Mentirei se vi dicessi che non aspettavo quest’anteprima di Prince of Persia The Lost Crown praticamente fin da quando lo hanno annunciato.
Chi mi conosce un po’ sa che la serie del “Principe maledetto” dei videogiochi mi sta particolarmente a cuore, quindi potete immaginare l’hype a 3000 che mi è partito al momento dell’annuncio.
Parliamo di un titolo che, a parte le polemiche iniziali su scelta della canzone di presentazione e protagonista, ha incuriosito in positivo un po’ tutti fin dal primo trailer, soprattutto per il gameplay.
Finalmente, grazie a Nintendo che lo ha portato tra i titoli per la Milan Games Week x Cartoomics 2023, siamo riusciti a provarlo: come se l’è cavata quindi questo Prince of Persia: The Lost Crown nella nostra prova?
La demo ci catapulta subito nell’azione, in una fase ambientata in una parte abbastanza iniziale del gioco o quantomeno pensata ad hoc.
Questa sezione è anche quella già mostrata alle varie conferenze dei mesi passati, che prevede esplorazione e combattimenti con nemici base di diverso tipo ma (giustamente) poca storia.
In ogni caso, per fare un “recap” a chi si è perso questo titolo, Prince of Persia: The Lost Crown è un nuovo titolo dell’omonimo brand Prince of Persia che prevede meccaniche più fedeli ai classici “originali” e aspetti più metroidvania che analizzeremo più tardi.
Il titolo racconta la storia di Sargon, un guerriero facente parte degli Immortali (la guardia reale) che deve salvare l’omonimo principe che dà il nome al gioco.
Insieme a lui, alcuni amici gli altri Immortali: tutti insieme dovranno affrontare questa crisi mettendo a disposizione le proprie abilità.
Se oltre ciò la prova non mostra nient’altro lato trama, infatti c’è giusto una cutscene che più che rivelare un po’ il mood del gioco non fa, considerazione diversa si può fare per ambienti, level design, effetti speciali e (in parte) colonna sonora.
Graficamente il titolo sembra ispirato, curato e moderno: nella prova ho potuto constatare come le animazioni fossero tanto reattive quanto di alta qualità, come i fondali e gli elementi a schermo contribuiscono a darci quest’impressione di un mondo comunque vivo e non di stantio livello; cosa che comunque il mondo di gioco non sembra essere, visto che invece dà più il senso di esplorazione interconnessa classica dei metroidvania.
I nemici sembrano anch’essi curati nel moveset e cifra stilistica, però è davvero poco per immaginarsi il livello di cura complessiva, per quello che son riuscito a provare.
Discorso speculare per OST ed effetti sonori, che andranno valutati meglio quando il 18 gennaio sarà nelle nostre case, ma come promesso dagli sviluppatori, sembrano fedeli all’ambientazione del gioco.
Da segnalare che, nonostante l’ottima qualità grafica che riesce a restituire Nintendo Switch, la console su cui abbiamo provato il titolo, il frame rate non sembra essere affidabilissimo… confidiamo che questo sia un problema dovuto e limitato alla build non definitiva.
La prima cosa che si nota fin da subito, come accennato poco fa, è che l’esplorazione è in tutto e per tutto simile alla classica dei metroidvania, anche se “semplificata” e abbastanza lineare nel suo core legata alla progressione della storia, caratteristica comunque rimarcata/influenzata dalla presenza di parecchi muri artificiosi inseriti a scopo di demo nella nostra prova.
Questo è importante perché risponde ad uno dei dubbi più ricorrenti; anche se devo aggiungere che si distingue dai classici metroidvania perché più che altro il risultato finale dà costantemente la sensazione di un’evoluzione della formula dei classici Prince of Persia per home computer in salsa metroidvania che il contrario.
Sul sistema di movimento e di combattimento, infatti, Prince of Persia: The Lost Crown fa un lavoro bizzarro, ma ben riuscito, di unione dei sistemi dei “moderni” PoP ibridandoli con quelli dei metroidvania più frenetici come per esempio Dead Cells.
Da quest’ultimo sembra ispirarsi anche per il sistema di utilizzo armi e abilità, che riescono a rendere il tutto più adrenalinico.
Bisogna sottolineare però che qui l’utilizzo delle tecniche è subordinato al caricamento di una barra abilità che si riempirà combattendo (in modo analogo a come succede nei Marvel’s Spider-Man moderni) e quindi non sarà possibile utilizzare continuamente le mosse speciali a disposizione che andranno un minimo gestite con parsimonia.
Questa struttura è sorretta da una gestione a macroaree esplorabili in verticale e di checkpoint basati sui Wak-Wak tree: alberi magici che fungeranno appunto da punto di rinascita, ma ci permetteranno anche di curarci e gestire gli amuleti. Questi ultimi sono delle specie di rune passive che, per fare appunto un paragone con Dead Cells, assomigliano meccanicamente alle mutazioni ma incidono di più sul gameplay stesso più che sulle statistiche passive.
L’unica cosa che onestamente mi sento di dire è che sono davvero troppo curioso, ora più di prima, di sapere come si rivelerà questo interessantissimo prodotto di Ubisoft Montpellier.
In questa (breve) anteprima di Prince of Persia The Lost Crown si è rivelato un prodotto dalle molteplici sfaccettature, interessante e sicuramente una delle cose più intriganti, coraggiose e particolari partorite dalla Ubisoft degli ultimi anni: finalmente qualcosa di un po’ più sperimentale che si discosta dai soliti canoni ai quali ci hanno abituato.
Sarà riuscita la casa di origine francese a regalarci con Prince of Persia: The Lost Crown un nuovo titolo all’altezza dello storico brand di cui porta il nome?
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