Quante volte vi è capitato di riconoscere all’istante una scena dalla musica in sottofondo, di capire che stava arrivando un personaggio dall’inizio di una melodia, di pensare “ora le cose si fanno interessanti” perché era partita una traccia epica. Tutto questo accade grazie alle colonne sonore.
Da grande appassionato di musica quale sono, spesso mi capita di soffermarmi (anche troppo) sulla colonna sonora di quello che sto giocando/guardando.
You’re Not God di Anna Calvi in Peaky Blinders esalta in maniera perfetta molte scene della stagione 5, allo stesso modo il riff di chitarra di Life Will Change, quando i Ladri Fantasma entrano in azione in Persona 5, è talmente orecchiabile e riconoscibile da essere già diventata un cult. Questi sono solo due esempi di come, a prescindere dalla tipologia dell’opera, le soundtrack svolgano un compito importantissimo.
Anche negli anime, di cui parleremo nello specifico, le colonne sonore ricoprono un ruolo determinante e a volte sottovalutato. Comporre il pezzo giusto con cui accompagnare una scena è un’arte tanto affascinante quanto complicata, in grado di influenzare fortemente i sentimenti dello spettatore.
Non voglio impelagarmi in classifiche o in una semplice carrellata di esempi, quello che vorrei fare invece è provare a spiegare l’importanza del contributo che le colonne sonore danno alla visione di una serie anime.
Per fare ciò partiremo con l’elencare alcune caratteristiche che ritengo fondamentali in una produzione musicale degna di nota, per poi parlare nello specifico di alcuni compositori che hanno lasciato il segno nel mondo dell’animazione giapponese.
Iniziamo questo viaggio tra le colonne sonore prendendo in considerazione alcuni aspetti chiave di una composizione musicale in un anime, analizzandoli con l’aiuto di alcuni esempi e con l’ascolto di alcune tracce tratte da soundtrack indimenticabili.
Come già detto in precedenza, quante volte vi è capitato di riconoscere una scena o l’arrivo del protagonista dal tema musicale in sottofondo? Una costante, soprattutto negli anime, quella di abbinare ad un determinato tipo di situazione o ad un personaggio un brano della colonna sonora.
La riconoscibilità, l’associazione istantanea che si crea tra musica ed immagine, è una caratteristica fondamentale in una grande colonna sonora. Lo spettatore finirà così per collegare la musica alla scena o al personaggio e, ad ogni ascolto, rivivrà inevitabilmente quelle sensazioni. Per spiegarmi meglio ecco un esempio perfetto di cosa intendo.
Ovviamente se vi avessi bendato e vi avessi fatto ascoltare solo i primi 3 secondi ad occhi chiusi, l’avreste riconosciuta immediatamente. Stiamo parlando infatti della musica dell’Akatsuki. Un tema immortale che ha accompagnato alcuni dei più iconici villain di Naruto.
L’inquietudine e l’ansia che trasmettono i membri dell’Akatsuki vengono ricreate perfettamente all’interno del brano tramite un frenetico uso degli archi e del vero protagonista della traccia, l’organo. Il solenne incipit è entrato prepotentemente nella storia dell’animazione e viene paragonato spesso ad un altro organo leggendario del mondo delle colonne sonore, quello di Hans Zimmer in Davy Jones tratto da Pirati dei Caraibi.
Quasi in contemporanea a quando ascoltavamo il tema dell’Akatsuki per la prima volta, un’altra traccia si legava in maniera indissolubile ad un personaggio, creando un’ altra accoppiata indimenticabile.
Pianoforte e chitarra si accompagnano in questa melodia orecchiabile per poi esplodere in un potente attacco. La soundtrack di L è una delle tracce più riconoscibili nel mondo dell’animazione giapponese e si sposa in maniera perfetta con tutto Death Note. La tensione, l’ansia e l’imprevedibilità che il brano sprigiona riflettono benissimo l’affascinante rivalità e lo scontro mentale tra Light e L.
Analizzando attentamente il brano infatti, è facile capire come il pianoforte iniziale rappresenta il personaggio di L mentre la chitarra che si inserisce subito dopo raffigura Light (il tema di Light infatti è quasi esclusivamente composto da chitarre con qualche nota di pianoforte).
