Molti hanno amato questa pellicola, ma altrettanti ne sono rimasti al contrario delusi. Con le sue tre ore ed un minuto, Endgame tira le somme di ben 11 anni di storie supereroistiche firmate Marvel Studios.
Per redigere questa recensione, chi scrive ha dovuto guardare il film attentamente ed in solitudine per ben tre volte. Quanto segue è frutto di ben 9 ore di Avengers, nude e crude.
Banale, ma necessario avvertimento per i lettori: il presente articolo contiene spoiler.
Un buon modo per iniziare una recensione di Avengers: Endgame è proprio definendolo per ciò che è: tutto, fuorché un film. Già, perché Endgame può essere al contempo tante cose differenti, ma per tutta la sua durata dimostra di non avere la pretesa di essere un film come gli altri.
Chi si trova in sala, davanti al grande schermo, assiste ad un continuo ribaltamento di fronte, capace inizialmente di disorientare gli spettatori, per poi risolversi nella più grande delle avventure dell’universo cinematografico Marvel. Nella pellicola, diretta dagli acclamati fratelli Russo, si ride, si resta senza fiato, si piange.
La narrazione parte subito dopo i fatti raccontati in Infinity War, quando degli Avengers disperati ed arrabbiati cercano la propria vendetta contro Thanos. La cosa che davvero colpisce di questa pellicola è che mostra immediatamente ciò che ci si aspetta di vedere, subito prima dei titoli di coda. L’Eterno più odiato dell’universo viene infatti rintracciato, raggiunto e decapitato.
Una sequenza che in sala lascia tutti a bocca aperta, non tanto per ciò che mostra, quanto invece per il quando. Proprio in questo senso, possiamo definire Endgame un non-film: questo sviluppo di trama riscrive drasticamente gli schemi precedentemente utilizzati dai Marvel Studios.
La storia prosegue con un timeskip lungo 5 anni, in cui ogni supereroe (e superstite) cerca – in un modo o nell’altro – di ritrovare il suo posto nel mondo. L’illuminazione vincente arriva da Ant-Man, la cui idea condurrà a Tony Stark, ora diventato buon marito e padre di famiglia. Come era facile aspettarsi già da prima dell’uscita di questo cinecomic, l’espediente utilizzato per risolvere “lo schiocco” sarà il viaggio nel tempo.
Proprio il sopracitato viaggio nel tempo – nella pellicola chiamato invece furto del tempo – da un lato offre sì un facile correttore spaziotemporale, ma dall’altro rende il narrato piuttosto lento.
Attenzione: quella che si prova guardando lo svolgersi degli eventi non è una lentezza che stanca, piuttosto è qualcosa che aiuta lo spettatore ad uscire dal disorientamento iniziale, per avviarsi verso il vero Plot-Twist.
C’è pur sempre un ‘Ma’ che fa strizzare l’occhio: queste sequenze in giro per il tempo funzionano solo alla prima visione del lungometraggio. Già, poiché le tante gag e sottotrame che si creano con i vari viaggi sono qualcosa che mal si addice ad un rewatch (pratica tra l’altro molto diffusa tra la gran parte del pubblico a cui questo film si rivolge principalmente).
Quando si va in sala la seconda (o terza) volta consecutiva, la lentezza che prima ci aiutava ad assaporare per bene lo svolgersi degli eventi, diventa man mano un macigno che si scaglia pesantemente sulla nostra pazienza. Benché sia molto ben realizzata, la parte centrale del film risente drammaticamente della corposa sequenza d’azione presentata nella fase finale del racconto.
Nell’ultima mezz’ora del lungometraggio vediamo infatti scendere in campo tutti gli Avengers, intenzionati a porre fine una volta per tutte alla crudeltà di Thanos. Proprio per questo motivo, Avengers: Endgame, può essere definito un ottimo usa e getta, da gustare tutto d’un fiato, ed una volta sola.
Come ogni finale che si rispetti, questa pellicola non lascia nulla in sospeso, dicendoci chiaramente che non si tratta di una storia da vivere ripetutamente. D’altra parte, visto che si tratta di un epilogo, sarebbe innaturale poterlo gustare all’infinito godendone sempre allo stesso modo.
Come già detto in apertura, Avengers: Endgame rappresenta la chiusura di tutto ciò che è stato raccontato in 11 anni di Marvel Cinematic Universe. Quanto raccontato, però, non vuole essere una chiusura definitiva del mondo dei tanto amati cinecomic, piuttosto sembra essere un grande, colossale, passaggio del testimone.
Ognuno degli Avengers Originali trova in questa pellicola vede sì compiersi il proprio cammino da eroe, ma lo fa assicurandosi di aver lasciato qualcuno in grado di sostituirlo nella difesa del mondo.
