Anime

Solo Leveling Stagione 1, la recensione: un’inizio davvero agrodolce

Ho iniziato a leggere Solo Leveling ormai tre anni fa, quando Star Comics annunciò di portare in Italia il manwha tratto dalle novel di Chugong e disegnato da DUBU (nome d’arte del defunto Jang Sung-rak) e dal suo Redice Studio.

Felice del fatto di vederne una trasposizione animata, ho accolto il suo anime con enorme entusiasmo, sperando che, grazie alle capacità di A-1 Pictures e alla composizione di Hiroyuki Sawano, potesse elevare la magnificenza delle tavole del famoso webtoon che ha spopolato in Corea del Sud.

Ma così purtroppo non è stato, o meglio, non come speravo.

Hunter e Gate

Il mondo intero è stato misteriosamente invaso da portali (chiamati Gate) che collegano il mondo reale con dei veri e propri dungeon, delle aree piene di mostruosità più o meno potenti. Contemporaneamente, un fenomeno che dona poteri magici si è diffuso negli umani, che subiscono il cosiddetto “Risveglio“, la capacità di affrontare questi dungeon e combattere questi mostri prima che questi riescano a uscire dai portali e causare danni al mondo reale. Questi umani prendono il nome di Hunter.

Non tutti gli umani subiscono il Risveglio, e non tutti i Risvegliati sono dello stesso livello: con il tempo viene anche sviluppato un sistema che classifica gli Hunter dal grado E, il più scarso, al grado S, il più forte. Molto importante è la caratteristica tale per cui un Hunter non può salire di grado dopo il suo Risveglio, se non in casi eccezionali come il “Secondo Risveglio”, ma l’aumento è circoscritto solo e soltanto a questo ipotetico evento.

Il protagonista della vicenda è Jinwoo Sung, un Hunter di grado E che cerca di farsi strada nei dungeon di livello più basso per cercare di racimolare qualche cristallo di mana e pagarsi così da vivere. Considerato da molti Hunter come l’arma più scarsa dell’umanità, Jinwoo rischia sempre la sua vita, ma continua imperterrito a svolgere il lavoro di Hunter per prendersi cura della sorella Jinah e della madre che è misteriosamente in coma.

Un giorno Jinwoo viene reclutato per una spedizione (Raid nel mondo di Solo Leveling) in un Gate di grado D, cadendo vittima di uno strano scherzo del destino: il dungeon si rivela essere doppio, e nella seconda parte lui e il suo team si imbattono in una grandissima zona piena di statue che di lì a poco decimeranno quasi nell’interezza il party. Jinwoo rimarrà da solo in questa stanza, sacrificando sé stesso per salvare parte dei compagni.

Questo evento non terminerà con la sua morte, bensì renderà Jinwoo un Player, un Hunter anormale sulla Terra che salirà di livello, a differenza di tutti gli altri.

Scelto dal Sistema

I primi dodici episodi accompagnano lo spettatore nella scoperta della qualità da Player di Jinwoo. In un mondo in cui nessun Hunter può incrementare il suo grado, lui si presenta come un’anomalia, un’eccezione dalle proprietà straordinarie.

Il preambolo potrebbe risultare effettivamente prolisso, specie tenendo a mente che l’anime è di impronta action e dovrebbe contenere moltissimi combattimenti, ma la storia di Jinwoo è molto lunga e per chi ha letto l’opera originale o per chi come me è in pari con le uscite italiane viene naturale aspettarsi questo lento e glorioso divenire della personalità del protagonista.

È proprio in questi episodi che, oltre a conoscere il mondo di Solo Leveling, un pianeta Terra diviso a Gilde in cui ogni paese ha la sua con i suoi rispettivi Grado S, troviamo tanti Hunter importanti sia per questo periodo iniziale, come Johee, sia propedeutici per quello che verrà, come Jinhoo.

Inoltre vengono forniti dettagli sul passato di Jinwoo stesso, sul fatto che egli vive da solo con la sorella Jinah, che sua madre si ritrovi in uno stato comatoso per cause sconosciute e che il padre sia un Hunter ormai disperso più di dieci anni fa.

Jinwoo prima di diventare Player è dunque colui che porta avanti la propria famiglia, che è il motivo per cui pone così tanta determinazione nel suo essere Hunter e che sfrutterà dunque il regalo dato dal “Sistema” di essere diventato un Player per crescere di livello così da lasciarsi alle spalle il suo retaggio di Grado E.

