“Non omnis moriar” , “non morirò del tutto”: scrive ciò il poeta latino Orazio nella trentesima poesia del suo terzo libro di Odi , in cui, riferendosi alla propria opera, afferma di aver innalzato un monumento più duraturo del bronzo , inscalfibile dal tempo; la sua penna gli garantirà l’immortalità , poiché le sue parole verranno decantate per secoli dai più svariati popoli.
Il motivo della funzione eternatrice della poesia è antico quanto la scrittura, ispirata da quella paura, altrettanto antica, verso la morte e la brevità della vita umana: un tema che connette uomini di ogni tempo e luogo, che si sentono compresi dal passato nonostante le differenze storiche e culturali. Ne è un celebre esempio Ugo Foscolo nella poesia “A Zacinto” , dove l’autore romantico si paragona all’eroe omerico Odisseo nel suo viaggio disperato per rientrare nella sua amata patria; ma mentre Odisseo riuscirà nell’impresa, Foscolo sa che solo il suo canto potrà raggiungerla e rivestirla di fama.
Odisseo guidato dalla dea Atena verso la sua patria, Itaca (Giuseppe Bottani, 1775) È questo il fascino del passato: una ricerca verso le proprie origini per comprendere al meglio il presente e ciò che ci circonda e la consapevolezza che, anche dopo millenni, l’essere umano rivive ciclicamente gli stessi drammi e può trovare un conforto nelle parole di chi ha lasciato testimonianze.
Tra tutto ciò che ci è pervenuto della letteratura passata, dei cicli narrativi in particolare sono diventati fenomeno di massa, analizzati di continuo nei secoli e resi protagonisti di film, serie animate, videogiochi e romanzi, in forme sempre diverse: parlo della letteratura relativa alla mitologia greca , storie che intrecciano la dimensione divina con vite e tragedie umane , affascinanti per il loro complesso sistema genealogico e magico, appassionanti per la loro connessione con temi ancora attuali e creativamente stimolanti perché la convivenza di diverse versioni dello stesso mito danno possibilità infinite per l’inclusione nei media.
Sfortunatamente, quando qualcosa diventa così popolare e riutilizzato nel tempo, è inevitabile che avvenga una distorsione sulla percezione che abbiamo di essa . Spesso ci si avvicina alla mitologia greca sprovvisti di giuste fonti o di una conoscenza generale della cultura e religione che le ruotavano attorno, portando le persone a guardare certi miti attraverso una lente moderna . I risultati di questa prassi sono solitamente due estremi: la condanna verso un passato ritenuto arretrato e privo di morale, o l’eccessiva romanticizzazione di miti che non sono mai stati pensati per essere visti come tali.
Tra i media che sono riusciti a rappresentare con rispetto e attenzione il materiale originale spicca Hades , videogioco roguelike sviluppato da Supergiant Games e rilasciato il 17 settembre 2020, indie acclamato per l’unione tra un gameplay frenetico ed una narrativa stratificata da scoprire poco alla volta. Il gioco si distingue per la grandissima quantità di riferimenti ai più differenti miti greci e personaggi celebri della letteratura e del teatro, dimostrando una grande ricerca delle fonti da parte degli autori, senza però rinunciare a reinterpretazioni e libertà artistiche .
Vista l’odierna uscita dell’atteso sequel Hades 2 , in questo approfondimento ripercorreremo personaggi ed ambientazioni del mondo creato da Supergiant, scoprendone le origini letterarie e confrontandole con esse; un vero e proprio viaggio tra Ade e Olimpo, mortali e divinità.
A questo proposito, due premesse sono doverose: la prima è che seguiranno molti spoilers su personaggi, ambientazioni e boss affrontati nel gioco ; dunque, non consiglio la lettura se si vuole recuperare il titolo conoscendone meno dettagli possibili. La seconda è che ho attuato una selezione di miti tra quelli presenti in Hades , perché affrontarli tutti significherebbe scrivere un libro piuttosto che un articolo; perciò, ho scelto i miti che occupano maggiore spazio all’interno del gioco. Premesse fatte, vi auguro una buona lettura!
