Chi è Yuki Kajiura, la mente musicale dietro Fate e Demon Slayer

Introduzione

Il tanto chiacchierato Demon Slayer, l’immenso franchise di Fate, l’amato ed odiato Sword Art Online, sono nomi giganteschi del mondo anime che, scavando tra i titoli di coda, hanno tutti in comune una figura particolare, Yuki Kajiura. Già in un precedente approfondimento avevamo voluto sottolineare l’importanza delle colonne sonore all’interno degli anime e l’articolo di oggi si pone come naturale continuazione del precedente, interamente dedicato ad una compositrice che ha rivoluzionato il concetto di soundtrack negli ultimi vent’anni.

Grazie ad uno stile unico, riconoscibile, caratterizzato da vari generi e mai banale, Yuki Kajiura, partendo dai jingle per le pubblicità e dal suo lavoro di impiegata, si è imposta come una delle figure più influenti nel mondo delle colonne sonore in Giappone, raccogliendo una fama quasi planetaria che solo pochi altri suoi colleghi (Hisaishi prima, Sawano poi) sono riusciti a raggiungere. Ciò è stato possibile grazie alla sua originale idea di musica, che nasce da influenze legate alla sua storia biografica ed è evoluta costantemente nel corso degli anni fino agli ultimi straordinari lavori.

Andiamo quindi alla scoperta della musica di Yuki Kajiura attraverso la sua vita ma soprattutto attraverso le sue opere più importanti, fondamentali per l’evoluzione dell’intera industria nel corso degli ultimi anni.

Chi è Yuki Kajiura? La nascita delle See-Saw e gli esordi da compositrice

Yuki Kajiura nasce il 6 agosto del 1965 a Tokyo ed entra in contatto con il mondo della musica già a sette anni quando, grazie alla passione del padre, si avvicina al pianoforte. L’infanzia della Kajiura è segnata dal trasferimento in Europa dove segue il padre per lavoro. Trascorre in Germania tutto il periodo delle scuole elementari continuando a coltivare la passione per la musica, questa volta venendo a contatto con la cultura europea ancora una volta grazie alla figura paterna, appassionato di opere liriche e musica classica.

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Al ritorno in Giappone, nel corso dell’adolescenza, come spesso accade a moltissimi giovani musicisti la musica si trasforma in hobby.
A cambiare radicalmente il rapporto di Yuki Kajiura con questo mondo è la scomparsa del padre, che la colpisce a soli 19 anni. Come ha affermato in alcune delle sue interviste, senza la morte del padre probabilmente non si sarebbe impegnata così tanto nella musica e molte scelte di vita prese successivamente sarebbero state diverse.

La musica e la composizione si trasformano quindi in un mezzo per superare la perdita e fare i conti con quei sentimenti contrastanti che l’avevano sopraffatta nel corso della malattia del padre. Questo avvenimento, per quanto tragico, risulterà fondamentale per la carriera musicale di Yuki Kajiura che da lì a poco decollerà definitivamente.

Seguendo gli obiettivi prefissati da bambina che rientrano nei classici stereotipi della Yamato Nadeshiko (donna ideale giapponese), dopo il diploma decide di intraprendere la carriera da impiegata cercando poi marito, lasciando la sua band come semplice passatempo. Non potendo portare avanti entrambi i progetti però fu costretta a scegliere tra uno dei due e infine, dopo un lungo tentennamento e tanti pareri contrari della famiglia e dei colleghi di lavoro, Yuki Kajiura debutta definitivamente da professionista come tastierista e compositrice delle See-Saw.

Inizia così la vera carriera di Yuki Kajiura nel mondo della musica, il cui ruolo di compositrice la porta subito a contatto con il mondo della televisione quando il regista Ichikawa Jun, dopo aver sentito una sua traccia strumentale, decide di chiederle di comporre la musica per il suo film Tokyo kyodai. L’inesperta Kajiura inizia così la sua avventura come compositrice per cinema e serie tv, scoprendo un nuovo modo di fare musica e provando “una senso di gioia quasi impressionante nel vedere la scena” come ha voluto ricordare ad anni di distanza in uno speciale della MBS.