Il world building si prende quindi i suoi tempi (che non è un male avendo in testa un quadro un po’ più completo della situazione) e accompagna così Jinwoo e i suoi compagni per tutta la durata della prima stagione.

C’è però un enorme problema alla base della versione animata che risiedere nella scrittura: gli eventi vengono allungati terribilmente fino a risultare veramente noiosi e talvolta privi di significato.

Animato è meglio?

Solo Leveling è prodotto da A-1 Pictures, studio che ha lavorato a prodotti famosi come Sword Art Online, 86 – Eighty Six, Kaguya-sama: Love is War e Nier: Automata ver1.1a.

Visti i precedenti, e vista la similitudine con un setting come quello di Sword Art Online, ci si aspetterebbe da Solo Leveling animazioni di alto livello e combattimenti al cardiopalma, giusto?

No, o per lo meno, non del tutto. Solo Leveling soffre di picchi altissimi di momenti epici (che però si contano sulle dita di una mano) e tantissimi momenti sottotono, basici e completamente fuorvianti rispetto al clima che si respira leggendo la controparte manwha.

Dei pochi combattimenti visti nei primi dodici episodi, alcuni sono animati come un ammasso di righe a schermo, uno zig zag furioso che dovrebbe rappresentare rapidi colpi di pugnale da parte di Jinwoo nel suo viaggio verso un livello sempre più alto.

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Se questo stile tanto quanto può adattarsi bene a delle tavole (dove comunque non sono quasi mai rappresentati così i combattimenti, anzi), non riesco a tollerare che ciò venga riprodotto anche a schermo: è bene tenere a mente che, cambiando tipo di media, parte dell’adattamento dovrebbe concentrarsi sul come riportare determinate scene disegnate alla loro controparte animata.

L’unico aspetto positivo, che comunque non è da sottovalutare e riesce a tenere in piedi il lato tecnico della produzione è che i disegni sono ben realizzati e rispecchiano in pieno lo stile che si è abituati a ritrovare nel webtoon.

Come già purtroppo anticipato, il prodotto animato ha tantissimi problemi di pacing, etichettabili in due macro categorie.

Tanto per iniziare, nel bel mezzo di un combattimento l’attenzione si sposta su dialoghi completamente fuori campo, presentando personaggi che a ora, per questi dodici episodi, non servono a nulla.

Questo fenomeno purtroppo accade spessissimo, interrompendo l’azione con un miscuglio di personaggi che a oggi – ripeto – non sono essenziali: questo arco iniziale dovrebbe servire appunto a presentare Jinwoo e seguirlo fino al momento in cui non si scopre qualcosa di più su questo suo anomalo potere del salire di livello.

L’espediente interrompe talmente tanto la narrazione che non solo crea confusione negli spettatori causando naturali domande sull’identità di questi personaggi e sulle eventuali Gilde di cui fanno parte, ma allunga incredibilmente i tempi narrativi.

Qui ci scontriamo con il secondo grande problema a livello di sceneggiatura: gli episodi hanno fin troppo spesso un tempo delle azioni completamente differente rispetto a quello pensato nel webtoon. L’episodio 8 è un chiaro esempio di questo espediente, dove si allungano terribilmente i tempi delle vicende per arrivare a produrre un episodio privo di materiale, privo di fatti, privo di azione, privo di qualsiasi cosa ci si possa aspettare.

Sawano alle musiche

Hiroyuki Sawano è un famoso compositore giapponese che ha lavorato alla colonna sonora di moltissimi anime, come Attacco dei Giganti, Kill La Kill, Blue Exorcist, Mobile Suite Gundam Unicorn, 86 – Eighty Six, e ora anche Solo Leveling.

Il suo stile è caratterizzato sia da musica molto ritmata, come può essere la opening stessa dell’anime, LEvel, fino a brani che definirei più orchestrali, accompagnati dal suo stesso pianoforte. È nel secondo caso che trovo riuscitissimo il suo contributo, in particolar modo con la composizione presente nel secondo episodio quando il Party di Jinwoo rende omaggio al Dio e soprattutto nell’episodio 6, grazie al meraviglioso picco raggiunto nella scena in cui Sawano suona al pianoforte DARK ARIA <LV2>, accompagnata al canto dalla bravissima cantante giapponese XAI.

La composizione musicale di Sawano salva il salvabile di Solo Leveling: non è un caso se i combattimenti che prima categorizzavo come ben realizzati sono anche grazie alla sua sempre ottima prova autoriale.

