Recensioni

Life is Strange 2: Rules, la recensione del secondo episodio

Life is Strange 2: Rules

0.00
7.9

GAMEPLAY E LONGEVITA'

6.5/10

COMPARTO GRAFICO E SONORO

9.0/10

COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO

8.2/10

Pros

  • La nuova struttura narrativa funziona...
  • Coinvolge
  • Nuovi bei personaggi
  • Finale intrigante
  • Il sistema di scelte prende una piega interessante

Cons

  • ...nonostante possa non piacere a tutti
  • Continua a mancare mordente nella trama

A quattro mesi dall’uscita di un episodio di partenza piuttosto soddisfacente, Dontnod torna sulla sua serie principale pubblicando il secondo episodio di Life is Strange 2, chiamato “Rules”.

Di seguito la nostra recensione.

Come già detto nella recensione di Roads, l’unica pecca del primo episodio della serie riguardava la rinuncia del mettere in gioco colpi di scena o eventi particolari, trattandosi del prologo della storia.

Andava infatti a focalizzarsi sulla presentazione dei nuovi personaggi, sulla loro caratterizzazione, per mettere il giocatore nel mood adatto. Facile quindi che risultasse come un episodio di partenza abbastanza lento e introduttivo, scelta giustificabile e più che comprensibile.

L’episodio due, quindi, doveva assumersi la responsabilità di iniziare effettivamente a sfruttare il palco costruito dal primo, per iniziare ad andare un po’ più nel profondo della trama. Come? Ponendo più misteri, interrogativi e dubbi, esattamente come faceva Out of time, episodio due del Life is Strange originale.

Scopriamo allora come se la cava la trama di questo episodio, sotto questo punto di vista.

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Per dovere di cronaca, va fatta una premessa: essendo questo il secondo episodio, saremo pressochè costretti a fare dei leggerissimi spoiler del primo episodio che, nonostante siano poco rilevanti, potrebbero comunque rovinare in parte l’esperienza a chi non vuole sapere assolutamente niente.

Se vorrete vivere di vostro conto l’esperienza in modo totalmente puro, vi consigliamo di saltare il prossimo paragrafo.

INGRANARE LE MARCE?

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Dopo l’introduttivo riassunto (differente da tutti gli altri, e particolarmente d’impatto) dell’episodio uno, si può notare dal primo istante di gameplay che, a differenza di tutti gli altri episodi precedenti, è passato diverso tempo dagli eventi raccontati in precedenza.

A seguito dell’incidente di inizio gioco, e soprattutto dopo le rivelazioni sulle capacità di Daniel, i nostri protagonisti hanno continuato il loro viaggio, imparando “sul campo” come sopravvivere in un mondo selvaggio, dovendo combattere contro il freddo, la sete e la fame.

È possibile capire quali siano state le tappe e le vicende dei nostri protagonisti tra la fine di Roads e l’inizio di Rules consultando il diario di Sean, arricchito da una serie di disegni, affermazioni e spiegazioni che lui ha confidenzialmente trascritto su di esso.

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Quindi, Sean e Daniel si trovano potenzialmente nella stessa situazione di prima ma con molta consapevolezza in più: come aveva già pianificato il fratello maggiore, il loro obiettivo continua ad essere quello di raggiungere il Messico, in particolare un posto chiamato Puerto Lobos, loro luogo di nascita e d’origine.

Trattandosi però di un viaggio estremamente lungo e faticoso, i due capiscono che devono procedere con calma, essere prudenti, andare per step, cercando di fare tappe e spostamenti nel modo più oculato possibile. Per questa ragione, decidono di porre delle regole da rispettare per non finire in guai peggiori.

Con queste premesse, il primo step di questo viaggio sarà quello di andare dai loro nonni (precisamente i genitori della madre), il quale rapporto con essi è stato interrotto anni prima per motivi ancora sconosciuti.

MODALITA’ DI APPROCCIO NARRATIVO…

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Senza proseguire ulteriormente con l’input narrativo, questo episodio due ci ha permesso di capire una cosa molto precisa.

Chi ha giocato i primi due Life is Strange sa bene che, in un modo o nell’altro, ogni elemento ha un suo perchè all’interno della trama. È proprio questo concatenarsi a rendere la storia un vortice di eventi, personaggi, colpi di scena, tematiche, che risultano comunque ben collegati tra di loro, dal primo istante di gioco all’ultimo.

Life is Strange 2, invece, è rappresentato narrativamente come una lunga corsa ad ostacoli.

Partendo da un punto A, Sean e Daniel si ritroveranno dinanzi a pericoli di vario tipo che, una volta superati, si trasformeranno in esperienza formativa, finendo poi per risultare esclusivamente come parte del loro passato, fino al raggiungimento del fantomatico e lontano punto B.

I protagonisti si ritroveranno anche dinanzi a situazioni positive, occasioni e opportunità, che dovranno riuscire a sfruttare al meglio.

Si tratta sicuramente di un’impostazione differente rispetto al passato ma che, almeno in questo episodio, risulta assolutamente ben riuscita.

Quest’episodio in particolare è comunque molto tranquillo: gli eventi sono pochi, alcuni abbastanza aspettati e nessuno troppo impattante, rendendo comunque il tempo che passeremo con Sean e Daniel coinvolgente.

