Prima di addentrarci nella review post-release del titolo in questione Splatoon 2, è doveroso ai fini della comprensione dello scritto passare a fare una panoramica del capitolo precedente e soffermarsi ad analizzare anche altri dettagli esterni dalla valutazione del prodotto specifico.
Buona lettura!
Nintendo è una di quelle compagnie dalle quali puoi aspettarti di tutto, e per tutto intendo davvero di tutto.
Sin dagli albori delle sue primissime release first party e il conseguente boom come fenomeno di culto di IP quali Super Mario, Zelda e Pokémon, Nintendo è da sempre considerata la mamma e il papà dell’industria dei videogiochi, senza la quale il medium, molto probabilmente, non sarebbe quello che è oggi, ma questa è un’altra storia.
Con l’avanzare degli anni, la compagnia ha sempre preferito appoggiarsi ai brand che le hanno permesso di scrivere la storia, andando solamente ad allargarne la varietà nel cast dei vari universi con personaggi secondari e spin off più o meno riusciti a seconda dei casi, ma sono state davvero poche le volte in cui hanno voluto osare in qualcosa di più, fuori dalla loro “comfort zone” commerciale, ed è qui che ora vi racconteremo la storia della nascita e dell’incessante crescita di quel che è probabilmente la mania del momento in Giappone e, anche se non con la stessa intensità, anche nel resto del mondo per tutti i possessori dell’ultima installazione hardware Nintendo: Splatoon 2.
No, non stiamo facendo della becera ironia sulla numerazione nel titolo, sono davvero in pochi a sapere dove tutto è cominciato, quindi procediamo con ordine.
Splatoon è un esperimento, di quelli rischiosi per giunta, una compagnia che fino a quel momento ha sempre preferito mantenere le distanze dalle competizioni online (soprattutto in ambito shooting), ha voluto invece rompere la tradizione e pensare fuori dagli schemi cercando di offrire al pubblico un titolo che mantenesse il “fattore N” (la stratificazione easy to learn/hard to master caratteristica dei titoli first party Nintendo ndr) con una veste stilistica adatta a tutte le età, con l’obiettivo di poter creare un ambiente competitivo di alto livello per chi, il gioco, lo ha davvero reso suo.
Ma in realtà non fu questo il suo solo scopo.
Il primo Splatoon uscì il 25 Maggio 2015 su quella che (e su questo possiamo trovarci d’accordo tutti ndr) è indubbiamente una delle peggiori console per risultati finanziari mai creata da Nintendo, il Wii U.
Più di qualcosa è andato storto con la console “tablet munita” durante il suo ciclo vitale, vittima di un supporto third party inesistente conseguente a un lancio povero e in sordina, annunciato da una campagna pubblicitaria decisamente discutibile e confusa.
Non sono mancati ovviamente i titoli first party di alta caratura, ma non sono bastati per incrementare le vendite di una console che con l’avanzare del tempo è sembrata sempre più una piattaforma di nicchia, destinata a chi prova amore incondizionato nei confronti della casa di Kyoto, e il tutto ha avuto dell’assurdo visto il successo commerciale globale del fratello minore.
E’ con Splatoon che Nintendo ha voluto provare a dare una leggera spinta a livello di unità vendute al terzo anno di vita della console, offrendo un titolo fresco e perfetto per le vacanze estive, piazzato nel periodo giusto, e con tutte le carte in regola per diventare un fenomeno di culto.
I risultati sono stati incoraggianti, piazzando sulla lunga un buon 4.25 milioni di unità vendute (dietro solo a pilastri quali Mario Kart 8, Smash Bros e i vari Bundle Games) e creando un piccolo fenomeno mediatico all’interno del Giappone, forte di un movimento pubblicitario azzeccatissimo da parte della grande N, focalizzata a rendere la sua nuova creatura un vero e proprio brand come le sue maggiori IP storiche offrendo gadget, fumetti e addirittura prodotti alimentari.
Oltre a quanto detto sopra, la casa di Kyoto si è mobilitata anche dal punto di vista competitivo buttando le basi per stabilizzare una scena agonistica e rendere il gioco un sempreverde, grazie anche al costante supporto offerto al titolo dal punto di vista contenutistico in maniera totalmente gratuita.
Tutto questo astio da parte di Nintendo di far raggiungere un discreto successo al titolo è stato insomma ripagato, aprendo le porte a un possibile seguito il quale sarebbe potuto essere rilasciato in qualsiasi momento, in maniera totalmente imprevedibile.
