Gli anni 2000 sono stati un periodo abbastanza bizzarro per il genere cinematografico della commedia.
Se non per qualche caso particolare, la maggior parte delle commedie, soprattutto quelle hollywoodiane, erano caratterizzate da un umorismo tendenzialmente volgare ma allo stesso tempo arguto, dove la trama non era essenzialmente importante fintanto che gli attori che recitavano riuscivano a portare abbastanza pubblico nelle sale.
Parliamo ad esempio di 40 anni vergine, oppure Molto incinta per citarne alcuni, tutti film diretti dallo stesso regista, Judd Apatow, il cui stile è stato ripetuto in questo decennio per anni e anni fino alla noia.
Non che il panorama italiano fosse più fiorente, in quanto la coppia De Sica-Boldi era ancora parecchio influente e aveva ormai condizionato il modo di girare la commedia all’italiana, anche se il trio comico di Aldo, Giovanni e Giacomo teneva ancora botta e stava emergendo nel panorama cinematografico anche un acerbo Checco Zalone.
Ovviamente, come si è ormai imparato dal Marvel Cinematic Universe, una volta che si segue una formula collaudata nella produzione cinematografica, il rischio di far uscire film quasi tutti uguali a sé stessi è molto grande, e anche in questo caso si è confermata la regola.
Non a caso molte commedie degli anni 2000 soffrono di trame molto deboli e attori comici che spesso recitavano lo stesso ruolo in più film diversi ma simili tra loro (vedasi l’intera carriera cinematografica di Seth Rogen, ndr.).
Forse il difetto più grande di questi film però risulta nel non saper tenere il giusto ritmo e azzeccare i tempi comici come invece fanno tutte le grandi commedie, risultando quindi essere, anziché divertenti, abbastanza noiosi.
Il trend infatti era infatti quello di creare un inizio scoppiettante e infarcito di battute (di solito quelle scelte da inserire nei trailer, ndr.) in modo da attirare l’attenzione dello spettatore per poi scemare il ritmo che si era creato per tutta la durata del film fino al punto di fare diventare la visione di questo quasi tediosa. Le amiche della sposa risulta essere un esempio perfetto.
Nelle migliori commedie per tutta la durata del film lo spettatore deve essere intrattenuto, anche nelle battute finali, non a caso in una delle commedie più belle e riuscite al mondo, A qualcuno piace caldo, la punchline che ha reso famoso il film non viene detta se non proprio nell’ultima scena prima dei titoli di coda.
Sia chiaro, la comicità è molto soggettiva, ma è pur vero che come qualsiasi forma d’arte deve avere delle regole da applicare. Tutto nella comicità si basa sull’escalation e sul continuare a imbastire le condizioni per suscitare l’ilarità della situazione per poter poi servire la cosiddetta punchline, cioè la battuta più importante che termina la sequela costruita di altre battute.
Ed è qui che entra in gioco appunto il film Suxbad – Tre menti sotto il pelo (in originale molto più semplicemente Superbad, ma erano gli anni dei romanzi di Federico Moccia, ndr.), film diretto da Greg Mottola che, nella sua semplicità, riesce ad essere una delle più riuscite commedie di quegli anni, diventando un cult del genere e riuscendo persino ad entrare di diritto nella dei 500 migliori film della storia secondo Empire.
Il segreto del successo di questo film è presto detto: è una continua mitraglia di battute che vengono servite impeccabilmente e in maniera mai forzata e senza sbagliare i tempi comici. Una cosa che ogni commedia dovrebbe saper fare ma, vista la situazione di quel periodo, l’abitudinario era diventato lo straordinario.
La premessa è molto semplice: tre adolescenti cercano in tutti i modi di perdere la verginità prima della fine delle scuole superiori. approfittando del grande party di fine anno per festeggiare l’inizio della nuova vita universitaria, leit motiv che creerà certo situazioni imbarazzanti e divertenti ma anche profonde e pregne di autocoscienza.
Con una premessa del genere, sembrerebbe che il film si scriva da solo: degli adolescenti arrapati che vogliono fare sesso a tutti i costi; quanti sketch si potrebbero scrivere con un concept del genere? Parecchie, senz’altro, ma sono sicuro che molti cadrebbero in battute banali e abbastanza scontate, cosa che Suxbad si prefigge di non diventare.
Prendiamo ad esempio una delle prime scene: Seth (Jonah Hill) e Evan (MIchael Cera) sono dentro un supermercato intenti a guardare una rivista porno; uno sketch prevedibile sarebbe quello di fare battute sconce oppure doppi sensi per far capire al pubblico quanto vogliosi di perdere la verginità possano essere questi ragazzi, ma invece questa scena serve invece a spiegare brevemente i problemi romantici che affliggono questi ragazzi.
In pochi minuti il film ha già provveduto a spiegare tutto quello che c’è da sapere sui protagonisti e che tipo di arco narrativo dovranno compiere, il tutto sceneggiato in una conversazione che due normalissimi teenager come loro possono instaurare.
