Negli ultimi anni, anche il mondo del gaming ha subito in maniera evidente i danni inflitti dalla pandemia e dai relativi periodi di quarantena, il che ha comportato svariati problemi di sviluppo, incertezze di pubblicazione e complicazioni comunicative: nonostante ciò, vi sono state altre realtà che hanno portato a termine determinati titoli bene e “subito”, senza ritardi o controversie di turno .
Tra queste vi è senza dubbio il più recente Hi-Fi Rush, sviluppato da Tango Gameworks (creatori di The Evil Within e Ghostwire Tokyo), e pubblicato da Bethesda su store Xbox, Steam e Xbox Game Pass, il giorno del suo stesso annuncio, avvenuto durante il Developer_Direct di Xbox.
Dopo esser rimasti incuriositi ed intrigati dalla sua presentazione, ci siamo fiondati immediatamente su di esso e ora, dopo parecchie ore di gioco in cui lo abbiamo spolpato per bene, siamo pronti a parlarvene: di seguito, la recensione di Hi-Fi Rush.
Il protagonista è Chai, un giovane adolescente appassionato di musica con l’aspirazione di diventare una rockstar, il quale infortunio al braccio lo porterà ad iscriversi al campus della Vandelay Technologies, un’immensa corporazione di natura industriale specializzata nel settore delle creazioni robotiche e degli avanzati innesti meccanici volti al potenziamento fisico degli esseri umani.
Poco dopo, si ritroverà coinvolto come cavia da laboratorio proprio in uno degli esperimenti della Vandelay, il Progetto Armstrong: a causa di un imprevisto, si troverà impiantato nel petto il suo stesso lettore MP3, che, oltre a fargli percepire sensorialmente le vibrazioni musicali del mondo attorno a sé, gli darà gli stimoli muscolari necessari per muoversi e compiere azioni proprio al loro ritmo.
Venendo sin da subito additato dall’azienda come difetto di fabbrica, i suoi capi ne ordineranno l’eliminazione: nei suoi panni, dovremo spostarci in questo maxi complesso industriale cercando di sopravvivere e al contempo di neutralizzare il sistema oppressivo e dittatoriale che ne regola i meccanismi, svelandone le intenzioni segrete di natura eticamente discutibile che vi sono dietro.
Quindi, faremo presto la conoscenza di Peppermint, una giovane ragazza esperta di tecnologia che ci guiderà nelle varie missioni, e di 808, il suo amabile gattino robotico che ci farà da spalla per l’intera durata dell’avventura.
A livello narrativo, la storia Hi-Fi Rush procede in modo lineare e tendenzialmente prevedibile, in quanto segue schemi di avanzamento tipici delle storie fantascientifiche dei cartoni animati per bambini.
Infatti, il cuore dell’avventura risiede proprio nella personalità frizzante, vivace ed esuberante dell’intero mondo di gioco e quindi dei personaggi principali e degli antagonisti, continuamente coinvolti in scambi di battute simpatiche e gag esilaranti ben calcolate, che riescono ad intrattenere comicamente il giocatore senza mai esagerare.
Al contrario del recente High on Life, il genere di comicità proposta da Hi-Fi Rush risulta giovanile e scanzonata, del tutto priva di volgarità o parolacce ma densa di situazioni, siparietti e scenette spassose e fanciullesche.
Nonostante ciò, il flusso degli eventi porterà i personaggi (ma anche il giocatore, in modo indiretto) dinanzi ad alcune sfumature narrative di natura filosofica, che sfiora in modo sottile tematiche di tipo propositivo proprio per i giovani, come l’importanza del credere in sè stessi, della forza dell’incoraggiamento, del lavoro di squadra e l’arte di sapersi arrangiare ed improvvisare dinanzi agli imprevisti.
Questo insieme di aspetti tematici, stili adolescenziali e contesti comici regalano al mood generale un piacevole senso di spensieratezza, pressoché perfetto per questo genere di esperienza: la qualità delle cutscenes animate, la bellezza di dialoghi e del doppiaggio in italiano (del tutto inaspettato), uniti al meraviglioso comparto estetico e sonoro del quale riparleremo a breve, rendono evidente quanto le intenzioni creative degli sviluppatori relative alla caratterizzazione della loro opera fossero ben chiare e precise sin da subito.
