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Call of Duty vs Battlefield: così diversi?

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Call of Duty: Black Ops 7

L’uscita alquanto disastrosa del trailer di Call of Duty: Black Ops 7 qualche settimana fa, con tanto di pubblicità del battle pass alla fine, ha chiaramente alimentato la comicità di molti utenti, sia nella sezione commenti del video che sui social in generale. In soldoni, il malcontento della community è palpabile e viene generosamente condito di ironia sul web: molti, infatti, si sono detti contenti del rilascio del trailer del nuovo titolo di Treyarch, in quanto li ha convinti ad acquistare Battlefield 6 questo autunno.

Call of Duty

L’eterna contesa tra Battlefield e COD (che in passato risvegliava i leoni da tastiera annualmente) sembra essersi riaccesa in questo 2025. Da questa rivalità e dal contesto in cui si sta producendo, però, si possono trarre alcuni fondamentali spunti di riflessione sullo sviluppo e le strategie di marketing degli acclamati sparatutto di EA e Activision presto in uscita.

Da giocatore di FPS con un grande spirito critico, in questo articolo sento la necessità di esporre la mia visione della guerra (intesa quasi letteralmente) tra Call of Duty e Battlefield, spiegando come il nuovo gioco di Treyarch rischia di floppare, illustrando l’offerta ludica proposta da entrambi i titoli e, soprattutto, analizzando perché Battlefield non è necessariamente un’alternativa migliore ai titoli Activision.

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Un’idea di marketing rischiosa: Black Ops 6 e 7

Non essendo un giocatore accanito di Call of Duty, ma avendo accumulato circa 170 ore di gioco su Black Ops 6 (a proposito, trovare qui la recensione), mi sento di partire con una tagliente considerazione: sicuramente Call of Duty: Black Ops 7, non è e non sarà quello che speravamo. Io compreso, visto il suo primissimo teaser pubblicato in occasione della Xbox Games Showcase di giugno, avevo trovato geniale l’idea di rilasciare ben 2 titoli della serie Black Ops di fila, soprattutto considerando che il secondo gioco aveva il potenziale di offrire un glorioso ritorno a Black Ops 2, con tanto di ambientazione futuristica, robot e (forse) anche un’aggiunta di jetpack.

Ora sappiamo con certezza che non sarà così, soprattutto perché la beta pubblica e il trailer di Battlefield 6 hanno alzato esponenzialmente l’asticella delle aspettative del pubblico, offrendo un’esperienza di gioco immersiva, realistica, e senza skin completamente dissociate dal proprio universo di gioco. Il dubbio quindi sorge spontaneo: perché, Activision?

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La causa più plausibile per il possibile fallimento di Black Ops 7, a mio avviso, risiede nel modo stesso in cui i team di sviluppo e i responsabili del marketing di Treyarch e Activision hanno lavorato a entrambi i giochi, cioè, in contemporanea. Infatti, come riporta IGN citando un’intervista al direttore creativo associato Miles Leslie, i due titoli sono stati sviluppati allo stesso tempo e hanno ricevuto il via libera per l’inizio dei lavori nello stesso periodo.

Leggendo tra le righe, si intravede quindi un’idea ben precisa che i team potrebbero avere studiato per la produzione e release di entrambe le opere: fare leva sul fattore stupore pubblicando due Black Ops, di cui uno più “grounded” e in stile BO1, e l’altro più futuristico, quest’ultimo un aspetto sottolineato dallo stesso direttore creativo.

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Tuttavia, nonostante quest’ultima avesse potuto rivelarsi una strategia di marketing geniale, essa comportava anche grandi rischi. Non era infatti una novità che la community di Call of Duty fosse stanca di ricevere sempre i soliti prodotti triti e ritriti con una spolverata di battle royale, un sentimento esacerbato dai battle pass e le skin di Black Ops 6.

Iniziando lo sviluppo in contemporanea di due giochi collegati e mantenendo il sistema battle pass (che mi permetto di chiamare “pay to skin”) Treyarch, Raven e Activision avevano dal principio accettato un impegno a lungo termine: sia il 2025 che il 2026 sarebbero stati dedicati a due esperienze fondamentalmente simili.

