Davvero è passato così tanto tempo da quando si credeva che una serie animata con una protagonista femminile non sarebbe interessata al pubblico?
Fermiamoci un attimo a pensare che solo dieci anni fa i vertici di Nickelodeon si opponevan all’idea di un sequel animato di Avatar: The Last Airbender con una protagonista femminile perché “le bambine guarderebbero una serie con un protagonista maschile, mentre i bambini non guarderebbero mai una serie con una protagonista femminile”.
Negli ultimi anni invece si è visto un cambio totale di rotta, tanto che tra le serie animate occidentali per ragazzi di recente produzione sono rari i casi in cui il protagonista è maschile.
Alcune delle serie di maggior successo degli ultimi anni sono state con protagoniste delle ragazze: She-Ra e le Principesse del Potere, Miraculus, Rapunzel, Kipo and the Age od Wonderbeasts, ecc.
A questi va ad aggiungersi la “serie rivelazione” di questa estate: The Owl House, serie animata targata Disney, scritta e prodotta da Dana Terrace, per il momento composta da una sola stagione di 19 episodi.
Protagonista della storia è Luz Noceda, una quattrodicenne di origini domenicane grande appassionata di romanzi fantasy e con la testa prennemente tra le nuvole. Il suo carattere fin troppo spensierato per cui preferisce la fantasia alla realtà porta Luz a mettersi nei guai a scuola, tanto che la madre la spinge ad andare a un campo estivo di rieducazione (con un deplian che va contro ogni regola sulla buona pubblicità) i modo che la figlia diventi “normale”.
In partenza per il campo estivo, Luz viene attratta da un piccolo gufo e entra in un portale magico che la trasporta sulla Boiling Island, un’isola in una dimensione parallela in cui esistono la magia e le creature legate ad essa. Dopo un primo spaesamento Luz fa la conoscenza di Eda, la Owl Lady, una strana me potentissima strega ricercata dalla legge e venditrice di oggetti degli esseri umani, che in cambio di un po’ di roba da vendere sulla sua bancarella, permette a Luz di stabilirsi a casa sua e di insegnerle a praticare la magia nonostante non si sia mai visto un essere umano fare magie. Nella casa di Eda, la Owl House, vive anche King, sedicente signore dei demoni, ma in realtà poco più che un cucciolo che Eda e Luz non perdono occasione per strapazzare.
Durante la sua permanenza a Boiling Island, Luz comincerà a frequentare la scuola di magia e conoscere altre streghe e stregoni della sua età tra cui si farà nuovi amici tra i quali Amity Blight, una giovane rampolla di buona famiglia che si prenderà una cotta spropositata per Luz.
Al livello di struttura narrativa The Owl House non è in nessun modo diversa da altre serie animate già viste di recente: una serie serializzata di stampo classico, con un ritmo non sempre costante, ma tenuto molto bene.
La Terrace sceglie di non dare immediatamente tutti gli elementi in mano allo spettatore, ma di evolvere la linea orizzontale della serie con molta calma, tra un avanzamento significativo e l’altro passano anche due o tre episodi, in modo da mostrare con molta calma molte sfaccettature della bizzarra ambientazione e delle sue regole, presentare personaggi ricorrenti, spiegare regole e dettagli che serviranno più avanti nella storia e dare al pubblico il tempo per metabolizzare tutte le informazioni.
Le storie dei singoli episodi ripercorrono poi sempre lo stesso pattern: Viene introdotta una nuova regola del mondo delle Boiling Island, Luz, King o Eda (spesso tutti e tre in parallelo) combinano un qualche guaio che sfugge loro di mano, che sia rompere un bastone magico, scambiare i corpi delle persone a casaccio o prendere parte a un rituale magico durante un pijama party, infine chi ha commesso l’errore capisce cosa ha fatto e riesce in qualche modo a rimediare.
Una struttura più o meno simile in ogni episodio che in alcuni frangenti risulta persino ripetitiva (dopo un po’ ci si stanca di sentire Luz e King implorare perdono dopo l’ennesimo disastro), ma funziona nel proporre storie accattivanti che presentano nuovi misteri e fanno progredire la trama un po’ per volta fino all’epico finale di stagione.
Ovviamente una struttura del genere non è esente da episodi filler, che nella prima stagione sono solo 3 o 4 su 19; un’ottima media tutto sommato.
I personaggi sono molto carini. Si va da quelli più stereotipati e meno caratterizzati come Gus, la cui unica caratterizzazione è la fissazione per gli umani, o il preside Bump, ricalcato sullo stereotipo del preside di una scuola, giusto e severo, ma facile all’esasperazione per l’aver a che fare con studenti problematici, King è poco più che una chiassosa mascotte. Altri personaggi sono molto più caratterizzati: Eda e il mistero della sua maledizione sono la pricipale linea guida della prima stagione della serie, Willow e Amity hanno la loro sottotrama e la loro backstory, Amity in particolare ha anche un carattere ben definito a cui la cotta per Luz aggiunge solo elementi in più. In generale… si, anche in questa serie come in molte altre analizzate si soffre un po’ della Sindrome di Korra, i personaggi meglio caratterizzati sono quelli femminili, mentre i personaggi maschili sono messi in secondo piano.
