Quando si parla di film d’animazione il primo pensiero va ai capolavori della narrativa di Disney, che hanno accompagnato l’infanzia di molti “diversamente giovani” come il sottoscritto, ma non sono che la superficie. All’animazione, come forma d’intrattenimento, o meglio, come vera forma d’arte, l’etichetta di “roba da bambini” è stato affibbiato solo in seguito al successo e al monopolio del modello Disney, mentre nella sua fascia più underground ha sempre mantenuto un tratto di sperimentalismo e di innovazione anche e soprattutto nei temi più maturi grazie alla libertà espressiva concessa da disegno animato.
Il successo dell’animazione giapponese in occidente a partire dagli anni ’80, evolutasi in modo autonomo rispetto allo standard disneyano anche in un ambiente più mainstream e carica quindi di tematiche mature, di violenza grafica e sangue, ha dimostrato anche in occidente che l’animazione può parlare a tutti, non solo a bambini e/o ragazzi.
In questo articolo parleremo dei 10 migliori film d’animazione non adatti ai bambini, passando da opere disturbanti come Midori, di Hiroshi Harada, fino al capolavoro documentarista Valzer con Bashir.
Cominciamo dal capolavoro di Katsuhiro Otomo, al quale va il merito di aver reso celebre in occidente l’arte dell’animazione giapponese. Si tratta di un film realizzato nel 1988, tratto dall’omonimo manga firmato dalla stessa penna. Il film si distingue dalla versione cartacea soprattutto per il finale, e rientra a pieno titolo fra i 10 migliori film d’animazione non adatti ai bambini per la maturità del contenuto e della narrazione, la complessità e le scene di estrema violenza.
La vicenda prende piede nella città di Neo Tokyo. L’anno è il 2019 e la vecchia capitale giace devastata dagli eventi della terza guerra mondiale, mentre bande di motociclisti si contendono le strade dando libero sfogo ai propri istinti. Tetsuo è un ragazzo giovane, affascinato dal carisma del suo amico e capobanda Kaneda, vorrebbe essere come lui, vorrebbe avere il coraggio di farsi rispettare e la forza di prendere ciò che vuole, come fa lui. Dopo l’incontro/scontro con un ragazzino dalle strane capacità, Tetsuo verrà coinvolto in una spirale di eventi che lo porteranno a confrontarsi con i segreti di una società che ha perso il controllo del paese, e con il proprio lato oscuro.
Akira è un’ode al punk futuristico, mette in scena le conseguenze del degrado sulla psiche umana e gli estremi di uno sviluppo incontrollato privo di morale. La crudezza degli eventi e l’assoluto spregio per la vita umana rendono molte scene non adatte ai deboli di stomaco. Dopo averlo visto ricordate che nemmeno chi vi scrive pensa che la scelta di chiamare “Tetsuo” il protagonista, come il titolo del leggendario cortometraggio in bianco e nero del 1989, sia stata una casualità.
Restiamo un altro po’ nel paese del sol levante per parlare di un film d’animazione non adatto ai bambini per ragioni ancora più marcate di Akira. Midori, La Ragazza Delle Camelie di Hiroshi Harada è un inno al grottesco, una discesa terrificante nei meandri della disperazione. L’opera è tratta dal racconto popolare giapponese della shōjo tsubaki o ragazza delle camelie, una bambina che, dopo aver perso i genitori, si ritrova a vendere camelie ai bordi della strada. Vittima della sua innocenza, viene condotta da uno sconosciuto in quello che dentro la sua mente sarà vissuto come l’inferno in terra.
Dal racconto sono stati tratti un graphic novel e un film live-action, quest’ultimo privo delle tinte orrorifiche e folkloristiche che caratterizzano le altre opere. Tra loro sono molto più vicini il graphic novel e il film d’animazione di Harada, sia per la minore carica splatter del live-action che per un maggiore richiamo a elementi del folklore giapponese nell’opera cartacea e in quella animata. Va specificato che quest’ultima trae diretta ispirazione dal graphic novel. Particolare è il suono con cui inizia il film d’animazione, che riproduce il rumore delle tavolette in legno battute l’una contro l’altra dai cantastorie per richiamare l’attenzione dei passanti.
