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Senua’s Saga Hellblade 2, la recensione: l’ipotesi dopaminergica

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La schizofrenia è una psicosi cronica, caratterizzata da persistenza di sintomi di alterazioni delle funzioni cognitive e percettive, del comportamento e dell’attività, tali da procurare un forte disadattamento della persona e compromettere le normali attività di vita. Grazie allo psichiatra Kurt Schneider riusciamo, al giorno d’oggi, a differenziare la schizofrenia da altre tipologie di psicosi, grazie ad una serie di sintomi psicotici che risultano particolarmente caratteristici di questa condizione. Essi sono noti come sintomi di primo rango di Schneider.

Molto probabilmente vi starete chiedendo come mai una recensione di un videogame possa iniziare con questo cappello iniziale spiccatamente scientifico. La spiegazione è nell’essenza stessa dell’esperienza che Senua’s Saga Hellblade 2 vuole restituire al giocatore.

Se nel primo titolo ci siamo persi nei meandri della mente frammentata di Senua, cadendo insieme a lei in una spirale oscura da cui ne siamo usciti a stento, in questo sequel, il viaggio della protagonista si svolge in una dimensione molto più reale, pur fortemente condizionata dai suoi problemi psicotici. A maggior ragione, conoscere i suoi sintomi può aiutare ad orientarci al meglio nei confronti di ciò che sperimentiamo durante l’avventura, e a fidarci delle esperienze che Senua vive sulla sua pelle, facendole anche nostre.

‘’Forse è per questo che la gente temeva di vedere il mondo attraverso i suoi occhi. Perché se credi che la realtà di Senua sia distorta, devi anche accettare che anche la tua potrebbe esserlo’’

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Nel primo titolo, il Narratore descriveva così la misera vita di Senua, cresciuta come un mostro, denigrata, isolata per via della sua condizione psicologica, tragicamente strappata dall’unica persona che ha visto in lei più della sua malattia; fino a farla rifugiare nella sua stessa mente, il luogo più pericoloso dove una persona con gravi sintomi psicotici potrebbe mai chiudersi.

In Senua’s Saga Hellblade 2, il nuovo fardello che Senua decide di portare sulle proprie spalle la porterà a viaggiare in quella che il Narratore definisce ‘’Midgar’’, la casa degli uomini, e nelle circa 6-7 ore di avventura che affronteremo sperimenterà ancora una volta sulla sua pelle l’orrore che gli uomini stessi possono generare, al pari di quello degli Dei che ha già affrontato. Allo stesso tempo, farà capolino un nuovo sentimento, un piccolo raggio di luce che tiene faticosamente ricuciti i pezzi di un mondo consumato dall’oscurità: la fiducia.

Sin dalle prime battute di questa esperienza, ho sentito una forte connessione col tema della fiducia, proprio perché, nel primo titolo, tutto riportava Senua ad una condizione di solitudine, vergogna e sfiducia verso sé stessa data dalle sue condizioni. Come puoi fidarti di una persona con gravi problemi psichiatrici? Come puoi dar credito a ciò che vede o a ciò che sente?

In Senua’s Saga Hellblade 2, la tragica condizione di alcuni popoli ridotti alla miseria da entità sovrumane, porta queste popolazioni a vedere in Senua la prescelta che li porterà alla salvezza, colei che è capace di squarciare il velo che si pone tra il mondo degli uomini e quello degli Dei, in grado di liberarli dalle loro piaghe. Come biasimarli? Noi stessi abbiamo iniziato a capirci qualcosa sulla schizofrenia e sui problemi psicotici solo a partire dagli anni ’60, tramite una serie di studi che hanno portato alla formulazione dell’ipotesi dopaminergica.

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La dopamina è un importante neurotrasmettitore, prodotto da diverse aree del cervello, che svolge un ruolo importante nel comportamento, nella cognizione, e anche nell’umore. Allo stesso tempo agisce sul sistema nervoso simpatico causando accelerazione del battito cardiaco e innalzamento della pressione del sangue. Tutte queste caratteristiche hanno portato all’ipotesi che i principali sintomi della schizofrenia dipendano proprio da una mancata regolazione del rilascio di questa sostanza, in grado, allo stesso tempo, di donare piacere, così come innescare gravi forme di psicosi.