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Da qui in poi alla carriera di Yuki Kajiura come musicista tradizionale si aggiunge quella da compositrice che la vede subito nel 1995 alle prese con il suo primo anime, I segreti dell’isola misteriosa. Inizialmente le sonorità anni ’90 (ricche di sintetizzatori) e l’influenza del pianoforte e della musica pop delle See-Saw (con le quali partecipa a numerosi progetti anime come l’ending di Gundam SEED) caratterizzavano molto la sua creazione ma era già possibile intravedere un sound originale e ricco di elementi insoliti.

Proprio grazie a queste sonorità atipiche e alle numerose influenze musicali accumulate nel corso della sua carriera, si arriva nel 2001 alla prima colonna sonora rivoluzionaria made in Kajiura, quando la compositrice giapponese si mette di nuovo a lavoro con Kouichi Mashimo per la creazione di Noir.

Kirika e Mireille, le protagoniste di Noir.

Noir, canta per me e le prime grandi soundtrack

Nei primi anni 2000 Yuki Kajiura lavora sia a .hack//SIGN che a Noir in collaborazione con il regista Kouichi Mashimo. Tra i due anime il primo è il più conosciuto, un isekai ambientato in un videogame trasmesso anche da noi prima su MTV e poi su AXN, per il quale la Kajiura è riuscita a creare un accompagnamento ricco di sonorità che richiamano i giochi di ruolo unendoli all’uso dei cori e di ritmi elettronici che contraddistinguono sempre le sue composizioni.

Noir al contrario è una serie molto meno famosa, un thriller psicologico e crudo per il quale però è stato permesso a Yuki Kajiura di comporre senza vincoli, dando vita ad una OST che ancora oggi, a vent’anni di distanza, rimane una delle opere più originali mai ascoltate nell’industria dell’animazione giapponese.

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“Canta per me addio
quel dolce suono
de’ passati giorni
mi sempre rammenta”

A prescindere dalla grammatica molto abbozzata, la prima cosa che salta all’occhio ovviamente è la scelta della lingua per la traccia più iconica di tutto Noir, l’italiano. Un’idea bizzarra ma facilmente riconducibile alla forte passione della Kajiura per l’opera lirica. Canta per me non è solo il brano legato a Kirika nell’anime, ma è considerata dalla stessa Yuki Kajiura come la sua personalissima theme, il risultato di un processo creativo senza restrizioni ispirato dal regista e alla sua idea di una musicache trasmetta la sensazione di cadere all’indietro nell’universo“.

Al di là del testo in italiano, canta per me è un brano davvero originale, che lega suoni classici come il violino a ritmi quasi medievali e nel quale l’estro e tutte le contaminazioni della Kajiura convergono. Lo stesso vale per il resto della soundtrack, che spazia da toni cupi e ansiosi dati da un ampio uso della musica elettronica e degli archi fino a melodie di chitarra classica e brani interamente pop scritti per le See-Saw.

Infine, insieme a canta per me, un altro brano trasmette perfettamente il livello avanguardistico raggiunto dalla compositrice in Noir, salva nos. Il coro in latino scandisce la traccia come una preghiera gregoriana mentre in sottofondo emergono i bassi ed il forte assolo di chitarra, in un mix di suoni apparentemente inconciliabile, ma che in Noir si trasforma in un perfetto accompagnamento, reso ancora più iconico nella versione remixata con i dialoghi di Kotono Mitsuishi (Mireille in Noir, Misato in Evangelion).

FictionJunction, Kalafina ed il capolavoro Garden of Sinners

In parallelo ai primi grandi lavori come compositrice per cinema e televisione, Yuki Kajiura continua la sua carriera musicale pubblicando il suo primo album da solista Fiction (contenente molte tracce rivisitate composte per .hack//SIGN e Noir) e dando il via a FictionJunction, un progetto in collaborazione con varie voci giapponesi.

