E come sempre, non appena Dan Harmon e Justin Roiland chiamano, non possiamo fare a meno di presentarci puntualmente all’appello e, come è stato per le puntate passate, ci ritroveremo qui (ogni settimana) a discutere delle nuove e folli avventure dei nostri due avventurieri spaziali preferiti.
Come apertura della seconda metà di questa quarta stagione, Rick e Morty decide di presentarsi con “Never Ricking Morty”, una puntata in cui il racconto (o, meglio, i vari racconti) risultano fisicamente frammentati e distribuiti lungo i vagoni di un enorme treno circolare, chiamato da Rick stesso lo “story train” (il treno della storia), e che, per tale motivo, appare direttamente ispirato da “Snowpiercer”.
Le somiglianze con il film e la serie fumettistica diventano, così, visibilmente immediate: il viaggio dei due protagonisti prosegue, infatti, attraverso una serie di carrozze, ognuna con un proprio stile (sia estetico che narrativo) e ognuna con una propria funzione e scopo.
A completare il tutto, abbiamo anche un capotreno, Storylord, che risiede nel vagone motore del convoglio e che ricopre, palesemente, il ruolo che nel film è riservato ad Ed Harris, manipolatore di tutti i racconti. Ma addentriamoci nel dettaglio!
Rick e Morty, come è tipico, riempe anche questo episodio della sua giusta dose di comicità, consapevolezza e citazionismo, che vengono squisitamente amalgamate con una trama, alla base, abbastanza semplice e diretta.
Nonno e nipote, svegliatosi entrambi all’interno del treno senza sapere né come né perché, si ritroveranno fisicamente intrappolati all’interno di esso e dovranno confrontarsi con una serie di bizzarri personaggi, ognuno dei quali sembra, non solo, conoscere personalmente Rick ma conservare anche uno specifico aneddoto di quest’ultimo, in alcuni casi negativo e in altri positivo.
Tra gli inusuali individui presenti a bordo, abbiamo un primo vagone interamente popolato da sicari e criminali vari, tutti alla disperata ricerca di Rick con il successivo intento di assassinarlo, un desiderio che nasce chiaramente da un torto subito in passato. Vi è poi un secondo vagone in cui i passeggeri, invece, conservano un ricordo estremamente positivo dello scienziato, tanto da adularlo come un “salvatore”. Infine, un terzo vagone custodisce tutte le relazioni sentimentali del passato di Rick.
La premessa di tale racconto è sicuramente accattivante e, al di sotto, riesce anche a suscitare una numerosa serie di riflessioni e osservazioni. Ma, mentre l’episodio rimane saldamente ancorato al treno, la trama non lo fa, andando a deragliare completamente al di fuori dello schema prestabilito… in modo incredibilmente positivo.
Vediamo perché.
Questo episodio di Rick e Morty è un raffinato e pericoloso esercizio di stile.
Quello che, inizialmente, si presenta con un classico racconto incentrato sul confronto e lo scontro dei due protagonisti con la tipica fauna extraterrestre va a districarsi e tramutarsi in un enorme meccanismo di disassemblaggio della realtà stessa della storia, in cui la creatività e originalità degli scrittori emergono incontrastate.
L’episodio si apre in maniera, relativamente, ordinaria e ci vengono introdotti, come già detto, i vari vagoni contenenti gli avvenimenti del passato di Rick. Lentamente, però, ad essi iniziano ad essere magistralmente uniti tutti gli elementi del racconto presente (che contribuiscono a complicare la storia), fino a degenerare nell’introduzione di frammenti e spezzoni provenienti da realtà completamente distaccate e parallele a quella iniziale.
La fusione di tutti questi diversi elementi sfocia in una trama deliberatamente disordinata e confusionaria, in cui viene messa in dubbio la realtà effettiva di ciò che si sta vedendo e in cui le certezze narrative vanno a sgretolarsi. Si è riuscita a plasmare, così, una storia le cui fondamenta poggiano su una rigida base ma la cui trama va a spostarsi regolarmente al di fuori di essa, per poi ritornare sui binari e riprendere il suo percorso, conservando un grande coinvolgimento nello spettatore e offrendo situazioni di ilarità.
Si tratta, forse, di un’idea e di un concetto che la serie ha già affrontato e sfruttato in precedenza ma che mai, prima di ora, aveva realizzato in modo così articolato ed efficace.
E’ evidente che, nonostante l’episodio sia strutturato sull’idea stessa del treno, gli scrittori di Rick e Morty stiano comunque cercando di scappare dalle limitazioni e dalle prevedibilità di tale struttura classica.