Passò il tempo, e dopo mesi di rumor incessanti riguardo project NX (il successore di Wii U che avrebbe avuto il compito di rimediare agli errori commessi con quest’ultima) arriva finalmente l’annuncio di Switch, la console ibrida che con la sua sola presentazione fece impazzire il mondo, e dopo poco tempo Nintendo tolse i veli alle esclusive che avrebbero accompagnato il primo anno di vita del suo nuovo gioiello hardware, e tra gli illustri presenti spuntò fuori anche lui, Splatoon 2.
Splatoon 2 non vuole in alcun modo stravolgere ciò che è stato creato e portato avanti dal predecessore.
L’intera idea del gioco ruota attorno al colore e al suo utilizzo come vera e propria arma non solo come sostituto alla polvere da sparo, ma anche nel suo più normale e intuitivo utilizzo, ovvero il dipingere tutto ciò che è possibile dipingere.
In Splatoon 2 impersoneremo gli Inkling, dei ragazzini e ragazzine calamari umanoidi estremamente stravaganti e coloratissimi, che possono alternare la loro forma umana a quella di un mollusco per poter entrare dentro la vernice e sguazzarci dentro per muoversi più velocemente.
E’ importante ricordarsi di questa caratteristica della razza che impersoneremo ai fini della comprensione di importanti meccaniche del gameplay che ora andremo a trattare.
Dal momento esatto in cui verrà avviato il gioco verremo immediatamente catapultati (dopo una rapida creazione del personaggio molto basilare) all’interno di uno stage tutorial estremamente chiaro nelle sue spiegazioni.
Come detto poco sopra, il colore potrà essere usato per colorare le arene di gioco in modo tale da poterci entrare letteralmente dentro in forma calamaro e potersi muovere velocemente all’interno dell’area di gioco senza essere troppo scoperti agli occhi degli avversari; questa meccanica è alla base di tutto quel che è Splatoon 2, in quanto apre le porte a migliaia di scelte strategiche e di movimento legate alla colorazione ragionata degli stage e all’importanza di avere sempre quanto più proprio colore possibile sul campo.
La quantità di colore utilizzabile, ovviamente, non è illimitata.
Sulla schiena del nostro avatar è possibile scorgere una tanica che, con il continuo sparare, andrà a svuotarsi della vernice al suo interno e per poterla recuperare dovremo ricorrere alla forma calamaro ed entrare nel colore della nostra squadra in modo tale da ricaricare quel che è a tutti gli effetti il nostro caricatore.
Splatoon 2 è un TPS (Third Person Shooter ndr) a tutti gli effetti, a partire dalla visuale fino a passare per la costante necessità di dover trovare continuamente ripari, con la possibilità di poter sfruttare la visuale allontanata per poter scorgere dietro gli angoli, il tutto condito da un parco armi che, a poco oltre un anno dal lancio del titolo, si è ingrandito sempre di più grazie ai continui update gratuiti volti al supporto del gioco.
Partiamo da normalissimi fucili e pistole a vernice per poi passare ai più bizzarri rulli, secchi, ombrelli e chi più ne ha, più ne metta, ognuna di esse caratterizzate da un gunplay totalmente unico e con variazioni per ogni “macrotipo”, per fare qualche esempio:
Lo Splattershot altri non è che il normalissimo fucile standard versatile, mentre l’ombrello fa esattamente quel che farebbe nel mondo reale, ovvero che aprendolo di botto dopo una giornata di pioggia “spara” tutto l’inchiostro in avanti (un po’ come un fucile a pompa ndr) e tenendolo aperto potremo usarlo come scudo temporaneo che se mantenuto per troppo tempo come tale, viene automaticamente sparato nella direzione verso cui siamo rivolti, formando una scia utilizzabile per eventuali movimenti strategici d’emergenza sul momento.
O ancora il secchio che agisce anche lui esattamente come farebbe nel mondo reale; oppure le duplo, due pistole mitragliatrici impugnabili in ambedue le mani con la caratteristica passiva di fornire l’abilità di rotolamento al nostro avatar, premettendo delle schivate assolutamente utili nei gunfight più concitati.
Ognuna di queste armi ha ovviamente delle proprie statistiche in danno, cadenza e portata per ogni sua variazione; inoltre le armi fungono anche come “classi”, ovvero che ognuna di loro avrà affiancata una personalissima granata e super abilità utilizzabile non intercambiabile.