Proprio per questo motivo però, al contempo, chi non dovesse apprezzare questo genere di comicità ed approccio scanzonato e moderno potrebbe non trovarsi per niente a suo agio in questo vivace mondo di gioco.
Parlando di gameplay , Hi-Fi Rush si propone come un action adventure abbastanza classico, che alterna sequenze di combattimento e fasi platform in modo lineare.
Il combat system si può definire come un “rhytm hack’s slash“: le meccaniche base risiedono nella costante applicazione di combinazioni di attacchi leggeri, pesanti ed in volo, e relative abilità di movimento come la schivata o il rampino per muoversi agilmente nell’arena.
Man mano che avanzeremo nell’avventura potremmo utilizzare i congegni che troveremo in giro come valuta per acquistare potenziamenti passivi e combinazioni d’attacco sempre nuove, alcune che potremo persino utilizzare insieme agli altri personaggi per sferrare colpi più potenti.
Ovviamente, verranno pian piano introdotte tipologie di nemici sempre più coriacee, spesso e volentieri da sconfiggere sfruttando specifiche meccaniche di combattimento.
Fin qui tutto sembrerebbe in linea con i paradigmi ludici di un action qualsiasi, infatti ciò che rende speciale il gameplay del gioco è la sua anima da rhytm game: per riuscire a sopraffare i nemici dovremo eseguire le nostre manovre offensive proprio a ritmo, concatenando la serie di attacchi in base alla loro velocità di esecuzione seguendo i battiti musicali, ottenendo bonus ai danni inflitti e, in caso di combo completa, sferrando l’attacco “VAI COSÌ“, particolarmente potente e spettacolare.
Dall’altro lato, anche le manovre evasive e difensive saranno da eseguire seguendo i tempi, dato che persino i nemici attaccheranno a ritmo di musica.
Se già tale concept risulta del tutto atipico soprattutto per un gioco action, va notificata una scelta di design che troviamo particolarmente azzeccata.
Eseguire ogni azione a ritmo non è per niente un’impresa facile: infatti, il mondo di gioco è disseminato di segnali, oggetti, luci ed un’altra infinita di elementi dello scenario che pulsano e vibrano a tempo, il che ci aiuterà a scandire a dovere il flusso delle azioni da eseguire anche da un punto di vista visivo e non solamente sonoro.
In poche parole, il combattimento di Hi-Fi Rush si trasforma in una sorta di Quick Time Event nascosto, continuo e sempre più elaborato, del quale abbiamo l’assoluto controllo, che ci permette comunque di gestire la libertà d’approccio come meglio preferiamo.
Il risultato è qualcosa di insospettabilmente bello, il tutto riesce ad essere fluido, responsivo e dannatamente divertente: una volta presa confidenza con i comandi e con l’andamento dei ritmi, avrete sempre lo stimolo di cercare di concatenare sequenze di attacchi sempre più spettacolari, anche solo per l’aspetto puramente scenico.
Nonostante, salvo qualche eccezione, non vi siano differenze particolari nell’efficacia delle varie combo ed attacchi speciali, ci è capitato più volte di voler cambiare l’utilizzo delle tecniche per puro amor di varietà, il che rende evidente quanto stimolante sia questo particolare connubio: inoltre, le varie abilità che verranno introdotte man mano che si avanza andranno ad integrarsi con estrema naturalezza nel sistema di combattimento, fino a rendere il ventaglio di possibilità di combattimento davvero notevole.
Impossibile non spendere due parole di lode anche per quanto riguarda le bossfight: strutturate su più fasi ben differenziate tra loro, riescono ad essere intense, adrenaliniche e spettacolari, sempre accompagnate da composizioni artistiche e coreografie che fanno esplodere l’impatto scenico a schermo, al punto da rendere alcune di queste semplicemente indimenticabili.
In tutto questo, va specificato che seguire il ritmo scandito dalla musica e dal mondo di gioco non è strettamente necessario come avviene in altri giochi, dato che molte combo funzioneranno comunque anche se in modo meno efficace: se da un lato questo abbassa per forza di cose la difficoltà generale, dall’altro rende Hi-Fi Rush assolutamente godibile anche per coloro che non hanno particolare senso del ritmo, o anche per chi cerca un hack’n slash più classico.