Conoscendo l’andamento della trama in Death Note è subito chiaro come l’interazione tra i due strumenti nel brano di L ricrei benissimo lo scontro tra i due protagonisti, una perfetta metafora musicale dell’anime.
Il “Contagio Emotivo” è quello che Daniel Goleman ne L’intelligenza Emotiva definisce come “uno scambio emotivo, spesso impercettibile, in una continua interazione reciproca di tipo sotterraneo”. Anche la musica, da un certo punto di vista, è classificabile come un mezzo di creazione e scambio di emozioni.
In un interessantissimo articolo del Telegraph vengono riportati alcuni studi che spiegano come, determinate melodie o determinate progressioni di accordi, siano in grado di “illuminare” alcune aree del cervello collegate a particolari tipi di emozioni.
Ovviamente il concetto di “Contagio Emotivo” illustrato da Goodman non è pienamente applicabile alle colonne sonore o alla musica in generale. Quello che intendo con il termine “Contagio Emotivo“, “rubato” per definire questa caratteristica delle colonne sonore, è la capacità di emozionare lo spettatore. Un “contagio” che avviene attraverso le immagini e la musica, e che lega emotivamente la scena a chi la sta guardando.
Esempi di colonne sonore emozionanti nel mondo degli anime ce ne sono tantissimi, da Never Meant to Belong di Bleach a A Tender Feeling di Sword Art Online giusto per citarne un paio. Ma dovendo selezionare alcuni brani da presentarvi la scelta è ricaduta su due in particolare, entrambi colpevoli di avermi fortemente emozionato durante la visione.
Il primo fa parte dell’OST del geniale anime di Studio Shaft Bakemonogatari, tratto dalla serie di light novel scritte da Nisio Isin. Senza spoilerare ma dando comunque un po’ di contesto, la scena si svolge in un prato mentre il protagonista Araragi e la compagna Senjoughara si trovano a guardare il cielo stellato. In sottofondo al discorso della ragazza sulle costellazioni e sui suoi sentimenti si inserisce questo solo di pianoforte, semplice e al tempo stesso perfetto per accompagnare la scena.
La traccia riprende la prima opening della serie, Staple Stable, riadattandola per il finale di questo episodio. Il titolo stesso del brano ha un significato molto profondo. Senjougahara ad inizio anime aveva parlato della parola “Tore” (affascinante), poco usata nel parlato giapponese, e di come sperasse che questo modo di dire diventasse popolare. Araragi più avanti riprenderà questo scambio di battute quando, rivolgendosi proprio alla ragazza, dirà “spero diventi popolare, Senjoughara Tore”.
L’intera colonna sonora di Bakemonogatari è davvero ricca di pezzi interessanti e ci sarebbero anche altri brani che, per motivi diversi, andrebbero citati ma Senjoughara Tore senza dubbio spicca su tutti gli altri.
Il secondo brano di cui volevo parlavi vede sempre come protagonista il pianoforte. Dal surreale lavoro di Shaft passiamo ad un opera meno stravagante ma comunque molto apprezzata, Clannad. Tratto dalla visual novel sviluppata da Key e animata da Kyoto Animation, Clannad narra le vicende del giovane Tomoya dopo il suo incontro con la compagna di liceo Nagisa.
L’anime punta molto su una trama toccante ed emozionante e anche la colonna sonora non è da meno. Quell’atmosfera dolce e amara che avvolge l’intera opera si ritrova anche nella composizione guidata da Jun Maeda, soprattutto nella traccia che accompagna Nagisa.
Una melodia delicata che, collegata alle tante scene emozionanti in cui compare, non può che colpire lo spettatore anche tanto tempo dopo la visione. Un brano molto semplice ma che riesce benissimo a trasporre in musica la personalità di Nagisa attraverso un suono caldo e rassicurante.
L’ultima caratteristica che ci rimane da illustrare riguarda l’impatto che una colonna sonora ha su un anime. Ci sono concetti che si possono spiegare meglio attraverso un ottimo uso della musica rispetto a monologhi interminabili. Una scena in particolare di Bleach rappresenta benissimo questo uso del sottofondo musicale.
