Di remake e reboot ne sentiamo parlare molto, ultimamente. Eppure, due cose risultano insistentemente poco chiare: che queste tipologie di produzioni esistano da almeno cent’anni (letteralmente) e la differenza che intercorre tra loro.
Sì, esiste. La potremmo definire una differenza “quantitativa”.
Il remake è il rifacimento di una singola opera ben definita (può essere un film, una serie tv, o anche un fumetto) a distanza di un certo periodo di tempo dall’originale. Agli albori del cinema era assai frequente produrre un remake di un film a distanza di appena due anni dalla sua uscita. Le ragioni potevano essere molteplici: l’evoluzione degli effetti speciali e delle attrezzature che permetteva di migliorare il materiale originale dal punto di vista tecnico, il rendere più appetibili i classici alle nuove generazioni, ma anche per recuperare idee buone dallo scarso successo iniziale per commercializzarle meglio. Un esempio di quest’ultimo caso è il film horror giapponese Ju-On di Takashi Shimizu. Il regista, per vedere meglio il suo film all’estero, ne ha realizzato un remake americano, il celebre The Grudge.
Per reboot si intende invece il riavvio di un intero franchise. Questo termine è leggermente più recente e ha cominciato a diffondersi negli anni ’80. Il reboot non è quindi circoscritto ad una singola opera, bensì ad un gruppo di opere appartenenti al medesimo universo narrativo. In quanto riavvio, si presuppone che dia inizio a tutta una serie di prodotti consecutivi e collaterali. Famoso esempio è la saga di Halloween, che ha goduto di diversi reboot, il più celebre dei quali ha visto Rob Zombie alla regia di ben due film (Halloween – The Beginning e Halloween II). In questo caso, Zombie è partito girando un remake del primo film di John Carpenter, per poi proseguire indipendentemente la “sua” saga. È assai comune che un reboot parta con il remake di un film ben definito, ma non è obbligatorio, basti pensare alla saga di The Amazing Spider-Man della Sony, che non ha niente a che fare con la trilogia di Spider-Man di Sam Raimi.
Nei fumetti, in particolare quelli di supereroi, i reboot sono assai più frequenti dei remake, specialmente per quanto riguarda la DC Comics, il cui universo narrativo è stato totalmente riavviato in maniera consistente in diverse occasioni. Tra le più eclatanti, il post-Crisi sulle Terre Infinite e i New 52. Trovare dei remake – ossia delle rinarrazioni più o meno fedeli di storie già raccontate – non è però complicato. Restando in America, la Marvel Comics pubblicò la linea Season One, con il preciso compito di rinarrare le origini dei supereroi più celebri aggiornandole ai canoni moderni. In Italia alcuni illustri esponenti del remake a fumetti si possono trovare in Diabolik (L’arresto di Diabolik – Il remake) e Dylan Dog (Dylan Dog Color Fest n.18 – Remake), mentre per i reboot possiamo citare PK – Pikappa (Frittole).
Altro termine con cui “reboot” e “remake” vanno di tanto in tanto a confondersi è quello di “rilancio”. Nel linguaggio dei mass media, il rilancio è un tentativo di riportare all’attenzione del grande pubblico un determinato prodotto. Tale tentativo può sì coincidere con un remake o un reboot, ma anche con un semplice seguito. Esempio lampante è quello de Il risveglio della Forza, seguito diretto dei precedenti film della saga di Star Wars che ha di fatto rilanciato il franchise. Il termine “rilancio” va quindi accostato all’ambito del marketing, piuttosto che alla produzione vera e propria. Nella serialità televisiva si possono citare le numerose serie di Star Trek – l’ultima delle quali, Star Trek: Picard, è uscita nel 2020 – o la terza stagione di Twin Peeks di David Lynch. Nei fumetti i rilanci hanno goduto di molta fortuna negli ultimi anni; in America con i vari Marvel NOW! e Rebirth di Marvel e DC e in Italia con il già citato Dylan Dog.
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