Fumetti

Locke & Key – La saga fanta-horror di Joe Hill e Gabriel Rodriguez

Locke & Key

14.00
8.1

SCENEGGIATURA

8.2/10

DISEGNI

8.0/10

CURA EDITORIALE

8.1/10

Pros

  • I personaggi iconici e meravigliosamente caratterizzati
  • La scorrevolezza della narrazione
  • La mitologia originale ed interessante
  • Il gore mai fine a sé stesso
  • La delicatezza e l'efficacia dei messaggi

Cons

  • La troppa frettolosità del finale

Locke & Key, serie a fumetti fanta-horror scritta da Joe Hill e disegnata da Gabriel Rodriguez per IDW Publishing (in italia per Magic Press Edizioni) che a breve godrà di una trasposizione live action in forma di serie prodotta da Netflix, appartiene a quella categoria di opere cult per una nicchia di appassionati di cui si sente parlare solo bene, un po’ come Umbrella Academy di Gerard Way e Gabriel Bá.
Proprio per questo, l’approccio ad un simile fumetto potrebbe risultare deludente e la sua fama più lusinghiera del dovuto, ma non è questo il caso.

Il mio nome è Joe Hill, figlio di Stephen King

Locke & Key nasce da un’idea dello scrittore di racconti horror – nonché grande appassionato di fumetti – Joe Hill, nome d’arte di Joseph Hillstrom King, figlio secondogenito di un altro scrittore horror di cui probabilmente avrete sentito parlare: Stephen King.
Hill scelse di adottare tale pseudonimo per distaccarsi dalla fama del celebre padre, potendo così intraprendere la carriera letteraria lontano dalla sua ombra e dar vita a libri bellissimi come La scatola a forma di cuore e NOS4A2 (dal quale è tratta l’omonima serie prodotta da Amazon Prime).
Non stupisce che il rapporto padre/figlio e la ricerca di una propria identità siano concetti fondanti di Locke & Key.

Raccontarvi l’incipit della serie richiede molta cautela.
Già dalle primissime tavole il fumetto risulta devastante, garantendo un impatto emotivo istantaneo che verrebbe automaticamente meno se anticipato.
Vi basti sapere che i protagonisti sono i membri della famiglia Locke che, in seguito ad un evento traumatico, sono costretti a trasferirsi nella storica dimora paterna, Keyhouse, sita nella cittadina di Lovecraft, sulle coste del Massachusetts.
La trama ruota intorno alle vite dei tre figli della famiglia Locke: Tyler, il maggiore, Kinsey, la secondogenita adolescente, e infine Bode, l’ultimo arrivato di appena cinque anni.

E’ facile intuire come dei nomi altisonanti quali Keyhouse e Lovecraft nascondano segreti al di là dell’umana comprensione.
La scoperta di questi ultimi da parte dei tre fratelli Locke – unita al ritorno di un’oscura presenza dal passato paterno – sarà il vero motore della storia
In particolare, il principale elemento fantastico di Locke & Key sono, per l’appunto, delle chiavi magiche in grado di conferire poteri sbalorditivi.

Joe Hill mostra subito quello che è uno dei più grandi punti di forza del suo fumetto: la costruzione terribilmente umana dei personaggi e dei loro rapporti.

Non c’è dubbio che lo scrittore abbia attinto a piene mani dal proprio vissuto per creare dei caratteri così credibili, basti pensare che i protagonisti sono tre, due maschi e una femmina, proprio come i figli di Stephen King e dello stesso Joe Hill.
Essere figlio di una personalità tanto rinomata deve averlo condizionato parecchio, visto che il personaggio di Tyler soffre moltissimo il peso dell’eredità paterna, alternando forti sensi di colpa, complessi d’inferiorità e un forte astio nei confronti della figura genitoriale, dalla cui fama si sente oppresso e desideroso di fuggire.
Tyler, in quanto fratello maggiore e prossimo al diploma, si fa carico di tutte quelle problematiche relative al passaggio verso l’età adulta – tra cui quella di pilastro familiare – alle quali però non crede di riuscire a far fronte.
La sua evoluzione lo porterà man mano ad assumersi la responsabilità del ruolo che ricopre, acquisendo un’identità propria pur restando sul percorso tracciato dal padre. Proprio come Joe Hill nella realtà.

