La recensione che segue è basata sulla versione per PlayStation 4 di Modern Warfare.
Qualsiasi contenuto esclusivo del titolo disponibile sulla piattaforma non verrà menzionato nella recensione, in quanto vogliamo offrire una guida all’acquisto universale tramite l’analisi dei contenuti disponibili per tutti.
Il multigiocatore avrà un peso minore riguardo la valutazione finale in quanto ancora non è stato possibile valutarne l’economia di gioco mediante store in-game o simili, alla quale dedicheremo un articolo a parte in futuro.
Questa recensione vuole essere il “seguito” dei recap delle Beta del titolo, a cui vi rimandiamo in caso ve li siate persi!
Tutto quello che verrà trattato da qui in avanti si basa sulla versione del gioco testata durante la prima settimana di lancio circa.
Buona lettura!
Sabato 3 Giugno 2017, ore 20.58.
Un camioncino bianco sfreccia lungo il London Bridge in quel di Londra, investendo i passanti nella zona.
Dieci minuti dopo circa, tre uomini abbandonano il mezzo dirigendosi verso Borough Market nell’area della stazione di London Bridge.
Vengono confermati accoltellamenti, e vengono avviate sparatorie all’interno dell’area del famoso mercato inglese.
Alle 22:16, nella zona del Wheatsheaf Pub, la Polizia conferma l’atterramento dei tre terroristi in seguito ad una sparatoria.
Dilagano nel web, nelle ore successive, video ripresi via smartphone di persone che cercano di nascondersi negli scantinati, che corrono inciampando lungo il marciapiedi che collega London Bridge al Southwark Bridge.
Nei video si possono intravedere le piccole unità antiterroristiche e di polizia che intervengono sul luogo.
In sole 2 ore, Londra è stata invasa dal terrore per i mesi a venire.
Questo è probabilmente uno degli eventi di cronaca nera degli ultimi anni che più ha colpito e fatto scalpore, la perfetta rappresentazione dell’atto terroristico.
Durante la pace e la gioia del sabato sera, un normale camioncino bianco ha trasformato le strade del centro di Londra in un palcoscenico dell’orrore.
Un evento come questo ha ricordato al mondo intero quanto potente sia il terrorismo non tanto quanto atto di violenza militare, ma quanto più un evento di propaganda di, appunto, terrore.
L’impotenza di fronte agli eventi, imprevedibili e sfuggenti, alla quale un essere umano qualunque non può reagire in maniera attiva ma solo passiva.
Eventi che ti portano allo scetticismo verso l’umanità stessa, che ci costringe involontariamente a dubitare persino del proprio vicino di casa o della più normale donna che passa per strada trainando il passeggino.
Questo è quello che vuole essere il nuovo Modern Warfare di Infinity Ward, una rappresentazione videoludica dell’impotenza dell’essere umano dinanzi al terrore, e di come per affrontarlo bisogni rinunciare alla propria umanità.
Call of Duty: Modern Warfare è il reboot della celebre trilogia nata nel 2007 con l’omonimo Call of Duty 4: Modern Warfare sulla generazione di console Playstation 3 e Xbox 360, un vero e proprio “ritorno alle origini” di ciò che ha reso Call of Duty il fenomeno mediatico che è oggi, con tanto di una rilavorazione certosina su tutto quello che lo compone.
Il nuovo Modern Warfare venne annunciato con un trailer basato sulla campagna del titolo, con l’intenzione di mostrare i muscoli di un engine totalmente nuovo creato da zero, con tanto di un assaggio di quel che ci saremmo potuti aspettare dalla modalità giocatore singolo del titolo.
A seguire Infinity Ward ha proseguito la campagna pubblicitaria per il titolo mostrando il multigiocatore al mondo prima con la modalità Gunfight, e a seguire con un reveal completo dedicato.
Per quanto riguarda video gameplay della campagna, la casa di sviluppo Activision non ha voluto sbottonarsi a riguardo rilasciando solamente dei story trailer intensi, che volevano marcare la crudeltà delle vicende narrate con questo nuovo titolo.
L’intenzione degli sviluppatori era chiara, hanno voluto ripetere il fenomeno del Modern Warfare originale in una chiave meno “hollywoodiana” e più incentrata su un cast di personaggi che si ritrova coinvolto a risolvere dispute terroristiche paragonabili a quelle di oggi.
Nulla di esagerato, nessun super magnate della guerra che riesce a muovere da solo nazioni intere e nessun supersoldato che da solo riesce a sterminare migliaia di unità nemiche da solo; solamente un’unità selezionata che, nell’ombra, deve “sporcarsi per mantenere il mondo pulito”, in una storia che sembra quanto più reale che mai. O almeno ci è andato vicino.