Come da copione Ichigo è arrivato in pompa magna per salvare la situazione e sembra andare tutto per il verso giusto. In sottofondo parte anche Number One, brano caratteristico del protagonista e segnale che ormai niente può fermarlo. Quando ho visto quest’episodio per la prima volta il risultato lo davo per scontato, è partita anche la colonna sonora della vittoria cosa può andare storto?
Questo però non era il solito villain e la scena ce lo fa capire bene. Non rivelerò il nome del personaggio perché rappresenta uno dei più grandi spoiler quando si parla dell’opera di Tite Kubo ma lascio qui il link della scena per chi ha già visto Bleach.
Il nostro cattivo non è solamente più forte di tutti gli altri, è talmente superiore che resiste all’attacco del protagonista con un dito e nel farlo mette a tacere anche la sua soundtrack. Simbolicamente parlando questo gesto ha una forza devastante. Per farci comprendere a pieno tutto ciò, l’uso della musica è fondamentale e l’impatto che ha in questa scena e su chi la sta guardando è proporzionale alla smisurata forza del cattivo.
Parlando poi di impatto della musica e della colonna sonora negli anime non possiamo non citare l’uso durante alcune scene delle opening. Una delle più semplici, ma al tempo stesso efficaci, mosse per alzare il livello di tensione ed eccitazione nello spettatore durante un episodio o una scena chiave per i risvolti della trama. Un caso particolare però mi è rimasto impresso più degli altri.
In Tokyo Ghoul √A, la fallimentare seconda stagione dell’anime tratto dal manga di Sui Ishida, c’è una scena alla fine dell’ultimo episodio che, grazie a questo stratagemma, viene vissuta in maniera completamente diversa dallo spettatore.
Kaneki, marciando sotto una fitta nevicata, viene accompagnato da questa bellissima versione acustica di Unravel, la opening della prima stagione dell’anime. Uno stratagemma non nuovo in Tokyo Ghoul, visto che la stessa Unravel era già stata utilizzata nell’epilogo del primo arco.
Questa classica “operazione nostalgia” in questo caso funziona alla grande. Innanzitutto perché nessuno si aspettava questa versione rivisitata (e più adatta alla scena) del brano di TK from Ling tosing sigure, inoltre perché cambia completamente la percezione che lo spettatore ha di quella scena.
Probabilmente il finale senza quella canzone sarebbe finito nel dimenticatoio invece di diventare uno dei momenti più ricordati dai fan della serie.
Dopo aver presentato alcune caratteristiche importantissime quando si parla di colonne sonore, andiamo ad analizzare alcuni compositori che hanno segnato il mondo dell’animazione giapponese.
Prima ancora di partire con qualche nome, che cosa fa precisamente un compositore?
Dal latino compositor, “chi mette insieme“, il compositore è colui che crea e scrive musica. In ambito di colonne sonore per prodotti audiovisivi, ha il compito di produrre l’accompagnamento musicale dell’opera.
Una sfida complicata poiché, a differenza di quando si registra con il solo obiettivo di fare musica, il compositore deve misurarsi sia con il comparto visivo sia con il resto della parte audio. Che si tratti del doppiaggio o dei suoni in generale, tutte queste componenti vanno esaltate e non coperte.
Negli anime abbiamo numerosi esempi di artisti in grado di creare colonne sonore indimenticabili. Citarli tutti sarebbe impossibile per cui ci limiteremo a vederne 5, 4 giapponesi e uno “straniero“.
Il primo compositore di cui parleremo è Kensuke Ushio, noto soprattutto per aver collaborato con due grandi registi del mondo anime, Masaaki Yuasa e Naoko Yamada. Per il primo ha prodotto le colonne sonore di Ping Pong: The Animation, DEVILMAN Crybaby e il recentissimo Japan Sinks: 2020, mentre insieme alla Yamada ha scritto le musiche dei due film animati da Kyoto Animation, La forma della Voce e Liz and The Blue Bird.
Quello che colpisce del giovane musicista giapponese è la sua capacità di muoversi con disinvoltura tra vari generi. Se andiamo a vedere la sua carriera, Ushio si avvicina al mondo della musica con lo studio del pianoforte, crescendo poi continua ad evolversi e, sotto lo pseudonimo di agraph, pubblica ben due album influenzati sia dal rock che dalla musica elettronica.