L’intero racconto ci parla di come una vecchia generazione di eroi cerchi di risolvere i propri errori passati per poter lasciare la miglior eredità possibile alle nuove leve. È un passaggio del testimone continuo, senza sosta: Ronin (a.k.a. Hawkeye) allena sua figlia nel tiro con l’arco; Nat si sacrifica per recuperare la Gemma dell’Anima; Tony rinuncia a tutto pur di non cancellare gli anni passati con sua figlia. Si potrebbe continuare letteralmente all’infinito.
Le scene che più rendono l’idea di questo passaggio sono senza ombra di dubbio quelle legate ai tre Avengers “principali”: Thor, Capitan America ed Iron Man. Mentre il primo lascia il regno di Asgard in mano ad una nuova regina, il secondo consegna in eredità a Falcon (Sam) il suo iconico scudo, incoronandolo come il “nuovo” Capitan America.
Colui che però sacrifica davvero tutto per l’umanità è Tony Stark, che con una frase già diventata culto – Io sono Iron Man – chiude la sua saga nella maniera più epica possibile. Il primo Avenger di questo universo cinematografico è anche colui che lo salva dalla distruzione, lasciandosi dietro una moglie, una tenera figlia ed un pupillo – il bimbo ragno – ora pronto a prendere il suo posto.
In questo frangente, particolare attenzione va posta sull’interpretazione magistrale di Robert Downey Jr. Sofferente, stanco, incazzato, epico.
Avengers: Endgame si racconta evocando storie di altri mondi, ma per altri pubblici. La straordinaria quantità di citazioni presenti in questo lungometraggio lo rendono una pellicola fortemente adatta ad ogni tipo di pubblico. Si parte dalle svariate citazioni a tutti i film di fantascienza che prevedono il viaggio nel tempo, fino ad arrivare ad un’inaspettata rivisitazione del Grande Lebowski.
Abbondano, ovviamente, i riferimenti agli altri film del MCU – soprattutto perché i nostri eroi si recano letteralmente nelle linee temporali di alcuni di essi.
Troviamo quindi citazioni su Avengers (2012), durante la battaglia di New York, ma anche a stand-alone come Ant-Man (il laboratorio del dottor Pym), Iron Man 3 (se vi foste chiesti chi fosse quel ragazzo al funerale di Tony, riguardatelo con attenzione), Capitan Marvel e Winter Soldier.
Insomma, in questo lungometraggio ce n’è veramente per tutti i gusti. Ma le citazioni che più appassionano e stupiscono i nerd in sala sono quelle che richiamano direttamente l’universo comic attuale e passato.
Ad esempio, in una sequenza ambientata nel 2012, Capitan America ha stupito i più pronunciando un assurdo “hail Hydra”, ma non era certo la prima volta che Steve pronunciava quelle parole: lo fa infatti anche in Captain America: Steve Rogers 01.
Lo stesso Cap, è protagonista di tante altre citazioni fumettistiche: dal il suo combattimento con Thanos (scena fedelmente riprodotta da The Infinity Gauntlet del 1991); fino al suo eclatante gesto di essere riuscito a sollevare perfino il martello di Thor (Mjolnir).
Altre citazioni ai fumetti possono essere rintracciate anche nell’outfit di determinati personaggi: la capigliatura di Capitan Marvel è la stessa del suo corrente corrispettivo fumettistico; la tuta utilizzata da Spider-man è la già nota Iron Spider di Civil War; l’aspetto di Hawkeye dopo il timeskip è quello che lo vede nei panni di Ronin nei comics; infine Hulk/Banner altri non è che la rappresentazione di Dottor Hulk, personaggio apparso anche lui nei comics e che incorpora proprio l’unione di Bruce ed il suo alter ego verde.
Insomma, in Endgame sono presenti innumerevoli perle nascoste che non fanno altro che dare maggior spessore ad un prodotto già di per sé massiccio e ben costruito.
Tirando le somme, Avengers: Endgame si rivela essere un ottimo prodotto cinematografico, senza però essere un film. L’intera pellicola può essere infatti interpretata come una vera e propria lunga antologia di 3 ore ed 1 minuto che ripercorre la storia del cinema popolare e dell’universo cinematografico Marvel.
Endgame è un lungometraggio capace di raccontare e di raccontarsi, senza mai stancare il pubblico in sala. Ottimi tempi comici permettono agli spettatori di ridere al momento giusto. Nella pellicola c’è spazio anche per azione e tanti, tantissimi sentimentalismi strappalacrime, ma mai pesanti, al contrario ben inseriti nel mosaico generale.
I problemi vengono a galla quando si cerca di goderselo per uno dei più semplici rewatch, poiché la parte centrale del racconto non è facile da mandar giù conoscendo già quanto accadrà nell’ultima mezz’ora.
Con un comparto tecnico che non conosce macchia ed un cast ben rodato in 11 lunghi anni di produzione, Endgame rappresenta il Cinecomic definitivo. Seppur non chiudendosi a prospettive future, si conclude così un’era, ed entrano adesso in gioco le nuove leve.
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