Partiamo parlando della campagna di Modern Warfare, senza troppi fronzoli.
La prima cosa che ci viene mostrata a schermo una volta avviata la campagna altro non è che, non a caso, un primo piano di un gruppo di persone armate a bordo di un camioncino, armati di fucili e giubboti esplosivi.
Si aprono gli sportelli e subito si scorge la piazza e i grossi schermi di Piccadilly Circus.
I soldati scendono e uno di loro, con un giubbotto carico di esplosivo addosso e detonatore alla mano, si fa avanti in mezzo alla folla con un lento movimento del braccio destro che innalza l’ordigno il quale viene accompagnato dagli sguardi dei passanti che vedono le proprie espressioni trasformarsi nei ritratti del terrore tra uomini, donne e bambini.
Lo schermo diventa nero.
Non può iniziare meglio una storia basata sulla realtà odierna degli eventi di terrorismo moderno.
La campagna di Modern Warfare si sviluppa tra Londra e lo stato fittizio dell’Urzikistan (dove avviene la maggior parte degli eventi ndr), il quale riprende le ambientazioni medio orientali della Siria e dell’Afghanistan.
Le vicende che vanno a riempire il quadro degli eventi della storia vanno a divagare dallo spaccio di armi chimiche alla guerra di liberazione delle terre natie di quelli che vogliono sembrare i partigiani dell’Urzikistan dal dominio dittatoriale russo, che macchia le strade del sangue dei civili come propaganda basata sul terrore e lo sconvolgimento psicologico.
Dall’altra abbiamo un’unità rappresentata da un ragazzo dal puro intento eroico di proteggere la capitale inglese nella quale è cresciuto, ma costretto a tenere le mani legate per via della politica strettamente basata sugli interessi verso la facciata del Paese e non sull’amore verso di esso.
I protagonisti che andranno a vivere le vicende che vanno a intrecciarsi in questo enorme nodo che è il conflitto moderno si ritroveranno a unire le forze per una Task Force improvvisata che punta a risolvere le questioni più spinose che stanno facendo avanzare l’ombra della guerra sul mondo da dietro le quinte, senza la luce dei riflettori su di esse.
Inutile nascondere il ritorno di un celebre personaggio della trilogia originale che andrà a dirigere quest’unità, ovvero il mai troppo amato Cpt. Price.
Dietro queste ultime righe possiamo trovare la prima, grossa differenza con la trilogia originale e che giustifica il termine “reboot” per questo nuovo Modern Warfare.
Se nella prima trilogia troviamo sì diversi riferimenti ai conflitti di quel periodo, il tutto veniva spettacolarizzato puntando i riflettori su questi supersoldati che non facevano altro che risolvere guerre intere da soli.
Modern Warfare, invece, vuole circoscrivere i conflitti in brevi operazioni ma estremamente intense, il tutto lontano dagli occhi del pubblico e della scena mediatica, lasciando risolvere il lavoro sporco a dei soldati che sembrano quasi essere “maledetti” per poter mantenere il mondo pulito.
Il tutto viene raccontato non come una leggenda di eroi, ma come una vera operazione militare, dando priorità alle reazioni emotive del cast di fronte alle crudeli situazioni che si presentano durante la durata della campagna.
Le situazioni in questione variano dal riconoscimento di un potenziale pericolo per la propria incolumità, al sacrificio inevitabile di vite umane a favore della salvezza dei più fino al vivere esperienze traumatiche di guerra attraverso “diversi punti di vista” (non entriamo nel dettaglio per evitare spoiler sulla trama ndr), con scene estremamente crude prive di qualsivoglia filtro.
Inutile nascondere, però, che i momenti “squadra America” sono presenti anche in questo reboot, anche se possiamo assicurarvi che si limitano ad una manciata che si può contare a malapena sulle dita di una mano ma che in parte vanno a stonare con quella che è l’esperienza realistica della trama, pur volendo semplicemente ricordare che quello che stiamo giocando è nell’animo un Modern Warfare.
Oltre a questa macchia, alcune comparse del cast durante la campagna non convincono in quanto personalità, bensì quasi ci si scorda della loro esistenza.
Ciò non toglie nulla al cast principale, forte di una caratterizzazione fuori dal comune per il brand di Call of Duty, che si prende il tempo per raccontarsi in filmati dal fortissimo impatto emotivo.
Oltre a ciò vanno anche fatte lodi al lavoro di recitazione di ogni singolo personaggio, il tutto animato alla perfezione e fortemente credibile con una qualità di mo-capture che setta dei nuovi standard per la narrazione dei videogiochi a sfondo militare, andando a mettersi sullo stesso livello (se non oltre) del Frostbite di DICE su Battlefield.
