Recensioni

Dragon Ball Super: Broly – Dragon Ball verso il futuro

Dragon Ball Super: Broly

8.4

Comparto Tecnico

9.0/10

Direzione e Regia

8.1/10

Direzione Artistica

8.1/10

Animazione

9.0/10

Cast

8.0/10

Pros

  • Ottimi effetti speciali
  • Nuovi designs
  • Animazione di qualità
  • Trasformazioni da brividi
  • Strappalacrime

Cons

  • Doppiaggio di Re Vegeta e Re Cold

Tanta attesa e tante incertezze, ma ne è valsa la pena; ‘Dragon Ball Super: Broly‘ piomba nei cinema italiani scatenando tutta la sua selvaggia potenza. Dopo anni di VHS, la fortunata serie tratta dall’opera di Akira Toryama sbarca sul grande schermo per la gioia di tutti i più appassionati fan, ma non solo. ‘Broly‘ può essere riassunto in poche semplici parole: un’ora e mezza di (puro) Dragon Ball per tutti. Già, perché oltre a soddisfare le richieste più specifiche di alcuni, questo film riesce ad adempiere con successo all’arduo compito di raccontare una storia lunga quasi quarant’anni anche a chi le si approccia per la prima volta.

‘Broly’ riscrive le origini del mito

Il pubblico in sala si ritrova nel mezzo di una storia compatta che rivoluziona le origini di Dragon Ball senza però mancare di rispetto alle sue tradizioni. La struttura narrativa della pellicola è suddivisa in due parti ben distinte ma strettamente collegate tra loro. Il racconto parte con un flashback che ci porta sul pianeta Vegeta, ai tempi dell’ascesa al trono di imperatore di Lord Freezer. Ciò che stupisce in questo frangente sono i tanti riferimenti a ‘Le Origini del Mito‘ (1990). Ritroviamo infatti molti volti noti come quelli di Bardak e di Re Vegeta, ai quali si aggiungono quelli nuovi di Gine (madre di Goku), di alcuni soldati semplici dell’esercito Saiyan e di un rimodellato Colonnello Paragas, padre di Broly.

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Nonostante le tante rivisitazioni, il destino del popolo Saiyan è il medesimo già noto a chi segue da sempre quest’opera. La trama scorre liscia in questa prima parte, per poi dare ampio spazio alla fase conclusiva del lungometraggio. Tutta la premessa iniziale, infatti, non fa altro che preparare il terreno per il lungo combattimento finale, vero fulcro di tutta la narrazione. Freezer vuole le leggendarie Sfere del Drago per esaudire un suo enorme desiderio. Nell’attesa che i suoi scagnozzi portino a termine la raccolta di questi oggetti magici, spuntano fuori altri due Saiyan sopravvissuti: il prodigioso Broly e suo padre, Paragas. Quale occasione migliore, per l’imperatore resuscitato, per tentare di sconfiggere i suoi più acerrimi nemici? La battaglia che viene fuori da queste premesse non tradisce lo stile dragonballesco dei combattimenti, forse mai mostrati con una cura così maniacale di ogni dettaglio.

È proprio in questo frangente che Dragon Ball Super: Broly mostra l’enorme qualità tecnica che lo caratterizza. I movimenti supersonici dei guerrieri sono resi perfettamente da un giusto mix di CGI e disegni dal tratto fluido e dinamico. Questo, se da una parte rincuora i nostalgici, dall’altra regala tanta freschezza alla pellicola, rendendola estrememante gradevole alla vista. I colori preponderanti sono il viola, il verde ed il bianco, a richiamare ovviamente lo stile del personaggio da cui il film prende il nome.

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Di padre in figlio: tre Saiyan, una sola storia

Ma cerchiamo anche di guardare un po’ oltre i bei combattimenti ed i nuovi design. Dragon Ball Super: Broly intreccia i destini dei tre Saiyan più amati e li ripropone in un’unica grande storia. Broly, Vegeta e Goku (ai tempi Kakarot) sono vittime di una strage scaturita dalla paura del prossimo. Pur scontrandosi sul campo di battaglia, i tre non sono altro che la rappresentazione di un popolo che sopravvive, reagisce e talvolta migliora.

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Tutto ciò che abbiamo visto fino ad ora, ha portato a questo singolo combattimento. Da questo confronto risulterà qualcosa di grande, che per adesso non ci è concesso conoscere. Broly, Vegeta e Goku riescono ad andare oltre il semplice ‘essere Saiyan‘, cercando di diventare altro. I tre sono sì discendenti di grandi guerrieri, ma ne rappresentano la forma più evoluta, aperta al confronto e non alla distruzione del prossimo.