Kinsey è invece un’adolescente che nel corso della serie andrà a costruire la propria personalità,  mutando continuamente aspetto e atteggiamento.
Essendo l’adolescenza un periodo particolarmente volubile, quella di Kinsey risulta essere la personalità  più mutevole e fragile, cosa che lei stessa comprende.
Non sapendo come affrontare il turbinio di emozioni negative che la tempestano in seguito al trauma subito, finisce per rinnegare quelle stesse emozioni e, così facendo, cadere in una spirale di costante infelicità.
Il suo percorso di maturazione è straordinario: la disperata ribellione giovanile nei confronti di quella parte di sé ritenuta debole – incarnata anche nel rapporto con la madre, che disprezza perché riconosce in lei i suoi difetti, proprio come Tyler con suo padre – cessa proprio nel momento in cui fa sue quelle debolezze, capendo che senza di esse risulta una persona incompleta, proprio come sua madre, che invece ha rinunciato a ogni emozione positiva.

In generale, la serie dà molta importanza al rapporto genitori-figli, mostrando nella maniera più drammatica possibile – in particolare attraverso i personaggi di Sam ed Ellie – come un cattivo rapporto con i parenti possa condizionare gravemente la salute mentale dell’individuo.

Le paure e le emozioni negative sono il vero lucchetto di Locke & Key.
La chiave è il coraggio di affrontarle.

Il villain della serie  (la cui identità è bene la scopra il lettore) nasce proprio da un’emozione negativa: l’egoismo.
La sua origine multidimensionale e il suo incarnare un male ancestrale lo avvicina moltissimo al personaggio di Randall Flagg, antagonista dei romanzi della Torre Nera di Stephen King.
In quanto “puro male” lovecraftiano è anche lui un personaggio incompleto, incapace di avere una visione d’insieme.
Risulta per questo un villain archetipico incredibilmente efficace, rappresentando perfettamente le paure dei protagonisti nei confronti della crescita e dei loro lati oscuri.

Eppure Locke & Key non è solo una storia intimista sui rapporti familiari, ma anche un racconto estremamente fantasioso, ricco di soluzioni immaginifiche esaltanti e originali.

Attraverso la lore delle chiavi magiche Hill è riuscito a confezionare una perfetta metafora della formazione dell’immaginario post-moderno.
Le chiavi furono create dagli antenati, ossia i primi a trasporre l’immaginario nella realtà, ad “aprirne le porte”, proprio come i primi cantastorie con quelli che divennero gli archetipi narrativi.
I discendenti (l’attuale famiglia Locke) hanno poi fatto propri quegli archetipi (le chiavi), miscelandoli e utilizzandoli in maniera innovativa, fino a creare qualcosa di nuovo.
Secondo Joe Hill, le storie nascono dall’estrazione e dal controllo dei nostri lati oscuri (ciò che si cela dietro la Porta Nera), i quali possono essere “forgiati” dal talento per fare del bene. Nel caso dei narratori, raccontare storie.

Joe Hill sa benissimo che sono i bambini a possedere l’immaginazione più fervida in virtù della loro apertura mentale; per questo rende Bode, il più piccolo dei Locke, il personaggio più metanarrativo di Locke & Key.
Non a caso è lui a trovare la maggior parte delle chiavi, come se queste lo chiamassero.
Di contro, gli adulti, che rinunciano all’immaginazione a causa delle ferree convinzioni maturate nel corso del tempo, hanno difficoltà nell’accorgersi della magia delle chiavi.