In questa recensione tenterò di utilizzare i meccanismi alla base dell’ipotesi dopaminergica, che porta ai già citati sintomi di primo rango di Schneider, per dare luce ai miei pensieri e sensazioni su questo titolo. Ancora una volta ci troviamo a scavare nel profondo della mente di Senua, e di riflesso anche in quella del videogiocatore, per dare un senso ad un mondo pericoloso, selvaggio, oscuro, dove è difficile capire dove rifugiarsi per essere al sicuro, nella propria mente o nel mondo tangibile? Dovrete fidarvi di me, come io mi sono fidato di Senua e di Ninja Theory, che hanno confezionato un prodotto che lascerà sicuramente un segno nella storia del medium.

Primo sintomo: allucinazione visiva

Appena ci si immerge nel mondo di Senua’s Saga Hellblade 2, non si può far altro che rimanere totalmente a bocca aperta nell’osservare un mondo ricostruito al vero limite del fotorealismo. Spesso nel medium videoludico si abusa di questo termine come indicatore di una ‘’next gen’ di cui ancora sentiamo il bisogno, ma in questo caso il termine è assolutamente calzante, poiché vi si aprirà davanti ai vostri occhi qualcosa che non avete mai visto in nessun altro titolo che avete giocato.

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Nel suo nuovo viaggio attraverso il mondo degli uomini, Senua decide di percorrere la tratta degli schiavi che il popolo vichingo perpetra a cominciare proprio dalle sue terre. Si fa deliberatamente catturare da uno schiavista e viaggia su una nave diretta nella terra natìa dei nemici, convinta che quello sia il giusto percorso da intraprendere per arrivare alla fonte dell’oscurità che opprime il suo popolo, e tanti altri, con lo scopo di porre fine a questo orrore.

Questo fardello autoinflitto la porterà a viaggiare su di un’isola completamente in balia della natura, l’Islanda. Gli uomini non sono l’essere dominante in queste terre, costretti a sopravvivere in condizioni estreme per colpa di alcuni giganti, personificazione della brutalità della natura, che li tengono sotto scacco, li assediano, rendono la loro vita infernale, portandoli a gesti disumani solo per tentare di placare l’ira di questi esseri.

Il racconto si dipana attraverso una moltitudine di scenari naturali ricreati maniacalmente. A partire dalle spiagge tormentate dai mari in tempesta, dove è possibile vedere molte navi riportate a riva ormai distrutte dalla furia del mare. Steppe aride, che rendono la crescita della vita quasi impossibile, aree sconvolte dalla furia di stratovulcani che ciclicamente rivoluzionano la morfologia del territorio in cui rilasciano la loro ‘’rabbia’’, non permettendo insediamenti umani duraturi. Caverne anguste, strette, soffocanti, che fungono da riparo e, allo stesso tempo, da gabbie labirintiche dove tanti non sono più riusciti ad uscirne vivi. Tutti questi luoghi sono ricostruiti in maniera tale da poterci immergere nel miglior modo possibile in questa terra selvaggia, dove l’uomo è preda, non predatore.

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Camminare sulle spiagge torturate dalle onde, trovare percorsi sicuri tra le gole aride delle steppe, infilarci in spazi angusti e strettissimi delle caverne, costituisce l’attività principale di questa esperienza videoludica, accompagnata da un senso di stupore continuo per la quantità di dettagli che è possibile ammirare in ogni singolo scenario e per ogni singolo elemento, dai ciottoli bagnati dalla pioggia, ai flebili corsi d’acqua che ci faranno da guida, alle rare insenature da cui filtrerà un raggio di luce utile ad illuminare un minimo il nostro cammino.

