The Owl House, serie animata Disney+ ideata da Dana Terrace, ha lasciato un segno indelebile nell’animazione moderna. Che si parli di studio e arco caratteriale dei personaggi, rilettura del genere fantasy e dei suoi tropi o delle tematiche affrontate, le avventure di Luz Noceda nelle Isole Bollenti e le battaglie di lei e dei suoi amici “strambi” per fermare Belos hanno raggiunto numerosi traguardi nella serialità animata giovanile.
Uno di questi traguardi, per quanto sembri apparentemente semplice, è stato quello di terminare in bellezza, nonostante il trattamento poco dignitoso riservatole dalla precedente dirigenza della Disney. In questo finale è diventata ancora più palese non solo la specularità tra la protagonista, Luz, e l’antagonista, Belos, ma anche come costoro rappresentino le due facce opposte dell’umanità contemporanea.
Prima di continuare a leggere, avvisiamo i lettori che, com’è ovvio, vi saranno pesanti spoilers in quest’editorial, fino alla terza e ultima stagione. Perciò se non avete ancora visto The Owl House, fermatevi qui e recuperatela. Ci vediamo tra qualche giorno.
Iniziamo con l’analizzare la protagonista della serie. Chi è Luz Noceda?
È una ragazzina come potrebbero esserlo molte di noi. Una semplice ragazza “con super-problemi”, come verrebbe definita se fosse protagonista di un fumetto supereroistico anni ’60. Una quattordicenne afrolatina orfana di padre che sta attraversando la fase più critica della sua adolescenza. Una fase in cui sta cercando di scoprire sé stessa e farsi scoprire dagli altri col suo fare estroverso e, come viene definito da lei stessa, “strambo”.
Luz parla ad un vasto insieme di giovani spettatori, ognuno dei quali può riflettersi in un aspetto di questa ragazza: chi ha perso una persona cara e cerca di scendere a patti col dolore, chi fa fatica ad integrarsi con un nuovo ambiente, o non se ne sente parte e vorrebbe trovare un luogo capace di accoglierlo. Ciò senza limitarsi a rivolgersi a chi appartiene alla sua etnia: quest’ultima gioca certo un ruolo sulla sua identità, ma ci arriveremo più avanti.
Ora, come affronta Luz tale coming of age? Come la affrontano molti adolescenti appassionati di storie fantasy come lei: fuggendo dal mondo reale per intraprendere avventure magiche in un luogo parallelo al nostro, in questo caso le Isole Bollenti. Un atto che ricorda molto quello di un classico Isekai, ma che non si ferma al mero escapismo e uscita dal mondo.
Le caratteristiche precedentemente elencate possono identificare Luz nell’archetipo dell’eroina classica: un’outsider ai margini della propria realtà che però nasconde un potenziale prossimo ad essere sprigionato. Luz tuttavia non è un’eroina.
O almeno, non come lo intende l’archetipo classico. Come spiega Eda nel secondo episodio, “tutti vogliono credere di essere prescelti. Ma se dovessimo aspettare una profezia che ci renda speciali, moriremmo aspettando. Ecco perché devi scegliere da sola”
E Luz ha percorso tutto il suo viaggio proprio tramite sue scelte. Lei ha scelto di rimanere nelle Isole Bollenti a imparare la magia. Lei ha scelto di mettersi tra Belos e il Collezionista e, infine, di accettare il potere del Titano per salvare le Isole.
Luz è già figlia di due mondi di per sé, data la sua etnia afrolatina, e per quanto abbia perso suo padre, il suo amore per la saga di Azura, trasmessole da lui, rimane in lei e la accompagnerà nel corso della saga, dal primo all’ultimo episodio (“Now eat this, sucker!”).
Tuttavia lei rimane figlia di due mondi anche letteralmente, parlando delle due realtà in cui s’imbatte, quella reale e quella magica, alla fine della serie: si diploma in un liceo umano e si appresta a frequentare un’università alle Isole Bollenti. Accoglie dunque il suo essere strega senza dimenticare la sua origine umana.