Il nostro consiglio è comunque quello cercare di seguire la musica ed i suoi tempi, in quanto aumenta a dismisura il senso di soddisfazione e divertimento: nonostante ciò, non si può che essere sempre favorevoli quando un titolo si impegna e riesce ad essere accessibile a più persone possibili, quindi questa scelta non può far altro che bene.
In secondo luogo vi sono, come detto, tutta una serie di intermezzi nel quale a farla da padrone è proprio il platforming.
Muovendoci tra i vari settori di questa gigantesca fabbrica, dovremo superare ostacoli, saltare su piattaforme, evitare trappole con l’ausilio delle nostre capacità di movimento: in questo caso, non sarà richiesto in modo diretto al giocatore di muoversi a ritmo, in quanto saranno proprio gli oggetti dello scenario e i pericoli ambientali a farlo, il che ci costringerà comunque a comprenderne i tempismi per poter avanzare.
Nonostante tali sequenze non siano nulla di particolarmente originale, vengono poste al giocatore in modo acuto, non solo come brevi momenti di pausa dal combattimento ma anche come fughe rocambolesche, test da superare, corse contro il tempo, cambi di prospettiva ecc., in alcuni casi persino più adrenaliniche dei combattimenti stessi.
Anche in questo caso, il continuo inserimento di piccole meccaniche ed abilità uniche dona a tutte queste fasi quel pizzico di pepe e di varietà da renderle sempre piacevoli e mai noiose: ad ogni modo, Hi-Fi Rush vi darà comunque il respiro necessario per guardarvi attorno ed esplorare con la dovuta calma, a differenza, per esempio di un gioco come Metal Hellsinger che richiede di mantenere il flusso ritmico in ogni singolo istante di gioco.
Il tutto si riversa in una serie di trovate geniali, idee folli e situazioni assurde relative al contesto narrativo e a quello ambientale, che rendono questa alternanza di componenti di gameplay (che, di base, funzionano alla grande anche se prese singolarmente), tra le più trascinanti ed esaltanti degli ultimi tempi, sia in termini di design in senso stretto che a livello puramente creativo.
Inoltre anche la longevità è riuscita ad essere pressoché sorprendente: nonostante l’intensità dell’avventura, il gioco si attesta sulle 9/10 ore di gioco, offrendo diversi spunti di collezionismo e relativo completismo.
Da elogiare anche la rigiocabilità, dato che una volta completata la campagna, si sbloccheranno nuove sfide, modalità, possibilità di personalizzazione e verranno persino aperte alcune porte all’interno dei vari livelli che erano inizialmente chiuse, dietro alle quali si celano segreti relativi ad una quest secondaria con tanto di sottotrama, che porta a sua volta ad un finale alternativo, come se fosse una sorta di endgame.
A voler esser critici a tutti i costi, la distribuzione delle varie introduzioni meccaniche e di gameplay si concentra quasi del tutto nella prima metà del gioco, mentre nella seconda ci si ritrova semplicemente doverle masterare sfruttando i potenziamenti acquistati, il che a lungo termine fa leggermente perdere al gameplay questa sua magia ludica.
Ma nonostante gli elogi al gameplay ritmico e allo stile dell’opera nel suo complesso, ciò che ci ha sconvolto in senso positivo è stato l’aspetto visivo, sia per grafica nuda e cruda che nell’art design.
In termini prettamente tecnici, siamo dinanzi ad una delle migliori applicazioni dello stile cel shading degli ultimi anni: dal primo istante di gioco si ha la sensazione di trovarsi all’interno di un cartone animato disegnato con grande cura, incredibilmente pulito e raffinato in ogni suo aspetto, dalle ambientazioni zeppe di dettagli vibranti che vivacizzano il mondo di Hi-Fi Rush alle spettacolari animazioni dei modelli, in particolare quelle di Chai e delle bossfight, che arrivano persino ad invadere l’HUD con buffi simboli e scritte colorate.
In diversi casi, si farà fatica a distinguere le cutscenes prerinderizzate disegnate a mano (anche in questo caso, degne di un grande fumettista) da quelle in game che sfruttano il motore di gioco, rendendo evidente una qualità del render dell’immagine impressionante.
