Nonostante la storia editoriale dei fumetti dica in gran parte il contrario, ai giorni nostri è raro trovarsi davanti a qualcosa di completamente e volutamente folle parlando di Marvel. In un mondo dominato dall’MCU, in cui tutto può essere, in un modo o in un altro, ricondotto all’immenso universo narrativo iniziato nel 2008, non è semplice neanche per la casa delle meraviglie uscire fuori dal suo seminato e proporre qualcosa di nuovo.
Eppure la presenza delle piattaforme streaming e la necessità di Disney di proporre ai suoi abbonati un’offerta abbastanza diversificata ha permesso anche a Marvel di esprimersi in modi diversi da quelli che siamo abituati a vedere al cinema.
In quest’ottica sono nate serie animate Marvel per un pubblico adulto, o quantomeno non per tutti. Serie come M.O.D.O.K. e, appunto, Hit Monkey.
Uscita a novembre 2021 negli U.S.A. e a gennaio 2022 in Italia, sempre su Disney+, Hit Monkey si presenta come una action black comedy con elementi crime drama a vaghe tinte sovrannaturali, con pochissimo di quel supereroismo che vediamo nei film dell’MCU.
Ad oggi la serie conta 1 stagione da 10 episodi di 25 minuti. Prodotta da Dafy Boudreau, Molly Brock e Marcus Rosentater per Marvel Television e Speck Gordon Inc, sotto la supervisione artistica di Will Speck e Josh Gordon. La serie, in animazione tradizionale, è stata realizzata da Floyd County Production, che qualcuno potrebbe riconoscere per America: The Feature Movie e, soprattutto, Archer. La regia degli episodi è affidata a Neil Holman.
Ispirata alle avventure dell’omonimo personaggio creato da Daniel Way e Dalibor Talajic, Hit Monkey racconta dell’inizio della carriera come assassino di assassini di Monkey, una scimmia di montagna giapponese desiderosa di vendetta contro gli uomini che hanno sterminato la sua tribù. Esattamente come nel fumetto, anche in questo caso la spinta che manda il nostro malcapitato eroe all’azione è un killer a pagamento inviato in Giappone per un lavoro. Il killer in questione, Bryce, viene tradito dal suo cliente e lasciato a morire in mezzo alle montagne, ma una tribù di scimmie di montagna lo salva e lo rimette in sesto.
Gli uomini del cliente di Bryce, tuttavia, trovano il killer e uccidono lui e tutte le scimmie. Monkey, sopravvissuto alla carneficina e preso dalla rabbia, prende le pistole di Bryce e procede a vendicare la sua famiglia per poi recarsi verso Tokyo, dove si mette sulle tracce dei mandanti dell’omicidio, finendo però in mezzo ad un’imponente guerra tra membri della Yakuza in vista delle elezioni per il nuovo primo ministro del Giappone.
Se la trama raccontata finora vi sembra folle è perché non avete ancora visto come è messa in scena. Esattamente come la storia a fumetti a cui si rifà, Hit Monkey non ha la pretesa di essere presa sul serio, anzi, fa di tutto per far capire allo spettatore che non serve cercare una qualche logica di fondo diversa da quella presentata. Le motivazioni di Monkey per compiere la sua crociata ci sono e questo viene fatto bastare per mettere l’eroe di fronte a una serie di situazioni e sfide una più delirante dell’altra.
In primis non possiamo non parlare della prima e più interessante sfida che Monkey deve affrontare nel suo percorso: la sua convivenza forzata con lo spirito di Bryce. Per motivi mai del tutto chiariti, se non in maniera vaga e approssimativa, alla morte di Bryce, la sua anima viene legata a quella di Monkey, diventando per la scimmia una specie di mentore e guida morale.
Il peggior grillo parlante che si sia mai visto.