I titani Rea e Crono, da cui nascono gli Dei Olimpici, in una rappresentazione ottocentesca. Dalle origini dell’Oltretomba al rapimento di Persefone La genesi delle divinità è raccontata dal greco Esiodo, considerato il padre della forma del poema mitic o , nella Teogonia . Tutto inizia dal Caos Primordiale , rappresentazione dello spazio infinito in cui sono racchiusi tutti gli elementi che daranno vita agli esseri umani e alle divinità; dopo il Caos nasce Gaia , madre del cielo, dei monti e del mare. Unendosi al cielo, Urano, genera i Titani, tra cui spicca Crono , Titano del Tempo. Dall’amore di Crono e Rea nascono le prime divinità olimpiche : Ade, Demetra, Era, Estia, Poseidone e Zeus ; ma poiché un oracolo aveva predetto che uno dei suoi figli lo avrebbe spodestato, Crono decide di divorarli.
Grazie a un inganno di Rea, che aveva scambiato il suo ultimo figlio Zeus con un sasso dandolo in pasto a Crono, il futuro re dell’Olimpo cresce fino a poter affrontare il padre, sconfiggendolo e liberando i suoi fratelli e sorelle. Dopo una terribile battaglia combattuta contro i Titani fratelli di Crono (chiamata la Titanomachia , anch’essa raccontata da Esiodo), Zeus, Poseidone e Ade si dividono i tre regni del mondo : Zeus diventa re dei cieli, Poseidone dei mari e Ade dell’Oltretomba.
Tutti sanno che Ade è il re dei defunti, ma pochi sanno che egli non apprezzava tale titolo, bensì preferiva essere riconosciuto come dio della prosperità e delle ricchezze nascoste nel sottosuolo, motivo per il quale veniva spesso raffigurato con una cornucopia.
Rappresentato come una divinità seria e ligia al dovere, una volta relegato nell’Oltretomba diventa estraneo alle vicende di umani e divinità dell’Olimpo e restio dall’uscire dalla sua dimora, che col tempo viene identificata con il nome di Ade stesso; proprio per la sua posizione isolata, ed anche per il timore che gli umani provavano nei suoi confronti, è una figura raramente trattata nella mitologia , coinvolto solo in alcune storie di eroi e nel più famoso episodio del rapimento di Persefone , mito su cui si basa la trama principale di Hades .
Va innanzitutto specificato che esistono molteplici versioni della storia, tra fonti greche e romane, ed è la discrepanza di alcuni dettagli che ha creato vere e proprie discussioni sulla moralità delle divinità coinvolte: ciò che non cambia è l’innamoramento di Ade verso Persefone , dea della primavera e figlia di Demetra e Zeus.
In Inno a Demetra di Omero si racconta come Ade si sia rivolto a Zeus, nel rispetto dell’usanza greca di chiedere la mano della futura sposa al padre. Quest’ultimo, ritenendo che Demetra non avrebbe acconsentito alla discesa di Persefone nell’Oltretomba, propone il rapimento ; invece, nelle Metamorfosi di Ovidio , l’innamoramento di Ade è scatenato da una freccia di Eros , mandato dalla madre Afrodite per estendere il suo potere anche nel regno dei defunti.
Dopo il rapimento, Persefone diventa sposa di Ade e regina dell’Oltretomba in segreto: la sua improvvisa sparizione porta alla disperazione la madre Demetra che cerca la figlia per ogni regno, per poi scoprire la verità tramite l’aiuto di Ecate, divinità legata alla stregoneria. Confronta Zeus chiedendo la restituzione di Persefone, a cui Ade acconsente; ma non prima di aver dato da mangiare a Persefone dei semi di melograno , frutto originario dell’Oltretomba, legandola in tal modo al luogo.
“Ratto di Proserpina”, nome romano di Persefone (Gian Lorenzo Bernini) Ciò riempie di rabbia Demetra, che fa scatenare un clima talmente rigido da impedire la crescita di qualsiasi pianta, creando carestie . Di fronte a questa situazione Zeus cerca una soluzione: poiché Persefone aveva mangiato solo pochi semi e non tutto il frutto aveva la possibilità di passare alcuni mesi nell’Oltretomba ed altri con la madre sulla Terra. Con questo mito viene spiegata l’alternanza delle stagioni , dall’inverno evocato dalla tristezza di una madre privata della propria figlia alla primavera, simbolo del suo ritorno.
Il mito ha avuto un enorme successo nella cultura pop , fama che ha portato sia ad un movimento di denuncia che ad uno di romanticizzazione della storia tra Ade e Persefone.