In tutto ciò, va notificata una curiosa mancanza di varietà nelle ambientazioni: per quanto queste siano, come detto, ben realizzate, si limitano nella gran maggior parte dei casi a proporre scenari industriali, tra zone tecniche, settori di produzione, corridoi di manutenzione, magazzini e condotti di vario tipo, passando giusto di rado per laboratori, uffici amministrativi e poco altro.
Gli unici effettivi spunti di varietà riguardano alcune delle zone che sono sotto il diretto controllo di alcuni capi della Vandelay, che si distaccano brevemente dal bioma principale per offrire una composizione di colori e atmosfere leggermente diversa: anche in questo caso però, sarà possibile riconoscere tutta una serie di modelli e texture presenti anche altrove, che daranno sempre e comunque la sensazione di trovarsi in una città-fabbrica.
Nonostante ciò, Hi-Fi Rush rimane dall’inizio alla fine una gioia per gli occhi, che rende evidente l’incredibile lavoro svolto dal team artistico di Tango Gameworks e non ci sentiamo di esagerare nel dire che Hi-Fi Rush potrebbe diventare un punto di riferimento per quanto riguarda lo stile grafico in cel shading.
Anche per quanto riguarda il comparto audio abbiamo veramente poco da ridire: praticamente ogni livello è caratterizzato da uno o più brani rock (alcuni originali e altri già ben conosciuti), la quale base musicale riempirà costantemente il background sonoro, mentre durante le bossfight ci scoppieranno in cuffia nella loro interezza artistica.
A differenza di come avviene nel già citato Metal Hellsinger o in molti altri rhytm game, le canzoni di per sé non saranno poi così preponderanti per il mantenimento del ritmo, infatti il gioco sarà comunque zeppo di altri suoni ed effetti sonori specificatamente relativi alle nostre mosse, come colpi di batteria, strimpellate di chitarra, applausi e urletti di vario tipo.
Quindi, il ritmo in senso stretto delle canzoni viene ancor prima di queste ultime stesse, che si ritroveranno ad eseguire il ruolo di accompagnamento musicale: ciò rende evidente la volontà degli sviluppatori nel porre l’attenzione sul gameplay e solo dopo nell’offrire un’esperienza musicale interattiva.
Nonostante ciò, il comparto audio fa esattamente tutto ciò che deve nel migliore dei modi: oltre agli aspetti relativi al ritmo e alla musica, anche gli altri effetti sonori come i bruschi rumori dei macchinari industriali, quelli dei robot della Vandelay e i vari tipi di riverberi riescono anch’essi ad esser abbastanza caricaturali da adattarsi al clima generale di Hi-Fi Rush, senza minimamente preoccuparsi di risultare realistici (com’è giusto che sia).
Hi-Fi Rush rappresenta la perfetta definizione di “fulmine che colpisce a ciel sereno”: fresco, spontaneo, scanzonato e divertente, con una cura per i dettagli, una realizzazione grafica/estetica ed un gameplay generale semplicemente eccezionali.
L’andamento dell’avventura scorre che è una meraviglia, tra sequenze e combattimenti sempre diversi, meccaniche che vengono continuamente introdotte, bossfight pazzesche e trovate di messinscena a dir poco geniali.
Dall’altro lato, va riconosciuto il fatto che questo stile così giovanile e frizzante possa non piacere a tutti, il combat system tende per sua natura da rhytm hack’ns slash a perdere parte della sua magia nelle ultime fasi di gioco mentre le ambientazioni peccano leggermente in varietà e composizione strutturale.
Ma vorremmo evitare di fare lo stesso errore della Vandelay con Chai, e quindi, preferiamo definirli come considerazioni, piuttosto che come “difetti” effettivi.
In definitiva, speriamo con tutto il cuore che anche altri publisher e sviluppatori possano seguire le orme tracciate da questa incredibile operazione, sia per quanto riguarda gli aspetti comunicativi che quelli commerciali, ma anche e soprattutto per la qualità e la creatività del prodotto finale: complimenti Bethesda e Tango Gameworks, avete regalato una lezione di stile clamorosa a tutti i vostri colleghi e all’intero medium videoludico.
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