Come vedremo una conoscenza musicale così ampia si è dimostrata fondamentale per molte delle sue creazioni, rendendolo uno dei più poliedrici compositori in circolazione.
La prima colonna sonora creata da Kensuke Ushio che andremo ad analizzare è la OST di DEVILMAN Crybaby, anime tratto dallo storico manga di Go Nagai e diretto da Maasaki Yuasa. In questo lavoro l’influenza elettronica è predominante.
Ushio spazia senza problemi dal minimal al synthwave passando per la techno, alternando brani fortemente ritmati a pezzi quasi ambient. Un lavoro da vero mago della musica elettronica che, in alcuni punti, ricorda molto la colonna sonora del film Drive.
La frenesia e le atmosfere surreali dell’anime rispecchiano in maniera perfetta la composizione di Ushio, in quello che è probabilmente il suo lavoro più complesso e maturo. Scegliere una traccia dalla colonna sonora di DEVILMAN: Crybaby è praticamente impossibile, tra le tante però Devilman no Uta, reinterpretazione in chiave moderna della opening dell’anime del 1972, rappresenta benissimo l’influenza elettronica che caratterizza l’intera produzione.
Ora via i sintetizzatori, via le influenze elettroniche e stop ai ritmi sostenuti. Nelle collaborazioni con la Yamada, Ushio riscopre la centralità del pianoforte e mette in mostra tutte le sue doti da orchestratore, mantenendo sempre un livello di qualità altissimo.
Sia La Forma della Voce sia Liz and The Blue Bird richiedevano uno studio molto attento della colonna sonora. Il primo, avendo come tema principale la difficoltà nel comunicare e nel comprendersi, necessitava di un accompagnamento che riuscisse a trasmettere in maniera efficace questo messaggio.
Il secondo tratta un tema analogo ma, essendo ambientato nel mondo della musica, la composizione di Ushio doveva innanzitutto mettere in risalto quest’ultimo aspetto.
In un’intervista rilasciata a Crunchyroll per l’uscita di Liz and The Blue Bird, Ushio ha rivelato di essere da sempre un grande fan del lavoro della Yamada e che, in entrambe le occasioni in cui hanno collaborato, lui e la regista si erano incontrati molte volte prima di mettersi al lavoro, in modo da discutere insieme dei temi centrali dell’opera e partire in contemporanea. Uno step da non sottovalutare se si vuole creare un’opera che abbia coerenza e comunione d’intenti in ogni singolo dettaglio.
Ancora più interessante è stato andare a spulciare tra le dichiarazioni che riguardavano la creazione dell’OST de La Forma della Voce. In un’altra intervista rilasciata subito dopo la fine dei lavori, Ushio ha parlato di cosa lo ha ispirato durante la produzione.
Una scelta molto particolare è stata quella di leggere il manga da cui era tratto il film (la fantastica opera di Yoshitoki Ōima) solo una volta, in modo da non essere influenzato da essa e da poter creare un lavoro su misura per il film della Yamada. Inoltre ha rivelato che sia lui sia la regista si sono spesso rifatti ad opere di pittori e fotografi. In particolare Ushio cita Giorgio Morandi, pittore bolognese della prima metà del novecento, e Vilhelm Hammershoi, un pittore danese attivo tra fine ‘800 ed inizio ‘900.
Per la Forma della Voce Ushio ritrova il pianoforte e lo rende il protagonista di tutta la produzione. Le note si legano alle immagini come se fossero un vestito cucito su misura, ogni singolo passo risulta sincronizzato con la musica. Un’atmosfera sublime ed emozionante, con tracce a volte anche ricche di silenzi che, proprio come la protagonista del film, riescono a comunicare tantissimo allo spettatore.
Il brano simbolo della colonna sonora è senza dubbio lit(var). La traccia viene usata in due parti della pellicola, la prima a inizio film e la seconda durante la scena finale. Nella seconda esecuzione Ushio propone una versione diversa e più ricca del brano, come se anche la traccia avesse subito la stessa trasformazione che compie Ishida.
