L’attesa è finalmente giunta al termine e “La Lunga Notte” (titolo di questo episodio) è finita con essa. Nel terzo episodio dell’ottava stagione di Game Of Thrones abbiamo potuto assistere all’angosciante, adrenalinica e spettacolare battaglia di Grande Inverno, il famigerato conflitto con gli estranei ed il Re Della Notte che, fin dalla prima stagione, attendevano oltre il buio della barriera.
Gli aspetti da prendere in considerazione in un episodio di così grandi proporzioni sono tantissimi, a partire dalla regia, dalla cinematografia e dalla musica fino alla scrittura e alla gestione dei personaggi, per questo cercherò di essere il più chiara possibile nello scindere i diversi elementi e far capire per bene cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato (secondo me) nel corso di questa battaglia.
Partirò essendo molto onesta: la puntata è stata per me una grande delusione. Prima che mi assaliate, lasciatemi dire che non la considero generalmente una brutta puntata, poiché di momenti mozzafiato ce ne sono stati, ma mi è sembrata, nella sua totalità, molto snaturata rispetto a quello che è stato e che dovrebbe essere Game Of Thrones.
Vi ho visto una quantità enorme di potenziale sprecato che, sotto la guida di George R.R. Martin, sarebbe stato sfruttato ai suoi massimi, generando qualcosa di ancora più epocale e straziante (ma soprattutto sensato) rispetto a quello che è stato invece il risultato finale. Oltre ciò ho notato l’aggiunta di elementi narrativi estremamente fuori luogo e poco logici, che hanno rovinato l’atmosfera che si era andata creando con il proseguire della battaglia e, infine, non rispetta assolutamente le aspettative che gli scrittori avevano costruito durante i due episodi precedenti.
Ma cominciamo parlando degli aspetti positivi.
Per quel che riguarda la regia e la gestione della battaglia, non posso dire nulla. Ci avevano promesso uno scontro di proporzioni epiche, è così è stato. Dire che l’episodio è stato cinematograficamente e stilisticamente uno dei più belli e piacevoli sarebbe un eufemismo. Ogni aspetto tecnico è curato al massimo, le visuali e le immagini che ci vengono proposte sono a dir poco da brividi, l’uso del buio e della luce è stato sfruttato in modo più che ottimo, usufruendo intelligentemente del fuoco, della luna e dei draghi, creando un bilanciamento estetico soddisfacente e memorabile.
In alcuni istanti i combattimenti appaiono confusionari, tanto che si rischia di far fatica nel cercare di comprendere la situazione, ma i momenti più salienti e le azioni dei personaggi principali rimangono sempre nitidi e chiari. L’editing ed il montaggio rapido del susseguirsi delle scene aumenta esponenzialmente il ritmo della battaglia, trasmettendo perfettamente l’idea di frenesia, panico, confusione e terrore del combattimento, il tutto accompagnato da una colonna sonora epica e straziante, che quasi raggiunge i livelli di “Light Of The Seven” (colonna sonora usata nella 6×10, durante l’esplosione del tempio di Baelor).
Impossibile da citare, è l’uso spettacolare del CGI (cioè gli effetti speciali) che non solo è stato usato per creare degli scontri travolgenti e realistici, ma anche per dettagliare maggiormente alcuni personaggi/creature, a partire dai non-morti fino ai draghi e, in particolare, lo stesso Re Della Notte che, per la prima volta, appare incredibilmente vivo e caratterizzato, un’antagonista vero e proprio.
Anche a livello strutturale, la battaglia eccelle. Lo scontro viene “suddiviso” in diversi filoni, seguendo ognuno uno o due dei personaggi principali, facendo in modo poi di concatenare tutte le vicende nei momenti migliori e più equilibrati. Tra i diversi punti focali durante la battaglia, abbiamo quello incentrato su Jon e Daenerys, quello su Arya, quello su Jamie e Brienne, quello su Sansa e Tyrion ed, infine, quello su Theon e Bran (assieme ad altri un po’ più secondari).
Tutti questi filoni vengono alternati in modo da rendere più “ritmico” il combattimento, alternando tra momenti frenetici ad altri leggermente più calmi, consentendo al pubblico di prendere fiato per qualche attimo, bilanciando la velocità e permettendoci di tenere sott’occhio tutti i personaggi. Notevole è anche l’uso dello spazio e del campo di battaglia. Il combattimento, infatti, si può quasi definire “diviso a tappe”: si parte dall’area più grande e spaziosa, ovvero la distesa di ghiaccio oltre Grande Inverno, ci si sposta lungo alle mura, poi si arriva all’interno del castello e, infine, vengono raggiunte le cripte e le stanze interne.
Abbiamo uno spostamento dello scontro da una zona più aperta e libera ad altre estremamente più limitate e soffocanti, che ci fanno sentire intrappolati e senza via di fuga. Un espediente che di per sé aumenta la tensione, senza contare che, se i nemici sembravano migliaia in campo aperto, all’interno degli stretti corridoi appaiono un’infinità, un’orda inarrestabile e senza fine.
Ora si arriva agli aspetti negativi di questa puntata di Game Of Thrones. Innanzitutto, il primo grande errore che ritengo sia stato commesso non si trova esattamente in questo episodio ma in entrambi i precedenti, andando poi a ricadere su questa puntata, danneggiandola. Fin dall’inizio della serie, il Re della Notte ed il suo esercito si sono posti come gli antagonisti supremi, la più grande minaccia in tutto Westeros, una forza così potente da essere quasi inarrestabile.