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Trasformazione!

Urla disumane, rabbia, sudore: le vere protagoniste di questo lungometraggio animato sono le trasformazioni. Che Dragon Ball sarebbe senza lunghe transizioni cui seguono i potenziamenti dei personaggi? Ogni trasformazione è curata nei minimi dettagli e mostrata in una veste completamente diversa dal solito. A queste è infatti stata prestata grande attenzione, in particolare per quanto riguarda il personaggio principale, Broly. Ogni potenziamento ha i suoi precisi colori ed avviene dopo specifiche stimolazioni. I mutamenti dei tre Saiyan in gioco danno ritmo a tutto il combattimento, accompagnando lo spettatore lungo un climax ascendente che sfocia nella più bella delle sorprese.

Per la prima volta nella storia di Dragon Ball Super fino ad ora conosciuta, ci viene mostrato quanta fatica ci voglia per passare da uno stadio all’altro, soprattutto quando viene richiesto l’utilizzo del ki divino. La forza scaturita dai combattenti stravolge l’equilibrio dell’ambiente circostante, travolto da un turbine di potenza soprannaturale mai visto fino ad ora.

Go, Broly! Un esordio ben riuscito

Dragon Ball Super: Broly regala alla saga di Akira Toriyama un nuovo personaggio, dal nome conosciuto ma del tutto rimodellato nelle sembianze. Broly appare come un ragazzo mite e dimostra una bontà d’animo grande quanto la sua forza. Naturalmente predisposto per essere una forza della natura, è indiscutibilmente lui il Super Saiyan di cui parlano le Leggende della Galassia. Pur perdendo il controllo di sè, Broly non appare come il pazzo scatenato a cui siamo stati abituati negli anni, ma presenta una caratterizzazione più corposa e ben studiata. Importantissimo è il suo rapporto con Paragas, per il quale nutre un amore smisurato, ma non senza riserve. In queste nuove vesti, Broly si mostra capace di elaborare ragionamenti profondi, di stringere delle amicizie di essere il più classico dei giganti buoni.

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  1. Nel confronto con Goku e Vegeta vediamo rappresentato lo scontro epocale tra la forza interiore e quella fisica. Mentre i due Saiyan insediatisi sulla Terra hanno perseguito ‘le vie del ki‘, il superstite proveniente dal pianeta Vampa dimostra di essere il più forte di tutti semplicemente utilizzando la sua forza fisica. Broly irrompe nell’universo canonico di Dragon Ball come un potente uragano, stravolgendo l’idea di forza che ci eravamo creati guardando i Guerrieri Z all’opera.

Giudizio finale

Tirando le somme, Dragon Ball Super: Broly risulta essere un ottimo prodotto. La pellicola scorre liscia come l’olio aiutata da un’animazione di alta qualità, che unisce un tratto dinamico dal gusto retrò a degli effetti speciali di prim’ordine, oltre che da un ottimo cast di doppiatori. Convincono in pieno Moneta (Goku), Iacono (Vegeta), Pacotto (Bulma) e Bombardieri (Broly), presenti anche alle anteprime proposte dalla catena The Space nelle sedi di Milano, Roma e Napoli.

Dragon Ball Super: Broly, è un film da gustare e da vivere, capace di far emozionare tutti i presenti in sala fino a farli esplodere in urla ed applausi. Ciò che appare sullo schermo è un perfetto esempio di come un prodotto come Dragon Ball riponga il suo successo nella capacità di sapersi rinnovare e riproporre in maniera sempre nuova, senza mai risultare forzato. Questo lungometraggio animato è capace di riunire fan accaniti e neofiti sotto uno stesso (nuovo) punto di partenza, mostrando personaggi già noti, in vesti inedite. Un film che, nonostante le tante scene di violenza, lascia spazio anche per i sentimenti, strappando talvolta qualche lacrima al suo pubblico.

 

Dragon Ball Super: Broly approderà in tutte le sale d’Italia a partire dal prossimo 28 febbraio e sarà il primo film della saga ad essere riprodotto su grande schermo.

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MatteoBT, il Pokéuomo

Di giorno Social Media Manager, di notte niente più che il tuo amichevole Pokéuomo di quartiere. Matteo B. Terenzi, latinense classe ‘94, ama le serie, i film ed i manga di ogni genere; ma nulla al mondo aggrada il suo palato quanto parlare dei mostri tascabili e scrivere bio in terza persona.

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