Nei primi secondi il pianoforte in solitaria comincia la sua melodia, per poi unirsi agli altri strumenti a metà brano in una esplosione di suoni. Nel finale il pianoforte riprende il motivetto iniziale senza però la malinconia che si percepisce nella prima parte, ma con un suono caldo e rassicurante. Una traccia davvero emozionante che cala il sipario su uno dei film più apprezzati degli ultimi anni, assolutamente da recuperare se non lo avete già visto.
A febbraio, quando ancora si poteva andare al cinema come se niente fosse, ho avuto il piacere di vedere in sala Promare, l’ultimo lavoro per il grande schermo targato Studio TRIGGER. Il film regala dell’ottima azione e consiglio caldamente di recuperarlo ma, durante la visione, sono stato colpito da una cosa in particolare. In una delle classiche scene introduttive di inizio film sentivo che la musica in sottofondo mi ricordava qualcosa.
Non sapevo nulla su Promare se non che era una produzione di TRIGGER, mi erano bastati però 5 secondi di ascolto per capire una cosa, la OST era opera di Hiroyuki Sawano.
Il maestro Sawano è la mente dietro le colonne sonore di anime come Guilty Crown, The Seven Deadly Sins, Kill la Kill e ovviamente L’Attacco dei Giganti. Non solo compositore di soundtrack, dal 2014 ha anche intrapreso un progetto chiamato SawanoHiroyukinZk attraverso il quale collabora con vari cantanti giapponesi.
Caratterizzato da uno stile unico e ben riconoscibile, negli ultimi anni è stato senza dubbio uno dei compositori più apprezzati di tutto il mondo anime.
Sawano è spesso accostato all’idea di musica “epica“, e ciò è in gran parte vero. La musica di Sawano riesce a trasmettere molto bene quel tipo di sensazione, soprattutto quando la ricolleghiamo alle tante scene che accompagna. Il lavoro del compositore nipponico però va oltre il semplice “fare musica epica“. L’uso dell’orchestra, lo studio del ritmo e l’inserimento di elementi elettronici, sono solo la punta dell’iceberg di una creazione praticamente scientifica.
Parlando poi proprio di scienza, per spiegare come la musica del maestro Sawano influisca sull’ascoltatore, tre ingegneri del Kanazawa Institute of Technology hanno condotto uno studio molto interessante, presentato poi alla Conferenza Internazionale sulla Kansei Engineering and Emotion Research.
Lascio qui il link al loro lavoro ma cercherò di spiegarvi in breve cosa i ricercatori volessero dimostrare. Sawano viene considerato un maestro di quello che gli inglesi definiscono “drop“. Nelle sue tracce infatti, dopo una parte più tranquilla e di solito strumentale, troviamo qualche istante di silenzio che fa da preludio per una forte parte vocale o per un ritorno prepotente della strumentale. Per capirci meglio ecco due grafici tratti dal loro lavoro.
Come potete benissimo vedere dalle immagini, dopo la linea tratteggiata che simboleggia il “drop“, i livelli di “eccitazione” e “comfort“, riscontrati negli ascoltatori sottoposti all’esperimento, hanno subito un’impennata in tutte le tracce utilizzate. Proprio come scriveva il Telegraph nell’articolo citato in precedenza, è interessante guardare alla musica con occhio scientifico, consapevoli però che essa rimane pur sempre un’arte, fatta da artisti e non da scienziati.
Per capire veramente cosa si prova mentre si ascolta una traccia di Sawano la cosa migliore da fare è proprio ascoltare. Tratto dalla colonna sonora della seconda stagione de L’attacco dei Giganti, questo brano sintetizza a pieno tutto quello che abbiamo osservato in precedenza.
Nell’anime YouSeeBIGGIRL T:T accompagna una delle scene più sconvolgenti di tutta l’opera, il ritmo dato dalle percussioni e la potente parte vocale si mixano per creare un’atmosfera da brividi, ben impressa negli occhi e nelle orecchie dello spettatore.