Su Amity è giusto spendere due parole in più dato che è a mani basse il personaggio più interessante dell’intera prima stagione di The Owl House e al contempo quello più apprezzato dai fan della serie.
Amity Blight è un incrocio di due stereotipi abbastanza comuni nelle serie animate che hanno come argomento principale la scuola: la ragazzina di buona famiglia, bella, popolare e bravissima studentessa, ma con un animo fragile e soggetta a forti pressioni dalla famiglia, uno stereotipo abbastanza comune nelle serie occidentali, e la ragazzina timida che non riesce a conffessare i propri sentimenti alla persona di cui è innamorata, uno stereotipo usato spesso delle serie shojo giapponesi solitamente applicato alla protagonista di una serie.
Incarnare due tipi di personaggi piuttosto conosciuti, ma al tempo stesso mantenere una personalità propria e un proprio modo di pensare e vedere il mondo (seppur in evoluzione) ha permesso a Amity si definirsi una caratterizzazione molto variegata che ha fatto presa sul pubblico, ma ovviamente a fare maggiormente scalpore è stata la sua cotta omosessuale per Luz.
Non è un mistero che Dana Terrace abbia dovuto lottare non poco con gli altri produttori di Disney per inserire dei personaggi LGBTQ+ in The Owl House, ma questa scelta si è rivelata ottima per il successo della serie. L’inserimento di personaggi LGBTQ+ tra i membri del cast principale della serie e nel doppiaggio degli stessi ha permesso a The Owl House di ricevere numerosi consensi per essere “la prima serie Disney con un protagonista LGBTQ+“.
In senso storico questo è innegabilmente un traguardo che fa guadagnare punti a The Owl House per la sua importanza storica, ma che al livello di storytelling non aggiunge altro che dei personaggi interessanti e ben caratterizzati, il che fa sempre piacere.
Al livello registico la serie è ottima. Per la stragrande maggioranza del tempo sembrerà di vedere una sitcom, con molte camere fisse e molto movimento dei personaggi sullo schermo, durante le scene d’azione poi (ce ne sono almento una o due a episodio) la macchina da presa comincia a muoversi sempre più rapidamente proporzionalmente alle forze in gioco. Quando vediamo una Luz alle prime armi cercare di mettere una pezza ai suoi pasticci la telecamera si muove molto poco, quando Eda si trova in un combattimento magico all’ultimo sangue la regia si fa più frenetica e action, prendendo molti spunti dai combattimenti degli anime shonen.
Il livello tecnico di The Owl House è più che buono, Disney ci ha già abituato a serie animate dall’ottimo livello tecnico, penso a 101 Dalmation’s Street, DuckTales o Amphibia, ma anche alle meno recenti Gravity Falls e Rapunzel.
Le animazioni sono ottime anche con numerosissimi personaggi in scene in cui nessuno sta mai completamente fermo. Ogni posa e/o moviemento dei personaggi è perfettamente in linea con la sua caratterizzazione e anche i mostri dalle fisionomie più strane risultano credibili nei loro movimenti.
Per quanto riguarda i disegni e il character design, The Owl House mette in scena un mondo fantsy grottesco con elementi horror popolato da mostri dalla fisionomia surreale ispirati al design di altri mostri di famose serie del passato, primo tra tutti Gravity Falls, a cui la Dana Terrace ha lavorato come storyboard artist. A questo proposito, una curiosità: Alex Hirsch, autore di Gravity Falls e compagno di vita di Dana Terrace, è il doppiatore inglese di King in The Owl House.
The Owl House parte come un’ottima serie. Piena di personaggi ben caratterizzati, molti misteri da capire nelle stagioni future, una protagonista simpatica e divertente da seguire… Insomma, ha tutte le carte in regola per essere una buonissima serie fantasy-comedy a tinte horror con una storia interessante e un’ambietazione accattivante.
Ovviamente la serie rimarrà impressa nell’immaginario collettivo come “la prima serie Disney con personaggi LGBTQ+“, e questa aggiunta è sempre un’ottima cosa finché la caratterizzazione dei personaggi non si limita unicamente al fatto di far parte di una delle categorie LGBTQ+.
La relazione sentimentale tra Amity e Luz, spoilerata dalla stessa autrice su Twitter, sarà una sottotrama di grande rilievo nelle prossime stagioni, ma grazie al cielo la serie non sarà solo questo. Ci sono ancora molti punti in sospeso dopo il finale della prima stagione che avranno un seguito in futuro: il passato della Bat Queen, il ruolo dell’Imperatore Belos, i capelli tinti di Amity (vedere per capire), e tante altre cose che mettono grande hype per le prossime stagioni che, speriamo siano all’altezza, ma anche migliori della prima.
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Come uno dei primi fan italiani di questa serie. Avete la mia gratitudine per il supporto che gli avete dato. E' una serie apprezzata, ma secondo me non abbastanza. Ci sono diversi recensori online che la stroncano senza buone ragioni. Ogni buon supporto è gradito.
Come uno dei primi fan italiani di questa serie. Avete la mia gratitudine per il supporto che gli avete dato. E' una serie apprezzata, ma secondo me non abbastanza. Ci sono diversi recensori online che la stroncano senza buone ragioni. Ogni buon supporto è gradito.