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Il Re Leone analisi: tutte le differenze col film originale

Ne avevamo già parlato nella nostra recensione, ma le cose da dire sul live action de Il Re Leone meritano un approfondimento. Perché sì, bisognerebbe quasi sfogarsi su cosa non ha funzionato del film. Personaggi, canzoni, inespressività, sono solo alcuni dei nei di questo film, più simili a macchie d’olio. 

Vediamo quindi uno per uno i particolari che hanno causato la resa di un prodotto finale non poi così indimenticabile, anzi tutt’altro, ma anche i piccoli pregi che bisogna dare atto alla pellicola.

Simba: il re dell’inespressività

Quale re della Rupe dei Re: Simba occupa il primo posto come peggior personaggio animato. Se il suo doppiaggio è dopotutto anche ben realizzato, lo stesso non si può dire per le emozioni che traspaiono dal suo muso felino. Spoiler: non ci sono emozioni, nessuna. Tutte le scene che lo vedono protagonista dipingono un leone realistico a tal punto da non sembrare neanche coinvolto nelle vicende del film. 

Apice della sua apatia è nella scena della morte di Mufasa: sentiamo singhiozzi, dolore nella voce, ma il micetto over size non denota neanche la più minima tristezza. Una delle scene più traumatiche e sentite della nostra adolescenza tramutata in un becero documentario. Partiamo benissimo. 

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Abbastanza dimenticabile la versione di Voglio diventar presto un re: musicalmente ben riuscita, ma ambientata per l’appunto in un documentario. Sarebbe stato molto bello vedere azioni surreali per gli animali coinvolti, mentre il tutto si sviluppa su cuccioli che giocano vagamente con Nala e Simba. Grande no. 

Da adulto, la situazione inizia un po’ a migliorare (forse favorito dalla presenza di Timon e Pumbaa) ma siamo comunque lontani da un Oscar per il felino. Lontanissimi.

Parlando comunque delle scene che lo coinvolgono da grande, molto carina la scena romantica con Nala in L’amore è nell’aria stasera, merito anche dei cantanti Marco Mengoni ed Elisa, seppur più che sera… si svolge tutto in tardo pomeriggio. 

Il peggior Scar possibile

Pesanti lamentele sulla resa di Scar erano già partite prima dell’uscita del film: il suo aspetto magrolino e malconcio non aveva niente a che vedere con la (quasi perfino) sensualità dell’originale.

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Chiamerò allora il secondo (tragico) Scar… Scarrafone, per poterlo facilmente distinguere.

Ebbene, avevo deciso di non partire prevenuta in merito e godermi comunque il film: che dire, di certo non ho apprezzato Scarrafone non tanto per l’estetica, ma per una caratterizzazione che nulla ha a che vedere con il carisma originale. 

Torniamo sempre alla scena della morte di Mufasa (tanto per cambiare): Scar passa alla storia del cinema per il suo iconico Lunga vita al Re. L’originale, in quelle 4 parole, esprime tutta la sua crudeltà, con una sadica pacatezza da far rabbrividire chiunque. 

Scarrafone è invece arrabbiato, iracondo, e più di una volta accentua la sua rabbia anche senza apparente motivo. Scar non cede mai alla rabbia, ma è sempre tremendamente composto per una sua innata vanità: un cattivo Disney degno di questo nome, che Scarrafone non riesce ad essere.

Ma il secondo reato di Scarrafone è nella sua canzone: se Scar prima l’aveva innalzata ad inno per la propria vittoria, Scarrafone la tramuta in dialogo… vagamente cantato? Chiave dell’interpretazione è nel fatto che, se Scar parte come già conclamato capo delle iene, Scarrafone usa invece la “canzone” per persuaderle ad allearsi con lui. Funziona come resa finale? No, per niente. Anche perché la canzone viene anche brutalmente mutilata. 

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Parlando proprio delle iene, anche loro hanno subito una pesante modifica: da una delle specie più stupide della savana, diventano invece organizzatissime grazie al ruolo di capo branco di Shenzi. Un po’ di girl power? Risultato discreto, ma dopotutto, piuttosto inutile come aggiunta.