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La stessa Kajiura ricorda spesso che FictionJunction “non è un gruppo”, ma viene visto dalla compositrice come un modo per collaborare liberamente con tantissimi altri artisti. Spesso però questo progetto si è intrecciato con il suo lavoro negli anime, a partire dalla più datata Akatsuki no Kuruma con YUUKA presente in Gundam SEED fino alla recentissima From the Edge con LiSa, ending di Demon Slayer.

Nel 2007 la carriera di Yuki Kajiura subisce un ulteriore svolta dal punto di vista creativo grazie all’incontro con le opere di uno scrittore/sceneggiatore molto conosciuto, Kinoko Nasu, co-fondatore di Type-Moon e creatore della serie di libri Kara no kyokai (Garden of Sinners) e delle visual novel Fate/Stay Night e Tsukihime (le opere base del cosiddetto nasuverse).

Nasu, per la trasposizione animata della sua prima creazione, decide di affidarsi ad uno studio d’animazione in rapida ascesa, divenuto famoso grazie ad un uso intelligente delle tecniche di computer grafica (nel link un piccolo esempio del loro lavoro), Ufotable. Alla coppia Type Moon-Ufotable si unisce infine Yuki Kajiura, dando vita ad un trio che produrrà alcune delle migliori opere della storia recente dell’animazione giapponese.

Per Garden of Sinners la Kajiura decide di fondare un nuovo gruppo con cui produrre alcune tracce per nei 7 film della saga. Insieme alle voci di Wakana, Keiko e Maya Toyoshima (sostituita nel 2009 da Hikaru), Yuki Kajiura da vita al progetto Kalafina. Una volta letto il romanzo di Nasu, dal quale rimane subito catturata, con l’aiuto delle nuove compagne la Kajiura può finalmente mettersi al lavoro sulla OST dei sette film di Garden of Sinners, il suo lavoro più ricco ed imponente.

La protagonista Ryogi Shiki e i Mystic Eyes of Death Perception.

Garden of Sinners è un’opera molto complessa, forse la più riflessiva e cupa di tutto il nasuverse, e riuscire a comunicare allo spettatore le idee di Nasu ha richiesto un lavoro gigantesco sia al team di Ufotable sia alla Kajiura. I primi dal lato animazione, ricordando che siamo “solo” nel 2007, sono riusciti a creare un vero e proprio capolavoro visivo che ha settato lo standard per moltissimi anni e ancora oggi solamente pochi anime, per quanto riguarda le scene d’azione, riescono a competere con questa serie.

Per la soundtrack invece Yuki Kajiura ha voluto concentrarsi sul significato dell’opera, rinunciando a molti suoni e melodie tipici dei suoi lavori per cercare di restituire anche a livello sonoro quel “legame con il vuoto” che la lettura della light novel le aveva comunicato.

Questa sensazione di vuotomalinconia e tensione che pervade l’intera opera condiziona tutta la produzione della Kajiura la quale, attraverso le voci delle Kalafina e l’uso di strumenti come l’arpa e il violino (per creare un’atmosfera in stile Psycho di Hitchcock), amplifica le sensazioni che la storia trasmette allo spettatore senza mai sovrastare la scena anche quando, in alcuni fight, non lesina sull’uso della musica elettronica con sonorità dubstep e trance.

I sette film che compongono Garden of Sinners sono un’opera imperdibile sia se amate le scene d’azione sia se cercate una storia ricca di spunti di riflessione e tematiche profonde, raccontate attraverso questo impressionante mondo caratterizzato da magia e spiritualità che Nasu è riuscito a creare con le sue opere. In tutto questo Yuki Kajiura è riuscita a scrivere una OST precisamente costruita per esaltare al massimo ogni singola scena, adattandosi perfettamente alle varie tematiche che ogni capitolo vuole raccontare (dall’atipica “lovestory” del secondo, al puro horror/thriller del terzo).