Nel primo caso, si vede il mito come la rappresentazione della volontà dell’uomo che sopprime quella della donna , ed il matrimonio tra le due divinità viene ricollegato all’usanza, purtroppo ancora molto attuale, dei matrimoni combinati dove le vittime sono spesso bambine : questa tesi è appoggiata dal passaggio di nome di Persefone, inizialmente chiamata “Kore” (nome per indicare una giovane innocente), la cui purezza viene strappata via.
Nel secondo, la contrapposizione tra una ragazza gioiosa, dolce e ingenua e di un uomo oscuro e “tenebroso” riprende una narrazione che ancora oggi viene proposta alle donne come ideale, una relazione da sogno: la donna, presenza angelica che riesce a “guarire” anche l’uomo più tormentato . Da qui numerose rappresentazioni di Ade come un uomo dal passato difficile, addolcito dalla natura giovanile di Persefone; solitamente, la figura antagonizzata in questo tipo di storie è Demetra, raccontata come una madre narcisista che impedisce a sua figlia di crescere , vedendola come un’eterna bambina: l’esempio attualmente più famoso di questo genere è probabilmente il webcomic Lore Olympus .
Come già spiegato in introduzione, è facile cadere nell’errore di analizzare miti antichi con una lente moderna: la verità è che il mito non voleva né giustificare un’azione orribile quale un rapimento e matrimonio forzato da parte di una divinità, né porre la relazione di Ade e Persefone come un esempio .
I miti erano modi per spiegare fatti incomprensibili alla mente umana , come in questo caso l’alternanza delle stagioni ed il binomio di vita e morte; inoltre, non bisogna dimenticare che le divinità greche erano sì rispettate ma anche temute , proprio perché possedevano un enorme potere ma vizi e virtù umani: ciò li rendeva volubili ed egoisti, e capaci di fare del bene quanto del male. Del resto, la religione nell’antica Grecia era anche uno strumento per far sì che i cittadini aderissero maggiormente alle leggi dello Stato , e la paura nei confronti delle divinità era necessaria a tale scopo.
Ma come viene rappresentato il mito in Hades ? Innanzitutto viene seguita la linea di Omero , con l’ideazione del rapimento da parte di Zeus; al contrario del mito originale, è proprio Zeus a portare Persefone nella dimora di Ade, scatenando l’ira del fratello e causando una sua chiusura totale nei confronti dell’Olimpo; ciò in cui sbaglia, però, è nel voler tenere nascosta la verità, timoroso che il rapimento della giovane possa causare una guerra tra gli Dei . Non cambia la reazione di Demetra, in cerca della figlia e rappresentata come portatrice dell’inverno.
Non colpito dalle frecce di Eros, Ade si innamora di Persefone gradualmente, e quest’ultima decide di sua volontà di diventare sua sposa (un modo degli autori, probabilmente, per evitare le controversie che le versioni originali del mito avrebbero causato).
In sintonia con i racconti fornitoci, nel videogioco Ade e Persefone hanno un rapporto paritario in quanto regnanti dell’Oltretomba: nell’ Odissea di Omero, la dea della primavera viene descritta come una regina piena di potere, che partecipa insieme al marito nel giudizio delle anime dei defunti ; altre fonti, come i frammenti di Pindaro , spiegano che Persefone era coinvolta nella creazione dei Campi Elisi , dove le anime giudicate giuste potevano godere di un aldilà pacifico o iniziare un ciclo di resurrezione.
Zagreus e Melinoe, figli di Ade e Persefone Il protagonista di Hades è Zagreus (in italiano conosciuto come Zagreo), figlio di Ade, determinato a fuggire dall’Oltretomba dopo aver scoperto che la sua vera madre non è Nyx , dea della notte e figlia di Caos, bensì Persefone, sparita dopo la sua nascita. Il suo rapporto con il padre è travagliato, lui troppo severo e con aspettative altissime per il figlio, che Zagreus sente di non riuscire mai a rispettare; si scontrano per la sua indole sarcastica e ribelle, oltre che per il risentimento provato dal figlio per il segreto tenuto da Ade circa la vera identità della madre.
Il gameplay del titolo si realizza proprio nell’attraversamento dei vari luoghi che compongono l’Oltretomba: partendo dalla dimora di Ade, Zagreus dovrà superare il Tartaro , i Prati d’Asfodelo , i Campi Elisi ed il Tempio dello Stige per cercare sua madre in superficie, ricevendo l’aiuto degli dèi dell’Olimpo. Le sue avventure sono costellate da incontri con altri personaggi di mitologia ed epica greca, da aiutare per progredire in alcune missioni secondarie e per conoscerne la storia.