Ciò che caratterizza l’animazione è il susseguirsi di eventi raccontati tramite la visuale distorta dei personaggi. Così facendo l’autore concentra nelle scene tutta l’angoscia e la disperazione sofferte dalla povera protagonista, i viaggi di fantasia per rifugiarsi dalla crudezza della realtà e la speranza nell’incontro con il misterioso prestigiatore che promette di portarla in salvo da tutto questo. In ciò si concretizza perfettamente la violenza dell’urto fra la purezza e l’innocenza della piccola Midori con la depravazione del mondo che la circonda.
Salpiamo verso occidente per far tappa in Libano. Quello di cui parliamo è uno dei film d’animazione più profondi e veri mai portati sullo schermo. Valzer con Bashir di Ari Folman, pellicola del 2008 che mette in scena i giorni antecedenti il massacro di Sabra e Shatila, consumatosi in Libano nel 1982. La storia è raccontata in prima persona dall’autore, ex soldato israeliano, che ha assistito in prima persona al massacro perpetrato in un campo profughi libanese da parte delle truppe falangiste cristiane, alleate di Israele. Il titolo deriva dal “ballo” di un soldato che lancia a caso colpi di fucile sotto il poster di un politico libanese assassinato nell’82, Bashir Gemayel.
Ciò che rende l’opera di Folman non adatta ai bambini è la messa in scena disturbante di un evento storico realmente accaduto, reso in tutta la sua spietata crudezza. Il film non manca d’intermezzi onirici, durante i quali il protagonista attraversa un mosaico di ricordi che si fa di volta in volta più chiaro. Nei suoi passi ricostruisce in maniera sempre più nitida il viaggio che lo avrebbe reso testimone di quei giorni, una macchia indelebile nella storia mediorientale.
Il punto forte del film è la poetica della narrazione, forte e introspettiva. Valzer Con Bashir ha vinto vari premi, in particolare il Golden Globe nel 2009 come miglior film straniero.
Magnifico esempio di come non tutti i film coi conigli siano adatti ai bambini. La Collina Dei Conigli, di Martin Rosen, è un film d’animazione del 1978 che narra le vicende di Quintilio, coniglietto giovane ma coraggioso che viene afflitto da una visione: campi verdi inondati di sangue, a preannunciare la distruzione della sua colonia. 10 minuti di film e i genitori degli anni 80/90 già capivano di aver sbagliato a noleggiare la videocassetta. Sì perché anche se la censura dell’epoca defenestrava qualsiasi battuta contenente la parola “culo” in forma di rebus, a nessuno in quegli anni venne in mente di controllare che un cartone coi coniglietti fosse effettivamente adatto ai bambini.
Immaginiamo di trovarci in una di quelle famiglie dove i genitori accendono il videoregistratore e mollano il bambino davanti allo schermo.
Subito dopo la visione dei campi alla Shining, Quintilio e altri membri della colonia decidono di partire per sfuggire alla distruzione, finendo nelle fauci di tutte le bestie coniglifaghe che abitano i boschi attorno la colonia. Non saranno queste l’epilogo delle loro sofferenze. Dopo essere scampati al bosco e aver trovato una nuova casa, dovranno fare i conti con la mancanza di femmine e il rischio di non avere una progenie. Si allontaneranno quindi ancora una volta in cerca di compagne, e sarà l’inizio del vero bagno di sangue.
La Collina Dei Conigli mette in scena la crudezza della vita nei boschi dal punto di vista di una preda. La storia è tratta dal libro omonimo di Richard Adams, che amava traumatizzare le figlie con racconti di conigli al massacro. Dal successo del film (a quanto pare ha fatto successo) è stata tratta una serie animata ora disponibile su Netflix.
Più grosso, più lungo & tutto intero. Diciamocelo chiaramente, se siete qui o lo conoscete, o non dovreste essere qui.
South Park è stata una cannonata arrivata in Italia quella magnifica sera del 6 gennaio 2000, quando una Mediaset probabilmente ancora sotto i postumi dei festeggiamenti per il nuovo millennio decise di trasmettere, rigorosamente dopo la mezzanotte, le prime due fantastiche puntate della primissima stagione. Censurate. Con ottocento *bip* ad ogni sillaba. Almeno si risparmiarono di tagliare le scene.