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Andando un po’ più nello specifico, anche questo episodio a livello di trama decolla solo sul finale, andando a fortificare quell’ottima base che si era creata con il primo episodio, seppur senza ancora costruirci sopra qualcosa di concreto.

Salvo un singolo interrogativo che rimane in sospeso (anzi, è probabilmente l’unica cosa di trama che è posta come “mistero”), tutto il resto, una volta vissuto, perde di intensità, proprio per il tipo di struttura narrativa che ha adottato Life is Strange 2.

Sotto un certo punto di vista è un peccato, visto che ora come ora è pressochè impossibile mettersi lì e rimuginare, speculare, pensare a cosa avverrà in seguito, come accadeva negli altri due giochi. Al contrario, la nostra attenzione nei confronti degli episodi successivi continuerà a ricadere sul “chissà dove vogliono andare a parare”.

…ED EMOZIONALE!

Ma un’ulteriore premessa va specificata: già il primo episodio, nonostante non fosse questo miscuglio di intrighi notevole, riusciva a far provare emozioni forti semplicemente “calcando” sull’empatia che il giocatore può provare nei loro confronti (grazie alla oculata e “intima” caratterizzazione di gran parte dei personaggi).

È proprio questo elemento in Rules ad essere spinto all’ennesima potenza.

Se il primo Life is Strange emozionava grazie ad innumerevoli colpi di scena traumatici (a tratti assolutamente inaspettati), il 2 lo fa riuscendo a far provare sulla pelle del giocatore le stesse emozioni che provano i due protagonisti, indipendentemente da quanto intensi siano gli eventi da loro vissuti.

Dal punto di vista delle scelte vi è una piccola evoluzione: come succedeva in Out of time (che ricordiamo essere l’episodio due del primo Life is Strange), anche qui inizia ad intravedersi lo scheletro dell’effetto farfalla che caratterizza questo genere di giochi.

La differenza sta che nel 2 le conseguenze alle scelte dei protagonisti non sembrano ricadere direttamente su loro stessi, bensì sui rapporti che loro hanno con gli altri personaggi. Inoltre, essendo Daniel più consapevole delle sue capacità, abbiamo avuto la forte impressione che ciò che noi “proveremo ad insegnargli” non sarà tutto ciò che poi Daniel imparerà.

Spieghiamoci meglio: per quanto il piccolo possa “seguire le regole d’educazione di Sean”, Rules ci ha fatto intuire che, essendo Daniel comunque un’altra persona (con un suo carattere e suoi ideali), in un futuro più remoto lui potrebbe iniziare a scegliere con la sua testa, venendo influenzato solo in parte dalle nostre scelte, il che, considerando la pericolosità del suo potere, potrà essere un elemento estremamente destabilizzante per il loro futuro.

Insomma, se è vero che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, dovremo riuscire a conciliare l’educazione che possiamo offrirgli in qualità di “fratello di maggiore” con il suo carattere ed il suo potere, prima che sia troppo tardi.

Infatti, i tre finali possibili di questo episodio, piuttosto differenti tra di loro, sembrerebbero voler puntare proprio a questa formula.

Per il resto, l’esperienza videoludica rimane in linea con la saga: l’esplorazione è la classica; moderatamente soddisfacente (anche non necessaria) e il gameplay non ha subito alcun aggiunta/modifica.

Inutile dire che anche in questo caso, l’art e il sound design fanno un ottimo lavoro, grazie alle riuscite modalità di “atmosferizzazione” di ogni ambiente e scena grazie alla cura al quale Dontnod ci ha abituato: rese facciali, impatto visivo, direzione registica, colonna sonora, doppiaggio e altri effetti audio.

Ulteriore nota di merito va fatta sui personaggi secondari: in Rules ve ne saranno di nuovi, pochi ma buoni, ognuno dal carattere diversificato e curato, che generano nei confronti dei protagonisti nuovi rapporti, di natura e stile differente in base alla persona.

Nonostante alcuni li “abbandoneremo” durante il gioco, l’esperienza vissuta in loro compagnia sarà comunque influente per le vicende dei protagonisti (anche solo dal punto di vista psicologico), il che offre ad ognuno di questi personaggi un suo senso, un suo motivo di esistere all’interno della storia.

CONCLUSIONE

In definitiva, Rules si può definire in linea con Roads: un bell’episodio, che conferma la volontà di Life is Strange 2 di raccontare una storia strutturata diversamente rispetto al passato, che preferisce giocare sull’empatia piuttosto che sui colpi di scena.

Si propone quindi un episodio che, per essere il secondo su cinque, risulta ancora leggermente privo di mordente dal punto di vista della trama ma comunque assolutamente gradevole da vivere.

Il finale ci ha fatto risollevare l’interesse per la trama, e, conseguentemente, la curiosità nel vedere come l’episodio tre la svilupperà, sperando che quest’ultimo possa smuovere le acque e proporre qualcosa ci possa veramente colpire ed intrigare.

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Mattia Mariano

Salve a tutti, sono Mattia, e da circa 18 anni ho un'intesa passione per il mondo dei videogiochi, e con essa mi porto dietro una forte propensione alla discussione e al dialogo il più discorsivo possibile riguardo questa incredibile arte.

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