Sebbene sia, in fondo, un personaggio abbastanza complesso, Bryce è comunque un assassino con pochi scrupoli, per nulla adatto a guidare la bussola morale di un personaggio confuso e pieno di rabbia come Monkey. Purtuttavia la loro relazione funziona, dà una bella spinta ad entrambi i personaggi e permette ai versi di Monkey di acquisire senso, che voleva essere, immaginiamo, l’intenzione principale dell’aggiunta.
La presenza di Bryce dà anche una spessa linea comica alla serie, cosa che sarebbe mancata dato il carattere anche eccessivamente serio di Monkey davanti alle proprie origini e alle situazioni che gli vengono messe di fronte. Gli scambi tra Bryce e Monkey sono facilmente la cosa di maggior intrattenimento della serie, scartando, ovviamente, gli spettacolari e sanguinolenti combattimenti tra Monkey e gli improbabili nemici che si troverà di fronte.
Durante la sua campagna di vendetta contro coloro che hanno portato alla morte della sua tribù e di Bryce, Monkey dovrà impugnare pistole, mitra e katane in una serie di combattimenti contro avversari uno più improbabile dell’altro. Da un mondo come quello Marvel in cui qualunque idiota può avere dei poteri più o meno super, gli sceneggiatori di Hit-Monkey si sono divertiti a mettere sulla strada del nostro eroe una moltitudine di avversari tra i più folli che possiate immaginare. Da lottatori di sumo con poteri elettrici e mafiosi che si fingono il proprio stesso sosia, a samurai che ottengono l’invulnerabilità tramite i bonsai… e questo contando solo i villain giapponesi.
Le interazioni tra questi assurdi personaggi e la coppia che scoppia Monkey-Bryce dà il via a una serie di momenti esilaranti, ma anche molto concitati, visto che nonostante l’aspetto ridicolo, molti dei killer che Monkey si troverà ad affrontare sono dei veri ossi duri e spesso finiremo per preoccuparci della resistenza del nostro scimmiesco protagonista.
Affianco alle lotte e alle battute c’è spazio anche per la serietà, per quanto esagerata e a tratti melodrammatica. Sia Monkey che molti dei comprimari avranno a che fare con la morte in molte delle sue forme, questo scatenerà molte reazioni differenti, molte delle quali estreme. Vedere come personaggi diversi si approcciano alla morte, se con tristezza, rabbia, freddezza e/o desiderio di vendetta, diventerà una delle note più ripetute dell’intera prima stagione. La rabbia e la tristezza per la perdita di persone care è una delle chiavi di lettura principali della serie, ed è interessante vedere come la ricerca di giustizia si trasformi presto in una cieca crociata col risultato di litri e litri di sangue versato.
Se avete visto Archer potete più o meno intuire come si presenta tecnicamente la nuova serie Marvel.
Hit Monkey vanta dei disegni estremamente chiari, con colori brillanti e definiti. Ogni elemento all’interno delle inquadrature è fatto in modo da essere più semplice e al contempo più bizzarro possibile. Il character design rispecchia fedelmente questa linea di pensiero: semplice e con tratti minimali, ma abbastanza precisi da far rimanere impresso ogni personaggio. Cominciamo con Monkey e il suo iconico completo nero ereditato da Bryce, che le dona quell’aspetto da John Wick selvatico che contraddistingue il personaggio. Bryce, con quella faccia da schiaffi, ricorda abbastanza Archer e, come tutti i personaggi umani al 100%, ha una figura dalle proporzioni credibili.
Stessa cosa non si può dire per i personaggi sovrannaturali o con superpoteri: colossi statuari che camminano tra i mortali facendo sfoggio dei loro colori iconici. Con un sistema abbastanza palese di proporzione gerarchica viene fatto immediatamente capire da regia e character design quali sono i personaggi con superpoteri e quali no. Da questa gerarchia emerge in maniera imponente Monkey che, piccolo e ricurvo, ha spesso la meglio su avversari molto più imponenti di lui.