Nonostante Locke & Key sia una serie pesante nei contenuti, non lo è affatto dal punto di vista della fruizione.
Joe Hill, da bravo scrittore navigato, riesce ad imbastire dialoghi densi di informazioni in modo tale che risultino sempre interessanti agli occhi del lettore, il quale si ritroverà a leggere ogni balloon ad una velocità disarmante, morbosamente incuriosito dalla quantità di misteri accuratamente sviscerata nel corso dei volumi.
Lo stile della narrazione è piuttosto cadenzato, alternando punti di vista di numerosi personaggi e chiudendo con grande efficacia drammatica le sequenze nel punto più teso, così da creare ulteriori aspettative per le tavole successive.
Tutto è perfettamente funzionale alla trama e alla caratterizzazione dei personaggi, anche le scene apparentemente decontestualizzate.
A ciò si aggiunge un’altra lodevole caratteristica della serie: il peso narrativo della morte.

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In Locke & Key la morte è un elemento costante e le scene splatter abbondano.
Eppure, a differenza di molte altre opere horror, nessuna morte è fine a sé stessa.
Se un personaggio muore, di certo che la sua dipartita cambierà drasticamente le carte in tavola.

Purtroppo, sul finale questo grandissimo pregio va a perdersi in favore di una mattanza vecchio stile.
Lo stesso finale risulta a tratti troppo frettoloso, non chiarissimo in fase di risoluzione e interessato allo sconvolgimento visivo, nonostante i temi della serie vengano esplicitati con gusto e delicatezza.

Gabriel Rodriguez, regista della tavola

C’è poco da dire sulla performance alle matite di Gabriel Rodriguez.

Il disegnatore è stato perfetto in ogni singola vignetta, conferendo al fumetto una personalità grafica immediatamente riconoscibile.
Il suo è un tratto pulitissimo, tondeggiante e cartoonesco, caratterizzato da contorni particolarmente spessi che ben si adattano ai personaggi dalle fisionomie “pienotte” e tridimensionali, a loro volta esaltate dai colori di Jay Fotos.

L’abilità del disegnatore nel delineare e modificare le espressioni dei volti tra una vignetta e l’altra ha conferito ai volumi un’impostazione molto cinematografica, così come i suoi layout, nei quali dimostra una padronanza assoluta della scansione dei tempi, grazie anche ad un frequente uso di inquadrature fisse e vignette “mosaico” (ndr, vignette che, pur potendo funzionare come intere, vengono divise in due per dilatare i tempi a fini drammatici).
La sua perfetta gestione degli ambienti permette al lettore di familiarizzare con ogni singola “scenografia” del fumetto.
Se Lovecraft esistesse davvero, alla fine della lettura la si potrebbe visitare come fosse casa propria.

Altro fattore d’indubbia professionalità del disegnatore risiede nel suo delineare con la massima precisione ogni elemento in scena senza mai abbozzare nulla, neanche il più insignificante dei particolari, consentendo comunque al lettore di individuare all’istante le componenti topiche della scena grazie ad un sapiente uso della prospettiva e delle inquadrature.

Dietro la porta, la fine

Locke & Key è un fumetto fanta-horror atipico, intelligente e meraviglioso da leggere.

Le emozioni provate nel corso della lettura saranno intense molteplici, così come intenso sarà il senso di vuoto voltando l’ultima pagina.
Aspettiamo quindi trepidanti l’uscita della serie Netflix, sperando che riesca a riprodurre quantomeno una parte della grandezza dell’opera cartacea.

Potete recuperare tutti i volumi della serie edita da Magic Press a prezzo scontato cliccando sui titoli in basso:

Locke & Key 1 – Benvenuti a Lovecraft

Locke & Key 2 – Giochi mentali

Locke & Key 3 – La corona delle ombre

Locke & Key 4 – Le chiavi del regno

Locke & Key 5 – Ingranaggi 

Locke & Key 6 – Alpha e Omega

Locke & Key 7 – Cielo e terra (spin-off)

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Vittorio Pezzella

Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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