Il soprannome di “John Williams giapponese” non viene affibbiato a caso. Mamoru Fujisawa, meglio noto con il nome d’arte Joe Hisaishi, è tra i più apprezzati compositori nipponici. Nei suoi lunghissimi anni di carriera ha realizzato le colonne sonore di tantissime opere, collaborando da vicino con due pezzi da novanta della regia giapponese, Takeshi Kitano (HANA-BI, Dolls, Zatōichi) e Hayao Miyazaki.
Anche se le opere di Hisaishi per Kitano sarebbero degne di un’analisi approfondita, per questioni di contesto ci “limiteremo” a parlare del rapporto tra il maestro e lo Studio Ghibli, dal quale nascono ben 11 colonne sonore.
La leggenda narra che un amico del regista consigliò a Miyazaki di assumere Hisaishi per comporre la colonna sonora del suo secondo film, Nausicaa della Valle del Vento. Da li in poi la coppia Miyazaki-Hisaishi diverrà inseparabile e ci regalerà numerose opere davvero indimenticabili.
Una delle cose più interessanti quando si parla di artisti in generale è cercare capire ciò che li ispira durante il loro processo creativo. Hisaishi, per comporre le colonne sonore dei film di Miyazaki, ha sempre cercato di rispecchiare il più possibile la visione che il regista voleva dare alla sua opera.
In una intervista per lo scorso New York Asian Film Festival Hisaishi ha rivelato che, più che ispirasi alle proprie sensazioni, preferiva dare la propria interpretazione dei sentimenti di Miyazaki.
Un’altra ispirazione importante, che il maestro rivela nell’intervista, è data dalla musica classica. Quando gli viene chiesto quale artista lo ha influenzato maggiormente non ci pensa due volte, Beethoven.
L’impatto del lavoro di Hisaishi nei film dello Studio Ghibli è talmente importante che lo studio richiedeva al maestro di comporre in anticipo rispetto al resto della produzione, in modo da utilizzare la musica per far combaciare il tutto.
Vi basta aver visto un film di Miyazaki per capire bene questo passaggio, la musica è in perfetta armonia con le immagini e non si impone mai sul resto. Se provate a toglierla dalla scena però, sentite che il tutto risulta incompleto e l’armonia si è spezzata.
Calma, nostalgia, a volte un po’ di tristezza e malinconia ma anche tanti colori e fantasia, sono tutti elementi ricorrenti nei film dello Studio Ghibli e caratterizzano spesso l’intera pellicola. Anche le musiche del maestro Hisaishi, rifacendosi proprio alla visione di Miyazaki, riprendono queste sensazioni.
Che sia la frenesia di Madness in Porco Rosso o l’aria di città che si respira in A Town With an Ocean View in Kiki Consegne a domicilio, ogni brano trasmette perfettamente ciò che il film vuole. Provare a vedere La Città Incantata (Oscar al miglior film d’animazione nel 2003) senza essere travolti da una forte nostalgia è praticamente impossibile, soprattutto quando in sottofondo il pianoforte intona One Summer Day.
Il maestro Hisaishi è sempre stato molto apprezzato dalla critica e ha collezionato numerosissimi riconoscimenti. Un parere di un suo collega però mi ha colpito più degli altri e vorrei chiudere la nostra analisi proprio con quello.
Liu Jun, un direttore d’orchestra cinese, ha affermato che la musica di Hisaishi ha il potere di risvegliare il bambino che è in tutti noi, “una musica che è in grado di smuovere la nostra mente, semplice, fluente e facile da capire”.
Negli ultimi anni il mondo dell’animazione giapponese si sta aprendo sempre di più al resto del mondo grazie soprattutto ad anime come your name o L’Attacco dei Giganti, il cui successo praticamente planetario ha rivoluzionato l’intera industria. Detto questo non c’è da stupirsi se, anche nelle colonne sonore, tra i vari compositori giapponesi, salta fuori il nome di qualche “straniero” particolarmente talentuoso.
Kevin Penkin, inglese trapiantato in Australia, è il giovane compositore dietro produzioni di grande successo come Made in Abyss, The Rising of the Shield Hero e il nuovissimo Tower of God.
Nella carriera di Penkin non ci sono solo gli anime. Molte sue produzioni sono state utilizzate per videogiochi, una su tutte la OST di Florence che gli è valsa una nomination ai British Academy Game Awards del 2018.
