Fumetti

Chainsaw Man: come uccidere diavoli cercandosi una ragazza

Chainsaw Man

4.90€
7.3

SCENEGGIATURA

7.0/10

DISEGNO

6.5/10

CURA EDITORIALE

8.5/10

Pros

  • Divertente
  • Coinvolgente
  • Folle e violento

Cons

  • Personaggi poco caratterizzati
  • Trama basilare
  • La qualità delle tavole è intermittente

Denji, un povero e disadattato ragazzino che ha fatto un patto con Pochita, il diavolo motosega, è Chainsaw Man.
È testardo, incivile, violento, frivolo e spericolato, non ha una famiglia, vive nella spazzatura e caccia diavoli fin da bambino per pagare i debiti che il padre deceduto aveva con la Yakuza. Il suo sogno più grande è toccare il seno di una ragazza.

Un protagonista particolare, crudo e turpe per un manga particolare, ambientato in un mondo altrettanto spietato e abominevole, in cui diavoli di ogni sorta annientano intere città e stringono patti sanguinosi mentre gruppi di folli cacciatori cercano di salvare l’umanità al costo della loro stessa vita. Riuscirà Denji a sopravvivere ai diavoli e a realizzare il suo sogno d’amore?

Un mondo comune per una storia estrema

Il mondo creato da Tatsuki Fujimoto per ospitare la storia di Denji e dei suoi compagni cacciatori di diavoli è semplice e già visto molto spesso nel genere; nulla di innovativo ma mette subito a suo agio il lettore, che si ritrova in una copia di più conosciuti universi narrativi quali Devilman o One-Punch Man. La stessa realizzazione dei diavoli (spaventosi e d’impatto, uno dei veri punti forti di Chainsaw Man) richiama spesso le forme demoniache anni 70′ di Devilman, lasciandosi però andare anche a visualizzazioni artistiche ed innovative.

La storia non risente particolarmente del mondo cliché in cui è ambientata, dato che Fujimoto si concentra più sull’azione e sui colpi di scena che sulla caratterizzazione dell’ambientazione. 

Fujimoto nella scrittura di Chainsaw Man dimostra di seguire una linea di pensiero fortemente improntata al massimalismo (una sorta di “go big or go home”).
Se un evento in Chainsaw Man può diventare più appassionante, più estremo, ma per farlo l’autore è costretto a tradire le regole di base che sono state poste dall’inizio della storia, allora esse vanno sacrificate.

Un esempio è il fatto che sin dai primi capitoli venga ripetuto come ogni diavolo rappresenti una cosa o un concetto e che più è grande negli uomini la paura per la cosa rappresentata da un diavolo, più questo sarà forte. Peccato che, come in molti shonen, il protagonista infranga i limiti che gli vengono imposti premiando più la spettacolarità che la coerenza narrativa e si finisca per vedere il diavolo motosega sconfiggere il diavolo tifone grazie alla sua ferrea determinazione a una buona dose fiducia nei propri sogni.

Lussuria, visceralità e motoseghe

I personaggi sono per la maggioranza statici e stereotipati: la caratterizzazione che Fujimoto crea è superficiale e i soggetti risultano essere spesso semplici comparse, differenziate le une dalle altre tramite comportamenti prevedibili o da qualche flashback.
Gli unici personaggi veramente importanti sono una manciata e la loro personalità è comunque data da pochi fattori, chiari e semplici.

Un lato positivo dello scarso spessore dei personaggi è l’uso che Fujimoto ne fa: avendo un’influenza relativa sulla trama il mangaka li usa come carne da cannone, li adorna di onori e potenti tecniche di combattimento e poi li manda a morire in un istante contro il diavolo di turno, il tutto per sottolineare la forza del nemico ed esaltare al massimo i protagonisti che lo sconfiggono, accentuandone la gloria guerriera.

Nonostante la debole caratterizzazione dei personaggi e la loro prevedibilità è però difficile non affezionarsi a degli adorabili testoni come Denji e Power, la miglior amica del protagonista. Chainsaw Man è un manga violento ma in mezzo alle feroci lotte fra diavoli trovano posto scene di vita quotidiana e amicizia che lasciano un sorriso sul volto e fanno velocemente legare il lettore ai protagonisti.

La comicità utilizzata in Chainsaw Man è grezza, immatura e dissacrante, fa appello al senso del disgusto e al ridere del male altrui; contrariamente a quanto si potrebbe pensare non è una nota negativa, ma anzi una comicità così abietta si adatta molto al protagonista e ai suoi compagni, concorrendo alla resa dello squallore e della visceralità del mondo tratteggiato nel manga.
In diversi momenti di forte tensione arrivano delle battute o un personaggio comico ad alleggerire la scena e a ricordare come (tendenzialmente) Chainsaw Man non si prenda troppo sul serio e sappia far divertire il lettore, oltre che appassionarlo con focosi combattimenti.

Trattando di diavoli e personaggi ambigui Chainsaw Man tende a essere un manga carnale e lo dimostra anche con una certa dose di fanservice. I personaggi femminili sono in buona parte conturbanti e misteriosi e sembrano essere mostrati dagli occhi di Denji, che essendo sempre stato un senzatetto non ha mai avuto la fortuna di avere una ragazza e dunque le sogna ardentemente.