Già qui si può intuire un elemento importante che caratterizza il film: il perfetto equilibrio tra comicità e storia e Suxbad lo imbastisce in una maniera molto subdola: ciò che a prima vista può sembrare un qualunque film commedia un pò spinto si rivela in realtà un racconto di crescita e formazione incentrato sulla scoperta di sé stessi e dei propri desideri.
Certo, il sesso è l’obiettivo dei protagonisti e il motore che muove la storia, ma più la storia va avanti più si riescono a vedere i vari strati per cui il film è stato pensato.
Inoltre, forse lo stesso Suxbad risulta essere una satira dei film commedia un pò spinti che andavano nei cinema in quegli anni, basti pensare a come in questi era trattato il corpo femminile e l’idea stessa del rapporto sessuale, talvolta anche eccessivamente glorificato, concetti che qui vengono trasposti dal punto di vista di chi effettivamente non ha mai avuto esperienza, rendendo l’approccio a questi temi molto più realistico e sottolineando anche fonte di imbarazzo ed incapacità di queste situazioni dal punto di vista adolescenziale.
L’essere sottile è quindi il segreto del successo di Suxbad: non è solo una storia di due ingrifati, ma di due amici con problemi di inferiorità che vedono nel sesso un tentativo quasi disperato di rivalsa sociale.
Perfino il protagonista principale, Evan, fa ben capire che non gli interessa veramente un rapporto sessuale per il puro piacere erotico, ma vuole solo provare un approccio più intimo con la ragazza di cui si sarebbe innamorato, Becca, e allo stesso tempo iniziare a distanziarsi da Seth, in quanto consapevole che con l’inizio dell’università prenderanno due strade diverse.
Seth d’altro canto ha un desiderio sessuale più acceso di Evan, ma è solo per mascherare le sue insicurezze e la mancanza di fiducia verso sé stesso, in quanto consapevole di essere sempre stato una palla al piede per Evan per via degli atteggiamenti da imbranato (che Seth tenta di nascondere in un atteggiamento strafottente e maleducato).
E in tutto questo c’è il terzo incomodo, il nerd imbranato Fogell, il personaggio più amato del film, anche per via del fatto il suo ruolo nella storia è completamente diverso da quello di Evan e Seth e che sicuramente è protagonista delle scene più iconiche del film, la celeberrima scena della patente falsa.
Oltre all’eccellente sceneggiatura, anche le performance dei vari attori non sono da meno: Michael Cera, malgrado non sia un attore che sa recitare altri personaggi che non rispecchiano la sua mite personalità, è ben bilanciato dalla resa scoppiettante e irriverente di Jonah Hill, la cui interpretazione è servita come un trampolino di lancio per futuri progetti ben più ambiziosi, come The Wolf of Wall Street di Scorsese oppure Ave, Cesare! dei fratelli Coen (non che Cera sia poi finito nel dimenticatoio, considerando che subito dopo Suxbad ha recitato in grandi successi come Scott Pilgrim e Juno).
Come poi è già stato detto, Suxbad funziona anche per essere una commedia genuinamente divertente, ignorando il trend di quegli anni delle commedie spinte e volgari (non che ne sia comunque del tutto esente, ndr.), ed invece considerando il tipo di target a cui questo film voleva parlare (uno di tipo adolescenziale) rendendolo al tempo stesso un film iconico con battute e scene memorabili.
Una delle regole non scritte di una commedia è che se non è memorabile sicuramente è una commedia mediocre, e malgrado Suxbad non sia una delle commedie tra le più quotabili (aspetto che a volte può essere controproducente) ha comunque un ritmo incalzante e delle battute divertenti, complice anche il modo in cui tali battute vengono recitate (il consiglio è di guardarlo in lingua originale, ndr.).
A conti fatti quindi, Suxbad non è solo una commedia, ma una genuina riflessione pensata per le giovani generazioni che descrive il loro mondo senza stereotipi del genere oppure romanticizzando questo delicato periodo della vita.
Suxbad è una commedia che racconta una storia di autocoscienza, sull’imparare ad essere grandi e ad avere rispetto verso sè stessi senza cadere nell’eccessiva demenzialità in quanto consapevole che sono situazioni che possono succedere a qualunque persona, come il prendere alcool da minorenni oppure l’ansia e l’imbarazzo del primo rapporto sessuale. Ma è soprattutto una storia che racconta la consapevolezza che a volte anche le persone più importanti della nostra vita possono prendere strade diverse rispetto a quello che all’inizio si era progettato.
Perché alla fine è questa la vita, agrodolce come il naturale ordine delle cose. Si può guadagnare qualcosa nella vita, ma allo stesso tempo si può perdere qualcosa di altrettanto importante. Ed è proprio il sapere di poter andare avanti quello che viene chiamato crescere.
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