In South Park – Più grosso, più lungo & tutto intero ritroviamo l’irriverenza, la volgarità, la satira politica e la totale assenza di filtri che contraddistinguono la serie. Non a caso dopo che qualcuno si prese la briga di contare le parolacce dette in 79 minuti, il film ottenne il Guinness Dei Primati per il maggior numero di parolacce e contenuti offensivi in un’opera di animazione. Ciò di per sé basterebbe a renderlo un film non adatto ai bambini, senza dover aggiungere la valanga di riferimenti alle questioni sociali americane, dal razzismo all’esaltazione religiosa, al timore dell’estraneo. Memorabile al riguardo la raffigurazione di Satana passivo a letto con Saddam Hussein.
Per un’ulteriore sguardo sulle stranezze che coinvolgono il franchising, date un’occhiata a qui per le versioni “giocabili” della serie.
In questo articolo comincia a farsi strada l’idea che gli animali siano dei debosciati. Fritz Il Gatto è un film d’animazione del 1972 diretto da Ralph Bakshi, decisamente non adatto ai bambini. Stavolta, a differenza di La Collina Dei Conigli, nessuno ha avuto dei ripensamenti quanto all’audience di riferimento. L’opera è tratta da un celebre fumetto underground, nato dalla penna di Robert Crumb, ed è considerato il primo cartone animato vietato ai minori di 18 anni. La considerazione nasce sia dalle onnipresenti scene di nudo animalesco, che dalla presenza di una satira marcata alla società occidentale. In particolare quella americana (di nuovo).
Ma chi è Fritz?
Il protagonista di questo film d’animazione è un gattaccio volgare amante della truffa, che cerca in tutti i modi di adescare giovani ragazze per portarle a letto. Non molto originale come personaggio. Probabilmente il grande successo fu dovuto all’inserimento di argomenti considerati tabù, come lo stupro e il terrorismo, in un contesto di animaletti antropomorfi fino a quel momento roccaforte dell’animazione per bambini.
Fritz ebbe una storia travagliata. L’autore Robert Crumb venne ai ferri corti con la produzione e decise di far morire il suo personaggio in una striscia inedita poco dopo l’uscita del film. Questo non bastò a fermare la ruota del marketing. Due anni dopo, nel 1974, uscì un seguito intitolato Le Nove Vite di Fritz Il Gatto.
Ancora un titolo ispirato al panorama editoriale degli anni ’70. Heavy Metal è un film del 1981 diretto da Gerald Potterton, sulla scorta di una rivista a fumetti di grande successo nel decennio precedente. Come Fritz Il Gatto, si tratta di un film d’animazione non adatto ai bambini perché specificamente mirato a un pubblico adulto, lo stesso che aveva reso celebre la rivista .
Heavy Metal è un’opera divisa in otto storie più epilogo, all’apparenza indipendenti ma legate da un misterioso elemento: il Lock-Nar. Questo sarà al centro di tutti gli eventi soprannaturali che coinvolgeranno i protagonisti del film, trascinandoli in avventure ai limiti dell’immaginazione.
Lo stile dei racconti presenta molti richiami allo Sword And Sorcery, ramo del fantasy caratterizzato dall’esaltazione della forza barbarica e della prodezza in battaglia, dove il male è spesso raffigurato nelle vesti di potenti stregoni e dove ogni cosa, dagli uomini alle ambientazioni alle creature, è fortemente impregnata di magia. Si dice che il genere tragga origine dall’epica classica, ed è a questo sentimento di grandezza ed estremizzazione degli opposti che s’ispira il film. Vedendolo si ha l’idea di guardare storie uscite direttamente dalla copertina di un album dei Manowar.
Nel 2000 è stato realizzato un sequel dal titolo Heavy Metal 2000.
Tutti conoscono Neil Gaiman, autore del best seller American Gods (se vi siete limitati alla serie, leggetelo). Pochi conoscono il libro con il quale ha cercato di entrare nei sogni di migliaia di bambini, e trasformarli in incubi. Nel 2009 il regista Henry Selik ha deciso di rendere questo libro un film d’animazione: Coraline E La Porta Magica.
La storia parla di una bambina sveglia e amante dell’avventura, che si trasferisce con la famiglia in un luogo tetro, spoglio, abitato da strani personaggi. In questa nuova casa, all’apparenza poco interessante e lontana dai suoi sogni, farà la conoscenza di quattro strani figuri, un ragazzo timido e insicuro, due vecchiette nostalgiche della carriera da famose danzatrici, e il signor Bobinsky, fiero possessore di un circo di ratti ballerini. Ciò che cambierà davvero la piccola Coraline sarà l’incontro con una strana presenza, annidata nei recessi più bui della sua nuova casa.
