Apu Nahasapeemapetilon è stato il primo personaggio dell’Asia meridionale a comparire nei Simpson, più precisamente nel 1990, da quel momento, Apu, è apparso da subito come uno stereotipo razzista puro.
Apu, come dice Hari Kondabolu (un famoso comico ed attore americano, con origini indiane) ha influenzato molti comici e attori indiani, ma soprattutto, la rappresentazione delle minoranze, ed è ancora più responsabile di come gli indiani siano stati visti per anni negli Stati Uniti.
Nella serie Apu ha un dottorato in informatica, gestisce un super market aperto 24 ore al giorno ed il suo comportamento è quello degli immigrati di prima generazione, descritti come gente industriosa con un’etica del lavoro ossessiva e un ridicolo patriottismo: per fare un esempio, Apu chiama i suoi figli in modo ridicolo ed in americano (per esempio “Freedom”, “Superman” o “Lincoln”)
Kondabolu afferma:“Dopo un po’, guardavi i Simpson la domenica e intuivi come saresti stato preso in giro il lunedì: sulla base di cosa faceva Apu nell’ultimo episodio“.
Dice anche che l’influenza di Apu era troppo grossa e che ha creato una macchia indelebile nella cultura popolare americana, perchè Apu “fa leva sul lato più profondo del razzismo, perché non lo noti nemmeno quando è davanti a te“.
Egli afferma inoltre che grande parte della colpa sia del doppiatore bianco che ha doppiato per primo Apu: è stato lui, infatti, a deciderne l’accento indiano… da lì tutti gli autori dei Simpson hanno continuato ad aggiungere stereotipi intorno a lui.
Andando oltre i Simpson, Apu ha avuto influenza anche su Hollywood, ancora oggi ci sono pochi ruoli per i non bianchi, oppure che molti attori indiani dopo il 2001 sono stati chiamati per interpretare dei terroristi arabi.
L’influenza di Apu è arrivata anche su “The big bang theory” dove Raj Koothrappali contiene tantissimi stereotipi derivati da Apu.
C’è da dire però che un passo avanti è stato fatto nei Simpson quando nel 2016 è uscito l’episodio Much Apu About Something, dove compare un nipote di Apu accusandolo di essere uno stereotipo vivente.
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