Parliamo quindi ora delle granate, anche loro estremamente stravaganti, basti pensare che possono essere gavettoni o bocce da curling, e per impararle ad utilizzare servirà ragionare come se le dovessimo usare nel mondo reale.
Ad affiancarsi agli equipaggiamenti di base, inoltre, avremo anche delle abilità speciali utilizzabili solamente quando saremo riusciti a caricarne la rispettiva barra, riempibile nel modo più giusto e coerente per il gioco di cui stiamo parlando, ovvero colorando!
Qui la stravaganza, però, va leggermente oltre le righe e avremo la possibilità di usare jetpack e lanciarazzi, o possiamo addiruttura correre dentro un pallone che potremo fare esplodere a comando, creando un boom di vernice che splatterà chiunque si trovi nelle vicinanze, olre a rilasciare tantissimo colore.
Altra enorme caratteristica a livello di personalizzazione del proprio equipaggiamento è senza dubbio il vestiario.
Il nostro avatar Inkling potrà munirsi di un accessorio per la testa, un vestito per la metà superiore del corpo e le scarpe (i pantaloni hanno la sola funzione estetica e possono essere cambiati nella modifica dell’avatar ndr).
Ogni pezzo avrà a sua disposizione, a seconda della sua qualità (intuibile dal valore in stelle sulla sua scheda) da una a tre abilità passive per il proprio personaggio che, a parte la prima sbloccata di default al momento dell’ottenimento, dovremo sbloccare ottenendo punti nelle partite online e saranno quasi totalmente casuali, e a seconda della ditta di produzione dell’oggetto avremo più o meno possibilità di ottenere i bonus desiderati.
Nel caso ci ritrovassimo a sbloccare tutti gli slot ma non siamo soddisfatti di ciò che ci è capitato, sarà necessario andare da un NPC nell’HUB di gioco (di cui parleremo poco più avanti) che ci darà la possibilità di svuotare gli slot di un pezzo di equipaggiamento a nostra scelta (escluso il primo bonus default ndr) in modo tale da ritentare e, inoltre, ci darà dei “punti skill” corrispondenti alle abilità eliminate, a loro volta riutilizzabili per poter implementare manualmente una determinata abilità in un pezzo di equipaggiamento a patto che abbiamo appunto raccolto abbastanza punti di quella determinata skill; il tutto può essere fatto in cambio di valute di gioco.
Per essere più chiari riguardo questa ultima meccanica qua di seguito eccovi un esempio:
Il giocatore X va dall’NPC in questione per svuotare gli slot di una maglietta sulla quale ha ottenuto un boost per la tanica e un boost alla velocità di nuoto, facendolo ottiene (scusate le ripetizioni ma saranno necessarie per rendere chiaro il concetto ndr) un gettone aumento tanica e un gettone velocità di nuoto e una maglietta fresca senza skill.
Il giocatore X però era già in possesso di altri 9 gettoni tanica, con il singolo ottenuto con l’ultimo svuotamento ne ha 10 e con questo totale può ora installare su un qualsiasi pezzo di equipaggiamento un bonus di aumento tanica, consumando i gettoni ottenuti.
Questa pratica può essere evitabile nel caso in cui si voglia giocare in maniera casual ma a livelli alti è necessario capirne il funzionamento per il padroneggiamento della costruzione dell’equipaggiamento ideale per il proprio stile di gioco.
L’acquisto del proprio equipaggiamento avviene all’interno dell’HUB nella quale veniamo catapultati all’avvio del gioco ed è qui che potremo raggiungere tutti i negozi e le modalità di gioco offerte da Splatoon 2, oltre a poter vedere gli avatar di alcuni dei giocatori recentemente incontrati nelle nostre partite online, con tanto di nuvoletta raffigurante il disegno del loro profilo e fidatevi, ne vedrete delle belle tra un salto e l’altro per la piazza!
Sappiamo bene che il fulcro e il cuore pulsante di Splatoon 2 è la sua componente multiplayer, ma il pacchetto include anche un’interessantissima modalità giocatore singolo e altri non è che un piacevole antipasto per la portata principale, in tutti i sensi, accessibile attraverso un sospettissimo tombino situato all’interno dell’HUB.
