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Remastered, Remake o Reboot: che differenza c’è nel mondo videoludico?

Negli ultimi anni, i videogiocaori di vecchia data hanno assistito al ritorno di alcuni dei titoli che hanno segnato la loro gioventù grazie a delle remastered o a dei veri e propri remake e reboot.

In questo articolo proveremo a spiegare cosa si intende quando si parla di remake, reboot e remastered in ambito videoludico, ma soprattutto cercheremo di analizzare e spiegare le differenze tra le tre cose.

Come per qualsiasi altro ambito (cinema, fumetti, serie tv), la differenza quando si parla di remake e remastered è enorme, spesso però le due cose vengono confuse o, più semplicemente, ci si riferisce ad un prodotto in maniera errata.

Remastered, “semplice” aggiornamento dell’originale

Come suggerisce il nome, quando si parla di remastered ci si sta riferendo ad una operazione di rimasterizzazione con le nuove tecnologie di un vecchio prodotto. Ovviamente si possono rimasterizzare molteplici prodotti, film d’epoca, vecchie tracce audio, immagini e videogiochi.

Rimasterizzare un videogioco però è nettamente problematico rispetto al rimasterizzare un film o una traccia musicale. Le problematiche più frequenti che si possono incontrare durante questa operazione sono legate ai motori di rendering arretrati, utilizzati durante lo sviluppo del videogioco, e alle risoluzioni raggiungibili all’epoca, vista anche la presenza del formato 4:3 solitamente si optava per una risoluzione di 800×600.

Tale operazione però può essere eseguita in due modi, il primo (e il più “soft”) consiste nel rimasterizzare in HD le texture dei modelli poligonali di personaggi e ambienti di gioco lasciandone però invariate scheletro e meccaniche alla base. Questo fa sì che il gioco in questione risulti molto più godibile rispetto all’originale dal punto di vista visivo mantenendone però la legnosità maturata nel corso degli anni.

il secondo (e più “hard”) consiste invece nell’andare a rimasterizzare in HD le texture dei modelli di ambianti e personaggi, ma a differenza del primo, si vanno a modificare anche lo scheletro e le meccaniche del titolo originale aggiornandole. Con questa operazione aggiuntiva si cerca, per quanto ovviamente sia possibile, di svecchiare meccaniche e gameplay ormai superati senza però andare a stravolgere completamente quello che era il prodotto di partenza.

Prendiamo in considerazione ad esempio la remastered di Dark Souls. Originariamente uscito nel 2011 per PlayStation 3 e Xbox 360, il primo titolo della trilogia di From Software ha dato il via al genere che molti di noi videogiocatori odiamo e amiamo. Se oggi provassimo a giocare al titolo originale ci troveremmo di fronte ad un gioco di nove anni fa, con meccaniche ancora molto acerbe, animazioni legnose e texture visibilmente datate.

Grazie alla remastered uscita nel 2018, Dark Souls si presenta con una veste grafica completamente aggiornata con texture in HD (ovviamente con qualche artefatto grafico ben individuabile), controlli migliorati e più responsivi, un sistema di luci completamente rinnovato, un frame-rate granitico (su PC e console) ed infine delle animazioni più fluide e veloci.

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Remake, rifare completamente da zero

Qui il discorso invece cambia radicalmente, come intuibile dal nome questa operazione è volta a ricreare completamente da zero un prodotto preesistente. L’intento di un remake è solitamente quello di prendere una vecchia opera (sia essa un film, una traccia audio o un videogioco) diventata ormai obsoleta e aggiornarla.

Partendo dal prodotto originale, se ne crea uno completamente nuovo in linea con il periodo di produzione, detto questo però il prodotto generato come remake deve rimanere comunque fedele all’originale, altrimenti si dovrebbe parlare più di un reboot che di un remake.

Altra distinzione importante da fare è quella tra remake e port, quest’ultima infatti è una conversione di un gioco preesistente per una nuova piattaforma. Sebbene un port possa includere al suo interno svariati miglioramenti come una maggior risoluzione o prestazioni migliorate, basandosi pesantemente sul motore e sulle risorse del gioco originale spesso viene considerato più come una “remastered parziale”. Alcuni esempi di porting sono The Last of Us e GTA V, titoli usciti alla fine della vita di PlayStation 3 e Xbox 360 ed in seguito convertiti per le console di attuale generazione.

Un esempio lampante di remake è Final Fantasy VII Remake, titolo uscito recentemente che riporta sulle console di attuale generazione il cult per PlayStation del 1997. Sono stati effettuati pesanti cambiamenti allo scheletro del titolo originale, il sistema di combattimento a turni è stato abbandonato in favore di un combat system simile a quello visto in Final Fantasy XV. Altro cambiamento strutturale importante lo si può ritrovare nel mondo di gioco, quelli che erano fondali fissi bidimensionali ora sono un mondo completamente tridimensionale vibrante e ricco di vita che avvolge il giocatore. I modelli dei personaggi sono stati ricreati da zero prendendo spunto non solo da quelli originali, ma anche dalle versioni di Final Fantasy Advent Children e Final Fantasy Crisis Core.

Reboot, riavviare una saga

Nel settore videoludico sono comuni anche i reboot, ovvero i rilanci di saghe che presentano diversi titoli al loro interno con prodotti completamente nuovi mantenendone i personaggi e qualvolta le ambientazioni.

Una delle saghe più rappresentative di questo concetto è quella dei Prince of Persia (lo so, sarebbe stato più indicata la saga dei The Legend of Zelda, ma saremmo andati troppo per le lunghe). Uscito originariamente nel 1989 per Apple II, il primo titolo della serie si presentava come un platform 2D composto da 12 livelli. Seguono altri due capitoli, Prince of Persia 2: The Shadow and the Flame Prince of Persia 3D (che come suggerito dal nome segna il passaggio della saga da platform bidimensionale a action adventure tridimensionale con meccaniche platform), ma nel 2003 la saga subisce il primo reboot da parte di Ubisoft dando il via alla trilogia delle sabbie del tempo.

Il secondo reboot della saga è avvenuto nel 2010 con Prince of Persia: The Forgotten Sands, mentre per quanto riguarda il Prince of Persia del 2008 è più corretto parlare di uno spin-off.

In conclusione, le operazioni di remastered, remake e reboot hanno lo scopo di fare conoscere senza dover scendere a compromessi (per quanto ovviamente possibile) le glorie del passato che hanno contribuito a creare, innovare e rendere migliore l’industria videoludica alle nuove generazioni.

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Eduardo Bleve

Tecnico informatico di giorno, videogiocatore incallito la notte e otaku in ciò che rimane delle sue giornate Eduardo "Dundam" Bleve inizia il suo percorso nel mondo videoludico con un game boy color, due pile stilo e la cartuccia di WarioLand. Nel cuore porta interminabili battute di caccia su Monster Hunter, sua saga preferita che lo accompagna dall'era Playstation2

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