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Zazu: da fido consigliere a macchietta comica

Seppur si tratti di un personaggio secondario, sfido chiunque a dire che Zazu sia stato inutile nel lungometraggio animato.  Il vecchio Zazu è impacciato sì, ma non stupido: si rivela più volte un personaggio saggio, lungimirante, e sempre pronto a consigliare.

Il recente Zazu perde parecchio anche per una scelta di doppiaggio troppo giovanile, il tutto accompagnato da delle battute spesso abbastanza tristi. Non che il vecchio Zazu non fosse ironico ma…

Ho pianto un po’ il meraviglioso ho quattro noci di cocco splendide… 

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Timon e Pumbaa: gli eroi del film?

Ne dobbiamo prendere atto: Timon e Pumbaa riescono a risollevare la seconda metà del film. Uno dei motivi principali è perché sono espressivi, finalmente. Ragazzi è questo che fa rabbia: bastava davvero poco per far in modo che anche la prima parte del film fosse (abbastanza) positiva come la seconda.

Una volta entrata in scena, la coppia conquista il film, riuscendo perfino a ricostruire il dialogo delle stelle, in cui Timon, Pumbaa e Simba osservano il cielo stellato. Una scena dopotutto secondaria, ma ho sinceramente apprezzato la scelta di averla mantenuta.

Clou è senza dubbio l’adattamento di Hakuna Matata: diversa sotto molti aspetti all’originale ma pregevolissima. Abbiamo infatti l’introduzione di altri personaggi ad affiancare il lemure e facocero (espediente usato anche dal regista ne Il libro della Giungla), ma tutto ciò non stona affatto, anzi. Ecco le modifiche sinceramente apprezzate di cui parlavo nella recensione.

Anche la vita dei due in effetti è molto diversa: se nel cartone infatti la coppia viveva dove capitava a mo’ di girovaghi, adesso sembrano aver trovato la loro piccola oasi, dove vivono comunque “alla giornata” con altri animali. Anche qui, diverso sì, ma nulla di così aggressivo.

Eppure, esiste un difetto anche per loro: la sostituzione dell’iconica scena di Timon in veste Hula. La scena è stata rimossa per dar spazio ad un Timon improbabile Lumière: sinceramente? No, per me è stata una decisione piuttosto forzata e poco coerente col tutto. Che mi ha ricordato di un live action che al tempo mi deluse non poco. 

Inoltre, niente Signor Maiale per il buon Pumbaa: era davvero sacrificabile come citazione?

Rafiki: stregone scientificamente accurato

Un dettaglio quasi sorprendente è nella resa finale di Rafiki, il babbuino stregone: sono aumentate sì le scene in cui parla in swahili, ma di nuovo, nulla da ridire in merito. E’ forse il personaggio meglio realizzato in toto. 

Viene perfino descritto nel dettaglio come Rafiki riesce ad ottenere il campione di pelo di Simba, viaggiato per tutta la savana in modo forse… troppo accurato? Stiamo letteralmente cercando il pelo nell’uovo della pellicola in questo caso.

Le amare conclusioni

Come già evidenziato durante la recensione, il film non è riuscito a conquistarmi. Il motivo è in realtà molto semplice: avrei accettato di buon grado un film/approfondimento come quello visto ne Il Libro della Giungla (che vi consiglio vivamente di recuperare al più presto), ma il film al contrario vuole a tutti i costi eguagliare l’originale, con mera presunzione e quasi perfino sbadataggine.

Sarebbe stato molto bello vedere Mufasa e Scar giovani, insomma, dare maggiori spunti alla trama piuttosto che aggiunte, tagli e modifiche piuttosto immotivati. 

 

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Jolandanta

Cosplayer per diletto, per lei Dante è sia il poeta stilnovista che il cacciatore di demoni per eccellenza. "I demoni non piangono mai" è vero, ma davanti al film, alla serie tv, al videogioco, al fumetto, o al libro giusto diventa una fontana, e prova anche a recensirli di tanto in tanto.

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