Una volta entrati faremo la piacevole conoscenza di un personaggio piuttosto familiare ai giocatori del primo Splatoon, che senza troppi giri di parole ci farà entrare a far parte della sua squadra di salvataggio per il recupero dell’elettropesce scomparso dalla cittadina di Splatoon 2, il quale compito era fornire elettricità alle strutture della zona.
Per evitare un blackout generale e perenne dunque il giocatore, con il nome in codice di Agente 4, veràà sbalzato a destra sinistra per i mondi e gli stage di gioco della campagna.
Per avanzare nella modalità dovremo raggiungere, dal micro HUB di ogni mondo, i vari livelli e completarli uno ad uno per poter sbloccare il boss stage il quale, una volta superato, ci permetterà di utilizzare un trampolino per il mondo successivo.
I livelli, contrariamente a quanto si possa immaginare, sono ben lontani dal solito “spara, distruggi e prosegui” ormai divenuto uno standard per gli sparatutto di oggi, bensì mescola puzzle, platforming e fasi di shooting dove non è tanto importante l’abilità nello sparare ma l’utilizzo intelligente dell’equipaggiamento a propria disposizione, dello scenario e delle debolezze dei nemici che si stanno affrontando.
Gli stage sono oltretutto caratterizzati da checkpoint saggiamente piazzati dopo ogni puzzle o ostacolo di sorta, ed è possibile raccogliere collezionabili e sfere volti al potenziamento dell’equipaggiamento di Agente 4 (il tutto totalmente distaccato dal multigiocatore) e potrà far piacere a chi deciderà di prendere parte al completismo che sbloccando determinate cose e potenziando al massimo determinati oggetti potremo ottenere equipaggiamento interessante utilizzabile nel multigiocatore, ma non vogliamo rovinarvi la sorpresa e lasciamo siate voi a scoprirlo nel caso vi sia scattata la scintilla!
Il traguardo di ogni livello è caratterizzato dal raggiungimento e l’ottenimento di un mollusco elettrico, e una volta raggiunto ci verranno mostrati i nostri risultati per lo stage appena completato.
La campagna non ha una trama complessa, tutt’altro, ma riesce nella sua semplicità a strappare a più riprese un sorriso grazie a un senso dell’umorismo innocente, auto referenziale e che non sfocia mai nel demenziale, rendendo il tutto una passeggiata di piacere che seppur breve (difficilmente si entra nella doppia cifra in quantitativo di ore necessarie al suo completamento), riesce a lasciarsi giocatore con enorme piacere, lasciando pure una piacevole sensazione al suo termine.
E’ ora che si passi alla portata principale, dunque. Parliamo ora del multigiocatore di Splatoon 2.
Come le altre modalità, anche questa è raggiungibile dall’HUB principale di gioco, e il menù che ci verrà mostrato una volta effettuato l’accesso è quello della lista delle modalità con le rispettive mappe del momento perchè sì, non tutte le mappe e le sotto-modalità sono perennemente disponibili, bensì si alternano seguendo una rotazione regolare che va a ripetersi ogni 2 ore.
Questo vuol dire che nel caso volessimo giocare la nostra mappa o modalità preferita dovremo aspettare che si presenti nella rotazione, arrivando ad aspettare fasce orarie nelle quali potremo addirittura non essere disponibili per effettuare la sessione, generando frustrazione e disagio in quella che probabilmente è una delle più grosse pecche del gioco.
Le “modalità generali” offerte dal gioco sono le seguenti:
Il sistema di classificazione segue quello letterale, partendo da C- passando per la lettera neutra, positiva e poi a quella successiva, fino all’S+.
Quest’ultimo rango seguirà poi una numerazione (S+0, S+1 ecc.) fino al 50, e al suo raggiungimento si raggiungerà l’X, il quale segna i migliori giocatori al mondo e la lettera verrà affiancata dal proprio valore come giocatore.
Il rank non è generale ma va di modalità in modalità, questo vuol dire che il giocatore dovrà effettuare la “scalata” su ogni singola modalità, scelta azzeccata in quanto ognuno potrà scegliere su quale modalità specializzarsi senza “falsificare” il proprio eventuale rango generale giocando solo le modalità a lui più convenievoli.
Ogni rank è caratterizzato da una barra la quale una volta riempita ci permetterà di salire di rango, così come una serie di sconfitte ci farà tornare a quello precedente.