Ciò implicava, a conti fatti, che gli sviluppatori non avrebbero avuto il tempo di cambiare rotta nel caso in cui la fan base non avesse apprezzato Black Ops 6, dato che Black Ops 7 si sarebbe già trovato in un’avanzata fase di sviluppo nel 2025. Oggi, dopo aver visto i trailer di BO7 e aver speso qualche ora sulla beta, sembra proprio che questo rischio sia diventato realtà.

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Cosa offre Call of Duty: Black Ops 7?

Sul sito ufficiale di Call of Duty, troviamo un dettagliato riassunto di tutte le caratteristiche del nuovo gioco in uscita il 14 novembre, a partire dalle modalità disponibili per giocatore singolo, le mappe del multiplayer, l’arsenale, il sistema delle perk, e molto altro. Andando con ordine, Call of Duty: Black Ops 7 conterrà:

  • Una campagna fruibile in giocatore singolo o in co-op fino a un massimo di 4 giocatori;
  • Multiplayer 6 contro 6 con 16 mappe, di cui 3 rimasterizzate da Black Ops 2, tra cui Raid;
  • Nuova modalità multigiocatore 20 contro 20, con l’aggiunta di tuta alare e rampino;
  • Modalità zombie a round con una mappa al lancio.

Per quanto riguarda i personaggi della campagna e della modalità zombie, vedremo sia personaggi già conosciuti, come Raul Menendez e Nikolai Belinski, che nuove leve, come Emma Kagan, la direttrice generale della Gilda, un’azienda tech che conosceremo meglio durante la campagna.

Due leggendarie mappe di Black Ops 2 che torneranno su BO7

La storia del gioco ruota attorno alla scoperta di un’arma letale che Menendez vuole usare per distruggere il mondo nel vicino futuro in cui è ambientata la storia di Black Ops 7: il 2035. La Gilda, in particolare, è un’azienda tech che ha intenzione di unirsi agli sforzi della squadra JSOC, guidata da David Mason, per fermare Menendez. La trama del gioco si tesse tra varie località, tra le quali la città di Avalon, nel Mediterraneo, e l’Alaska. La campagna, infine, si conclude con una missione cooperativa che permette l’accesso di altri giocatori fino a un massimo di 32, ma non vi sono molte notizie a riguardo.

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Per quanto concerne il gameplay, l’omnimovement è stato migliorato, sono stati aggiunti i wall jump, e il sistema delle scorestreak è stato arricchito, permettendo ai giocatori di livellare ciascuna di esse, sbloccando potenziamenti. Per esempio, la miglioria di alcune scorestreak permette di aumentarne il danno o la durata.

Anche le armi (in stile futuristico) sono ora migliorabili con l’uso, e la maggior parte degli abbellimenti cosmetici ottenuti dai giocatori in Black Ops 6 sono trasferibili al nuovo capitolo, tranne le mimetiche delle armi. Sarà inoltre possibile condividere le proprie classi con gli amici.

A conti fatti, tuttavia, siamo sicuri che il nuovo Call of Duty ci stia offrendo il massimo? Scopriamolo.

Call of Duty: Black Ops 7 | Multiplayer Gameplay Reveal Trailer

Call of Duty: Mancano idee fresche

Che cosa traiamo da tutto ciò? Essenzialmente nulla. Black Ops 7 non sarà esponenzialmente diverso dal suo predecessore. Non è un mistero, in fondo, che aziende come Activision spesso scelgano di andare sul sicuro per accontentare la propria fan base, preferendo riciclare invece che innovare. Tuttavia, Activision sembra aver esaurito i propri assi nella manica per tenersi stretta la propria community di utenti. La pubblicazione di Modern Warfare di qualche anno fa sembrava aver dato nuova vita al franchise, forse soprattutto grazie al realismo del titolo e all’effetto nostalgia, ma questa è solo speculazione.