Andiamo ora ad analizzare la componente gameplay della campagna.
L’idea dietro lo sviluppo delle missioni della campagna, come già accennato, è quella di limitare i conflitti in operazioni brevi ma intense, mirate a eliminare piccoli plotoni tramite infiltrazioni tattiche o piccole incursioni (con alcune “eccezioni”).
Se Call of Duty ci ha abituati a controllare esseri umani all’apparenza immortali, capaci di resistere a decine di colpi, pronti a far fronte a centinaia di unità nemiche, con Modern Warfare il tutto viene ridotto al minimo.
La sensazione che si prova è quella di controllare veramente un essere umano, dove anche a difficoltà intermedia si può vedere la schermata di game over con tre o quattro colpi.
Questo dettaglio porta il giocatore a giudicare in maniera attenta quando è giusto esporsi per eliminare il bersaglio o meno, conscio del fatto che sbagliando posizionamento e tempistiche rischia di intravedere le citazioni di guerra all’interno della schermata di game over.
La struttura delle missioni è strettamente lineare, e non vuole in alcun modo tentare l’approccio al “mondo aperto”, scelta sì comune per il brand ma senza dubbio ragionevole nel caso di Modern Warfare.
Senza una struttura lineare, il gioco avrebbe potuto perdere il ritmo serrato della narrazione e gran parte del fascino che si porta appresso riguardo la metodicità dell’approccio delle strategie militari.
In quanto a diversificazione delle situazioni di gioco, Modern Warfare mantiene sempre alto l’interesse a livello ludico gettando il giocatore in missioni totalmente diverse tra loro, ognuna caratterizzata da meccaniche ben definite, in gran parte grazie al nuovo engine su cui gira e di cui vi parleremo a breve.
Per fare qualche esempio senza entrare troppo nello specifico, passeremo da situazioni in cui ci spacceremo per civili, creando accessori come silenziatori per le armi con elementi trovati nel mondo di gioco; o dovremo entrare in condominii nel buio totale per eliminare i nuclei terroristi che si nascondono al loro interno, facendo attenzione a non eliminare eventuali innocenti presenti sulla scena.
In quest’ultimo esempio il motore di gioco gioca un ruolo fondamentale.
Creare l’oscurità e saper sfruttare l’illuminazione dell’ambiente gioca un ruolo fondamentale nelle meccaniche di Modern Warfare, donandogli quel realismo di cui il brand aveva fortemente bisogno.
Nota negativa va alle battute finali della campagna, che sembra quasi voglia raggiungere il finale delle vicende narrate in fretta e furia, lasciando l’amaro in bocca anche dal punto di vista del gameplay.
La colonna sonora che fa da sottofondo alla campagna è un mix di riarrangiamenti di tracce della trilogia originale e pezzi totalmente nuovi ma comunque fedeli allo stile classico della saga, e riesce a riempire di epicità le fasi di gioco senza andare a eclissare ciò che succede a schermo e senza distrarre troppo il giocatore.
Purtroppo l’IA del gioco non è riuscita a evolversi bene quanto l’engine, rimanendo affossata ai soliti comportamenti facilmente prevedibili e ben poco intelligenti.
In linea generale, la campagna del nuovo Modern Warfare è tutto quello che abbiamo sempre desiderato dal brand dopo gli ultimi capitoli non proprio azzeccati dal punto di vista dell’esperienza giocatore singolo, e va senza ombra di dubbio a porsi sul podio dei migliori Call of Duty prodotti ad oggi, e sicuramente possiamo definirlo il migliore degli ultimi 5-6 anni.
Forte di un engine totalmente nuovo, Modern Warfare sfoggia delle meccaniche di gameplay totalmente nuove per il brand di Call of Duty, andando a “giocare” sulla fisica del proprio personaggio e delle bocche di fuoco, oltre che con i suoni e l’illuminazione delll’ambiente.
Tra lo “spectral rendering” che renderà gli ambienti notturni estremamente realistici a tal punto da costringerci a usare il visore notturno, e il sistema di illuminazione volumetrica che permetterà alle luci di reagire alle varie superfici sulle quali si rifletterà o passerà attraverso, Infinity Ward s’è data alla pazza gioia trovando soluzioni di gameplay intelligenti per integrare tutte le nuove funzioni offerte dall’engine all’interno di Modern Warfare e ce ne dà dimostrazione soprattutto durante la campagna.
Oltre a ciò, la campionatura dei suoni ambientali ha dell’incredibile, caratterizzata da una qualità inpeccabile.
