Uno dei migliori aspetti di eventi come la Gamescom riguarda il fatto che essi non si concentrino solo ed esclusivamente sulle novità, ma rappresentino anche un ottimo spunto per ricevere approfondimenti e aggiornamenti su titoli annunciati già da tempo, in uscita nel futuro prossimo.
Uno di quelli che ha sempre sollevato la mia curiosità (e che seguo da parecchio tempo) è Enotria: The Last Song, il soulslike nostrano basato proprio sulle culture e sulle tradizioni del Bel Paese.
Dopo esser rimasto lievemente scottato dalla demo che venne rilasciata su Steam qualche mese fa, mi sono presentato pieno di interrogativi allo stand di Jyamma Games per un appuntamento, curioso di conoscere lo stato del progetto e di vedere quali e quanti passi avanti fossero stati compiuti.
Laddove nelle postazioni pubbliche era possibile giocare solo la primissima parte del gioco (quella, appunto, della demo originale), a fianco di uno sviluppatore ho avuto la possibilità di vedere e testare con mano anche sezioni di gioco più avanzate di quella che è la versione finale di Enotria: The Last Song, alla quale manca solo e unicamente la patch del day one per essere rilasciata.
Com’era già trasparso in maniera dai trailer e gameplay precedenti, l’aspetto sul quale lo studio si è concentrato di più riguarda proprio la costruzione del mondo di gioco, del contesto narrativo e, di conseguenza, di costumi e ambientazioni.
Nella demo a porte chiuse ho potuto esplorare tre aree diverse, una specie di promontorio roccioso che si affaccia su una costa, una miniera all’interno di un’umida caverna e i sobborghi di una città che, tra canali e pontili, si ispira inequivocabilmente al capoluogo veneto.
Oltre ad aver notato svariate migliorie grafiche (in particolare per quanto riguarda la pulizia visiva), sono rimasto a bocca aperta dalla cura estetica riposta in ogni scenario: oltre alla bellezza dei colori e del sistema di illuminazione, vi sono una quantità non indifferente di elementi ambientali che sprizzano italianità da ogni poro.
A detta dello sviluppatore, questi non servono solamente a riempire di dettaglio le ambientazioni, ma saranno funzionali all’esposizione e all’approfondimento del comparto narrativo e della lore del titolo di Jyamma Games.
Tale aspetto è stato sottolineato in maniera particolare nel meraviglioso HUB centrale, un maestoso teatro pieno di oggetti di scena, dipinti e una serie di altre opere d’arte appositamente posizionate in un certo modo per raccontare più a fondo retroscena e storie sul mondo di gioco.
A tal proposito, seppur vi sia una certa coerenza e credibilità rispetto al folklore italiano, il mondo di gioco di Enotria sarà comunque fortemente influenzato da elementi di natura prettamente fantasy.
Questo perchè, stando alle dichiarazioni degli sviluppatori, puntare solo e unicamente all’accuratezza storica avrebbe rischiato di dare al gioco un taglio documentaristico, che avrebbe potuto annoiare tutti coloro che non sono interessati alle nostre tradizioni: in questo modo hanno avuto la possibilità di giocare con la fantasia per raccontare anche qualcosa di inedito e inaspettato, un po’ come avveniva in Lies of P.
Un’interessante novità riguarda l’aggiunta di una pagina interamente dedicata agli sviluppi narrativi e agli eventi di trama, che si andrà ad aggiornare man mano che proseguiremo nell’avventura.
Un altro importante miglioramento che è stato apportato dalla demo di Enotria alla build quasi-definitiva in seguito al feedback della community è rappresentato da una revisione delle interfacce, in quanto, oltre ad averne particolarmente apprezzato il design, il font delle scritte e altri elementi stilistici, risultano ora più chiare ed esplicative grazie ad una suddivisione più comprensibile di icone, simboli e quadranti.
Parlando degli aspetti un po’ più ludici, mi sono stati riferiti soprattutto approfondimenti relativi al level e al quest design di Enotria, più che al combat system: innanzitutto, le mappe sono state create affinché possano seguire le caratteristiche strutturali di ambientazioni italiane tipiche, come antichi borghi, villaggi in campagna, zone costiere ecc.
Quindi, alcune di esse si svilupperanno in verticalità mentre altre in estensione, alcune saranno più ampie e spaziose mentre altre chiuse e claustrofobiche. Nonostante la suddetta varietà, i designer hanno cercato di creare in ognuna di esse un’interconnessione tra le zone tramite lo sblocco di scorciatoie, affinchè i giocatori possano arrivare a navigarle agevolmente senza la necessità di ripercorrere ogni volta lunghi tratti di strada.
Non mancheranno, ovviamente, strade alternative e percorsi nascosti che porteranno verso intere aree segrete, che ospiteranno altre tipi di sezioni, bossfight secondarie e vere e proprie quest: a tal proposito, sono incappato in un dialogo tra due personaggi che, parlando in maniera più o meno vaga, mi hanno dato un’idea di dove andare ad esplorare per iniziare la mia ricerca.
Tali aree saranno, a detta degli sviluppatori, così ben nascoste che alcuni giocatori potrebbero totalmente perdersele, come era già successo nella demo, d’altronde.
Se l’insieme di tutti questi elementi continua a risultare ispirato e interessante, continuo tuttavia ad avere svariate perplessità sul combattimento.
Seppur gli sviluppatori abbiano promesso una enorme varietà di armi, poteri e maschere in grado di rendere consistente la compontente GDR, quando mi sono ritrovato di fronte al nemico ho percepito, ancora una volta, una certa legnosità delle animazioni, un sistema di controllo non precisissimo e una resa degli impatti meno soddisfacente del previsto.
Ormai manca troppo poco alla release prevista per il 19 settembre su PlayStation 5, Xbox Series X e S e PC , ed Enotria: The Last Song si presenta come un intenso e solenne viaggio tra le storie, culture e tradizioni della nostra meravigliosa penisola. Ambientazioni e level design fanno da albero maestro nella produzione di Jyamma Games che però continua a suscitare qualche perplessità sul sistema di combattimento.
Sono alquanto convinto che le cose sotto questo punto di vista non cambieranno: si tratta senza dubbio di un gran peccato, soprattutto considerando l’importanza che ha il combat system in un genere come quello dell’action rpg, specialmente se il titolo in questione rientra tra i soulslike.
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