Il caso di Undone è molto curioso. Molte volte ci si imbatte in una serie TV “diversa” dal solito, che non per forza pretende di essere la migliore, ma che mette in risalto la creatività e la presa di posizione assai differente degli autori rispetto al mainstream odierno.
Questo per la pura intenzione di dare al pubblico esperienze nuove, non per forza con premesse originali, ma con uno sviluppo che lascia lo spettatore immerso nella storia, vuoi per una buona scrittura, vuoi per una buona resa scenica, vuoi per un buon stile di regia, vuoi per tutte queste cose.
Ideata da Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy, rispettivamente creatore e sceneggiatrice di BoJack Horseman, Undone è una miniserie targata Amazon Prime Video che ha fatto molto discutere gli spettatori ai tempi, e per ottimi motivi, aggiungerei.
Tale serie autoconclusiva non è come l’opera magna per la quale Waksberg è conosciuto, che è stata oltretutto trattata in maniera non tanto rispettosa da Netflix, cosa della quale lui stesso si è lamentato. Tuttavia contiene la stessa quantità di impatto emotivo, nonché probabilmente il dolore causato dalla fragilità mentale del personaggio principale. Non che le due serie debbano per forza essere messe a confronto: hanno stili totalmente diversi, ma è interessante vedere come gli autori siano capaci di poter rappresentare dei tipi simili di archetipi.
Alma, una ventottenne delusa e annoiata dalla sua vita, con un ragazzo che ama ma al quale non sente di appartenere totalmente, una sorella che sta per compiere una scelta che lei non condivide e le continue memorie del padre morto da anni, un giorno è vittima di un incidente d’auto. Da quel momento sembra aver ottenuto il potere di manipolare tempo e realtà a suo piacimento. Grazie al fantasma di suo padre, che solo lei riesce a vedere, dovrà comprendere il motivo della sua morte. Nel frattempo scopre diversi aspetti della vita propria e altrui da un’angolazione diversa e da una mentalità più elastica.
Come detto in precedenza, uno dei punti forti della serie è il saper sviluppare in maniera accattivante la sua storia in un modo imprevedibile per lo spettatore: all’inizio parte come una storia drammatica per poi passare ad una psicologica – fantascientifica, in una maniera che ricorda molto lo stile di Charlie Kaufman (Eternal Sunshine of the Spotless Mind, Anomalisa, Sto pensando di finirla qui), in cui i tumulti interiori dei personaggi e i rapporti che hanno con chi sta loro vicino vengono esplorati e approfonditi.
Una serie, questa, che non dà tutte le informazioni necessarie, che lascia allo spettatore la libertà di dare la propria interpretazione dell’insieme. Una serie forse non per tutti proprio per questi motivi: può risultare a volte prolissa o esagerata nel suo dramma, o semplicemente troppo pesante da elaborare per i temi trattati, ma è proprio questo che la rende speciale: come la vita, non è semplice, non tutto è spiegato, ogni cosa è nel dubbio. C’è chi può dire che sia tutto solo nella testa di Alma, chi invece afferma che lei abbia davvero dei poteri psichici, e ognuna delle controparti ha argomentazioni convincenti, forse tutte vere e forse tutte sbagliate.
Ciò che salta subito all’occhio è lo stile con cui è stata realizzata questa serie: l’assai controverso rotoscopio, utilizzato, per fare un esempio, da Ralph Bakshi nel suo Signore degli Anelli o da, esempio più recente, Richard Linklater in Un Oscuro Scrutare. Tale tecnica permette di “rivestire” gli attori di materiale animato, in modo da rendere la vicenda più onirica possibile, oltre a dare più risalto ai colori e alle ombreggiature, accentuando così l’impatto visivo dell’opera.
Proprio come in A Scanner Darkly, questa serie utilizza il rotoscopio per dare allo spettatore diverse illusioni o visioni del mondo: in diverse occasioni ci chiederemo se ciò che stiamo vedendo è davvero frutto dei poteri di Alma oppure è solo un gioco della sua immaginazione. Attraverso digressioni, stacchi e flashfoward, la vicenda mischia fabula e intreccio nella mente di Alma, una mente ormai priva di restrizioni, forse anche eccessivamente. Il tutto è accompagnato da una regia autoriale, quasi felliniana, ricca di grandangoli e primi piani nelle scene “atemporali”.
Gli attori sono a dir poco perfetti ni rispettivi ruoli, le cui espressioni sono accentuate dall’animazione. Alma è sicuramente il personaggio più interessante: è sarcastica e determinata, ma molte volte anche malinconica: per lo spettatore è impossibile non empatizzare con lei almeno per un po’, perché ognuno di noi ha compiuto una scelta di vita che ora critica, o viene criticata dalle persone che gli stanno vicino, ognuno di noi vorrebbe qualcosa di più dalla propria monotona esistenza e vorrebbe evadere per capire se ci sia qualcos’altro.
L’interpretazione di Rosa Salazar è talmente credibile da risultare quasi reale, e la sua magnifica plastica facciale è accentuata dall’animazione al rotoscopio. Ironico dirlo, dato che questa è la seconda volta che interpreta un personaggio rivestito di materiale animato dopo Alita-L’Angelo della Battaglia.
Per non parlare poi di Bob Odenkirk (Breaking Bad, Better Call Saul) nel ruolo di suo padre. La sua pacatezza e l’affetto che prova per la figlia espresso nelle sue parole e le sue azioni lo rendono il secondo focus emotivo della serie dopo la protagonista. Forse si può dire che stia diventando sempre di più un attore “tipico”, che utilizza lo stesso tipo di recitazione in molti dei suoi personaggi, ma finora non ci siamo lamentati di altri attori simili.
Undone è, in sintesi, un’ottima serie animata.
Seppur non sia propriamente e totalmente animata, che nonostante duri molto meno fa male quasi quanto Bojack Horseman, ma è giusto che sia così. È giusto che qualuno ci ricordi le nostre imperfezioni, che a volte abbiamo bisogno di aiuto e che la verità a volte non è sempre quella che appare, ma non per forza quella più catastrofica.
Una delle chiare prove che Amazon Prime Video è in grado di rivaleggiare con Netflix, come ha sempre fatto, nonché un esempio di come anche le miniserie sappiano rivaleggiare con prodotti di più lunga durata.
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