Questo potrebbe essere visto anche come un messaggio verso i giovani sul non dimenticarsi della “vita reale”, equilibrandola coi propri sogni e le storie in cui ci si ama addentrare, senza perdersi in essi dimenticandosi del mondo reale. Un messaggio originale in un fantasy dai toni palesemente Isekai.
In un’ulteriore morale sottotestuale, potremmo individuare un incentivo ai giovani in favore del multiculturalismo. Il non limitarsi solo ad essere amanti del proprio paese, ma scoprire realtà nuove e più interessanti di quel che ti circonda, imparando da diverse culture e assimilando le loro conoscenze per affrontare la vita di tutti i giorni. In un’era dove ormai il feedback è praticamente istantaneo, essere multiculturale non è solo un pregio, ma anche quasi una necessità per poter sopravvivere in un mondo sempre più eterogeneo.
La sua stessa bisessualità gioca un ruolo importante nella storia, non solo parlando del media in questione, essendo Luz la prima protagonista bisessuale in un cartone per ragazzi. Il fatto che a lei piacciano sia i ragazzi (come si è evinto nella precedentemente citata seconda puntata) e le ragazze (facciamo a meno di spiegare la sua relazione con Amity) può essere visto sempre come ampliamento dello spettro “bilaterale” del suo personaggio.
Possiamo collegare ad esso il modo speculare in cui la sessualità è vista nel nostro mondo o in quello delle Isole Bollenti: in quest’ultimo caso in particolare, ricordiamo che qui non vi sono discriminazioni per quanto riguarda la sessualità o l’identità di genere.
Willow ha due padri e nessuno pare dire nulla a riguardo; in lingua originale tutti, anche i personaggi “negativi” chiamano Raine col pronome “they”, utilizzato per le persone non binarie; quando Amity rivela a suo padre che le piace Luz lui chiede sorpreso “Un’umana?”, mentre quando lo rivela a sua madre, lei ribatte: “Ti troveremo un’altra ragazza”. Dunque può essere vista una componente razzista (o specista?) o classista a compensare.
Al contrario, parlando del nostro mondo, è molto probabile che, se non vi fossero state restrizioni da parte della Disney, avremmo potuto avere un intero episodio sul coming out di Luz a sua madre, piuttosto che un breve accenno all’opening del primo episodio, e magari mostrare come reagisce Amity alle differenze in questione tra il mondo degli umani e le Isole Bollenti.
Dopo tutto questo, però, sorge una domanda, la stessa domanda che Luz si è posta per più di una stagione: cosa vuole lei veramente? E cosa vuole veramente la sua generazione? Realizzare i propri sogni? Questo, ovvero essere una strega, passa in secondo piano. Far sì che sua madre sia fiera di lei? Forse, ma si dovrebbe scavare ancora più in profondità.
La risposta la si può ricavare rivedendo il primo episodio, le reazioni dei coetanei di Luz alle sue stranezze e la decisione di sua madre di mandarla in un campo estivo. Come invece ci viene detto espressamente nell’episodio “For the Future”, il suo più grande desiderio era di essere compresa.
Questo è forse il più difficile compito per le nuove generazioni. Come dei nuovi sessantottini, abbiamo sogni diversi, una visione del mondo diversa da quella dei nostri genitori. Abbiamo un modo diverso di affrontare i problemi. Semplicemente, siamo diversi.
Per questo abbiamo bisogno che le generazioni precedenti ci accompagnino in questo percorso, che non per forza condividano il nostro essere diversi, ma che lo rispettino e ci lascino percorrere la nostra via come intendiamo.
Luz dunque rappresenta l’umanità “nuova”, la Generazione Z, l’ultima della fila, nelle cui mani è riposto il futuro del mondo.
L’abbiamo fatto con la nostra protagonista, ora facciamolo con l’antagonista della serie. Perché, ricordiamolo, c’è una gran differenza tra villain/cattivo e antagonista. Il villain è nemico della storia in generale, un male che deve essere fermato; l’antagonista è l’opposto dell’eroe, e come tra poco vedremo, Belos e Luz hanno ben più di una caratteristica speculare.