La scelta di Zagreus come protagonista è stata intelligente, perché ci sono così poche fonti che lo riguardano da lasciare una completa libertà nella creazione di un personaggio carismatico in cui i giocatori possano rivedersi.
Nella realtà, infatti, le sue origini sono oscure, in quanto era una divinità venerata nelle religioni misteriche , in particolare quella legata ai misteri orfici (anche conosciuta come “orfismo” ). Tali religioni avevano una natura rituale diversa da quella predominante, praticate in segreto perché viste come una minaccia verso l’equilibrio dello Stato : data la segretezza dei riti e l’oppressione nei loro confronti, non stupisce l’esiguo numero di testimonianze.
Alcuni frammenti di Eschilo lo rappresentano come figlio di Persefone e Ade mentre negli Inni Orfici risulta figlio di Persefone e Zeus, tramutatosi in Ade per ingannarla (ma i termini ambigui utilizzati nei testi fanno pensare molti che nell’orfismo Zeus e Ade fossero la stessa divinità con doppi poteri). Secondo questa versione, Zagreus fu ucciso dai Titani dopo che questi erano stati convinti da Era, moglie di Zeus, furiosa per il tradimento; il suo cuore venne però salvato dalla dea Atena, e da esso nacque il dio del vino Dioniso . Secondo una branca della religione orfica, dunque, Zagreus e Dioniso corrispondevano.
Questa variazione del mito non è quella scelta dal gioco: in Hades , Zagreus è figlio di Ade e Persefone, ma viene ucciso alla nascita dalle Moire (le tessitrici della vita , coloro che decidevano il destino d’ogni essere alla nascita, che non poteva in alcun modo essere modificato) perché avevano decretato Ade come incapace di avere figli in quanto sovrano dei defunti. La morte di Zagreus sconvolge Persefone, che fugge sentendosi colpevole di aver provato ad andare contro il fato; ciò che non sa è che suo figlio viene riportato in vita da Nyx, che agisce in sua assenza come figura materna.
Gli autori hanno giocato molto sulla compresenza di diverse interpretazioni dello stesso mito : nonostante compiano una scelta su che strada seguire nel formare l’universo canonico di gioco, non esitano a inserire riferimenti a fonti letterarie da loro “scartate”. Ad esempio, nel voler fare uno scherzo al musico di corte Orfeo , Zagreus gli dirà di essere in realtà Dioniso, rinato dopo essere stato ucciso in una lotta contro i Titani; Orfeo gli crederà, componendo la canzone “Inno a Zagreus” , in cui narra proprio la versione degli Inni Orfici sulla nascita del dio.
Infine, per correttezza, va detto che la possibile relazione romantica con il dio della morte Thanatos o con la Furia Megera sono delle invenzioni proprie del videogioco; nonostante non siano supportate da fonti, risultano comunque essere delle dinamiche ben riuscite e molto apprezzate dai fan!
Per quanto riguarda la sorella Melinoe , che sappiamo essere la protagonista di Hades 2 , resta il problema delle origini, anche qui discordanti sul suo essere figlia di Ade, di Zeus o di un Zeus dalla duplice natura. Le fonti risiedono principalmente negli Inni Orfici ed in delle tavolette associate a Persefone , su cui erano iscritti degli incantesimi: divinità legata ad Ecate e alle dee lunari, è portatrice di incubi e follia , spesso rappresentata con arti bianchi e neri a causa della sua connessione sia all’Oltretomba che all’Olimpo.
La prima parte della mappa di gioco: dimora di Ade, Tartaro e Prati d’Asfodelo “Non c’è via di fuga”: geografia del regno dei defunti Il viaggio di Zagreus è rappresentato come un’ascesa attraverso le diverse parti dell’Oltretomba. Che il mondo dei morti sia composto da livelli le cui punizioni sono tanto dolorose quanto più è alta la gravità dei peccati commessi in vita dal singolo ci sembra un ragionamento naturale, influenzato dalla nostra cultura centrata sul cristianesimo e da immagini esemplari come quella dell’Inferno dantesco illustrato nella Divina Commedia ; per gli antichi greci, tuttavia, non è stato così dall’inizio.
