Ghost of Tsushima Director’s Cut, la recensione: bentornato, Jin Sakai

Ghost of Tsushima Director's Cut

8.5

GAMEPLAY E LONGEVITÀ

8.0/10

COMPARTO GRAFICO E SONORO

8.5/10

COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO

9.0/10

Pros

  • Circa dieci ore di nuovo contenuto
  • Risoluzione e framerate che amplificano la magnificenza dell'opera originale
  • Dualsense ben implementato

Cons

  • Il sistema di lock sui nemici appare estraneo nei combattimenti più concitati

È passato più di un anno quando, per la prima volta, abbiamo messo le mani su Ghost of Tsushima sulle nostre PlayStation 4. Nella nostra recensione vi abbiamo parlato di quanto il titolo di Sucker Punch Productions (noti per la serie di Sly Cooper e Infamous) fosse grandioso nel suo essere un open world diverso dal solito, capace addirittura di conquistare buona parte dei videogiocatori senza andare in contro al fenomeno del burnout che il genere da anni ormai si porta sulle spalle.

Dopo un lancio sul mercato eccezionale, dopo essersi confermato come miglior titolo di Sucker Punch in termini di vendite, l’avventura di Jin Sakai si ripropone al pubblico sotto una nuova veste, in quella che è la sua Director’s Cut, che mantiene inalterata l’esperienza narrativa del suo titolo originale, aggiungendo migliorie tecniche e ludiche, nuovi contenuti e soprattutto l’aggiornamento e la completa compatibilità con tutte le feature di PlayStation 5.

Il vento di Tsushima soffia verso nuovi orizzonti

Approdati su Tsushima subito dopo aver terminato il nostro viaggio sull’isola, verremo chiamati a indagare su misteriosi avvenimenti vicino alla costa, andandoci così a imbattere contro truppe mongole possedute da un misterioso canto.

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Una nuova minaccia si sta per abbattere sulla tormentata patria dello Spettro, una minaccia di morte e pazzia causata da una potente entità che risponde al nome di Aquila, una sciamana in grado di controllare la mente di coloro che bevono il suo veleno in grado di attaccare la psiche dell’uomo, provocando allucinazioni e offrendo la possibilità di decantare note di incoraggiamento nelle truppe nemiche, così da incoraggiarle in battaglia rendendole ancora più brutali e affamate di sangue.

Spetta ovviamente a Jin Sakai il compito di debellare questa piaga, portandoci così verso la radice di tale problema, ovvero l’isola di Iki. Ghost of Tsushima Director’s Cut ci porta dunque in una nuova ambientazione inedita, un’isola in cui il clan Sakai non è tollerato a seguito di azioni che hanno macchiato di sangue la katana del padre di Jin. Per tale motivo, lo Spettro di Tsushima dovrà celare la sua identità per addentrarsi nel territorio e scoprire quali intenti si celano dietro la mente dell’Aquila e dei suoi folli seguaci. Con l’aiuto di nuovi alleati, il compito del nostro Samurai sarà dunque quello di bloccare la via al veleno della sciamana per salvare sia Iki che Tsushima.

Rispetto alla campagna principale, il viaggio che intraprenderà Jin in questa espansione è molto più introspettivo e improntato sul suo aspetto psicologico. Grazie a numerosi flashback e dalle allucinazioni dovute al veleno dell’Aquila, verremo a conoscenza del passato di Jin e di come non si ritrovasse in moltissime decisioni e azioni del suo defunto padre. La sfera emotiva dello Spettro di Tsushima diventa dunque un pericolo per lo Spettro stesso, in continua lotta con sé stesso per comprendere il lato giusto e sbagliato della vita, e di come le sue azioni si riflettono su chi gli sta intorno.

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I contenuti dell’espansione dell’isola di Iki ci hanno accompagnato per circa dieci ore, contando che in esse abbiamo avuto modo di esplorare in lungo e in largo l’isola e di portare a termine racconti secondari e di completare alcune sfide. Tra queste, risaltano quelle di tiro con l’arco e il torneo di bokken nel rifugio di Fune, contenuti inediti e esclusivi della nuova location di Ghost of Tsushima. Non mancano poi attività legate al comparto esplorativo, dove andremo ad affiancare a tutto ciò di già visto su Tsushima la ricerca di meravigliosi santuari, ognuno dedicato a un animale differente, nei quali dovremo completare un minigioco sfruttando il sensore di movimento del DualSense per ottenere degli amuleti da equipaggiare.

Veleno e morte

L’intento dell’Aquila è quello di soggiogare i mongoli rimasti nei pressi di Tsushima per conquistare prima Iki e poi Tsushima stessa, creando un esercito che sfrutta allucinazioni e pazzia per portare morte sul suo cammino.

