Approfondimenti

Celeste: scalate, salti e riflessioni di vita

Introduzione

Se non avete vissuto sotto una roccia negli ultimi 3 anni, specialmente se siete fan dei platform in 2D, avrete sentito parlare di Celeste, un gioco rilasciato da Matt Makes Games – adesso Extremely OK Games – nel gennaio del 2018. Il titolo, dopo due anni di sviluppo, è stato accolto in maniera estremamente positiva dalla critica specializzata e dai videogiocatori, con una media voto di 92 per la versione Switch su Metacritic e 97% delle valutazioni positive su Steam e coronato da una nomination ai TGA 2018 per il Game of the Year, divenendo uno dei pochi indie a riuscire nell’impresa e ricevendo inoltre numerosi premi per l’audio e il game design.

Ma cos’è che rende Celeste più di un semplice indie game? Cerchiamo di approfondirlo.

Celeste e il gameplay: perché funziona?

Partiamo da quello che è probabilmente il maggior punto di forza di Celeste. Il gameplay del titolo è molto semplice alla base: la protagonista, Madeline, ha a sua disposizione tre azioni per proseguire nei livelli: il salto, la scalata, e lo scatto. Attraverso la combinazione dei tre, al giocatore viene richiesto di completare livelli di difficoltà generalmente crescente, composti da una sequenza di schermate fisse collegate tra loro, ognuno dei quali aggiunge poi una sua meccanica peculiare, andando a creare una notevole varietà nel level design.

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Soffermiamoci un attimo sulla difficoltà del titolo. Nonostante Celeste sia ritenuto un gioco parecchio difficile, forse anche troppo, il gioco non presenta mai una difficoltà sleale dei confronti del giocatore: non ci sono elementi RNG che possono penalizzare fino ad arrivare al game over da un momento all’altro, tutto dipende esclusivamente dall’abilità della persona che tiene in mano il pad. Inoltre il gioco più che focalizzarsi sulla difficoltà di comprensione delle schermate (cosa devo fare?), pone l’accento sulla difficoltà di esecuzione (come devo fare?), con una curva d’apprendimento pressoché perfetta, introducendo al giocatore passo passo le meccaniche e le tecniche più avanzate.

Un altro grande pregio del gioco è la creatività. Come già detto prima, ogni livello differisce in maniera sostanziale dagli altri, sia per la presenza delle succitate meccaniche particolari sia per la palette di colori e per la struttura del livello. Nonostante sia perlopiù lineare, in alcuni casi gli sviluppatori hanno provato a dare una sensazione di libertà, sperimentando con un livello più aperto e attraverso l’utilizzo di bivi o la possibilità di completare delle schermate in ordine arbitrario. Inoltre, alcune di queste presentano più modi di essere completate, stimolando il giocatore a cerca l’approccio più adatto alle sue abilità.

La cura maniacale per il gameplay riposta dagli sviluppatori si può riscontrare anche nella fisica del gioco. Come infatti sottolineato in questo video (che contiene anche estratti di intervista agli sviluppatori, ndr.), giocare nei panni di Madeline è estremamente appagante grazie a dei controlli precisi e permissivi nei confronti del giocatore; non avremo mai la sensazione di “non aver dato quel comando”, facendoci sentire totalmente in controllo delle sue azioni. Ed è proprio grazie alla precisione dei comandi, unità alla fluidità del gioco e alla rapidità dei movimenti della protagonista che Celeste non ha saputo conquistare solo la stampa e i giocatori, ma anche il mondo delle speedrun.

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Siete pronti a raggiungere la vetta?

Le speedrun: una componente essenziale di Celeste

Forse più che la vetta, in questo caso stiamo raggiungendo il cuore della montagna. Sarebbe infatti uno sbaglio pensare che la popolarità di Celeste tra gli speedrunner sia nata per caso, solamente grazie alla potenzialità intravista dagli appassionati; seguiteci un attimo in un piccolo, ma contorto, ragionamento. Immaginate un gioco come una montagna, dove la vetta rappresenta solo l’elite di persone che hanno deciso di dedicare anima e corpo al titolo, a passare ore e ore ad affinare le più complicate strategie pur di salvare qualche frame nella prossima run. Il gioco però non è stato creato per quello scopo, il cuore appartiene a uno scopo più casual. Ci siamo? Okay, andiamo avanti.

Celeste non è così. È un gioco nato infatti dalla volontà degli sviluppatori, speedrunner anche loro, di creare un titolo che fosse non solo divertente da giocare in maniera casual, ma che avesse delle meccaniche che lo rendessero perfetto per venire giocato di partita in partita. Per questo le speedrun sono una componente fondamentale per Celeste, un gioco creato da speedrunner per speedrunner con un obiettivo molto semplice: essere veloci. Non è solo la vetta ad appartenere alle speedrun, ma anche il cuore.

