Approfondimenti

Virtual Photography: il “carpe diem” videoludico

Mi ha sempre affascinato immortalare un momento all’interno di uno scatto: è bastato un piccolo click per rendere eterno quell’incredibile viaggio a Londra, per raccogliere i colori degli edifici di Amsterdam e per fotografare quella bellissima piazza di Spagna nel mio ultimo viaggio a Barcellona.

La fotografia è una forma d’arte che unisce la creatività dell’essere umano alla tecnologia che c’è dietro uno scatto. Molti fotografi nostalgici si rifugiano ancora nei vecchi metodi analogici, mentre altri fanno affidamento a macchine digitali, come le comuni Reflex o le più moderne Mirrorless, fino ad arrivare allo scatto con lo smartphone, che ancora oggi fa storcere il naso ai puristi delle istantanee.
C’è chi poi, timidamente, si affaccia al mondo della fotografia, ma in modo completamente diverso, un modo che unisce gli scatti e il mondo virtuale. Ed è qui che nasce la Virtual Photography.

Che cos’è la Virtual Photography?

Come suggerisce il nome, la Virtual Photography è una branca della fotografia che permette di ottenere un’immagine virtuale attraverso la photo mode, che simula il processo di scatto fotografico. La Virtual Photography è utilizzata in moltissimi ambiti, dalla simulazione di ambienti pericolosi allo scatto in remoto (utilissimo soprattutto durante il periodo di lockdown causato dalla diffusione del COVID19, ndr.), fino ad arrivare a quello che noi videogiocatori conosciamo: la modalità foto.

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Negli ultimi anni, sempre più giocatori hanno avuto la possibilità di cimentarsi nella fotografia virtuale attraverso potentissimi strumenti di scatto che gli sviluppatori inseriscono all’interno dei propri prodotti. Ed è proprio in titoli come Ghost of Tsushima e Death Stranding, accomunati dalla presenza di paesaggi mozzafiato, che la potenza di questo strumento viene alla luce, regalando fotografie meravigliose.

Isola di Tsushima – Ghost of Tsushima – Credits: ClemSsoH

Catturare emozioni

Come spesso accade nel mondo della fotografia, un’istantanea trasmette qualcosa. Che sia gioia o dolore, felicità o rabbia, le fotografie hanno il compito di trasmettere stati d’animo, al fine di rievocare attraverso forme, colori e volti un esatto momento della propria vita. Sembrerà strano, ma attraverso la fotografia virtuale tutto questo continua ad essere possibile: sopratutto negli ultimi anni, il videogiocatore è stato abituato a vivere esperienze sempre più coinvolgenti, sfruttando un comparto grafico sempre migliore e una cura del comparto narrativo maniacale, rendendo possibile catturare momenti di grande impatto.

È il caso, per esempio, di The Last of Us Parte 2, dove troviamo un motion capture capace non solo di rendere bene il contesto in cui i personaggi dell’avventura di Naughty Dog si trovano ad affrontare, ma anche di rappresentare a schermo emozioni attraverso le espressioni. La palette di colori che siamo abituati a vedere per tutta la durata del titolo è malinconica, accompagnata da volti tesi, infuriati e stanchi. La modalità foto permette dunque di poter immortalare questi stati d’animo all’interno di una semplice fotografia, che trasmette esattamente queste sensazioni anche a chi è esterno al contesto.

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Ellie e Dina – The Last of Us Parte 2 – Credits: simonti99

Grazie a produzioni di questo calibro, i videogiochi riesco a trasmettere messaggi usando solamente il senso visivo. Non è più necessario associare parole, suoni e musiche, l’occhio percepisce ciò che è immortalato e il cervello elabora la situazione, cambiando lo stato d’animo dell’attento osservatore.

Paesaggi suggestivi

Mentre alcuni titoli sono più propensi a primi piani, altri sono più propensi a una fotografia d’insieme, magari paesaggistica. I più comuni strumenti di fotografia presenti all’interno dei videogiochi contengono particolari impostazioni che permettono di rimuovere dalla foto i personaggi, modificarne posa e espressione, oppure ampliare il campo visivo della scena, ruotarla e modificare l’apertura della lente per donare alla foto un effetto bokeh.