I suoni di Modern Warfare hanno un effetto “volumetrico”, ciò ci permette di valutare la direzione e intensità di ogni singolo rumore all’interno del gioco, siano passi o proiettili che cadono.
A seconda della posizione della fonte del suono l’ovattatura e l’onda audio si deforma in tempo reale all’orecchio del giocatore, fornendo una valanga di informazioni nell’arco di mezzo istante.
Tutto questo ha avuto ripercussioni talmente grandi sul gameplay da plasmarne l’intero comparto multigiocatore.
Per quanto riguarda la fisica, ora il proprio avatar reagirà al tipo di superficie su cui cammina e alla posizione del corpo (in piedi, accovacciato o steso), andando inoltre a imbracciare il fucile in maniera sempre diversa.
A differenza dei Call of Duty precedenti a Modern Warfare, ora l’arma si muoverà molto di più in risposta alle movenze dell’avatar; ad esempio scendendo le scale ora il mirino sobbalzerà leggermente a ogni gradino. invece di rimanere totalmente immobile come nei vecchi capitoli.
Inutile sottolineare quanto sparare sia soddisfacente nel nuovo titolo Infinity Ward, la pesantezza del fucile a ogni colpo sparato, le animazioni e i suoi che vengono emessi dalla propria bocca di fuoco sono estremamente credibili.
La fisica di Modern Warfare strizza l’occhio al realismo, e come diretta conseguenza rallenta i ritmi del gioco.
Scordatevi insomma di partire con l’idea di controllare un superumano una volta che ci si ritrova con il pad alla mano, ora il gioco trasmette un feeling di pesantezza e rallenta in maniera vistosa il gameplay.
Tra le altre meccaniche aggiunte troviamo anche la possibilità di accostarsi ad un riparo, utile al controllo dell’arma durante il fuoco sostenuto dalla copertura.
Modern Warfare vuole rallentare i ritmi di gioco del brand, dando priorità all’approccio tattico ed intelligente alle situazioni di gioco, tutto grazie al nuovo engine creato da Infinity Ward
Andremo più nel dettaglio delle varie meccaniche di gameplay nel paragrafo successivo, dedicato al multigiocatore del titolo.
Il Modern Warfare originale dell’ormai lontano 2007 costruì le basi per il multigiocatore del brand a cui siamo abituati oggi, accelerando i ritmi di gioco e inplementando caratteristiche di personalizzazione del proprio armamento e le ricompense per le serie di uccisioni, oltre che al parco di modalità di gioco che si è ripresentato in tutti gli anni a venire.
Purtroppo, però, nei titoli della generazione corrente il brand ha perso totalmente la sua identità, andando a proporre esperienze di gioco che hanno snaturato totalmente l’anima originale di Call of Duty, trasformandolo in uno shooter arcade che di militare ha solamente le armi.
Il titolo reboot di quest’anno, invece, vuole proporre un pacchetto di contenuti simile ma con un approccio al gameplay e ai vari match totalmente diverso, nel tentativo di riportare il brand in un panorama appunto militare.
Il risultato è ovviamente estremamente riuscito, il multiplayer di Modern Warfare restituisce al brand di Call of Duty l’identità che ha perso negli anni, aggiungendo una pesante nota strategica al tutto.
Grazie al nuovo motore di gioco di cui abbiamo parlato prima, la pesantezza dei movimenti costringe il giocatore ad abbandonare l’idea di correre sconsideratamente per le mappe di gioco, convincendolo ad usare (finalmente, aggiungerei ndr) il cervello e reagire in maniera lenta e sensata alle situazioni di gioco.
Innanzitutto lo “sprint out time to ADS” (il tempo necessario per entrare in modalità mirino dopo uno scatto ndr) medio di Modern Warfare è maggiore a quello a cui siamo abituati, privilegiando l’ADS da fermi.
Molto probabilmente questa scelta di game design farà storcere il naso agli appassionati più giovani del brand, abituati alla costante freneticità degli ultimi capitoli di Call of Duty, anche se è innegabile che questa scelta rende il titolo estremamente più appagante e profondo dal punto di vista del gameplay.
Oltre a ciò sono state anche applicate modifiche minori all’apparenza, ma dal forte impatto a livello di gameplay.
Primo fra tutti è la differente gestione della minimappa di Modern Warfare, la quale ora si limiterà a mostrarci la posizione degli alleati e non quella dei nemici se non grazie a UAV o simili.
Per poter ottenere informazioni riguardo la posizione da cui arriva il fuoco nemico non silenziato dovremo osservare il compasso situato nella parte alta centrale dell’HUD di gioco, il quale ci mostrerà la direzione del nemico e potremo giudicarne approssimativamente la distanza dalla dimensione del pallino rosso.