In antichità, il regno dell’Ade ospitava tutti i morti a prescindere dalla vita da loro condotta , e questi vagavano in forma di ombre per l’eternità. Non esistevano né Tartaro né Campi Elisi, come testimoniano i poeti d’età Omerica, bensì solo una landa desolata e oscura, accessibile ad alcuni eroi per dialogare con i propri antenati. Per raggiungere l’Oltretomba bisognava superare il cane infernale Cerbero e oltrepassare il fiume Acheronte offrendo una moneta a Caronte , il traghettatore delle anime.
I Campi Elisi e il Tempio dello Stige In età classica, la geografia del luogo si evolve : specialmente nelle religioni misteriche, che credevano ad una possibile redenzione ed un processo di reincarnazione dopo la morte, sembrava necessario dividere le anime giuste da quelle che avevano condotto una vita peccaminosa . Nascono così il Tartaro, prigione dei Titani e luogo dove avvengono severe punizioni contro le anime giudicate come peggiori, i Prati d’Asfodelo, posto “neutrale” dove vagano anime senza pene da sopportare, ed i Campi Elisi, caratterizzati da un aspetto naturale e atmosfera pacifica, luogo di eroi e persone valorose.
Secondo questa idea di Oltretomba, è possibile che un essere umano discenda, ma impossibile che le anime possano uscire: è per questo che Ade, nel gioco, ripete spesso la frase “non c’è via di fuga” , come a evidenziare quanto sia folle l’impresa del figlio, e non credendo mai che possa avere una possibilità di successo.
Il Tartaro e le punizioni infernali: Sisifo e le Furie Rappresentato nel gioco come un oscuro labirinto pieno di creature malevole, all’interno del Tartaro Zagreus può incontrare Sisifo , assistendo alla sua pena eterna del dover spingere un grande masso su una montagna, costretto a ricominciare da zero ogni volta che il masso scivola al punto di partenza.
Sisifo era fondatore di Corinto, un re scaltro punito per essere andato contro al volere degli dèi molteplici volte . La sua prima offesa fu verso Zeus: scoprì la sua relazione con la ninfa figlia del dio fluviale Asopo, ed andò a riferire tutto al padre in cambio di una fonte d’acqua per la sua città che stava attraversando un periodo di siccità. Zeus, per vendicarsi, chiama Thanatos per portare Sisifo nel Tartaro, ma Sisifo lo fa ubriacare e lo lega con delle catene: di ciò se ne accorge Ares, dio della guerra, poiché, sparita la morte dal mondo, le guerre avevano perso di senso.
Riportato nel Tartaro, si scoprì che il piano di Sisifo era stato ancora più complesso: egli aveva imposto alla moglie di non offrirgli una sepoltura, impedendo così il passaggio della sua anima nell’Oltretomba. Persefone (o Ade, a seconda della versione del mito) lo fa tornare sulla Terra per far avvenire il rito funebre, occasione che Sisifo utilizzò per scappare nuovamente, venendo poi catturato da Hermes, messaggero degli dèi.
Sisifo mentre trasporta il masso (Tiziano Vecellio) La sua storia è quasi comica a causa del numero delle volte in cui è riuscito a ingannare le divinità, ma ne pagò il duro prezzo di un’eternità di sofferenza: visti altri peccati che aveva commesso in vita, come re tirannico e ingannatore, la sua punizione è aggravata dalla violenza verso il suo corpo delle Furie .
Le Furie, in greco chiamate “Erinni ”, sono la personificazione femminile della vendetta ed il loro compito è torturare i peccatori, specialmente coloro che si macchiavano di crimini contro la propria famiglia. Queste sono tre sorelle: Megera , Aletto e Tisifone , che nel gioco si alternano come boss da affrontare per uscire definitivamente dal Tartaro.
Nei Prati d’Asfodelo: la tragica storia di Orfeo ed Euridice L’asfodelo è definito da Omero il fiore dell’Oltretomba, una pianta bianca dalle rigature rosse e verdastre che da tradizione veniva posta sulle tombe dei defunti. Nel gioco, quello che un tempo era un bellissimo prato composto da distese di questo fiore è diventato un luogo ostile causato dallo straripamento del fiume di fuoco Flegetonte , che ha riversato magma distruggendo ogni pianta. Ma l’ambiente infernale è consolato da un canto udibile da una piccola casa al sicuro dalle fiamme: a cantare è la ninfa dei boschi Euridice , costretta per l’eternità nell’Asfodelo.