Anche le animazioni di Hit Monkey ricalcano lo stile peculiare dello studio Floyd County Production. Anche in questo caso il punto di riferimento è la serie tv Archer e le sue animazioni che trasformano i personaggi in burattini di cartone. Non si intenda in un senso negativo: le animazioni della serie danno quell’effetto durante le sequenze meno concitate in modo da rimanere semplici ed economiche da animare, per poi esplodere di dinamismo e spettacolarità nei combattimenti. Nel complesso però esse rimangono fluide e con pochissime sbavature.
Su Hit Monkey c’era sicuramente un pizzico di curiosità più che di aspettative di qualsiasi tipo. Non era ben chiaro all’inizio se stessimo per vedere una serie a sé stante, che come tale dovevamo prendere o l’ennesima aggiunta all’intricatissimo MCU. In entrambe le possibilità si nascondevano delle problematiche: nel caso fosse stata inserita nell’MCU, c’era il rischio di trovarsi di fronte a una serie di supereroi generica e con pochissimo mordente, mentre nel caso contrario il pericolo era che rimanesse una serie di nicchia, senza nessuna importanza e su cui la produzione non avrebbe scommesso un centesimo. Fortunatamente non è stato così.
Per tutti quelli preoccupati dell’eventualità, Hit Monkey non fa parte dell’MCU. Esattamente come M.O.D.O.K., è una serie animata a sé stante, con un target nettamente meno ampio delle produzioni cinematografiche Marvel. Invece che rivolgersi a un pubblico generale, Hit Monkey strizza l’occhio ai fruitori abituali di servizi di streaming in abbonamento, che apprezzano maggiormente serie per adulti, spaziando tra un Castlevania e un Bojack Horseman. In questo caso, più che su temi adulti o su una grafica sporca o espressiva, Hit Monkey si impone sul suo pubblico con un po’ di sano e mai abusato splatter. Ogni puntata ha la sua parte di secchiate di sangue a schermo, arti recisi e crani sfondati. Mai troppo dettagliati da dare fastidio, ma abbastanza per far sentire la gravità delle ferite.
Per il resto, l’aspetto grafico e la morale non si allontanano troppo dal clima “per ragazzi” delle storie di supereroi.
La tematica del perché uccidere qualcuno e come relazionarsi con la morte viene approfondita abbastanza bene, ma resta spiegata con termini piuttosto semplici. Gli eventi e i personaggi sono pesantemente sopra le righe e tendono a far divertire con colpi di scena completamente senza senso e i dialoghi brillanti, talmente ridicoli da fare il giro e diventare divertenti. Nel suo complesso la serie funziona nel suo intento di far divertire con una storia semplice e raccontata in modo pulito. A parte qualche scivolone di sceneggiatura nella prima parte e uno o due buchi lasciati qua e là, la serie rimane seguibile e gli errori tendono a confondersi con il caos degli eventi mostrati a schermo.
Monkey è un eroe solo per punto di vista.
Una figura combattuta, che si chiede costantemente se quello che sta facendo è giusto o sbagliato, consapevole di come il suo essere mosso da una feroce rabbia non lo faccia diventare un eroe, ma un semplice assassino, e che il confine tra le due cose può essere sottile e fragile come un codice morale.
Per concludere, Hit Monkey è una serie poco impegnativa e molto divertente, con un tema leggero e abbastanza chiaro, che viene esplorata attraverso molteplici punti di vista. Consiglio la visione dei 10 episodi della prima stagione, con la speranza di vederne presto una seconda.
La prima stagione ci ha lasciato con un paio di porte semi aperte che possono essere riprese in futuro, inoltre, per chi conosce i fumetti Marvel, saprà che nelle avventure di Hit Monkey non può mancare un certo mercenario auto-rigenerante in rosso e nero che, sono sicuro, se farà la sua apparizione in questa serie si sentirà a casa.
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