Oltre a tutto questo, ora il gioco pone enfasi sull’audio ambientale e permette al giocatore di raccogliere un enorme carico di informazioni sul circondario anche solamente grazie ai suoni che lo circondano.
Grazie al lavoro magistrale fatto sul comparto audio, il giocatore potrà capire su che tipo di superficie il nemico sta camminando, dove si trova rispetto a noi e in quale tipo di ambiente (se chiuso o aperto), consentendo l’elaborazione di un approccio al bersaglio quanto più strategico possibile.
Tirando le somme sul gameplay del comparto multigiocatore, non possiamo che tessere lodi sul lavoro svolto.
Grazie Infinity Ward per averci ridato Call of Duty e aver riportato il multigiocatore di Modern Warfare ai fasti di un tempo.
Come già analizzato in maniera estremamente esaustiva nei recap della prima e seconda beta del multigiocatore di Modern Warfare, appunto, fanno il loro ritorno le più classiche modalità che abbiamo imparato ad amare come Domination, Headquarters e Search & Destroy.
Fanno inoltre il loro esordio nuove aggiunte come Cyber Attack, Gunfight e la nuova versione di Ground War ad alto conteggio di giocatori, nello specifico 32vs32 nella playlist di mappe dedicate.
Se Cyber Attack e Ground War altro non sono che rivisitazioni di modalità che già abbiamo conosciuto durante gli anni, Gunfight si presenta come la grande novità che fa il suo esordio con Modern Warfare, affiancata dalle varianti Realism e NVM (Night Vision Mode).
Di Realism e NVM ne abbiamo già parlato in abbondanza durante il recap della prima Beta del titolo, quindi non possiamo fare altro che reindirizzarvi lì nel caso vogliate recuperarvi la descrizione dettagliata di entrambe!
Gunfight è una modalità di gioco 2vs2 senza rientri in playlist a mappe dedicate, dove a ogni squadra viene assegnato un equipaggiamento preimpostato che cambia a rotazione ogni 2 round.
L’obiettivo della modalità è quello di eliminare la squadra avversaria.
Se si raggiunge il tempo limite con dei giocatori ancora in vita, apparirà una bandiera in prossimità del centro della mappa che i giocatori dovranno conquistare per aggiudicarsi il round; se si raggiunge il tempo limite anche in questo caso, allora la vittoria andrà alla squadra con la salute totale più alta, notificata nella parte alla dell’HUD di gioco.
Importante sottolineare come in questa modalità non sia presente nè la rigenerazione della vita, nè tanto meno la minimappa.
Grazie all’Alpha di Settembre, siamo venuti a conoscenza della presenza di una variante della modalità che anzichè darci equipaggiamenti fissi, ci costringe a raccogliere armi e armamentario utile in giro per la mappa di gioco in stile Battle Royale.
Dall’altra parte abbiamo Ground War, modalità a 64 giocatori che si sviluppa in una playlist di mappe dedicate.
L’obiettivo della modalità è quello di catturare e mantenere il controllo di zone d’interesse disseminate per l’area di gioco, le quali daranno punti alla squadra con lo scorrere del tempo per quanto più verranno mantenute.
Ground War porta i conflitti di Call of Duty su vasta scala, con l’implementazione dei veicoli, il tutto senza sacrificare nulla dell’esperienza multigiocatore classica di Modern Warfare
All’interno della mappa potremo trovare e utilizzare veicoli quali quad, carri armati e elicotteri di supporto, implementazione che strizza l’occhio al competitor che è Battlefield.
Per quanto possa suonare innaturale una modalità simile all’interno dell’ecosistema di gioco di Modern Warfare, verosimilmente l’esperienza di base rimane immutata trasportando il gameplay del 6vs6 semplicemente su larga scala, azzeccando appieno l’obiettivo di andare incontro ai giocatori più esigente che vogliono prendere parte a partite massive.
Curioso il fatto che la controparte 10vs10 disponibile su alcune mappe costruite per il 6vs6 non riesca a raggiungere lo stesso risultato, presentando un contrasto netto tra il gameplay rallentato di Modern Warfare e il rapporto irregolare di giocatori presenti nelle mappe di gioco e lo spazio disponibile, rompendo l’equilibrio di base del sistema di rinascita dopo ogni morte.
Da questo ultim0 punto ci possiamo ricollegare ad un altro tasto dolente del comparto multigiocatore generale, ovvero il sistema di “respawn”.
Durante le oltre 30 ore trascorse online, è emerso un grosso problema di ricollocazione dei giocatori alla rinascita dopo una morte nelle partite multigiocatore classiche, posizionandoli spesso e volentieri in zone fin troppo “calde” che non lasciano il tempo di riordinare le idee e elaborare un nuovo approccio al match.