Il mito di Orfeo ed Euridice è riprodotto nel gioco con grande fedeltà: Orfeo, figlio della musa Calliope (o, in altre versioni, del dio Apollo) incontra Euridice, attratta dal suono della sua lira, e se ne innamora. I due si sposano e vivono una relazione idilliaca, ostacolata però dalle invidie del pastore Aristeo, che voleva Euridice per sé. Decide così, mentre i due si trovavano nel bosco, di sorprenderli e uccidere Orfeo, ma il suo tentativo fallisce ed i due scappano insieme.
Morte di Euridice (Ary Scheffer) Nella fuga Euridice cade, e viene morsa da un serpente velenoso che ne causa la morte. Orfeo, incapace di vivere senza la propria musa, decide di discendere nell’Oltretomba per riavere la sua amata. Commuovendo con il suo canto Ade o Persefone (anche qui, le fonti non sono concordi), Orfeo può riportare in superficie Euridice, ma solo se promette di non voltarsi indietro per guardarla fino alla fine del percorso .
L’impresa fallisce: ad un passo dalla superficie Orfeo si volta, e Ade relega Euridice per sempre nell’Oltretomba come punizione per aver osato andare contro alla parola data da un Dio. Secondo le Metamorfosi di Ovidio, disperato per l’assenza della sua amata, Orfeo abbandona il culto di Dioniso rinunciando all’amore eterosessuale e spinge tutti gli uomini della sua regione a quello omosessuale.
Le Baccanti , seguaci di Dioniso e furiose per il tradimento di Orfeo, lo uccidono dilaniandone il corpo. In tal modo, le anime di Orfeo e di Euridice possono reincontrarsi , avendo attraversato entrambi vita e morte e potendo finalmente vivere felici in eterno.
Nel gioco, sarà compito di Zagreus riunirli: Orfeo, come già menzionato in precedenza, è diventato il musico di corte di Ade, ma l’assenza di Euridice gli ha tolto ogni ispirazione e volontà di cantare, motivo per cui viene punito dal re, rinchiudendolo nella dimora. D’altra parte Euridice, seppur in pace nella sua condizione nell’Asfodelo, mostra risentimento nei confronti di Orfeo, per il suo non essere stato in grado di riportarla in superficie.
Una volta nuovamente insieme, Orfeo tornerà a cantare, e visiterà Euridice nella sua casa dove sarà possibile ascoltare delle versioni “duetto” delle canzoni del loro repertorio. Struggente, in particolare, è proprio la canzone “Lamento di Orfeo” , che racconta la sua discesa negli inferi e la disperazione provata sperimentando la solitudine.
“Fu vera gloria?” : gli eroi dei Campi Elisi, Achille e PatrocloSconfitto il boss dei Prati d’Asfodelo, il temibile Idra dalle nove teste conosciuto per la sua presenza nei miti legati all’eroe Ercole , Zagreus si ritrova in un vero e proprio paradiso naturale: un prato verdeggiante attraversato dal fiume Lete la cui acqua, se bevuta, aiuta a cancellare i ricordi dolorosi.
I Campi Elisi , come già detto, sono il paradiso promesso a uomini valorosi ed eroi di guerra : da qui si può notare la differenza nel giudizio morale antico e contemporaneo, poiché dal punto di vista greco erano ritenuti giusti tutti coloro che contribuivano al miglioramento dello Stato , sia in momenti di pace che combattendo per esso, a prescindere dalle atrocità commesse in guerra.
Così come nel tempo si è evoluto il concetto di Oltretomba, anche i Campi Elisi non sono sempre stati rappresentati come nel videogioco. Dopo la loro creazione nell’immaginario collettivo successivo ai poemi omerici, questi venivano divisi in due luoghi diversi: da una parte l’Isola dei Beati , destinata agli eroi, e dall’altra una landa posta sopra l’Ade , dove riposano i virtuosi e coloro destinati alla reincarnazione. Con i poeti romani, tra cui Virgilio che li descrive nel suo poema Eneide , la divisione scompare , creando i Campi Elisi così come li abbiamo conosciuti in Hades.
Un luogo contraddittorio che dovrebbe essere dedicato al riposo dopo una vita di fatiche dove invece permea un’eterna irrequietezza delle anime che, vincenti in vita, temono che le loro imprese possano essere dimenticate dopo la morte: per questo motivo competono in lotte senza fine , trasformando i Campi Elisi da un paradiso ad un luogo sanguinario dove prevale la superbia .