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E la genesi di Celeste appare evidente a un occhio attento: se infatti prima abbiamo detto che Madeline ha a sua disposizione tre azioni per andare avanti nei livelli, non abbiamo parlato di come queste interagiscono tra loro. Eseguendo un dash verso l’alto vicino a una sporgenza e premendo il pulsante del salto al momento appropriato, eseguiremo un wall bounce. Tenendo premuto in basso e la direzione nella quale guarda Madeline e premendo il tasto del dash e poi quello del salto, eseguiremo un hyperdash. O ancora, saltando e premendo in basso a destra/sinistra eseguendo la stessa combinazione di tasti di prima, eseguiremo un wavedash.

E queste meccaniche non vengono nascoste, ma sono gli stessi sviluppatori a presentarcele nei livelli più avanzati, culminando nel capitolo 9, Farewell, che mette alla prova anche i giocatori più esperti grazie a un mix di nuove e vecchie meccaniche e a un level design curato nei minimi particolari. Alla dedizione e alla scommessa degli sviluppatori nell’intraprendere questa strada i giocatori di tutto il mondo hanno risposto positivamente, rendendo Celeste il terzo gioco con più run di sempre al momento, dietro soltanto a Mario 64 e Mario Odyssey.

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Celeste e la vita: la scalata

Celeste non è solamente un coloratissimo platform dal gameplay accattivante, ma è anche una metafora della vita nella sua interezza. Più specificatamente, il focus principale del gioco è la convivenza con il dolore. Madeline soffre d’ansia e riscontra numerose difficoltà nella rielaborazione della sofferenza; la scalata sul monte Celeste rappresenta un passo importante nella sua crescita e nella consapevolezza dei propri limiti.

Celeste ci dona quindi un’ottima rappresentazione del disturbo d’ansia generalizzato attraverso la figura di Parte di te – o più comodamente Badeline -, la voce della ragazza che cerca con ogni mezzo di metterle i bastoni fra le ruote nella scalata. Ma che cos’è esattamente il disturbo d’ansia generalizzato?

Il disturbo d’ansia generalizzato o GAD è un disturbo mentale caratterizzato da preoccupazioni sproporzionate e spesso incongrue nella vita del paziente. Si differenzia da altre forme d’ansia quali ansia sociale o ipocondria perché non esiste una determinata circostanza in cui si manifesta, ma è diffusa in ogni ambito della quotidianità. I sintomi principali sono:

  • Irrequietezza;
  • Fatica cronica;
  • Difficoltà di concentrazione;
  • Alta irritabilità;
  • Tensione muscolare e problemi di sonno;
  • Rimuginio o worry.

Il rimuginio è senz’altro il sintomo più evidente che ci mostra Celeste. Con questo termine si definisce una forma di pensiero caratterizzata dalla ripetitività di immagini, pensieri o astrazioni incontrollabili e intrusivi che ha lo scopo di controllare situazioni difficili o problematiche. In poche parole, è un’anticipazione pessimista verso il futuro, il cosiddetto “finirà male”. Rimuginare aiuta a breve termine la persona che soffre d’ansia perché la prepara al peggio, tuttavia non risolve il problema.

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Quello che vive chi soffre di GAD è quindi un circolo vizioso di pensieri totalmente fuori controllo, che illude la persona in uno stato di benessere effimero e nella scomparsa delle difficoltà. Per questo spesso il disturbo d’ansia porta alla formazione di altri disturbi psichiatrici quali depressione disturbo d’attacco di panico, come quello della nostra Madeline.

Come avete potuto dedurre, Badeline è quindi la rappresentazione del disturbo in carne e ossa: un freno inibitore, una solida convinzione che si è radicata nella testa della protagonista e non vuole sapere di andarsene, un riflesso dell’anima della ragazza che tuttavia non la rappresenta e sarà soltanto negli ultimi capitoli del gioco base che Madeline lo capirà.

Lo specchio e il corvo

Come abbiamo visto la metafora principale su cui ruota tutta la trama è la scalata al monte Celeste, tuttavia il gioco ci presenta altri richiami simbolici molto forti. Primo fra tutti, lo specchio che ci introduce alla figura di Badeline.

Lo specchio è il mezzo attraverso cui riusciamo a osservare noi stessi, sia nel nostro aspetto esteriore sia in quello interiore come stati d’animo o emozioni. Metaforicamente parlando il riflesso che osserviamo rappresenterebbe il nostro sé più interiore, ma quello che spesso ci sfugge è che lo specchio è deformante per natura: ciò che vediamo è reale, ma spesso non corrisponde a quello che percepiscono gli altri. Lo psicanalista Jacques Lacan ha studiato attentamente questo misterioso oggetto conferendogli un valore identificativo e relazionale. Vediamo insieme le sue teorie.

Lacan afferma che il riconoscimento del bambino davanti allo specchio avviene tra i sei mesi e l’anno e mezzo ed è fondamentale per la formazione di una solida identità e di confini sani, stabilendo quindi un rapporto organismo-ambiente ottimale. Il processo avviene in tre fasi:

  • Nella prima fase, egli pensa che l’immagine davanti a lui appartenga ad altri;
  • Nella seconda fase, egli riconosce l’altro ma ritiene sia pura fantasia non corrispondente alla realtà;
  • Nella terza fase, egli riesce finalmente a riconoscersi.

