona sempre bene e non risulta mai scomodo, il design della mappa è riuscitissimo (anch’esso costantemente aggiornato e diversificato grazie a Tante idee messe in sviluppo da Epic), i comandi perfettamente fluidi e responsivi, lo shooting preciso e divertente, sound design pressochè perfetto, ottimizzazione perfezionata nel tempo…persino il comparto grafico e artistico è stato migliorato.
Tutto ciò, ognuno di questi singoli elementi, aggiornamenti e miglioramenti, è offerto in modo completamente gratuito a chiunque, su ogni piattaforma.
Occorre inoltre specificare che il videogioco è ancora in una fase di Early Access.
Nonostante ciò è doveroso sottolineare che non per forza deve essere giocato da tutti, e tutti lo devono apprezzare…in quanto essendo un videogioco di uno specifico genere, oltre a non essere comunque perfetto, può tranquillamente e ovviamente non piacere.
Però, se è vero che i gusti sono gusti e le opinioni sono quelle che sono, allora è anche innegabile che pure l’oggettività è parte di questo mondo, e ignorarla sarebbe sciocco: il wall of text che precede questa frase ci è servita a comprendere in modo inequivocabile che Fortnite, per essere il titolo che è, è un gran videogioco, sotto punti di vista tecnici.
Ma allora, tutto sto odio da dove arriva?
La risposta è più semplice di quanto si immagini: mettiamo il caso che Fortnite non avesse avuto il successo che ha avuto; sarebbe stato, come detto nelle prime righe dell’articolo, un titolo normale, giocato da poche persone che però tengono al gioco e si divertono con esso. Probabilmente l’apprezzamento verso il gioco sarebbe stato l’opposto di come è, e sarebbe divenuto presto un gioco sottovalutato e “che molti avrebbero dovuto almeno provare”, sempre nel caso in qui Epic avesse mantenuto la stessa cura negli aggiornamenti.
Quindi, tra Internet che si sta lentamente trasformando in un Far West anarchico delle idee, e il mondo dei videogiochi che è stato anch’esso ormai contagiato dal concetto di “moda e tendenza“, Fortnite viene demolito, distrutto e affossato solo ed esclusivamente perchè è a conti fatti “il gioco del momento“: il suo semplice concetto di base, il fatto che sia gratuito ed estremamente accessibile, la sua presenza su ogni piattaforma e l’esplosione del genere Battle Royale ha reso Fortnite un titolo giocato, registrato e streammato da milioni e milioni di persone.
Essendo quindi “per tutti”, rendere di tutta l’erba un fascio è la cosa più semplice che si potrebbe fare in questo caso, infatti chi non conosce la community e il gioco, si limita a definire Fortnite come “un videogioco di merda per bambini”; definizione che, oltre ad essere oggettivamente falsa, denota rabbia e scatena flame nei confronti del “fenomeno Fortnite”, e non del gioco di per sè, esattamente come succede per tutte le altre mode.
Altrettante persone si nascondono dietro al “eh ma la libertà di opinione è sacrosanta”; affermazione innegabile se viene fatta con cognizione di causa, cosa che per quanto riguarda la stragrande maggioranza dei casi di hating nei confronti di Fortnite, manca pressochè del tutto.
Se da un lato esiste la “tendenza“, dall’altro esiste la “tendenza nell’odiare la tendenza“, anche quando non ce n’è minimamente bisogno: come ogni caso videoludico del genere, il problema non sorge per il caso di per sè, ma per quello che rappresenta, per come viene affrontato e quanto viene discusso.
In passato abbiamo avuto tanti episodi di odio nei confronti di titoli “di tendenza”: ci è passato Call of Duty, FIFA, Minecraft, Clash of Clans, League of Legends…e molti altri ci passeranno.
Il problema è che ognuno di questi giochi ha avuto un suo grande percorso, ed è stato in un modo o nell’altro, per fitte schiere di giocatori, una forma di crescita videoludica.