È dopo aver attraversato stanze piene dei nemici più tenaci del gioco che Zagreus incontra un’anima diversa dalle altre. Con un cambiamento della melodia di gioco verso un ritmo più lento e malinconico , vediamo un uomo sedere da solo, meditando sull’insensatezza della gloria terrena e rimpiangendo le sue azioni passate: si tratta di Patroclo , eroe della guerra di Troia narrata nell’Iliade omerica, guadagnatosi il posto nei Campi Elisi per le sue gesta in battaglia.
Secondo la storia del gioco, il posto nei Campi Elisi doveva essere destinato ad Achille , che vi ha rinunciato per permettere la pace eterna al suo compagno d’armi, diventando invece il mentore di Zagreus . La morte ha cambiato profondamente l’eroe: lo conosciamo per la sua celebre ira , argomento centrale dell’Iliade , un sentimento da cui, nell’Oltretomba, si è distaccato, divenendo caratterizzato da una personalità mite e saggia , un vero e proprio maestro per il figlio di Ade.
A causa di questa dissonanza, il cambiamento di Achille può sembrare un’invenzione degli autori del gioco, ma è in realtà coerente con lo sviluppo del personaggio come voluto da Omero stesso : nell’undicesimo libro dell’Odissea , il protagonista Ulisse discende nell’Ade per incontrare il suo defunto padre Anchise, ma scorge prima la figura di Achille, complimentandosi con lui per la gloria ricevuta sulla terra che gli permette adesso di regnare tra i defunti; Achille, al contrario, mostra disprezzo per tale visione e per la persona che è stata in vita.
La triste condizione delle due figure dell’Iliade è aggravata dalla loro separazione . Achille è incapace di parlare di Patroclo, un qualcosa che si nota anche dal libro che ci dona con le descrizioni da lui scritte di tutti i personaggi: la pagina di Patroclo, al contrario delle altre, è costellata da tormenti personali e domande, senza risposte, rivolte al compagno; Patroclo invece, in uno stato di apatia e depressione, sente di essere stato abbandonato da colui che un tempo amava.
Sia in tempi antichi che moderni, si è molto discusso della relazione tra Achille e Patroclo nell’Iliade , e la colpa di molte concezioni errate (come la presunta parentela in quanto “cugini”) è data da un movimento di censura iniziato tanto presto quanto l’età della letteratura latina cristiana medievale ; prima di questi tempi, storici come Plauto confermavano che il rapporto tra i due fosse quello di una relazione amorosa, come del resto è rappresentata anche nel gioco.
Siano chiariti due aspetti: il primo, è che non ci sono fonti per confermare la sessualità precisa dei due personaggi né ciò deve essere fatto , in quanto significherebbe assegnare un’etichetta moderna a persone di un epoca che considerava la sessualità in maniera differente dalla nostra. Il secondo, è che va rifiutata la concezione assolutamente fuorviante, ma purtroppo comune, che la relazione tra Achille e Patroclo fosse sì omosessuale, ma fondata sulla pederastia , una pratica della Grecia classica ritenuta ora problematica poiché coinvolgeva un uomo adulto e dall’alto status sociale ed un giovane di rango inferiore, presentante dunque delle forti dinamiche di potere .
Se si legge il materiale originale si saprà infatti che un rapporto pederastico non fosse possibile tra i due : in primis per il periodo storico, antecedente alla normalizzazione della pederastia, e poi per l’assenza di una larga differenza di età (Patroclo era sì più grande di Achille, ma di pochi anni) che non corrisponde con i ranghi sociali dei due personaggi (Achille era di rango più alto nell’esercito rispetto a Patroclo, ma il loro rapporto viene descritto come paritario).
Achille benda le ferite di Patroclo (Sosia, V secolo) Ritornando all’Iliade , sappiamo che l’ira di Achille è stata scatenata proprio dalla morte di Patroclo per mano dell’eroe troiano Ettore . Una rabbia senza precedenti, che convince Achille a tornare a lottare nonostante fosse stato disonorato dal comandante Agamennone – una rabbia che si mischia con tristezza e follia, una violenza verso sé stesso e gli altri che si scontra con la tenerezza con cui ricorda i momenti vissuti con il suo compagno, e le preghiere rivolte piangendo agli Dei per far sì che Patroclo riposi in pace nell’Ade.
In Hades , queste emozioni esplosive di entrambi trovano sollievo nel momento in cui si riuniscono, anche stavolta grazie a Zagreus che riesce a riscrivere il contratto di Achille per rendergli possibile la visita dei Campi Elisi. Non troveranno rifugio dai loro peccati commessi in vita, ma la presenza dell’altro porta conforto ed una speranza che prima sembrava irraggiungibile.