Esplosione di colori – No Man’s Sky – Credits: simonti99

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No Man’s Sky si presta benissimo in ciò, in quanto risulta essere un ottimo strumento di prova parlando di composizione della foto. Esattamente come nella fotografia reale, anche quella virtuale richiede una certa dimestichezza nella composizione della scena, che deve tenere conto non solo della vicinanza dell’obiettivo al soggetto, ma anche degli elementi in scena e – sopratutto – dei colori.

A tal proposito, alcuni strumenti di Virtual Photography includono un interessantissimo strumento che permette di immortalare la stessa inquadratura in un momento del giorno differente e in condizioni climatiche diverse. Lo scatto qui sopra, infatti, è stato realizzato mentre nel mondo di gioco era notte fonda, ma l’ambiente rende decisamente di più alla luce dell’alba: per questo motivo ho deciso di immortalare quel momento di relax e pace su un pianeta esotico con questa palette di colori.

Cogliere l’attimo perfetto

È lecito pensare che, giocando a un videogioco, la modalità foto possa distruggere il ritmo nel quale gli sviluppatori vogliono calarci. Tuttavia, ogni studio continua ad investire attivamente nella fotografia virtuale.

Titoli come Red Dead Redemption 2 costano allo studio circa 200 milioni di dollari, ma Rockstar Games continua a investire comunque in una modalità simile, poiché si sono resi conto che il tempo passato sui loro titoli è notevolmente più alto rispetto a titoli dello stesso genere sprovvisti di modalità foto. Questo prova quanto i videogiocatori siano spronati a conservare le loro esperienze videoludiche nel proprio album digitale, affinché dopo anni e anni possano far riaffiorare alla mente quegli indelebili ricordi passati nel selvaggio West in compagnia di Arthur.

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Città di Rhodes – Red Dead Redemption 2 – Credits: fabianhazuki

Turismo storico

Viaggiando, mi capita molto spesso di fermarmi a immortalare qualche monumento storico. Chi passando per Roma non ha scattato almeno un centinaio di foto tra il Colosseo e i Fori Imperiali per conservare nel proprio album la magnificenza dell’architettura romana?

Videogiochi come Assassin’s Creed, che ripercorrono diverse epoche storiche, diventano in questo contesto una vera e propria miniera d’oro per la Virtual Photography. Per quanto il gioco possa essere criticato sotto molti aspetti, Ubisoft ha ricreato talmente bene moltissime aree del mondo da diventare protagoniste di veri e propri tour virtuali: in Assassin’s Creed Odyssey è possibile girare per tutta la Grecia con una voce fuori campo che commenta cosa è visibile a schermo, come se fosse una lezione di storia.

È possibile comporre la scena perfetta per immortalare il meraviglioso paesaggio che la Grecia ha da offrire; tra mare, isole, palazzi ricostruiti e cultura, il potenziale della fotografia turistica è elevatissimo, offrendo la possibilità di fotografare le famose Agorà, luoghi di ritrovo dei cittadini, e le bellissime Acropoli con relativi templi.

Re degli dei – Assassin’s Creed Odyssey – Credits: alejandro_vu18

Sprigionate la vostra creatività!

Molti videogiocatori stanno scoprendo la loro passione per la fotografia attraverso questo piccolo strumento. Per quanto possa essere minimale, la modalità foto in qualsiasi videogioco è ormai abbastanza sviluppata da poter insegnare quanto meno le basi per un buon scatto.

La fotografia virtuale, quindi, non è qualcosa da sottovalutare, non è una perdita di tempo che aumenta il nostro monte ore di gioco. La fotografia virtuale, così come quella reale, è anch’essa una forma d’arte che amplia la nostra creatività attraverso la continua ricerca di una composizione migliore, di un momento da immortalare, di un’esperienza da vivere.

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Simone Montanaro

Sviluppatore software di professione, Simone inizia la sua carriera videoludica già dall’infanzia, crescendo nel mondo PlayStation e seguendo le orme del padre. Predilige per lo più opere con una forte componente narrativa e adora immergersi nei panni dei protagonisti che va via via a giocare. Adora alternare momenti ludici con la visione e/o lettura di opere orientali, ma non si rifiuta di approcciarsi alle novità!

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Simone Montanaro
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