Tra le numerose tracce composte per la serie, il primissimo, evocativo brano M01 (meglio conosciuto come Shiki’s Theme), insieme a tutte le sue varianti presenti nei vari film, è quello che più di tutti descrive al meglio l’opera di Yuki Kajiura, il vero manifesto della sua musica. Una perfetta presentazione del personaggio, enigmatico e malinconico come il coro e l’arpa che l’accompagnano.

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L’invenzione del Kajiuro e lo stile Yuki Kajiura

Con oltre un decennio di carriera alle spalle e numerose composizioni, in Garden of Sinners si completa l’evoluzione dello stile di Yuki Kajiura. Quest’opera infatti è il picco della musica della Kajiura e allo stesso tempo il punto di partenza per tutto ciò che viene dopo. Nel corso degli anni il suono tipico della Kajiura si è pian piano formato caratterizzando tutti i suoi lavori nei quali è pienamente riconoscibile l’influenza dell’opera lirica sia nella costruzione della traccia sia nell’utilizzo dei cori e nella scelta delle voci. Oltre questo non manca una certa contaminazione con la musica occidentale, soprattutto in opere successive come Puella Magi Madoka Magika.

A rendere unico lo stile della Kajiura però è come queste influenze sopracitate si fondono perfettamente con le chitarre elettriche e la musica elettronica, per la quale ha sempre avuto un debole e con cui ha anche creato un sample che usa spesso comefirma nelle sue tracce (come all’inizio di questo brano). Anche nei testi e per le parti vocali come già visto in precedenza, la Kajiura ha sempre optato per scelte originali come l’italiano e il latino.

Nel corso degli anni però la stessa Kajiura ha cambiato più volte idea, andando alla ricerca delle parole più adeguate per i suoi accompagnamenti musicali, arrivando infine alla creazione di un suo personalissimo linguaggio, il Kajiuro.

Saber e Lancer in Fate/Zero, dove la compositrice ha fatto ampio uso del Kajiuro per la colonna sonora.

La storia del Kajiuro, come spesso accade nella vita della compositrice, ci riporta in Europa, per la precisione a Parigi dove la Kajiura assiste al Rigoletto di Giuseppe Verdi che rievoca in lei alcuni ricordi d’infanzia. Tornando a casa dall’opera lei, la sorella ed il padre erano soliti canticchiare le arie appena sentite ma, non conoscendo l’italiano o il francese, finivano per storpiarne i testi. Con questo piccolo flash sul suo passato la compositrice ci ha voluto raccontare l’episodio biografico da cui nasce l’idea iniziale del Kajiuro, un linguaggio inventato e apparentemente senza significato, ma con uno scopo bel preciso.

Nelle numerose interviste rilasciate nel corso degli anni spesso viene toccato il tema del Kajiuro, il quale attira sempre la curiosità del pubblico. La Kajiura aveva notato che quando utilizzava l’inglese o l’italiano riscontrava ugualmente una forte risposta emotiva anche nell’ascoltatore che non comprendeva il testo. Da qui la decisione di abbandonare definitivamente l’uso di lingue reali e creare lei stessa delle parole che potessero trasmettere, insieme alla musica, sensazioni ed emozioni senza essere ancorate ad un determinato linguaggio o ad una determinata situazione.

Il Kajiuro è il risultato di questo processo creativo, un’idea originale che è stata poi ripresa anche da altri compositori sia nel campo degli anime che fuori. Due esempi lampanti (uno quasi contemporaneo, l’altro successivo) sono il “Chaos” di Keiichi Okabe per le opere di Yoko Taro e i testi scritti da Kevin Penkin per anime come Tower of God e Made in Abyss.