Nella crescita, lo specchio può diventare anche un oggetto maledetto che mostra tutte le nostre insicurezze. Per questo motivo Lacan ha elaborato quella che si chiama teoria dello specchio, secondo cui siamo portati a proiettare negli altri le nostre fragilità e, di conseguenza, a non tollerare i loro comportamenti. Tuttavia in Celeste lo specchio non assume questo significato relazionale, ma più quello formativo e di confronto: Madeline conosce la sua controparte per la prima volta confrontandosi con sé stessa e guardandosi attentamente.

Un altro simbolo molto importante del gioco che è costante in tutto il gameplay è il corvo, considerata la rappresentazione della Nonnina. Esso agisce come guida non solo ai comandi, ma anche all’intera scalata di Celeste e ricoprirà un ruolo ancora più importante nel capitolo di Farewell, dove Madeline lo inseguirà per aiutarlo. Ma perché gli sviluppatori hanno scelto proprio un corvo, che nella nostra cultura popolare è un animale torvo e cupo? In realtà è più saggio di quello che pensiamo…

Dovete sapere che il corvo, oltre a essere simbolo di intelligenza, rappresenta anche la metamorfosi e il cambiamento. Secondo alcune tradizioni dei popoli nativo-americani l’animale raffigura inoltre un ampliamento della coscienza che, essendo in contatto con il Grande Spirito, curano la persona e la aiutano a vivere in modo umile, consapevole e moderato. Insomma, questo volatile racchiude ciò di cui Madeline ha bisogno per il suo percorso nel superamento dell’ansia e nella rielaborazione del dolore. Non è, quindi, un dettaglio che dovremmo lasciar perdere, bensì un personaggio fondamentale tanto quanto la Nonnina nella scalata del monte Celeste.

Farewell: la difficoltà di dire addio

L’ultimo capitolo del gioco rappresenta un tassello fondamentale nella crescita della protagonista. Non parliamo ancora di una completa realizzazione, ma senz’altro di una grande maturazione e di un cambiamento molto significativo nella convivenza con il dolore.

Farewell è ambientato a un anno dalla scalata, la donna anziana è morta e Madeline non è riuscita a presentarsi al funerale talmente ne ha sofferto. La ragazza si ritrova quindi a sognare l’inseguimento del corvo, simbolo della Nonnina, rimasto intrappolato nella sua testa. L’intero gameplay ruota sull’accettazione e rielaborazione del lutto lasciando andare ciò che si è perso, un processo veramente complesso per ogni essere umano e da sempre studiato dagli psicologi. L’esperienza ci dice che la morte è un argomento tabù; tutt’ora si fa fatica a parlarne e accettare la sua esistenza, per questo motivo risulta arduo per molti elaborare la scomparsa. Vediamo invece insieme come Celeste è riuscito elegantemente a trattare questo tema.

Prima di tutto bisogna chiarire cosa si intende con accettazione del lutto. La nostra vita è quotidianamente interessata dal processo dell’introiezione, ossia ciò che ci permette di accogliere individui, oggetti o aspetti della società e interiorizzarli. A causa della forte componente personale che interagisce, quando subiamo una perdita o un lutto perdiamo anche una parte di noi stessi creando un grande senso di vuoto. In Celeste questo è rappresentato dal centro della montagna del capitolo 8, che in un certo senso preannuncia la morte della Nonnina.

Un grande studioso della morte è sicuramente Sigmund Freud, che nella sua opera Caducità del 1915 è riuscito a trovare una correlazione fra malinconia, rabbia e lutto e a delineare le tre frasi principali per una sana rielaborazione, che sono:

  • Fase di diniego: l’individuo rifiuta la realtà della perdita;
  • Fase di accettazione: l’individuo ammette l’esistenza della perdita;
  • Fase di distacco: l’individuo investe le sue energie in altre introiezioni di valore più o meno simile alla perdita.

L’individuo, dunque, supera il lutto dopo che ha lasciato andare quello che ha perso. Questa è la base del capitolo di Farewell: Madeline starà meglio dopo che avrà lasciato andare il corvo e quindi la Nonnina. Il fatto che poi l’intera trama sia svolta all’interno di un suo sogno è un’ulteriore rappresentazione del duro lavoro richiesto dalla mente della protagonista per poter dire addio alla Nonnina e fronteggiare la morte, che non risparmia nessuno.

Conclusione

Riprendendo le parole della donna anziana, Celeste è un gioco pieno di sorprese. L’introspezione che ci fornisce è unica nel suo genere e ci permette di scavare più a fondo nelle nostre vite. Il viaggio di Madeline è in realtà il nostro e il suo messaggio è forte e chiaro: i nostri pensieri non ci definiscono, anche quando tutto sembra andare per il peggio. Celeste ci insegna dunque che niente è impossibile e ci incita ad andare avanti, scalando montagne altissime nonostante le fatiche fino a raggiungere la vetta dei nostri obiettivi.

You can do it.

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Elisabetta Giardi e Daniele Tarantino

Pubblicato da
Elisabetta Giardi e Daniele Tarantino
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