La realtà è che questa puntata non è altro che un prodotto televisivo volto a commentare la tecnica stessa che si nasconde dietro la propria realizzazione, la quale può essere poi ampliata anche a molte altre produzioni. E’, alla fine di tutto, una storia che parla di storia. A diventare quasi il protagonista del racconto è, infatti, quello che viene chiamato “il ciclo narrativo di Dan Harmon” , ovvero una sorta di guida allo sviluppo degli eventi e dei personaggi ideata proprio dallo stesso Harmon (uno dei creatori di Rick e Morty).
E’ su ciò, poi, che appoggia quasi tutto l’umorismo presente all’interno dell’episodio. Molte delle battute e delle situazioni comiche non sono altro che dei richiami ironici e sarcastici a degli escamotage e a degli strumenti narrativi che vengono spesso usati in quasi tutti i prodotti audiovisivi e che lo spettatore, per familiarità, riesce a riconoscere.
Inutile dire che ciò provoca un aumento vertiginoso del fattore “meta” della storia, ovvero quella consapevolezza che hanno la serie e i personaggi al suo interno di sé stessi. Rick fa notare più volte di comprendere pienamente di essere dentro una serie televisiva e di sapere che cosa gli scrittori hanno in serbo per lui e per il racconto.
Così facendo si aprono numerose opportunità comiche e, soprattutto, si formano delle aspettative che vengono rapidamente sovvertite, provocando in chi guarda una sensazione di imprevedibilità e coinvolgimento totali.
In sostanza, gli scrittori sono stati in grado di sfruttare in modo originale le più comuni regole della narrazione e la conoscenza che lo spettatore medio ha di esse, strumentalizzandole a favore del racconto.
E qui, si entra in quella parte della recensione dove si cerca (forse anche in modo eccessivo, lo ammetto) di scavare un po’ più a fondo su tutto quello che ci è stato mostrato questa volta su Rick e Morty.
La riflessione più immediata e prominente che è emersa durante la visione volge attorno all’idea delle diverse prospettive su uno stesso argomento o, come in questo caso, su una stessa persona. I personaggi all’interno dei vari vagoni, infatti, hanno tutti un ricordo ed un percezione diversa di Rick, la cui personalità viene distorta e sfumata in mezzo alle varie prospettive. A questo punto, il dubbio sorge spontaneo: qual è la vera versione di Rick? Ve ne è una suprema che spodesta le altre o sono tutte frammenti di un intero che devono essere uniti?
La risposta è che non vi è una verità assoluta. Se qualcuno possiede una determinata impressione ed idea del personaggio di Rick, essa sarà sempre veritiera ai suoi occhi ed è come se, in qualche modo, essa diventasse l’unica identità tangibile di Rick. Ma se ognuno possiede una propria idea (sia che sia interamente positiva o interamente negativa o un mix tra le due) significa, allora, che esistono per Rick altrettante identità, le quali unite forniscono al personaggio una grande dose di dinamismo, complessità e sfaccettature interessanti, rendendolo incredibilmente elaborato.
Si potrebbe anche avanzare l’ipotesi che, forse, egli non possiede una vera identità e che quindi non esiste (cosa che Rick stesso accenna a fine episodio) ma questa, come quelle sopra, è una semplice riflessione non necessaria alla comprensione della storia. Anche se, c’è da dirlo, aggiunge quel pizzico di filosofia che sempre aleggia implicitamente nella serie.
Alla fine di tutto, l’unica vera pecca riscontrabile nell’episodio è, forse, il finale leggermente anti-climatico, brusco e inconclusivo (anche se potrebbe essere visto come l’ennesimo commento e critica verso l’uso errato dei Deus Ex Machina nel cinema e nella televisione, a voi la scelta). Da un punto di vista creativo, è giusto elogiare anche l’ottima regia e fotografia, assieme ovviamente alla scrittura.
E’ interessante chiedersi se questo episodio auto-consapevole sia volto ad espandere ed incrementare le potenzialità e la longevità della serie o se sia stato creato semplicemente come un metodo diretto per affrontare il criticismo emerso in passato nei confronti di essa, nella speranza magari di buttarselo alle spalle.
In ogni caso, qualsiasi sia la risposta, l’approccio scelto rimane nuovo, divertente e coinvolgente e si può appurare con certezza che Rick e Morty sia ancora ben lontano dal deluderci.
Questo è quanto, per oggi. Qui, potete trovare il trailer della seconda metà di questa stagione.
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