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Purtroppo questa scelta di Fujimoto va a penalizzare certi personaggi: Power, il diavolo del sangue che presto diventa la migliore amica di Denji, sarebbe una personalità divertente e interessante, una buona spalla comica per quanto comunque caricaturale, ma numerose tavole che potrebbero essere usate per approfondire la sua storia e la sua figura vengono sacrificate per lasciare posto ad ambigue scene semi erotiche che non hanno alcuna ripercussione sull’avanzamento della trama o dei rapporti fra personaggi.

Vortici di budella e creature dell’incubo

Il disegno di Fujimoto è contemporaneamente la parte migliore e una delle peggiori dell’opera: le scene di azione sono folgoranti, truculente, crude e carnali, arricchiscono il manga con tavole di buona qualità che quasi sembrano trasportare il lettore in DOOM; dall’altro lato però le tavole più violente sono le uniche davvero belle, dato che nelle scene di dialogo o di vita quotidiana la qualità cala molto (rasentando talvolta il livello di One-Punch Man prima che venisse ridisegnato da Yusuke Murata).

I diavoli, soprattutto quelli che rappresentato concetti (come il diavolo inferno o il diavolo oscurità), sono ciò su cui si riversa maggiormente la vena artistica del mangaka. Angoscianti, terribili e spesso originali, sembrano uscire da un vero incubo e senza dubbio stuzzicano la curiosità del lettore, desideroso di ammirare la prossima creatura malvagia in tutta la sua mostruosità e qualità artistica.
Fujimoto non punta certo all’ordine delle tavole nella realizzazione dei suoi antagonisti e degli scontri che li coinvolgono, sbizzarrendosi in vignette ricche di movimento e molto piene, cariche del senso di fervore che Chainsaw Man vuole trasmettere, ma talvolta di difficile lettura dato il caos che raffigurano.

Sia per la povera caratterizzazione dei personaggi e del mondo in cui il manga è ambientato sia per la scarsa qualità delle scene più statiche, sembra che Fujimoto avesse fretta di arrivare all’azione e si sentisse a disagio nei momenti di socialità e calma fra personaggi, un po’ come Denji. 

II mangaka usa svariati tipi di inquadrature ma tende a preferire le panoramiche per le scene di lotta – valorizzando così la qualità dei fondali e dei combattimenti – e i primi o addirittura primissimi piani per le vignette più pacifiche ma comunque cariche di pathos; scelta particolare dato che i volti da lui tracciati non risultano particolarmente espressivi.

I background e gli ambienti, al contrario dei personaggi che si muovono in essi, sono molto curati e presentano un attento uso del retino.

Chainsaw Man: semplice splatter o vero horror?

Per tutto l’arco della storia di Chainsaw Man c’è un crescendo parabolico di violenza, sangue e distruzione. Mentre i primi capitoli (anche i primi volumi si potrebbe dire) sembrano mostrare una buon equilibrio fra budella di diavolo e dialoghi interessanti, ogni cosa che non sia lo squartamento di mostri tramite motoseghe viene gradualmente a perdere di importanza proseguendo con la lettura.
Più che un vero horror Chainsaw Man è un manga d’azione fortemente splatter, che fa uso della sua componente dark fantasy più per accentuare la mattanza fatta dai personaggi che per dare profondità e carattere all’universo in cui è ambientato.

Probabilmente se Fujimoto avesse posto più enfasi sulla profondità del manga piuttosto che sulla sua cruda spettacolarità il risultato sarebbe stato un “figlio spirituale” dell’opera maestra di Go Nagai, da cui l’autore di Chainsaw Man prende dichiaratamente forte spunto.
Un maggiore utilizzo da parte del mangaka degli elementi positivi dell’opera quali ottime tavole, piene di movimento ed esplosività, colpi di scena originali e il triste squallore umano, ben rappresentato dai personaggi, avrebbero quindi permesso a Chainsaw Man di aspirare a ben di più.

Chainsaw Man è un manga coinvolgente, da leggere tutto d’un fiato lasciandosi trasportare dalla follia guerriera di Denji e dalle sue immature emozioni. Protagonista ed opera sono molto simili: entrambi sono divertenti, dinamici e forse un po’ pazzi ma oltre ai lati positivi condividono anche una certa immaturità e superficialità.

Se si desidera un manga dark fantasy e crudo che lasci davvero il segno, un po’ come il già nominato Devilman o Berserk e L’Attacco dei Giganti, purtroppo Chainsaw Man non è il candidato perfetto. Tuttavia se ciò che si cerca è un vero bagno di sangue senza troppi giri di parole o intrecci di trame, arricchito con motoseghe, diavoli e qualche risata allora questo è il manga per voi.

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Mannaz

Cresciuto guardando anime e leggendo manga ho deciso negli ultimi anni di approfondire la mia passione per avere uno sguardo più critico. Fra le mie passioni ci sono anche i GDR, sia su carta (D&D, Alba di Cthulhu, Pathfinder...), sia su console (i Souls, Monster Hunter, Bloodborne...).

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