Ciò che invece risulta ovvio è che Call of Duty, negli ultimi anni, ha viaggiato su vari assi temporali, dalla Seconda guerra mondiale con WWII e Vanguard, al futuro più remoto con Infinite Warfare. Ora, giustamente, manca del terreno su cui costruire, un po’ come con Assassin’s Creed. A questo si aggiunge il fatto che tutte le caratteristiche di BO7 che abbiamo riassunto sopra non sono in minima parte innovative, non stravolgono positivamente l’esperienza di gioco come da anni richiesto e reclamato e non consegnano ai giocatori il prodotto che si meritano.

Ancora una volta, ci troviamo di fronte a un titolo il cui ritmo sarà scandito da varie stagioni di gioco, pacchetti arma, battle pass, skin, con un comparto grafico, HUD e gameplay molto simili al suo predecessore.

Sarà questa forse la fine di Call of Duty? Battlefield sarà molto diverso? La risposta è sicuramente “no”. A breve scopriremo perché.

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Battlefield 6: La promessa sarà mantenuta?

Electronic Arts, questa volta, ha sicuramente interpretato l’aria che gira nella community dei fan degli FPS meglio del suo più grande competitor: Activision. A luglio di quest’anno, ci siamo trovati di fronte a un annuncio spettacolare: uno sparatutto realistico, ambientato ai giorni nostri, in un contesto geopolitico paurosamente attuale, con una distruttibilità ambientale non offerta da Call of Duty e, per fortuna, niente skin cartoonate.

Per alcuni, sicuramente è stato un miraggio. Dopo anni di preghiere, è comparso sul mercato un prodotto che ha preso seriamente le esigenze dei fan del genere e le ha rese una priorità. La community è letteralmente al settimo cielo al momento e sembra che la beta del gioco abbia soddisfatto le aspettative di molti.

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Tuttavia, anche Battlefield 6 deve ancora dimostrare di essere l’opera che tutti aspettano. Le aspettative per il gioco sono giustamente alte, e se non dovessero essere soddisfatte, potrebbe bruciare. Ouch.

Serve ricordare, inoltre, che il titolo non sarà completamente libero da microtransazioni, poiché sicuramente conterrà uno o più battle pass, come si può dedurre dai contenuti aggiuntivi del pre-order della Phantom Edition del gioco, tra le quali spiccano pacchetti arma e skin soldato, per non menzionare il recentissimo trailer della campagna che, in perfetto stile Call of Duty, contiene una pubblicità del battle pass alla fine.

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Che cosa offre Battlefield 6?

Per quanto riguarda il setting e le dinamiche di gioco, però, Battlefield 6 sembra essere il titolo che più ha voluto accontentare i fan, con una campagna che, anche se breve, è ambientata in un futuro prossimo fittizio (il 2027) in cui le nazioni del mondo sono in guerra tra di loro e la NATO si trova all’orlo del collasso, sostituita da un’organizzazione militare chiamata Pax Armata. Non sono presenti caratteristiche futuristiche legate al gameplay che, al contrario, si basa su dinamiche di guerra contemporanee, con una grande attenzione alla distruttibilità ambientale.

Durante le ore di gioco singolo in questo Battlefield, l’utente vestirà i panni di vari membri della squadra Dagger 13, impegnata nella lotta contro Pax Armata. Ogni personaggio avrà delle abilità speciali, e sarà possibile dare ordini agli altri componenti della squadra per avere la meglio sul campo di battaglia.

Le modalità multiplayer, invece, ci sono familiari. I giocatori si troveranno a combattere in Conquista, Sfondamento, Dominio e molte altre. Ciò che cambia è la distruttibilità ambientale, che in questo capitolo è più realistica che mai, come si è visto dai trailer.

Anche le classi del multiplayer seguono le orme di precedenti capitoli della saga. Potremo quindi assumere il ruolo di:

  • Assalto: per il combattimento in prima linea;
  • Geniere: per la distruzione e riparazione dei veicoli, è munito di esplosivi;
  • Ricognitore: il classico cecchino, munito di C4;
  • Supporto: abile con la mitraglietta e sempre pronto a rianimare.
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Battlefield e Call of Duty: molto simili

Di primo acchito, potrebbe sembrare che Battlefield 6 e Call of Duty: Black Ops 7 siano giochi estremamente diversi. Il primo fa del realismo la propria forza e rigetta le skin non storicamente accurate in uno scenario di guerra estremamente attuale, mentre il secondo concentra i suoi sforzi sulla produzione di una campagna futuristica (benché ambientata solo nel 2035, il che si classifica come “futuro prossimo”), con armi futuristiche, perk futuristici, con wall bounce e cecchini che sparano attraverso i muri (forse in un tentativo di dissuadere i cheater?).