Quest’ultimo caso è evitabile con il raggiungimento di una “safe bar”, una linea all’interno della barra che una volta raggiunta, ci permetterà di mantenere il proprio rango invariato nel caso in cui raggiungessimo il numero di sconfitte massimo.
Fatta la panoramica sulle modalità, possiamo passare allo sviluppo del proprio Inkling.
Lo sviluppo del proprio beniamino procede lungo un livellamento numerico, aumentabile come in qualsiasi shooter online tramite vittorie e punti accumulati durante le partite fatte.
Aumentando di livello i negozi aumenteranno il proprio inventario, offrendo sempre nuovi pezzi di equipaggiamento e armi.
Nota da sottolineare è quella in cui non sarà necessario raggiungere il livello massimo per poter ottenere tutto l’ottenibile nel gioco, bensì basterà raggiungere il livello 31 e per farlo sarà comunque necessario spendere un discreto quantitativo d’ore, possiamo dirvi che le 40 ore vengono raggiunte piuttosto facilmente.
Se il sistema di rotazione e mappe è un chiaro segno di come la struttura di gestione dei contenuti da parte degli sviluppatori sia alquanto discutibile dal punto di vista della sua reale utilità, va anche segnalata la totale assenza della chat vocale interna al gioco.
Per poter ricorrere alla chat vocale dovremo utilizzare l’app per smartphone di Nintendo Switch e da lì passare per la sottosezione di Splatoon 2, e di conseguenza dover giocare con console e telefono a fianco.
La sezione Splatoon 2 dell’app Nintendo Switch ha il compito di fare da companion al gioco, dando la possibilità al giocatore di controllare le proprie statistiche e la rotazione programmata delle varie mappe e modalità in tempo reale, e ha l’essenziale funzione di chat vocale; quest’ultima abbastanza discutibile in utilità dato che oggigiorno possiamo tenere sia su PC che su smarthphone altre “voice chat apps” terze parti (Es. Discord ndr) le quali possono essere pure più sobrie e funzionali.
Situazione totalmente inspiegabile, anche visto l’esempio di Fortnite sulla console ibrida che è riuscita ad implementare la chat vocale all’interno del gioco, quindi non sappiamo come giustificare la scelta degli sviluppatori, essendo loro persino parte di uno studio first party estremamente appoggiato dalla compagnia di Kyoto.
Se la scelta poteva essere più o meno difendibile nella sua installazione precedente su Wii U, non è quasi tollerabile sulla nuova ibrida, soprattutto a poco oltre un anno dal suo rilascio e forte di continui update.
L’ultima occasione nella quale potremmo ottenere la feature potrebbe essere l’avvento dell’online a pagamento, ma solo il tempo potrà darci ragione.
Di contro va sottolineato l’incredibile supporto offerto dagli sviluppatori nel corso del suo primo anno di vita; esattamente come quanto fatto nel primo capitolo, Splatoon 2 riceve mensilmente aggiornamenti totalmente gratuiti che vanno a limare il bilanciamento generale del titolo, porta almeno una nuova mappa di gioco e nuove parti di equipaggiamento, così come nuove armi e rispettive variabili.
A rinforzare l’importanza dell’operazione, va sottolineato come sia totalmente assente la presenza di qualsivoglia valuta acquistabile con moneta reale e microtransazioni di sorta, o loot box e simil varianti.
Questo paragrafo tratterà l’unico DLC rilasciato per il gioco come componente aggiuntiva da giocatore singolo. Questo paragrafo non andrà il alcun modo a influenzare la valutazione finale ma servirà solamente a fornire un quadro generale di ciò che è il parco contenuti disponibile per Splatoon 2 a un anno dal rilascio.
Durante il Direct E3 2018 Nintendo ha annunciato il rilascio immediato a fine streaming del primo e unico DLC per Splatoon 2, volto ad aggiungere una nuova avventura per giocatore singolo al prodotto base, la Octo Expansion.
La Octo Expansion ci metterà nei panni di un Octoling, la controparte degli Inkling che anzichè trasformarsi in calamari, diventeranno polipi.
A differenza della campagna del gioco base, nell’espansione ci troveremo ad affrontare livelli leggermente più brevi spalmati lungo fermate della metro dell’underground della piazza dei molluschi, dove al loro avvio ci troveremo a scegliere tra alcuni equipaggiamenti predefiniti, e per poter prendere parte ai vari stage dovremo pagare una valuta di gioco ottenibile a sua volta con il completamento di altri livelli.