Il grande successo degli anni ’10: SAO, Demon Slayer e Fate

Gli anni ’10 nella carriera di Yuki Kajiura non corrispondono solamente al momento di massima maturità creativa e musicale della compositrice ma coincidono anche con i suoi anime più famosi. Nel 2011 lavora con Shaft per Puella Magi Madoka Magica, rinnova la collaborazione con Type-Moon e Ufotable per Fate/Zero e viene scelta come compositrice nella serie animata di Sword Art Online.

Sword Art Online, nel bene e nel male, è uno degli anime più discussi dello scorso decennio. Su due cose però il giudizio del pubblico e degli addetti ai lavori è stato quasi sempre unanime, la qualità dell’animazione e della sua colonna sonora. “L’anzianità di servizio” e l’esperienza con opere simili come .hack, hanno permesso alla Kajiura di creare una OST che sposasse a pieno le intenzioni dell’anime, producendo una soundtrack in stile RPG che fotografa perfettamente il mondo di Aincrad.

Nel corso degli anni poi la stessa cosa si è ripetuta anche nei successivi adattamenti di SAO, dove anche la musica muta in base al tema trattato. A prescindere che SAO vi piaccia oppure no, il lavoro della Kajiura è ancora una volta sorprendente e centra in pieno l’ambientazione della serie. Basta aver visto solo qualche episodio per rimanere colpiti da un brano come Swordland, main theme dell’anime e la traccia che personalmente vorrei come BGM se finissi catapultato in un MMORPG.

L’altro grande franchise che ha impegnato la carriera da compositrice della Kajiura in questa fase è quello di Fate. Dal complesso e variegato universo creato da Nasu, Ufotable e Type-Moon decidono di adattare una light novel scritta da Gen Urobuchi (Puella Magi Madoka Magica, Psycho-Pass) in collaborazione con lo stesso Nasu, il prequel di Fate/Stay Night, Fate/Zero. A livello di produzione Fate/Zero è una specie di reunion dello staff di Garden of Sinners perciò, per comporre la colonna sonora, la scelta più ovvia è stata proprio richiamare Yuki Kajiura.

Nell’eroica epopea dei maghi e dei servant di Fate la musica della Kajiura si evolve di nuovo, ispirandosi ancora una volta alla musica classica e lirica per una OST incentrata soprattutto sull’orchestra. Il grande cast di Fate/Zero e le figure storiche che rappresentano meritavano un accompagnamento che restituisse anche all’ascolto l’importanza dei personaggi e della battaglia che stanno combattendo. Che sia Babylonia per Gilgamesh o l’Army of the King di Iskandar, tutti i brani della colonna sonora di Fate/Zero sembrano ricalcare le grandiose gesta dei protagonisti e anche il main theme, fate to zero, diventa un inno di battaglia cantato dalle straordinarie voci di Eri Itoh e Yuriko Kaida.

Di tutta la colonna sonora di Fate/Zero, l’opera con la quale molti hanno conosciuto la compositrice giapponese, complice una delle scene più emozionanti di tutto l’anime, The sword of the promised victory, brano della visual novel riarrangiato dalla Kajiura per Zero, è forse la traccia che più di tutte colpisce lo spettatore. Che sia per il coro e gli archi che lo accompagnano o per lo splendido preludio che Irisviel fa alla leggendaria arma di Saber, questa scena (qua linkata poiché minor spoiler) è semplicemente indimenticabile, uno dei momenti più poetici di tutta la serie.

Ora il re imbattuto canta a gran voce il nome del miracolo che stringe tra le mani.” – Irisviel von Einzbern

Per il successivo Fate/Stay Night Unlimited Blade Works, la Kajiura svolge solo un ruolo di supporto al nuovo incaricato alle musiche, Hideyuki Fukasawa. Grazie all’ottimo lavoro fatto da Fukusawa, molti fan storici del franchise e della visual novel immaginavano che il rapporto tra Fate e la Kajiura fosse ormai giunto al termine ma, con l’annuncio dell’adattamento dell’ultima route, Heaven’s Feel, lo staff ha deciso di riaffidarsi proprio a Yuki Kajiura per la soundtrack.