Nessuno di questi risulta essere un brutto gioco, anzi, sarebbe controproducente anche per i famosi “bambini” giocare a determinati titoli nel caso in cui fossero “di merda” come la controtendenza dice (per quanto un bambino non abbia la stessa capacità di giudizio di un ragazzo o di un adulto, per suo istinto non si metterebbe mai a giocare ad un gioco che ritene “brutto”, cosa che invece capita per persone più mature… un paradosso anche questo?); infatti, quei titoli non sono diventati quello che sono così, dal nulla… ognuno di essi aveva qualcosa di speciale, unico, che numerosi altri giochi non avevano.
Come è possibile dunque credere alle opinioni (chiaramente infondate) che affossano a prescindere tali titoli “solo perchè ci giocano tutti”, nonostante siano stati importanti punti di riferimento per l’intera industria?
Evidentemente, è possibile.
Nello stesso modo in cui, su Internet, recensioni, video, metacritic, voti, opinioni di esperti e non, influiscono su una cosa semplice come l’acquisto di un titolo, anche l’onda anomala che travolge e riguarda un determinato evento rappresenta banalmente l’insieme delle influenze “””opinionistiche””” che tendono a criticare un determinato “evento di tendenza”: alla community di appassionati di Fortnite, infatti, la cosa non tocca minimamente, e i giocatori continuano a giocarci senza battere ciglio, porsi domande o “farsi influenzare dall’influenza“.
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Personalmente non ho nulla contro Fortnite, né tantomeno con chi ci gioca e si diverte. Se ha avuto il successo che ha avuto, e sta avendo, il team di Epic merita solo complimenti per essere riusciti ad intercettare la domanda dell'utenza, e produrre un' offerta adeguata. L'unica cosa che non riesco a capire, è come si può anche solo minimamente pensare di trasporre un Battle Royale, ad E-Sport. Di base, il Battle Royale, come genere mischia elementi RNG(casuali), e quindi di fortuna con elementi realmente competitivi (shooting, uso delle risorse per costruire, ecc...). Un E-Sport, esattamente come uno sport reale, non può avere elementi casuali, o di fortuna. Vi immaginate un arbitro che fa testa o croce per decidere se fischiare un rigore, oppure no? Ok, è un esempio un po' estremo, ma è così. Ora, non seguo Fortnite a livello competitivo, quindi suppongo che questo problema venga corretto utilizzando delle regole speciali. Tuttavia, il giocatore che gioca alla versione "normale" viene diseducato, e non capisce se la sua è bravura, o fortuna. Prendete LoL, ad esempio. Per LoL è un gioco pieno di tossicità, flame, nervosismo, e soprattutto pieno di maledetti smurf (Dio li fulmini). Eppure, dal punto di vista competitivo, lo ritengo squisitamente perfetto, così come il genere MOBA. Certo, magari gli sviluppatori devono stare sempre a ritoccare e a riequilibrare, poiché i pro players sperimentano sempre nuove strategie che se si rivelano efficaci, diventano stra-abusate. Ma non esiste nessun elemento casuale, se non l’errore umano.
Sono d'accordo, ma ci sono da precisare alcune cose. Se il concetto di competitività in una BR assume un suo significato, in Fortnite ne assume uno ancora più specifico.
Le BR di base hanno davvero tanto di casuale, anzi, è proprio la casualità che rende continuamente vario il gioco...ma al contempo, in un sistema di gioco così basato sull'RNG, Fortnite riesce ad alzare comunque l'asticella della competitività dando effettivamente MOLTA più possibilità di vincere uno scontro anche in situazioni più sfortunate rispetto a come succede in, letteralmente, tutte le altre Battle Royale. Anche nei MOBA (io sono un assiduo giocatore di Dota), vi sono elementi casuali come percentuali di critici e cose del genere, ma nel complesso la strategia e le capacità di gestione dei propri eroi fanno MOOOOLTO di più di quanto farebbero le meccaniche RNG del gioco. Forse gli unici giochi al 100% competitivi sono gli strategici come Starcraft, e volendo Counter Strike Global Offensive.