Nulla di preoccupante, la situazione non è tragica come sembra e può essere comunque migliorata nelle settimane successive al lancio mediante patch correttive.
Incredibilmente questo problema non si presenta in Ground War, probabilmente grazie alla possibilità offerta dalla modalità di rinascere in prossimità dei propri compagni di squadra o di uno dei tanti punti di interesse sotto il controllo del proprio team.
Altra piccola nota dolente va al netcode del gioco.
Nonostante vada riconosciuto il fatto che la situazione sia sensibilmente migliorata rispetto a quanto visto nella Beta, siamo ancora ben lontani alla reattività della registrazione dei colpi a cui i fan sono abituati con i titoli Infinity Ward.
Nel momento in cui stiamo scrivendo la recensione, il Tick Rate del server è settato a un mediocre 72Hz di media, 6 unità maggiore rispetto a quanto visto nella beta, con un ritardo medio di 95-110ms nel 6vs6.
Considerando che il tick rate ottimale dovrebbe essere di almeno 90-100Hz per uno sparatutto competitivo, quello che abbiamo a disposizione ora è discreto ma comunque lontano dall’obiettivo.
Non c’è da disperare, però. L’esperienza generale è estremamente stabile e solamente a livelli di gioco alti si può notare il ritardo, e il tick rate e facilmente migliorabile nel corso del tempo, ed è già avvenuto con Black Ops 4.
Grande assente è la modalità ranked, Modern Warfare non avrà alcuna Lega incorporata nel gioco, quindi non avremo nessuna modalità classificata e Infinity Ward pare non avere alcuna intenzione di integrarla.
Se c’è qualcosa su cui Modern Warfare ha osato davvero, davvero tanto allora questo è senza dubbio il level design delle mappe del multigiocatore.
Non è un segreto il fatto che con Call of Duty, Activision abbia spinto tanto sul marketing della sua scena eSports per poter aumentare gli introiti tra sponsor e simili, e di conseguenza lo sviluppo del comparto multigiocatore da Black Ops 2 (annata di nascita della CWL “COD World League” ndr) in poi ha subito una forte influenza dallo scenario competitivo, soprattutto per quanto concerne la costruzione delle mappe.
Dopo Black Ops 2 c’è sempre stato un senso di deja vù non a caso, infatti dopo il secondo capitolo dell’omonima saga di Treyarch, le mappe di tutti i Call of Duty si sono basati su una struttura a tre “lanes”, ovvero “corridoi”.
Modern Warfare vuole invece sperimentare in maniera totalmente fuori dagli schemi, o quasi.
Partiamo innanzitutto dal presupposto che ora le mappe del multigiocatore sono diverse per playlist di gioco, troveremo quindi mappe diverse per il 6vs6, 10vs10, 32vs32 e 2vs2.
Nonostante sulla carta anche le mappe del capitolo reboot di Infinity Ward si evolvono su tre lanes, quello che è stato costruito sopra di esse le ha quasi totalmente mimetizzate.
Le mappe di Modern Warfare sono disseminate di edifici interamente esplorabili, le lanes sono collegate da diversi corridoi e ogni struttura riesce a osservare più punti d’interesse.
Come se non bastasse, con la nuova meccanica di apertura totale o parziale delle porte, ora ogni stanza può avere decine di strategia di difesa differenti e mai abbastanza prevedibili.
Inoltre, nonostante non siano presenti salti potenziati di sorta, le mappe sono state comunque costruite in modo tale da spronare l’esplorazione verticale grazie alla possibilità di scalare il 95% degli elementi a schermo, dando inoltre la possibilità al giocatore di trovare modi sempre nuovi di raggiungere determinati luoghi tramite nuovi percorsi scoperti a forza di scalare diversi ostacoli.
Com’è facile immaginare da una strutturazione simile degli ambienti di gioco accostata ad un engine che rallenta notevolmente il gameplay, i ritmi dei match multigiocatore di Modern Warfare sono ridotti sensibilmente.
Aspettatevi una presenza massiva di giocatori che prediligono la protezione di un determinato luogo alla ricerca indescriminata del prossimo bersaglio.
Tutto quello che vi abbiamo descritto ad ora è applicabile alle mappe 6vs6 e 10vs10 (queste ultime con il grande “ma” descritto qualche paragrafo sopra).
Per quanto riguarda le mappe disponibili per Ground War 32vs32, altro non possiamo fare che applaudire a scena aperta.