La differenza sostanziale tra la struttura dei livelli dell’espansione e quelli dell’avventura di Agente 4 sta soprattutto nella maggiore cura di level design delle avventure octoliane, accompagnate da una difficoltà decisamente maggiore e a volte addirittura snervante, oltre a una durata media maggiore dell’avventura complessiva.
La trama di Octo Expansion, inoltre, è sorprendentemente intrigante e accompagnato dalla presenza di lore che, per la gioia dei fan più accaniti, andrà a spiegare finalmente i retroscena dei personaggi più importanti della saga.
Stilisticamente parlando, Splatoon 2 è un concentrato di esuberanza e positività, grazie ai suoi accesissimi colori e all’accompagnamento musicale, quest’ultimo in continuo aggiornamento grazie agli update mensili i quali aggiungono sporadicamente nuove tracce per le partite online.
Oltre a questo lo stile magnetico degli Inkling (e successivamente degli Octoling) è stato il principale motivo per il loro boom come fenomeno iconico nel Giappone, a tal punto da renderlo immagine di culto nell’immaginario mediatico nel paese del Sol Levante.
Il salto grafico tra il primo capitolo e il secondo va cercato nelle animazioni e nella gestione degli shader e degli effeti a schermo, che in Splatoon 2 trovano maggiore fluidità e brillantezza grazie anche alla maggiore potenza hardware della ibrida Nintendo.
Oltre agli effetti superficiali, anche la definizione generale dei dettagli è sensibilmente migliorata a fronte del raggiungimento dei 1080p nativi in docked e 720p in portatile, dove in entrambi i casi il gioco riesce a mantenere i 60 fotogrammi al secondo granitici, dove nell’arco delle ormai 120 ore di gioco spesen spalmate lungo un anno di vita del titolo non siamo ancora riusciti a identificarne un caso di calo, nonostante l’enorme quantità di esplosioni e effetti a schermo che si vanno a creare nei match più concitati.
Altra nota di merito va al discreto aumento di poligoni, fattore che non era necessario modificare dato che quel che si era visto nel primo capitolo, anche per via dello stile che la saga adotta, era più che sufficiente per mantenere tutti i modelli a schermo chiari e distinguibili nella freneticità delle situazioni di gioco.
Tornando a parlare della soundtrack, Splatoon 2 (esattamente come fece con il primo capitolo) accompagna le sessioni di gioco degli utenti tra tracce che vanno ad alternare pezzi dalla base JPop e JRock con uno pizzico di techno in stile Inkling, nelle quali le parti vocali altro non sono che interpretate da effettivi Inkling.
Come detto precedentemente, al lancio il gioco aveva una tracklist povera la quale venne poi arricchita con il passare del tempo dagli update gratuiti, e al momento prima di poter risentire una stessa traccia dovranno passare almeno circa 6 match di media.
Splatoon 2 offre qua e la anche altre chicche a livello tecnico, una tra le tante la possibilità di poter “remixare” il motivetto musicale che fa da sfondo alle lobby prepartita semplicemente premendo tasti e ruotando gli analogici (anche se chi vi scrive preferiva il minigioco arcade da fare sul paddone, bei tempi ndr).
E’ giunto il momento di tirare le somme per quella che è la recensione post-lancio di Splatoon 2.
A poco oltre un anno dalla sua release Splatoon 2 offre, per il prezzo del biglietto, il seguito di uno degli shooter più stratificati e supportati nelle generazioni moderne come un piccolo parco giochi che ad oggi è diventato un enorme Paese dei Balocchi che non accenna a fermare la sua espansione dove qualsiasi tipo di giocatore può godere dell’esperienza sia in maniera casual che hardcore, oltre a trovarsi sommerso mese dopo mese da un afflusso di contenuti continui e eventi a tema che riescono a convincere l’Inkling che è in noi a tornare sempre in quei campi da skateboard o parcheggi degli alberghi, a splattare a più non posso sulle note delle hit del momento di Marina e Alga.
Se riuscirete a sorvolare alla dubbia gestione della rotazione di mappe e modalità e al confusionario sistema di chat esterno, ma soprattutto se volete provare un’esperienza di shooting TPS mai vista prima con costante supporto contenutistico totalmente gratuito e che a ogni sessione riesce sempre a strapparvi un sorriso allora aggiungetevi alla famiglia degli Inkling e degli Octoling, e iniziate la vostra scalata verso il successo.
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