Importante infine menzionare i boss dei Campi Elisi, Teseo e il Minotauro : nemici in vita, nella morte diventano alleati per impedire a Zagreus di risalire attraverso il Tempio dello Stige. Il loro mito, quello del Labirinto di Minosse , non è affrontato particolarmente nel gioco, ma l’immaginario che loro portano si ricollega al tema fondamentale dei Campi Elisi: il loro campo di battaglia è un’arena dove il pubblico si riduce alla tifoseria , un’ulteriore critica alla ricerca estenuante della gloria ed al culto dell’eroe , che fa sì che la violenza diventi un mero intrattenimento.
Accenni di character design : cosa rende memorabili i personaggi di Hades In questa sezione finale dell’approfondimento vorrei dedicarmi alla parte artistica del gioco ed in particolare ai design dei personaggi, studiati nel minimo dettaglio seguendo il simbolismo fornitoci da fonti sia letterarie che archeologiche.
Le divinità non avevano un aspetto canonico , principalmente perché la loro stessa esistenza, in quanto ultraterrena, risultava incomprensibile per gli uomini. Per facilitare la loro rappresentazione, nei disegni pervenutici vediamo gli dèi con un aspetto simile a quello degli esseri umani, distinti tra loro per la presenza di simboli , ognuno collegabile ad una specifica divinità.
Ciò ha sempre lasciato una grande libertà agli artisti, anche se alcune figure si sono cementificate nel nostro immaginario per la frequenza con cui vengono riutilizzate: l’esempio maggiore, che del resto viene seguito anche in Hades , è il tipico design di Zeus dalla lunga chioma e barba bianca, che vuole riportare la mente alle idee di saggezza e autorità.
Ade ha un design speculare rispetto a quello del fratello: capelli e barba scuri, pelle mortifera, ma anche una veste molto meno semplice, un richiamo alla sua identità come dio della prosperità, cosa che si mostra anche nella sua dimora, ricca di gioielli e di oro.
Zagreus ha una palette di colori corrispondente a quella del padre ma occhi eterocromi, uno verde ed uno rosso, dettaglio che rimanda, insieme alla sua peculiarità di avere il sangue rosso tipico degli esseri umani piuttosto che quello dorato delle divinità, alla sua identità come figlio di Persefone (che nel gioco non è figlia di Zeus, ma di Demetra ed un contadino mortale, rendendo Zagreus parzialmente umano ).
Ho apprezzato particolarmente il design di Persefone perché questa, di solito, viene rappresentata come una donna molto giovane, simbolo della purezza in contrasto con Ade; nel gioco, invece, è una madre matura , in piena linea con la sua personalità più ferma, razionale. Resta la sua dolcezza tipica, specialmente nei confronti del figlio, ma nella veste datagli dal gioco viene espressa perfettamente la sua identità come sì, dea della primavera, ma anche la potente regina dell’Oltretomba .
Ares , dio della guerra, stupisce con la sua attitudine calma, la voce solenne ma controllata: in questa sua versione vuole racchiudere il lato più freddo, calcolatore e strategico della guerra , rispetto ad altri media che lo raffigurano in maniera più sadica e feroce. Afrodite è disegnata con un misto tra caratteristiche di ideale bellezza maschile e femminile , in quanto simbolo dell’amore universale.
Il design per me più bello è però quello di Caos , una creatura che rifugge ogni logica, dai colori eterei e che nel design racchiude i simboli del continuo ciclo di rinascita e morte dell’universo : da neonati che si formano nel suo corpo a fiori che sbocciano ed arti sconnessi, fino alla minuscola Terra tenuta tra le dita, è sicuramente il personaggio più complesso artisticamente.
Conclusione La stesura di questo approfondimento mi ha riportata tra pagine che raccontano di vita e morte, sogni e speranze, la paura dell’essere dimenticati e di perdere i propri cari: temi che, per quanto esisterà l’umanità, non scompariranno mai dalle nostre creazioni . È per questo che la loro rappresentazione è preziosa, e sono felice che capolavori come Hades ne mantengano viva la memoria permettendo, tra una partita persa ed una vinta, che poeti continuino a farsi sentire, pur essendosi spenti millenni fa.
Per oggi il nostro viaggio si conclude, ma sono sicura che Hades 2 porterà con sé molto altro di cui parlare. Non c’è davvero via di fuga .
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