Tutto ciò ci viene comunicato dal principio, con personaggi come Melisandre, il cui scopo ultimo è quello di portare la luce fermando gli estranei, ma anche dai guardiani della notte, dai bruti, da Mance Rayder, da Gilly e da Craster. Inoltre ci viene anche data prova fisica della potenza schiacciate dei non-morti, ad esempio nel massacro di Aspradimora oppure nello scontro oltre la barriera dove Dany perde Viserion.
Insomma, viene messo in chiaro che le possibilità di sopravvivere ad uno scontro diretto sono veramente, veramente poche. Ritornando a quello che dicevo all’inizio, questo concetto viene molto pesato nei primi due episodi dell’ottava, dove, praticamente in ogni attimo, vengono ripetute le frasi “Moriremo tutti”, “E’ la nostra ultima notte sulla Terra”, “Non abbiamo speranze” e così via, tanto che Bran arriva ad insinuare che potrebbe non esserci un dopo, una volta conclusa la battaglia.
Con una predisposizione e preparazione del genere, questo scontro doveva risultare in una vera e propria carneficina. Non solo per i motivi citati sopra, ma anche poiché sarebbe stato coerente nei confronti di quello che è il Trono, cioè una storia in cui tutto può succedere, in cui nessuno è al sicuro, in cui i buoni o perdono o vincono con grandi sacrifici.
In questo episodio non ho visto nulla di tutto questo. I personaggi sopravvivono a situazione estreme e letali, che in altre stagioni avrebbero sicuramente segnato la loro morte. Ad esempio, Daenerys riesce a cavarsela pur essendo circondata da non-morti e senza essere una combattente, poi abbiamo Jon che sopravvive agli estranei e ad uno scontro faccia a faccia con Viserion, a seguire troviamo Varys, Tyrion, Sansa, Gilly e Missandei che riescono a resistere all’interno delle cripte brulicanti di estranei (senza dover combattere), alcuni personaggi più in svantaggio come Podrick, Sam, Davos e Jamie riescono a scamparla.
Tutto questo distrugge il realismo che caratterizzava il Trono, togliendomi di dosso la tensione e la suspense, andando a rovinare, inoltre, l’effetto sorpresa. Lo avrei accettato in qualsiasi altra battaglia, ma non in quello che doveva essere il più grande scontro nella storia di Westeros, non in quello che ci era stato impostato come un vero e proprio massacro, non contro un’armata invincibile come quella del Re Della Notte.
Parlando di invincibilità, non posso non commentare sul modo, alquanto ridicolo, con cui è stato ucciso il Night King. Tralasciando il fatto che, per coerenza e correttezza narrativa, a scontrarsi direttamente con il nemico doveva essere Jon e non Arya, mi è sembrato alquanto insensato il modo in cui è stata gestita la scena.
Innanzitutto, viene improvvisamente data un’enorme importanza ad Arya che, pure essendo un personaggio principale, non è mai sembrata predestinata a grandi cose (o perlomeno non di questa portata) quindi la sua centralità va a stonare con la situazione ed, inoltre, non è materialmente possibile che sia riuscita a superare inosservata gli estranei e tutti i non-morti prima di raggiungere il Re ed ucciderlo. In generale, mi è sembrato tutto abbastanza randomico e forzato e, soprattutto, l’ho trovata una morte molto squallida per un nemico così affascinante ed importante.
Oltre a questo, vi sono tantissimi altri momenti che non sembrano avere senso logico e che non vanno a parare da nessuna parte, ad esempio la scena nella cripte in cui Sansa e Tyrion sembrano dirsi addio. Una scena che avrebbe potuto avere un forte impatto emotivo, ma che alla fine va a sfumarsi nel nulla poiché non succede niente di rilevante. Altra scena che ho trovato mal sfruttata, è quella in cui Daenerys colpisce il Re della Notte con il fuoco di drago e quest’ultimo ne esce completamente indenne.
E’ una scena geniale e incredibilmente terrificante, ma immaginate quale enorme impatto avrebbe avuto se, ancora avvolto e nascosto dalle fiamme, il Night King avesse scagliato la lancia all’improvviso colpendo Drogon o Daenerys? Questo è solo un esempio della quantità enorme di scene simili che potevano essere migliorate esponenzialmente, perfezionando l’intero episodio, anche senza avere necessariamente la morte di un personaggio essenziale.
In sostanza, bastavano diversi accorgimenti, anche piccoli, per rendere il tutto più realistico e più “Trono” che, se combinati in modo giusto, avrebbero reso questo episodio a dir poco perfetto.
Alla fine di tutto, spero di avervi fatto capire perché, secondo me, la puntata non soddisfa le aspettative stabilite da una serie del calibro di Game Of Thrones. Esteticamente, strutturalmente e musicalmente, la battaglia è spettacolare, poetica, straziante ed inimitabile ma, per quanto ottimo sia il reparto tecnico, va a fallire nell’aspetto più importante di qualsiasi narrazione, ovvero quella della storia, che non presenta momenti particolarmente destabilizzanti o scioccanti.
Ed è anche marcata (ironicamente) dall’assenza di morti rilevanti e di tutto quel dolore e sangue che ci era stato promesso/anticipato negli episodi precedenti, privando la puntata di tutto ciò che aveva reso la serie così ansiolitica ed adrenalinica, ovvero l’imprevedibilità dei risultati. Oltre ciò, numerosi sono i momenti che appaiono poco sensati e fuori luogo, senza contare quante ottime opportunità sono andate sprecate.
Detto ciò, sperando che non mi linciate, vi lascio qua sotto il promo del prossimo episodio.
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