Nonostante sia stato un chiaro primo approccio alla costruzione di mappe di tali dimensioni per un tale numero totale di giocatori, Infinity Ward ha fatto un lavoro con i fiocchi, mettendo a disposizione mappe non troppo dispersive caratterizzata da “sotto-mappe” interconnesse tra loro in maniera estremamente intelligente, che riescono a mantenere alto il ritmo di gioco in quasi tutte le aree; provare per credere!
Per quanto riguarda il 2vs2 di Gunfight, invece, troviamo semplicissime mappe dalle dimensioni estremamente ridotte basate sulle più nude e crude tre lanes, con qualche piccola variazione di ambientazione in ambientazione.
Tirando le somme possiamo senza dubbio affermare che il level design delle mappe di Modern Warfare è estremamente intelligente e mostra virtuosismi nella loro logica di base non da sottovalutare.
Le ambientazioni, ovviamente riprese in gran parte dalla campagna, trasmettono un feeling di reale al giocatore, donando il giusto tocco di immersività mostrando i muscoli del nuovo engine.
Unica pecca di tutto questo è forse la scarsa quantità di mappe disponibili al lancio, parliamo di sole 6 mappe per il 6vs6 (senza contare le varianti delle stesse in notturna ndr), più altre 4 tenendo conto di quelle basate sul 10vs10 e altre 2 per il 32vs32.
Nonostante ciò Activision e Infinity Ward ci hanno assicurato un supporto costante e totalmente gratuito post lancio basato sul rilascio di contenuti quali mappe e tanto altro, quindi la situazione non può che migliorare.
Come già largamente accennato nel primo recap della Beta, la grande “star” del multigiocatore di Modern Warfare altro non può essere se non il Gunsmith, sottosistema intrinseco al “Crea una classe” dove potremo personalizzare le nostre bocche di fuoco con fino a 5 accessori.
Se nella Beta abbiamo avuto la possibilità di testarne solo una piccola parte, nel gioco completo siamo stati letteralmente travolti da una valanga di cotenuti da questo punto di vista.
Per ogni fucile è possibile sbloccare decine e decine di accessori, ognuno estremamente diverso dall’altro con modificatori totalmente diversi tra loro, il tutto lungo un sistema di progressione a livelli che può facilmente portarvi via un totale di ore non indifferente per poter riuscire a sbloccare ogni singolo elemento della vostra bocca di fuoco preferita.
Oltre agli accessori potremo sbloccare, sempre tramite l’avanzamento a livello dell’arma, delle mimetiche generiche, le quali a loro volta hanno delle “sotto mimetiche” sbloccabili soddisfacendo dei determinati requisiti specificati nelle sfide a loro affiliate, che possono variare dall’accumulare uccisioni da dietro i ripari fino alle eliminazioni con l’arma totalmente priva di qualsivoglia accessorio.
Nel caso trovare la combinazione di accessori migliore fosse troppo per voi, Modern Warfare rende disponibili dei “blueprint” ai giocatori, ovvero dei progetti di armi prefabbricate che una volta selezionate ci faranno usare il set dell’arma rappresentato appunto dal progetto.
Questi ultimi blueprints potranno essere sbloccati completando le sfide del multigiocatore.
Con Gunsmith, Modern Warfare riesce a raggirare qualsiasi problema di bilanciamento in quanto lo stesso non può esistere vista la presenza delle migliaia combinazioni possibili di accessori sulle armi presenti nel gioco.
Il concetto di progressione di Gunsmith, tramite livelli e una valanga di sfide da completare, è lo specchio del sistema di progressione del multigiocatore di Modern Warfare stesso.
Non tutti sapranno che Modern Warfare ha deciso di abbandonare i Prestigi a favore di “pack di livelli stagionali”.
Essenzialmente ora il giocatore dovrà raggiungere il livello 55 per poter sbloccare tutto l’armamentario utile, ma successivamente si ritroverà altri 100 livelli che saranno disponibili solamente per la stagione contenutistica corrente.
Ad ogni livello stagionale raggiunto verrà sbloccata una sfida paragonabile a quelle della sezione “Prestigio” dei Call of Duty precedenti, e completandone un determinato numero il giocatore verrà ricompensato con calling cards, emblemi o varianti cosmetici delle armi via blueprint di rarità epica.
A stagione conclusa, i giocatori vedranno il proprio livello tornare a 55, in vista del “pack” della season successiva.
Con un sistema di personalizzazione delle armi tanto profondo e appagante e una progressione del proprio profilo multigiocatore basato sul continuo completamento di sfide che vengono aggiornate a rotazione a ogni season, Modern Warfare ha tutte le carte in regola per tenere impegnati i giocatori per centinaia di ore senza mai annoiare.
La terza e ultima modalità disponibile nel pacchetto che è Modern Warfare è un ritorno dal secondo capitolo della trilogia originale in salsa tutta nuova, ovvero le Spec Ops.