Com’è possibile, attualmente, raggiungere questo standard di qualità in un videogioco? Siamo vittime di un’allucinazione? Ovviamente no. Per ottenere questa qualità fotorealistica, Ninja Theory ha rinunciato innanzitutto a gran parte dell’interazione con l’ambiente, limitando il giocatore a poter fare pochissime cose, seppur in maniera quasi perfetta dal punto di vista tecnico, in un mondo di gioco che, a conti fatti, risulta un bellissimo e lunghissimo corridoio, dall’inizio alla fine dell’avventura. In pochissime occasioni avremo la sensazione di essere liberi di esplorare, potendo deviare il percorso e scovare alcune incisioni che ci porteranno a riascoltare la voce di Druth, intento a raccontarci una nuova storia del folkrore norreno che si intreccerà, ancora una volta, con la vita della protagonista.

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L’altra occasione è proprio data dalle allucinazioni visive di Senua, che riesce a scorgere segni dove nessun altro riesce. È grazie a ciò che, anche in questo sequel, potremo servirci degli occhi di Senua per completare delle nuove fasi rompicapo che abbiamo già sperimentato nel primo titolo, le quali risultavano un po’ croce e delizia della prima fatica targata Ninja Theory.

In Senua’s Saga Hellblade 2, queste fasi sono leggermente diminuite, rese più snelle e variegate, ed intervallate ad una variante nel gameplay che aiuterà a rendere meno tediose queste porzioni di gioco. Senua non solo scorgerà segni e simboli nel mondo reale, ma riuscirà anche a spostarsi tra due realtà, che sembrano coesistere e influenzarsi tra loro, permettendole di proseguire col proprio viaggio.

Questo limbo in cui la protagonista sembra bloccata, è un’interessante fonte di studio attuale per capire le dinamiche delle psicosi. Senua stessa è ben conscia della realtà in cui tutti gli altri vivono, ma allo stesso tempo la percepisce alterata, deformata, influenzata da ciò che solo lei percepisce come la sua realtà, condizione che destabilizza la sua esistenza, tenendola costantemente in dubbio su tutto ciò che osserva.

Alcuni eventi che le causano stress, così come stati d’animo quali ansia, paura, rabbia, sembrano peggiorare questa condizione, portando le due realtà percepite quasi a collimare tra loro, forzando la donna a non riuscire più a scindere i due piani esistenziali, in porzioni dell’avventura fortemente impattanti dal punto di vista visivo e psicologico per il giocatore stesso.

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Il colpo d’occhio di Senua’s Saga Hellblade 2 è formidabile. Per essere così si deve rinunciare ad un gameplay variegato, ma l’intero progetto di Ninja Theory permette di sopportare queste rinunce. La scelta di utilizzare un setting naturale, con pochi personaggi a schermo, e scegliendo in modo oculato quando e come interagire con l’ambiente, ha dato modo di donare ai giocatori una grafica spaccamascella che, a parer mio, fissa uno standard attualmente insuperabile per chiunque voglia creare un titolo anche solo minimamente più orientato al gameplay.

Secondo sintomo: Allucinazioni uditive

Come ben sappiamo sin dal primo titolo, Senua è costantemente tormentata da tante voci nella propria testa, che influenzano irrimediabilmente il suo pensiero. Abbiamo già abbondantemente fatto la conoscenza delle Erinni, o Furie, le ‘’voci della vendetta’’, che accompagnano costantemente Senua nel suo viaggio. Nel primo titolo potremmo quasi considerarle per gran parte del viaggio come nemiche, che costantemente denigrano, prendono in giro, si fanno beffe di Senua e dei suoi fallimenti, minando qualunque sua certezza. In Senua’s Saga Hellblade 2, forte del percorso intrapreso nella prima avventura nella propria mente, Senua sembra convivere meglio con queste ingombranti inquiline della sua psiche.

Ancora una volta esse produrranno un chiacchiericcio costante, spasmodico, commentando tutto, continuando a giudicarla in maniera severa in talune occasioni, ma in altre risultando quasi le uniche ancore di salvezza nei momenti in cui la protagonista non riesce più a controllare i propri episodi psicotici. La sensazione è che questo rapporto malato sia diventato simbiotico, con le due parti che capiscono di non poter sopravvivere da sole.