A conti fatti, però, ci si rende conto che Battlefield 6 e BO7 sono invece estremamente simili. Il nuovo Battlefield, in primo luogo, non ha preteso di essere diverso o migliore di Call of Duty, almeno all’inizio della sua campagna promozionale.

La “guerra tra giochi di guerra” è stata riesumata dai giocatori in un misto di hype e insoddisfazione nei confronti di Activision. Battlefield avrà anche rimosso skin incoerenti con il suo mondo di gioco, ma non le microtransazioni “pay to skin” che molti giocatori non sopportano da tempo. Il battle pass rimane nonostante EA abbia schernito Call of Duty riunendo attori famosi nell’ultimo trailer di Battlefield 6 e facendo loro interpretare la parte dei soldati solo per essere bombardati successivamente e sostituiti da veri soldati.

Battlefield 6: Official Launch Live Action Trailer

Da parte sua, Call of Duty ha annunciato che rimuoverà le skin incoerenti dal suo nuovo titolo, ma, come sempre, non le microtransazioni, non il battle pass, non tutto ciò che ha essenzialmente portato allo sfinimento la sua fan base nel corso degli anni. Siamo quindi davvero di fronte a un cambiamento epocale per entrambi i franchise? Ricapitoliamo.

Insomma, quando finisce la guerra tra giochi di guerra?

Purtroppo, non è semplice rispondere a questa domanda. Anzi, la contesa tra Battlefield e Call of Duty è un fenomeno che alcuni ricordano quasi con nostalgia. Fare leva su questa emozione umana, d’altronde, è una strategia di marketing che negli ultimi anni si è consolidata come una delle più efficaci.

Tra remaster e remake, ormai non si conta sulle dita il numero di giochi vintage che sono tornati sulle console moderne con vesti grafiche migliorate, comparti audio rimasterizzati, doppiaggi rifatti, eccetera. Solo quest’anno ne abbiamo visti almeno 3: Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, Tomb Raider IV, V, VI Remaster e Donkey Kong Country Returns HD. Nel 2023, addirittura, sono apparse sul mercato 9 opere, tra remaster e remake, tra cui Dead Space e Resident Evil 4.

Quindi, tornando alla questione “nostalgia”: chi si ricorda il fantomatico 2016, con Battlefield 1 e Infinite Warfare in competizione per il podio di migliore sparatutto e l’ira degli utenti che tacciavano il Call of Duty di quell’anno come poco originale e troppo futuristico? La storia si ripete, ahimé, e quest’anno sembra di stare vivendo un déjà vu. Tutta questa nostalgia però, cerca di ricreare momenti ed emozioni già vissuti in contesti e anni sostanzialmente differenti. Vogliamo davvero ridurci a litigare per Call of Duty e Battlefield? Non resta che rispondere domanda con un’altra, creando un drammatico cliffhanger: ma noi… vogliamo vivere nel presente o nel passato?

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Il mio viaggio nel mondo dei videogiochi è iniziato quando avevo solo otto anni, nella cameretta di mio cugino, dove PS1, PS2 e Xbox 360 coesistevano pacificamente. Ho amato alla follia titoli come Gears of War, Devil May Cry, Medievil, e Bioshock, tra tanti, senza mai smettere di giocare un secondo nel corso degli anni. Mi appassionano particolarmente i giochi ricchi di narrativa, ma mi dedico ai multiplayer competitivi allo stesso modo. Oggi scrivo di videogiochi su SpaceNerd e insegno inglese, spagnolo e italiano. Ho una formazione in critica letteraria, e all'università ho scritto una tesi sull’uso di Minecraft come risorsa per insegnare lo spagnolo. Metto quindi le mie conoscenze al servizio della mia grande passione videoludica su questa rivista, con lo stesso entusiasmo, ma in una cameretta diversa e più adulta.

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