Questo veleno permette dunque di schierare sul campo nuovi nemici da affrontare, ovvero gli sciamani, soldati che grazie al loro canto infondono maggiore forza e resistenza all’esercito mongolo, in grado di attaccare con più rabbia e potenza lo Spettro. Tali nemici spesso si posizionano nelle retrovie, e sarà una nostra priorità abbatterli per primi per evitare di doverci scontrare con nemici assetati di sangue che non accusano colpi in caso di scontri diretti.

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A questo, si aggiungono nuovi soldati mongoli in grado di variare il loro moveset, passando dall’utilizzo di spade all’utilizzo di scudi e lance, rendendo più dinamico il sistema di combattimento e mettendoci alla prova nel cambiare e scegliere saggiamente quale forma utilizzare contro un nemico che varia assetto di combattimento in base alle nostre mosse.

Tra le aggiunte in campo ludico, spicca il tanto richiesto sistema di lock sui nemici. In una prima analisi del gioco ci eravamo chiesti come mai tale sistema non fosse stato aggiunto, consapevoli che negli scontri meno concitati la meccanica sarebbe tornata utile. Ebbene, grazie alla Director’s Cut è stato implementato, rendendo decisamente più semplici gli scontri contro le singole unità, ma non splendendo in quelli in cui sono presenti più nemici, palesando il fatto che questa funzione sia stata inserita successivamente e non integrandosi alla perfezione con il sistema di combattimento attuale di Ghost of Tsushima.

Integrazione e supporto a PlayStation 5

Il vero fiore all’occhiello di questa Director’s Cut è il supporto a PlayStation 5. Ghost of Tsushima era già bello da vedere su PlayStation 4 (e PlayStation 5 in versione retrocompatibilità, ndr.) proprio grazie al suo apprezzatissimo comparto artistico che regala sempre meravigliosi paesaggi, curati per ricreare nei dettagli quel feeling orientale che tanto abbiamo amato del titolo.

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Su PlayStation 5 tutto viene ulteriormente accentuato: il titolo ora offre una risoluzione 4K nativa e 60 frame per secondo granitici, valorizzando ulteriormente la palette di colori di Tsushima e di Iki, rendendo meraviglioso qualsiasi dettaglio a schermo, e offrendo dinamicità sia in fase di esplorazione che a katana sguainata.

I caricamenti del gioco sono inesistenti, esattamente come la neonata di casa Sony ci ha abituato nel suo quasi primo anno di vita. I viaggi sono davvero rapidi, e l’architettura di memoria di PlayStation 5 ci permette di spostarci da un luogo all’altro in un battito di ciglia. La versione next-gen del titolo consente anche di trasformare e importare il nostro precedente salvataggio PlayStation 4, consentendoci di continuare l’avventura di Jin Sakai da dove l’avevamo lasciata, senza perdere alcun progresso.

Ciò che abbiamo più apprezzato però è l’integrazione del feedback aptico e dei trigger adattivi del DualSense nel corso della nostra avventura in Ghost of Tsushima. Grazie ai precisissimi sensori, siamo in grado di percepire col tatto i sentieri che percorriamo, sentendo i ciottoli sotto il nostro destriero, o tastare la vibrazione che l’acciaio della nostra lama provoca all’incrociarsi con un’altra, o ancora sentiamo suonare attraverso la vibrazione il nostro flauto. I trigger adattivi invece pongono resistenza al tirare con l’arco, grazie a un precisissimo calcolo della tensione sotto i nostri polpastrelli che permette quasi di provare davvero la sensazione di scoccare una freccia.

La miglior versione di Ghost of Tsushima

Se Ghost of Tsushima era un ottimo open world, la sua Director’s Cut amplifica ulteriormente il nostro verdetto sul titolo. Sucker Punch Productions si è impegnata davvero tanto sul rifinire molti aspetti tecnici, offrendo una versione PlayStation 5 decisamente più pulita e con colori ancora più vividi e splendenti, lavorando in modo eccellente sull’integrazione del DualSense per offrire un’esperienza definitiva della loro ultima fatica.

L’isola di Iki è sinceramente uno spettacolo per gli occhi: ci siamo sbizzarriti a tornare a utilizzare la modalità foto del titolo per immortalare quasi tutte le catture che avete visto nel corso della lettura della recensione. Seppur non enorme, essa ci ha offerto del contenuto qualitativamente alto, con racconti secondari interessanti e attività sempre lontane dal concetto di burnout da open world poiché ben distribuite e sempre diverse le une dalle altre.

Cavalcare con il nostro fidato Sora per le terre di Tsushima non è mai stato così bello.

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Simone Montanaro

Sviluppatore software di professione, Simone inizia la sua carriera videoludica già dall’infanzia, crescendo nel mondo PlayStation e seguendo le orme del padre. Predilige per lo più opere con una forte componente narrativa e adora immergersi nei panni dei protagonisti che va via via a giocare. Adora alternare momenti ludici con la visione e/o lettura di opere orientali, ma non si rifiuta di approcciarsi alle novità!

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