Ne risulta, dal punto di vista del gameplay, come un costante dialogo tra le controparti, come se ormai fossero diventate un ‘’companion’’ per la protagonista. Le Erinni ci guideranno costantemente durante i rompicapi, ci suggeriranno dove volgere la nostra attenzione, durante gli scontri ci inciteranno e quando saremo a terra la loro voce sarà l’unica fonte di incoraggiamento a non mollare per non subire il colpo decisivo che porterebbe alla morte di Senua.

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Nello svolgimento della trama principale la porteranno a dubitare o a fidarsi di taluni personaggi, ad indagare al meglio su alcune situazioni. Le porranno domande esistenziali, cercheranno di consigliarla, pur risultando spesso anch’esse incoerenti, labili nella loro personalità, talvolta coraggiose, talvolta pavide. Ad esse si affiancheranno altre voci, alcune più ricorrenti, altre che potremmo sentire anche solo per una volta e mai più. Alcune incoraggeranno Senua, altre la demoralizzeranno, in un continuo dialogo interiore che non avrà mai una conclusione, fino alla fine di questa avventura.

Questa caratteristica del gioco è solo uno dei miracoli di design audio che Ninja Theory è riuscito a confezionare. Tutto ciò che riguarda l’audio design è il vero punto di forza di questo titolo. Con l’utilizzo dell’audio binaurale, la casa di sviluppo inglese, ci aveva già dato un assaggio dell’enorme potenziale di questa caratteristica nel primo titolo, ma con Senua’s Saga Hellblade 2, è riuscita a raggiungere vette sin’ora inesplorate.

Tutto ciò che potremo ascoltare tramite le nostre cuffie avrà un impatto tangibile sull’esperienza. I cieli in tempesta, il vento che fa ondeggiare una bandiera, l’acqua che scroscia sulle pietre di una caverna producendone l’eco, lo stesso ritmo del respiro di Senua in specifiche occasioni, riesce a donare un’immersione così totalizzante, che spesso non riuscivo ad avere la percezione della mia realtà. Ero in quel mondo, la pioggia bagnava la mia pelle, sentivo i sassolini sotto le mie scarpe, il fuoco mi scaldava le mani, le voci bombardavano il mio cervello, coordinavo involontariamente il mio respiro con quello di Senua.

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È davvero complicato riuscire a dare una forma scritta a queste sensazioni, ma l’audio design di Senua’s Saga Hellblade 2 è qualcosa di davvero speciale che, unito all’altissimo valore grafico del titolo, mi ha davvero dato una sensazione di immersione nel gioco che nessun altro videogioco è mai riuscito a darmi con così tanta efficacia. A mio parere, Ninja Theory è riuscita innanzitutto a dare un assaggio molto fedele delle allucinazioni uditive che le persone affette da tale psicosi sperimentano, il tutto perfettamente integrato con un audio design di cui si parlerà a lungo. Giocatelo assolutamente con le cuffie.

Terzo sintomo: irrazionalità

L’irrazionalità è generalmente il primo sintomo che ci viene in mente quando pensiamo ad una persona affetta da problemi psichici. Cosa può fare da un momento all’altro? Cosa sta pensando? Posso fidarmi? Il problema dell’irrazionalità è più che altro l’incapacità di prevedere il comportamento di tale persona, il che genera timore. In questo senso, si possono intraprendere solamente due strade, la diffidenza o la fiducia. Per l’intero progetto di Hellblade, bisogna avere per forza di cose fiducia in Ninja Theory, nel come vuole raccontare certe cose e come vuole metterle in scena.

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Senua’s Saga Hellblade 2, per come l’ho vissuto io, è una grossa scommessa di questo team di sviluppo, che ha perseguito un’idea di videogioco quasi anticommerciale, preferendo raccontare una storia, di una persona disturbata psicologicamente, che non ci dà mai un riferimento chiaro ed oggettivo di ciò che vediamo a schermo.