La trilogia di Heaven’s Feel rappresenta l’apice del trio Type-Moon-Ufotable-Kajiura, tre film tecnicamente perfetti e nei quali il lavoro della Kajiura raggiunge il punto più alto di tutta la sua carriera. Nonostante qualcuno aveva ipotizzato che, con la Kajiura al comando, ci sarebbe stato un eccessivo distanziamento dalle storiche OST della visual novel e uno stile troppo piatto, il lavoro finale della trilogia ci consegna un’opera fortemente condizionata dallo stile Kajiura ma che non snatura i brani iconici di questo franchise.

Insieme a pezzi fortemente legati alla compositrice come she rules the battlefield (usato nello scontro più maestoso di Lost Buttefly) o the four rings (presente nel fight chiave di Spring Song) Yuki Kajiura aggiunge anche tracce riprese dalle composizioni precedenti, come per esempio il tema di Emya ispirato al lavoro di Fukusawa in UBW e alla visual novel, riscritto secondo la sua idea di musica. Spingendo prima sugli archi e poi sulla chitarra elettrica, la Kajiura da vita ad un traccia composta su misura per il complesso protagonista di Haeven’s Feel e per la scena del Nine Lives Blade Works, uno dei momenti più importanti dell’ultimo lungometraggio.

Sempre insieme ad Ufotable, contemporaneamente alla trilogia di Heaven’s Feel, Yuki Kajiura lavora anche al fortunato adattamento animato di Demon Slayer. Tratto dal manga di Koyoharu Gotoge, Demon Slayer è un anime del 2019 che grazie ad una trama accattivante e soprattutto un comparto tecnico straordinario (non una novità per Ufotable) ha raggiunto una fama mondiale inaspettata.

Per renderci conto della portata mediatica del fenomeno, il film sequel Mugen Train ha sbaragliato il botteghino infrangendo ogni record in Giappone ed è riuscito a diventare il primo film non americano in testa all’annuale classifica mondiale per incassi, un riconoscimento impressionante anche in un anno condizionato dalla pandemia.

Per la serie del 2019 Yuki Kajiura è riuscita ancora una volta a leggere benissimo l’opera alla quale stava lavorando, riadattandola alla sua personale visione musicale. Proprio per questo in Demon Slayer troviamo ritmi e canti tipici della musica classica orientale e giapponese insieme a strumenti come flauti shakuhachi, koto e shamisen. La traccia che meglio rappresenta questo mix culturale tra il Giappone e la musica della Kajiura (tendenzialmente molto vicina all’occidente) è to destroy evil dove troviamo sia un coro femminile in stile bushi sia un deciso uso della batteria e della chitarra.

Tanjiro combatte nell’episodio 19, il più famoso di tutta la serie, finito anche nei Twitter trending topics a livello mondiale.

Nonostante la composizione della Kajiura a livello musicale mantenga i soliti standard, nell’insieme della serie stranamente emerge poco e finisce per essere oscurata dal resto. In parte questo è anche dovuto alla scelta stilistica fatta nelle tracce della Kajiura, molto più lente e con suoni meno complessi rispetto a costruzioni quasi maestose come Garden of Sinners o Fate, ma soprattutto è fondamentale sottolineare che l’OST di Demon Slayer non è un lavoro esclusivo di Yuki Kajiura ma è stata realizzata in collaborazione con Go Shiina (Tales of, God Eater).

Nel complesso entrambi fanno un ottimo lavoro, ma Demon Slayer forse è l’unica occasione nella lunga carriera della Kajiura dove l’animazione finisce per oscurare leggermente la sua musica (parliamo di dettagli in una composizione comunque di alto livello), mentre dall’altra parte Go Shiina, con la Kamado Tanjiro no uta dell’episodio 19, si è preso la luce dei riflettori nella scena più famosa di tutto l’anime.