L’opera sembra il figlio degenere di una filastrocca per bambini e un racconto di Stephen King. Ha in sé gli elementi classici delle fiabe: genitori assenti che trascurano una figlia sensibile, creature fuori dall’ordinario che, volontariamente o involontariamente, svolgono la funzione di guida per la protagonista, un pericolo nascosto e una morale da insegnare. Il fatto è che Gaiman avrebbe potuto insegnarla rendendo la storia anche meno morbosa e sinistra.
Il film, realizzato con la tecnica dello stop-motion risulta abbastanza fedele al libro, quindi no, non è del tutto adatto ai bambini.
Se un autore poliedrico votato anima e corpo all’horror come Rob Zombie decide di realizzare un film d’animazione, possiamo star certi che si tratterà di un film non adatto ai bambini.
The Haunted World Of El Superbeasto è una commedia simil horror del 2009 ispirata all’omonima serie di fumetti, anche questa creata dalla fantasia di Rob Zombie. Nel fantastico mondo di Monsterland, El Superbeasto si guadagna da vivere recitando in film di serie B ad alto contenuto di perversione. Ex wrestler, violento ma dal cuore d’oro, si lascia coinvolgere in una missione volta a salvare il mondo dai piani del malvagio Dr. Satan, che consistono nel convolare a nozze con la spogliarellista Velvet Von Black e sfruttare il suo pericoloso marchio del diavolo. In ciò El Superbeasto viene accompagnato dalla bellissima sorella e letale agente segreto Suzi-X.
L’intera sceneggiatura è una sequenza di battute trash, combattimenti all’ultimo sangue, con molto sangue, volgarità e scene di sesso. La nudità in questa piccola perla underground è un elemento onnipresente. L’autore hanno giocato sull’assurdità del contesto per inserire nel film quanti più elementi parodici e inverosimili possibile. Non sarà quindi strano passare dalla testa di Hitler sotto formalina a un robot con un’erezione a forma di cannone.
Tra gli attori famosi che hanno prestato la voce ai personaggi spiccano Paul Giamatti (Dr. Satan), Rosario Dawson (Velvet Von Black) e la moglie di Rob Zombie Sheri Moon (Suzi-X).
O, per usare il titolo originale, Kanashimi no Belladonna, film d’animazione del 1973 diretto da Eiichi Yamamoto. L’opera è ispirata al racconto storico del 1862 scritto da Jules Michelet La Sorcère, ed è ufficiosamente il terzo capitolo della serie Animerama. Quest’ultima rappresenta una trilogia composta da film di animazione orientali incentrati su tematiche mature, con una particolare attenzione alla liricità del racconto.
Belladonna Of Sadness esprime al meglio questa descrizione, e considerando la “serietà” dei temi trattati e la tragicità degli eventi che coinvolgono i protagonisti, rientra decisamente nella categoria dei film d’animazione non adatti ai bambini.
La storia narra le vicende di due giovani sposi, Jeanne, la protagonista, e Jan, suo marito. I due iniziano la loro convivenza in un piccolo villaggio della Francia medievale, lei, bella oltre ogni dire, e lui, gentile e innamorato. Durante la prima notte di nozze Jeanne viene condotta nella residenza del barone locale, che ne ruba la verginità nel corso di un rituale violento e osceno. Tornando a casa, scossa e terrorizzata, Jeanne comincia a subire le visioni di un essere che le promette potere e vendetta. Sarà quello l’inizio delle sventure sue e di tutti quelli che la circondano.
In quest’opera vengono descritte la sofferenza e la vittimizzazione di una donna colpevole solo della propria bellezza. Oltre alla sublime narrazione, il film si distingue per le animazioni oniriche e aggraziate, capaci di lasciare lo spettatore senza fiato in un tripudio di colori e raffinata durezza. Un vero capolavoro, da non perdere assolutamente.
Con questo si conclude la nostra prima carrellata dei 10 migliori film d’animazione non adatti ai bambini. Se avete apprezzato i suggerimenti fatecelo sapere nei commenti (beccatevi la rima).
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Su alcuni cartoni io sono d'accordo come Akira, ma per esempio Coralline e la porta magica penso che sia un film che fa paura ai bambini, ma è fatto a posta, perché se fosse un film per adulti non li avrebbe spaventati per niente, come per noi adulti che guardiamo gli horror, è la stessa cosa!