Il cast di Solo Leveling: una sufficiente prova attoriale?

Il cast giapponese di Solo Leveling, prendendo in considerazione i personaggi che sono più presenti a schermo, non è dei più famosi: parliamo di doppiatori che per lo più sono alle prime armi, ma solo nello sfortunato caso del protagonista ce ne si accorge.

Come anticipato, questi primi dodici episodi dovrebbero concentrarsi sulla crescita di Jinwoo, sia a livello metaforico come evoluzione del personaggio sia in senso proprio letterale parlando del suo livello da Player.

Più sale di livello Jinwoo, più il suo corpo si modifica, così come i suoi tratti in combattimento; sembra però che Taito Ban, il suo doppiatore, non riesca a stare al passo con questa evoluzione, andando a interpretare in modo errato scene in cui Jinwoo dovrebbe dimostrarsi più potente e meno “arma più debole dell’umanità“.

Comprendo che non sia semplicissimo interpretare un personaggio che di base fuori dai Gate è decisamente calmo e pacato, mentre dentro diventa presto una macchina che macella mostri, ma questa non può essere una scusante nel momento in cui, soprattutto in quest’ultime puntate, si continuano a utilizzare toni non propriamente consoni alla situazione.

Siamo più fortunati invece con i personaggi secondari. Rina Honizumi interpreta Johee, un Hunter di grado B presente al momento del sacrificio di Jinwoo: il suo personaggio in questa prima parte si ritrova nel bel mezzo di un disturbo da stress post-traumatico causato dall’aver vissuto in prima persona al disastro del doppio dungeon. Nonostante la sua giovane carriera, ho trovato la sua interpretazione in linea con il personaggio.

Jinhoo invece, il fedele compagno di Jinwoo, è interpretato da Genta Nakamura: anche lui, nonostante la giovanissima carriera dimostra di sapersi calare nella parte del compagno di viaggio andando a plasmare un Jinhoo che generalmente suscita ilarità, ma che al momento giusto riesce a farsi prendere sul serio in determinati confronti con altri personaggi nel corso di questi primi dodici episodi.

Mid Leveling

Solo Leveling aveva tutto il potenziale per essere l’anime della stagione, ma ha deciso di essere tutto e niente. I suoi alti sono molto poco presenti, mentre i suoi bassi ricoprono la maggior parte della produzione. I motivi sono essenzialmente un ritmo degli eventi completamente sbagliato, una sceneggiatura che spesso non ha né capo né coda e l’interpretazione del personaggio principale davvero sotto le righe più si avanza nella produzione.

Cosa salva Solo Leveling? Sicuramente l’altra faccia della medaglia, ovvero gli ottimi disegni che rispecchiano molto bene lo stile di DUBU, le animazioni ben realizzate nei suoi momenti di massimo splendore e una colonna sonora da maestro, oltre che ovviamente la speranza che migliori nella seconda stagione, in arrivo nel corso del 2024.

Solo Leveling
SCRITTURA
4
CAST
6
DIREZIONE ARTISTICA
8
COMPARTO TECNICO
6
REGIA
5
Pros
Visivamente è un bell'anime da vedere, presenta dei ottimi disegni e i personaggi rispecchiano molto il character design del webtoon
Colonna sonora di Hiroyuki Sawano
Cons
Il manwha ha ritmi ben più serrati e con tempi molto più ben sviluppati rispetto alla sua controparte animata
Quasi ogni combattimento è intervallato da inutili fasi di confronto che non aggiungono alcun dettaglio perché i personaggi presenti non sono né presentati a dovere né effettivamente utili allo stato attuale del world building
I pochi combattimenti che ha spesso presentano zig zag furiosi che mal si addicono al media audiovisivo
Il doppiatore di Jinwoo ha problemi nell'interpretare il personaggio, non riesce a usare un tono che imponga forza e dia risalto all'aumentare di livello del personaggio
5.5
VOTO
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Simone Montanaro

Sviluppatore software di professione, Simone inizia la sua carriera videoludica già dall’infanzia, crescendo nel mondo PlayStation e seguendo le orme del padre. Predilige per lo più opere con una forte componente narrativa e adora immergersi nei panni dei protagonisti che va via via a giocare. Adora alternare momenti ludici con la visione e/o lettura di opere orientali, ma non si rifiuta di approcciarsi alle novità!

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Simone Montanaro
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