Chi è Belos? O meglio, chi è Philip? Un puritano. Una persona che crede persino la sua religione originale, il cristianesimo cattolico, sia troppo permissiva. Una credenza che ha portato alla Caccia alle Streghe in America, della quale lui è principale promotore.
Philip è dunque rappresentante di migliaia di persone portate avanti da un’ideologia retrograda, oppure attaccate a stili di vita e credenze passate che non riescono a stare al passo coi tempi, cercando di riportare indietro con loro quante più persone possibili.
Iniziando ad elencare le analogie, vi sono inizialmente due aspetti importanti che accomunano Philip a Luz: entrambi sono entrati nelle Isole Bollenti per incidente, ma hanno deciso di restare. Però, mentre Luz l’ha fatto per puro desiderio di conoscenza e scoperta, Philip l’ha fatto per desiderio di annientamento.
Non intende semplicemente andarsene, non gli importa se quello non è il suo mondo, non vuole lasciarlo in pace: se è presente della magia, deve essere debellato. Come con Luz, anche Philip è stato segnato dalle sue scelte. Le stesse scelte che lo hanno allontanato dalla moralità puritana che ora lo condannerebbe per dove è arrivato.
Una teoria aggiuntiva, o ulteriore, dell’assassinio di Caleb sarebbe il senso di abbandono che Philip avrebbe provato una volta che il fratello gli avesse detto che si sarebbe sposato con una donna di un altro mondo.
Non sarebbe del tutto improbabile: due fratelli orfani, dei quali quello maggiore, che dovrebbe simboleggiare la guida e la saggezza tra i due, dice al minore che vuole stare con una strega, potrebbe essere la goccia che ha fatto traboccare il vaso, un vaso riempito di eresia e tradimento, errori che Belos ha cercato di correggere in suo fratello con la creazione di sempre più grimwalkers.
Proprio a causa di questa sua visione in bianco e nero Philip non è disposto ad accettare la pluralità di una persona. Il primo a subire le conseguenze di questa sua degenerante filosofia è stato suo fratello maggiore Caleb.
Egli, quando ha attraversato il portale assieme a Philip, si è innamorato di una strega, la qual cosa è facilmente vista come un’eresia dal cacciatore di streghe, un affronto al suo stesso sangue, perciò lo ha ucciso e ha cercato più e più volte di riportarlo in vita affinché aderisse alla sua visione.
Una persona che vede un suo caro compiere una scelta che per lui non è giusta è automaticamente un nemico. Non cerca le spiegazioni del perché lo stia facendo, o se le scopre non le accetta. Come molte persone che, sentito di una scelta di vita dei suoi parenti o di una confessione del loro amore, vengono cacciati o peggio.
Philip è insomma un uomo legato al vecchio modo di pensare, che non accetta le novità. Non prova neanche a comprenderle, e se lo fa è solo per poterle usare a suo vantaggio. Proprio parlando di utilizzare le novità a suo vantaggio dimostra la sua ipocrisia: lui, o meglio, la sua ideologia puritana, lo spinge a cacciare le streghe, ma la sua scaltrezza gli permette di creare magia artificiale. La qual cosa, com’è ovvio, va contro le leggi puritane.
Una magia che modifica e controlla secondo il suo volere, crea limitazioni alle libertà altrui per sembrare più potente, avendo lui solo il potere e la giustificazione di sovvertire queste regole. Una mentalità conservatrice che vediamo ancora oggi in sempre più persone al potere.
Oltre a questo, arriva al punto di scendere a patti con il Collezionista, un’entità cosmica di questo reame stregato che lui stesso condanna; usa la magia stessa, diventando ciò che lui stesso odia, trasformandosi alla fine in un demone titanico, qualcosa che un puritano come lui vedrebbe facilmente come satanico.
Il suo susseguirsi di scelte non dettate dalla retorica morale lo ha condotto ad un’insana ipocrisia, che è specchio di quella di Luz: lei vuole imparare la magia perché semplicemente la affascina, per desiderio di conoscenza. E più il tempo passa, più lui stesso non capisce quanto stia sbagliando.