Senua viene utilizzata come mezzo per destabilizzarci, per toglierci certezze in quello che vediamo, in ciò che sentiamo e in quello che viviamo attraverso i suoi occhi. Il viaggio che intraprende è folle, irrazionale, una persona sola contro una macchina schiavista ben organizzata. Perché lo fa? Come può avere speranza? Non sembra quasi un semplice pretesto per lanciarla all’avventura solo perché tanto siamo in un videogame e la protagonista non può morire?

È molto di più. È un pretesto per esplorare ancora una volta la mente umana, in questo caso non solo la mente disturbata di Senua, ma soprattutto quella di persone all’apparenza clinicamente sane, che quotidianamente vivono comunque orrori, dinamiche di sofferenza e costrizioni che hanno un grosso impatto sulla propria psiche.

In una sezione specifica del gioco, vi è proprio l’esplicito ribaltamento dei ruoli che a parer mio risulta come l’essenza di questo secondo titolo. Senua non è più oggetto di biasimo, ma un’ancora di salvezza per venir fuori dalle proprie turbe psicologiche per i suoi compagni. È il mezzo per la condivisione dei propri sentimenti, delle proprie paure, per condividere l’oscurità della propria mente e fare un po’ di luce. Ognuno di noi vive costantemente stress psicologici a cui bisogna far fronte, spesso anche condividendo questi momenti di debolezza. Tutto ciò si riflette lungo tutta l’avventura.

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Il risultato è un racconto dalle oscillazioni di ritmo che qualcuno potrà trovare anche fastidioso, ma che va per forza di cose vissuto con un minimo di fiducia in ciò che si sta vivendo, poiché solo così si riuscirà a cogliere dettagli e a generare riflessioni che, a fine avventura, costituiranno il piccolo tesoro che questa esperienza vi avrà donato. È un sequel le cui lacune nel gameplay rispetto al primo titolo sono state solamente smussate, ma mai rivoluzionate per diventare commercialmente appetibili, poiché quei rompicapi, o quel sistema di combattimento davvero basico, non funzionerebbero in maniera diversa; o, peggio, andrebbero a migliorare a discapito di altre caratteristiche, evidentemente considerate molto più prioritarie nella fruizione di questo gioco.

Non mi aspetto che tutti siano d’accordo con questa idea di videogioco, va capita e serve una grossa dose di fiducia per accettare l’irrazionalità nelle scelte di gameplay e di conduzione del racconto. Quel che è certo, è che qualcosa riesce comunque a smuovere nelle proprie viscere se lo si approccia con la giusta impostazione mentale.

Senua’s Saga Hellblade 2 è un giusto sequel del primo titolo, che va a sublimare a livelli altissimi le sue caratteristiche peculiari, decidendo ancora una volta, però, di lasciare indietro alcuni elementi evidentemente mai considerati prioritari per il progetto. Affidatevi anima e corpo all’irrazionalità di Senua e lasciatevi guidare in un viaggio che trascende le realtà e vi farà scoprire anche qualcosa in più su voi stessi.

senua's saga hellblade 2
Senua's Saga: Hellblade 2
Gameplay e Longevità
6.5
Comparto grafico e sonoro
10
Coerenza e cura del dettaglio
9
Pros
Audio Design vero motore del progetto
Componente grafica realmente fotorealistica
Modalità fotografica profonda e curate
Cons
Rompicapo migliorati ma poco stimolanti
Combattimento migliore solo grazie alla componente tecnica
Il gameplay diluisce troppo il ritmo della narrazione
9
VOTO

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Cresciuto a pane e PlayStation fin dalla tenera età, poi passato al lato ''verde'' della forza. Grande appassionato di videogiochi, profondamente legato a saghe come Assassin's Creed, Kingdom Hearts e Pokémon. Altra grande passione la musica. Naruto fag. Da anni entrato nel tunnel senza uscita del binge watching di serie TV di ogni genere.

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