N.B. E’ fortemente consigliato affrontare le Spec Ops una volta completata la Campagna NDR
Spec Ops altro non è che la modalità cooperativa di Modern Warfare, la quale a differenza dell’originale abbandona l’approccio lineare simile a quello della Campagna a favore di mappe aperte.
Funziona? Nì.
Prima però facciamo una panoramica di quel che è una missione Spec Ops.
Spec Ops permette ai giocatori di utilizzare l’armamento del multigiocatore in missioni ambientate in mappe sandbox estremamente grandi, ponendoli di fronte a una serie di obiettivi sempre diversi che possono variare dall’eliminazione di determinati obiettivi, alla cattura e mantenimento di determinati punti di interesse, il tutto accompagnato da una trama di sfondo che non ha nulla a che vedere con quella della Campagna, in quanto non raggiunge nemmeno lontanamente la complessità scenografica di quest’ultima.
Proseguendo lungo la missione i giocatori accumuleranno punti tramite uccisioni e obiettivi da spendere per utilizzare le abilità equipaggiate.
Ogni giocatore potrà scegliere prima di un’operazione il proprio ruolo dal menù prepartita. Ogni ruolo ha abilità di campo e passive uniche.
Durante le missioni Spec Ops potremo completare gli obiettivi mediante l’approccio che più ci aggrada, in quanto la zona di gioco è totalmente aperta e ci permette di approcciare le zone d’interesse da diverse angolazioni…
…ma anche il nemico può fare altrettanto.
Un’esperienza uscita bene a metà, con un’ottima idea di fondo che va a perdersi in se stessa.
L’idea di Spec Ops è allettante e ha potenziale sulla carta, ma il tutto si traduce in frustrazione nel momento in cui si realizza a come la modalità non fa altro che lanciarti spugne da proiettili da tutte le direzioni, senza dare qualsiasi altro tipo di difficoltà.
Ciò non vuole dire che la modalità sia semplice, bensì quello che vogliamo dire è che lo spawn continuo e ininterrotto dei nemici rende l’esperienza estremamente frustrante e basta, senza darealcuntipo di sfida ai giocatori se non quella di trovare quante più munizioni possibile.
Inoltre la durata media di un’operazione varia dai 30 minuti all’ora e mezza, ciò vuol dire che serve avere una discreta porzione di tempo libero per poterla affrontare.
Come già accennato poco sopra, a livello di scrittura delle varie “storie” che fanno da cornice alle missioni siamo ben lontani da quanto visto nella Campagna ma vanno senza dubbio a giustificare la descrizione della modalità come “continuazione” della storia per giocatore singolo e non come “seguito”.
Chiudiamo il tutto con un paragrafo dedicato all’introduzione della funzionalità di crossplay del titolo e al supporto post lancio totalmente gratuito.
Con Modern Warfare, Infinity Ward riesce finalmente a integrare il crossplay tra tutte le piattaforme per la prima volta nella storia di Call of Duty, basando il sistema sull’input device utilizzato.
Ciò si traduce in un matchmaking che abbinerà nella stessa partita giocatori che utilizzano il controller pur essendo su piattaforme diverse, e analogamente fa la stessa cosa con chi utilizza mouse e tastiera.
Questo vuol dire che nonostante la piattaforma su cui si gioca, i giocatori verranno abbinati ad altri con lo stesso sistema di controlli per evitare che chi gioca con mouse e tastiera approfitti del vantaggio offerto dalla propria periferica.
Ovviamente è possibile formare un gruppo di periferiche miste tra controller e mouse e tastiera, in quel caso il matchmaking ci mescolerà con gruppi che hanno fatto altrettanto.
Questa importante novità affiancata a un supporto di contenuti post lancio totalmente gratuito con rilascio simultaneo su tutte le piattaforme, consente a Modern Warfare di realizzare il sogno che la community di Call of Duty cova da anni, permettendo l’unificazione totale di essa.
Modern Warfare è il titolo di cui Call of Duty aveva bisogno per riacquistare quell’identità che aveva perso negli ultimi anni.
Forte di una campagna cruda e raccontata attraverso gli occhi di un cast estremamente ben caratterizzato, un multigiocatore che ci riporta finalmente nei campi di battaglia del conflitto moderno e una modalità co-op affrontabile con gli amici sia online che in locale, Modern Warfare riporta il brand di cui fa parte sull’Olimpo degli sparatutto.
Modern Warfare è tornato come uno dei migliori Call of Duty mai creati e ci ricorda di quanto noi umani siamo deboli di fronte al terrore della guerra.
Bravo Six, Mission Accomplished.
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