“Sei un tale ipocrita. Ti vanti tanto di voler proteggere l’umanità, ma dopo tutto quello che hai fatto, tu stesso sei a malapena umano”, gli dice Luz alla fine della seconda stagione. E come reagisce Belos quando viene messo davanti alla verità? “Questi mostri hanno compromesso il tuo senso della realtà”.
Proprio come quando una persona messa davanti ai fatti o ai suoi evidenti sbagli, piuttosto che avere ripensamenti o discutere, preferisce negare la realtà e dire: “Ti hanno indottrinato”, frase che ormai sempre più viene espressa oggigiorno.
Ormai Philip non è più Philip, è solo Belos, e non può più cambiare. Non è più questione di “volere” cambiare. Come molte persone ormai dicono “non cambierò, ormai sono un adulto vaccinato, rimango delle mie idee”.
Ma ciò che lo differisce ancora di più da Luz, così come il lato negativo dell’umanità è allontanato da quello positivo, è proprio questo: la sua negazione al cambiamento. Luz col tempo è cambiata, le sue avventure l’hanno portata ad essere più sicura di sé, più responsabile, semplicemente più adulta.
Per quanto riguarda Belos, invece, rimane un freddo cacciatore di streghe fino alla fine. Una persona convinta di non aver fatto errori in vita sua, mentre Luz si pente in continuazione di diverse sue scelte, altre volte addirittura se Belos, in parte, non abbia ragione.
Ciò che invece, più di qualsiasi altra caratteristica precedentemente elencata, lo accomuna alla parte “conservatrice” di questo mondo lo si vede proprio negli ultimi suoi momenti di vita: ormai senza più poteri e in procinto di essere disciolto dalla pioggia bollente, per muovere Luz a pietà non chiede perdono o cerca di giustificarsi. Quello sarebbe da persona cresciuta e matura. Ma come abbiamo appurato, Belos non può cambiare.
Dunque cosa fa? Ovviamente ciò che ogni estremista conservatore farebbe una volta messo alle strette: scarica la colpa su altri fattori che lo hanno, a sua insaputa, spinto a compiere i suoi misfatti, in questo caso i malefici delle streghe.
E quando gli viene negata la grazia, dopo le precedenti occasioni che ha avuto per redimersi, e ottiene un trattamento freddo, viene insomma punito giustamente per i suoi misfatti, nella sua mentalità chi è dall’altra parte è proprio malvagio come lui riteneva.
Dana Terrace ha voluto mostrare a migliaia di ragazzi come loro possono essere Luz e come possano combattere contro i migliaia di Belos presenti ancora oggi nel mondo, e che saranno sempre presenti. Un messaggio potente, di cui hanno bisogno sempre più prodotti giovanili.
Non per forza bisogna avere un villain che si redime alla fine, perché non tutti nel mondo vogliono cambiare. Non per forza un eroe deve essere un puro archetipo senza macchia e senza paura, siamo tutti imperfetti e strambi.
Parafrasando i titoli degli episodi della terza stagione, questo è ciò che Owl House ha voluto mostrare a tutti i giovani che hanno guardato e sognato questo fantastico mondo, i cui insegnamenti ora devono trasmettere per il futuro.
Immaginate di ritornare tra i banchi di scuola, il vostro primo ingresso in una società…
Come ho giocato un videogioco giapponese da 80 ore in lingua originale senza saper leggere…
Shonen e shojo; seinen e josei; kodomo e young. Chi è appassionato di anime e…
Dopo una remastered di cui non sentiva il bisogno e un secondo capitolo che meritava…
Qualsiasi sia il vostro genere preferito, c'è sempre un momento in cui tutti, dal primo…
Dragon Quest è tornato! La serie che negli anni 80 ha letteralmente dato inizio al…
Questo sito utilizza i cookies.
Scopri di più
Vedi commenti
Davvero una bella introspezione sui due personaggi,esaminando i lati che li contraddistinguono in maniera intelligente e ben scritta,ottimo lavoro