Sarà interessante vedere (quando sarà disponibile anche in Italia) cosa proporrà la collaborazione da sogno tra la compositrice e Go Shiina per il film sequel Mugen Train, intanto, a prescindere dalla soundtrack, la Kajiura ha già conquistato il Giappone con il brano scritto per il film e cantato da LiSa: homura, per mesi interi dominatore di tutte le classifiche in patria.

Yuki Kajiura oggi, nuovi progetti e lavori futuri

Negli ultimi anni, oltre ai grandi lavori che abbiamo sviscerato nei paragrafi precedenti, la Kajiura ha dato una svolta anche alla sua carriera, chiudendo qualche progetto storico e iniziando nuove collaborazioni. Dal 2018 infatti la Kajiura ha lasciato la sua etichetta per dar vita alla FictionJunction Music e contemporaneamente ha sciolto lo storico gruppo delle Kalafina per concentrarsi su nuovi progetti in solitaria con la casa produttrice appena creata.

Nonostante questi sconvolgimenti, la carriera della Kajiura sia nel mondo della musica commerciale sia in quello degli anime ha continuato in maniera spedita. Oltre ai progetti già in cantiere come la seconda stagione di Demon Slayer, i prossimi film di SAO Progressive e Madoka Magica, la compositrice ha recentemente annunciato che lavorerà alle musiche di The Case Study of Vanitas, nuovo anime prodotto da studio BONES in uscita quest’estate.

Infine anche per quanto riguarda il lato “pop” della carriera di Yuki Kajiura, le sue collaborazioni non si sono arrestate e alla già citata coppia vincente formata con LiSa si aggiungono altre produzioni di altissimo livello spesso legate ai progetti nel campo dell’animazione come quella con la cantante Aimer. La giovane artista giapponese è stata sempre vicina al franchise di Fate sin da UBW e con la Kajiura per Heaven’s Feel ha scritto alcuni brani finiti anche nel suo ultimo album, Walpurgis.

Yuki Kajiura da oltre vent’anni è al top dell’industria, conta collaborazioni con i maggiori studi d’animazione e ha scritto brani per le migliori voci del Giappone, ma soprattutto, vista anche la giovane età della compositrice, difficilmente vedremo una sua battuta d’arresto nei prossimi anni. La fama e i premi accumulati nel corso degli anni l’hanno consacrata nell’olimpo dei compositori giapponesi, e lo scomodo paragone la grande Yoko Kanno (Cowboy Bebop, Ghost in the Shell: SAC), considerata a lungo la figura femminile di spicco nel settore, si è piano piano trasformato in un equo riconoscimento di entrambe come migliori compositrici del Giappone.

Al termine di questo lungo e ricco viaggio nella vita e nella musica di Yuki Kajiura spero di essere riuscito ad accendere in voi un po’ di curiosità per questa straordinaria artista e per il complesso mondo delle colonne sonore. Quando si parla di arte e di artisti la cosa più interessante è capire ciò che li ispira e ciò che influenza il loro processo creativo, e questo vale a maggior ragione se si tratta di una musicista come Yuki Kajiura, piena di contaminazioni diverse e provenienti da ogni parte del mondo.

Infine vorrei concludere con un ringraziamento speciale allo staff di canta-per-me.net, un forum gestito da fan di Yuki Kajiura, che mi hanno aiutato (direttamente ed indirettamente) nel reperire materiale ed interviste spesso tradotte da loro, senza le quali questa lunga dedica alla musica e alle opere di Yuki Kajiura non sarebbe stata possibile.

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Matteo Tellurio

Nascere in un paesino umbro ti porta ad avere tanti hobby. Cresciuto tra console e computer, è da sempre amante di cinema, serie TV e musica, nella quale si diletta in maniera molto amatoriale. Anime e manga invece sono il pane quotidiano ma anche lo sport lo appassiona. Crede di aver visto ogni singola disciplina inserita dal CIO alle Olimpiadi.

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