Anche alcune sue influenze musicali derivano da videogiochi, come rivela in una delle sue prime interviste nella quale cita, tra le sue fonti di ispirazione, opere come Shadow of the Colossus, Fire Emblem, Final Fantasy oltre che artisti come Hisaishi o i Sigur Rós.
Un pregio da non sottovalutare delle opere di Penkin è quello di riuscire sempre ad inquadrare bene l’opera. Ciò non è per nulla scontato e richiede, da parte del compositore, un’attenta analisi del lavoro originale e di tutto il resto della produzione.
Durante il rilascio di Tower of God, Penkin ci ha regalato numerose dichiarazioni riguardo il suo processo di scrittura. In una in particolare spiega come, per le sue scelte musicali, sia stata determinante l’animazione, particolarmente frenetica e ricca di cambi di stile, soprattutto per l’influenza Dubstep e Drum and Bass, ch emerge in maniera forte in tracce come Black March.
Dall’elettronica ai cori bulgari, Penkin ha combinato tante influenze in maniera davvero particolare, creando un prodotto innovativo e vincente. Proprio per questo non mi sorprenderei affatto di una sua nomination per Tower of God ai prossimi Crunchyroll Awards.
Parlando proprio di Crunchyroll Awards, nel 2017 Kevin Penkin riuscì a portarsi a casa il premio per la migliore colonna sonora grazie alla soundtrack di Made in Abyss. Anche in quel caso un lavoro in pieno stile Penkin, rivoluzionario e ricco di elementi raramente presenti in una colonna sonora di un anime.
Lo studio dietro quella produzione è stato davvero maniacale. Nella registrazione di alcuni brani ad esempio, il compositore inglese si è servito del Sycron Stage di Vienna, una location che ospita di solito fino 200 musicisti.
Penkin e il suo team di circa 20 persone hanno sfruttato il grande spazio a disposizione per posizionare i musicisti a distanze diverse, in modo che i suoni potessero risultare “lontani” tra di loro, proprio come alcuni elementi apparivano visivamente “distanti” nell’anime.
Sempre in Made in Abyss, Penkin ha scritto alcune tracce usando per il testo un linguaggio che non esiste. Non una novità (lo ha fatto anche Keiichi Okabe in Nier:Automata e Yuki Kajiura è una maestra in questo), ma comunque una scelta particolare, per la quale si è ispirato ancora una volta ai già citati Sigur Rós, nello specifico al brano Gobbledigook.
Lo scopo di Penkin era quello di provare a dare all’ascoltatore la possibilità di interpretare il brano in maniera personale, senza essere legato ad un linguaggio in particolare. Un esempio chiarissimo è Hanezeve Cardhina, scritta in una lingua che riprende sia dal tedesco che dall’islandese.
In The Rising of the Shield Hero infine si è ispirato ai più classici JRPG. Shield Hero infatti, riprende molti elementi presenti in tantissimi giochi di ruolo e anche Penkin, nel suo processo di scrittura, ha immaginato di comporre la colonna sonora di uno di questi.
“Un ritorno alle origini” come lui stesso afferma, quelle colonne sonore tipiche dei JRPG con cui Penkin è cresciuto giocando sono diventate influenze fondamentali nella scrittura di The Rising of the Shield Hero. Il risultato è stato ancora una volta vincente, all’ottima risposta di pubblico e critica è seguita anche la nomination ai Crunchyroll Awards 2019, stavolta però senza premio.
Ultimo caso da porre sotto la nostra lente di ingrandimento è quello dei Radwimps. Rispetto agli esempi fatti in precedenza, questa volta non siamo di fronte a dei veri e propri compositori. I Radwimps infatti sono una rock band giapponese nota al grande pubblico internazionale per aver prodotto la colonna sonora di due film del maestro Makoto Shinkai, Weathering with You e your name.
Avvicinati da Shinkai, grande fan della band, i Radwimps hanno esordito alla scrittura delle colonne sonore proprio in your name. Comporre per un album o per un film è un’esperienza differente sotto molti aspetti. In una intervista successiva all’uscita di your name, la band sottolineava proprio come il processo creativo intrapreso nel progetto fosse stato completamente diverso dai precedenti.
Bisognava tener conto dell’animazione, dei personaggi e delle emozioni che la scena voleva trasmettere in quel momento e, in base a quelli, creare l’accompagnamento adatto. Una sfida non facile, soprattutto per degli esordienti. Fortunatamente per Shinkai e per your name, il risultato è stato davvero ottimo.
Un lavoro che è stato frutto di molti sforzi sia da parte della produzione che dei Radwimps. Lo stesso regista ha raccontato di aver spesso chiesto alla band dei cambiamenti e rigettato alcune loro idee, mentre in altre occasioni Shinkai stesso ha allungato delle scene per dar spazio ad alcuni brani.
L’epilogo del film per esempio, è stato fortemente influenzato dalla traccia finale dei Radwimps. Uno dei passaggi più iconici di your name è stato realizzato proprio grazie all’influenza che Nandemonaiya aveva avuto su Shinkai.
La scelta del regista però non è stata vista in maniera esclusivamente positiva. Parte della critica, soprattutto internazionale, ha ritenuto che l’accompagnamento dei Radwimps fosse l’ennesima creazione di una band giapponese senza alcuna particolare innovazione a livello di sound e testi. Sicuramente lo stile dei Radwimps rientra perfettamente in quel grande contenitore che è il J-pop/J-rock, ma questo in your name si trasforma in uno dei punti vincenti della colonna sonora.
Il sound energico dei Radwimps si sposa alla grande con le atmosfere adolescenziali che animano tutto il film, rispecchiando perfettamente la visione complessiva voluta da Shinkai.In sala, quando andai a vedere per al prima volta il film, rimasi più sorpreso paradossalmente dalle tracce strumentali che dai classici brani pop/rock.
Soprattutto Katewaredoki, una delle varianti del tema di Mitsuha, è stato il primo brano che ricercai dopo la visione. Molto diversa dalla batteria e dalle chitarre protagoniste in tracce come Dream Lanter o Zenzenzense, questa nostalgica melodia di pianoforte riesce a descrivere perfettamente le atmosfere e le emozioni che your name vuole comunicare nella seconda parte del film.
Squadra che vince non si cambia e anche per il suo recentissimo Weathering With You Shinkai si riaffida ai Radwimps per comporre la colonna sonora del film. Questa volta però la band giapponese si è fatta aiutare dalla voce di Toko Miura in ben due brani.
Come afferma Noda (voce della band) in un’intervista, lo scopo era quello di rispecchiare i due protagonisti anche in alcuni passaggi della produzione musicale. Una scelta intelligente che da una nuova spinta alla colonna sonora del film, più matura e più ricercata rispetto alla soundtrack del lavoro precedente.
Weathering With You è stato l’ennesimo successo al botteghino per Makoto Shinkai e la colonna sonora è valsa ai Radwimps il prestigioso Japan Gold Disc Award 2020 per il miglior album tratto da un film d’animazione. Una coppia molto diversa da quella Miyazaki-Hisaishi, ma comunque vincente.
Nonostante il lungo viaggio abbiamo solamente analizzato la punta dell’iceberg del mondo delle colonne sonore negli anime. Tante meriterebbero di essere citate ed approfondite ma ovviamente non potevano essere tutte inserite in questo articolo. Come avete potuto vedere, le soundtrack negli anime sono estremamente ricche e variegate.
Siamo passati dalla dubstep all’orchestra, dagli shonen a qualche slice of life, da grafici tratti da studi ingegneristici a pure e semplici sensazioni all’ascolto. Mi auguro però che questa lunga analisi abbia centrato l’obiettivo iniziale, quello di farvi comprendere l’importanza e il ruolo fondamentale giocato dalle colonne sonore negli anime. Un elemento imprescindibile ed affascinante che spesso rientra fra i fattori determinanti per il successo di un’opera.
Non potevamo salutarci se non attraverso un ultimo brano, tratto dalla colonna sonora della parte 5 delle Bizzare Avventure di JoJo, Vento Aureo. Una traccia che è già entrata nella cultura pop, oltre che nel cuore di tutti gli amanti dell’opera del maestro Araki: il vento d’oro.
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