Kazutaka Kodaka e il suo team tornano con Master Detective Archives: RAINCODE, continuando a godere di libertà creativa dopo la, quantomeno temporanea, sospensione della serie Danganronpa.
Dopo un Akudama Drive anime dell’anno, un Death Come True e un World’s End Club (di cui abbiamo fatto un’ampia copertura con 3 interviste ai writer coinvolti, tra cui lo stesso Kazutaka Kodaka) molto sperimentali, e l’anime Tribe Nine rimasto abbastanza in sordina, si torna finalmente con un titolo di primo grido, per quanto possibile nel genere di riferimento, sotto l’ala di Nintendo in esclusiva per Nintendo Switch.
Sarà riuscito a soddisfare le aspettative?
Il nuovo titolo di Spike Chunsoft, in collaborazione con Too Kyo Games (nuovo studio dei maggiori ex-veterani della stessa Spike Chunsoft, Kazutaka Kodaka, Kotaro Uchikoshi e Masafumi Takada) tratta le vicende di Kanai Ward e dei Master Detectives convocati a indagare sui misteri che riguardano la misteriosa città in cui non smette mai di piovere.
La storia inizia con il protagonista, Yuma Kokohead, un detective che al suo risveglio viene colpito da un’improvvisa amnesia; grazie ad un biglietto che si accorge di avere nelle sue tasche, scopre di dover prendere un treno in partenza proprio per la misteriosa città. Non è ovviamente l’unico detective assegnato al caso, infatti proprio qui sul treno faremo la conoscenza dei compagni del nostro protagonista.
Eviterò di svelarvi di più, per non rovinare l’esperienza di una VN come Master Detective Archives: RAINCODE; come tutti sanno, infatti, la cosa più soddisfacente e divertente di questo genere è scoprire da soli man mano l’intricata e interessante trama. Parlando della qualità di proposizione e scrittura della stessa si può dire che sia abbastanza curata e notevole, ma trova nel ritmo il suo tallone d’Achille.
Se infatti la trama di Master Detective Archives: RAINCODE parte a bomba, con rivelazioni e colpi di scena, nonché info su lore e mondo di gioco, già dal capitolo successivo al prologo si nota un certo rallentamento.
Le informazioni iniziano a essere parecchio centellinate, fino a concentrarsi, per la maggior parte, in fase medio-avanzata e avanzata del gioco.
Come dei fuochi d’artificio che partono spediti per poi nel mezzo diventare deboli e lenti, Master Detective Archives: RAINCODE rischia in più momenti di perdere i giocatori prima della bellissima, ma tardiva, scarica finale.
Se infatti Danganronpa era un orologio svizzero nel proporre un ciclo “omicidio del caso -> indagine (a volte con scoperte a livello di trama in questo punto) -> processo al colpevole -> reward di trama abbastanza sostanzioso” qui questo equilibrio viene a mancare nella maggior parte dei capitoli.
Aggiungiamo, a ciò che è stato citato fino ad ora, anche una dose decisamente più marcata (e soprattutto non evitabile) di contenuti con fanservice e momenti sfacciatamente weeb; questi ultimi potrebbero allontanare parecchi nuovi giocatori che magari vedevano nel titolo la possibilità di approcciarsi per la prima volta ai giochi di Kodaka o, in generale, alle Visual Novel di Spike Chunsoft e che quindi non gradiscono o non sono abituati ad un certo registro narrativo molto nipponico.
Questi problemi di ritmo, inoltre, si ripercuotono anche sui personaggi secondari, che vengono approfonditi pochissimo rispetto a quanto avveniva nelle precedenti opere di Kodaka. Le informazioni su di loro vengono relegate a piccole interazioni accessibili previa raccolta dei collezionabili, che per fortuna hanno indicazioni ben precise sulla loro locazione.
A tal proposito, ci tengo a segnalare che, almeno Yukio Furio, il capo dell’agenzia investigativa di Kanai Ward, ha un piccolo ma bel racconto disponibile come bonus preorder del titolo, che vi consiglio caldamente di recuperare, se potete.
Nonostante i problemi di cui sopra, lo stile che contraddistingueva anche Danganronpa è più vivo che mai, con un lavoro davvero ottimo sui personaggi da parte di Kodaka e Rui Komatsuzaki ai design, nonché dei vari doppiatori giapponesi e inglesi che hanno prestato la voce all’interessante e peculiare cast.
A corredo di ciò, in Master Detective Archives: RAINCODE abbiamo una localizzazione dei testi in italiano di ottima fattura.
Nonostante ciò, in alcune fasi un po’ più delicate pecca nell’adattamento di un’approccio più contestualizzato, corretto ed empatico al momento della storia in esame che avrebbe potuto dare quel tocco in più per evitare che qualcuno possa fraintendere la sensibilità del titolo verso certi temi.
In realtà, la maggior parte dei problemi narrativi è probabilmente dovuta al totalmente nuovo e rivoluzionato sistema di gioco, nel quale sia Kodaka e compagni che la stessa Spike Chunsoft non sono abituati ad operare.
Master Detective Archives: RAINCODE è probabilmente una delle poche opere che possono essere definite Visual Novel Open World, o quantomeno open map: avremo a disposizione tutta Kanai Ward completamente esplorabile, con tanto di incarichi secondari e dialoghi opzionali e con vari personaggi dislocati per la città, con l’unico compromesso di un caricamento mentre ci si sposta tra le varie zone. Parliamo nel concreto di una mappa divisa in macro-istanze, tutte molto curate nel level design e nella composizione.
Di base questo sistema funziona, sia in esplorazione che nella risoluzione dei casi nei Mystery Labyrinth, i labirinti di fine caso che fungono un po’ come da “palazzi di Persona 5” in salsa Kodakiana; all’interno dei quali sono presenti tanti minigiochi che hanno come focus lo scoprire come sono andate le cose nel caso in esame o lo scegliere la cosa giusta da dire al momento giusto.
I minigiochi di Master Detective Archives: RAINCODE, per quanto belli e inscenati molto bene, forse si lasciano andare troppo al lato Visual Novel del prodotto, essendo in gran parte semplici trial and error, a parte nelle sequenze di gameplay più riuscite del titolo: i Reasoning Death Match (Ragionamento Mortale).
I Reasoning Death Match sono la meccanica ludica principale del titolo e consistono in una battaglia verbale tra il giocatore e il nemico di turno, in cui si dovrà trovare il punto debole nelle dichiarazioni dell’avversario e rispondere con degli indizi relativi al caso, oppure rimandare al mittente delle dichiarazioni fatte da lui stesso. Questa meccanica è davvero riuscitissima e porta ad uno stadio più fresco e moderno il normale reasoning che aveva luogo durante i Class Trial della serie Danganronpa, riportandone praticamente tutto il concept alla sua base.
Sul resto dei minigiochi è davvero inutile soffermarsi, visto che per la maggior parte del tempo, come accennato prima parlando di trial and error, si parla di semplici risposte a scelta multipla che saranno da ripetere finché non si replicherà nel modo corretto o un minigame simile all’impiccato in cui bisognerà individuare una data parola entro un tempo limite, con la possibilità di selezionare lettere o sillabe per andare a comporre la parola.
Il gameplay, in definitiva, funziona allo scopo di narrare la storia, ma non aspettatevi particolari difficoltà sul lato deduttivo o ancor peggio di abilità pad alla mano: nonostante la presenza di molteplici casi in cui sarà vitale l’interazione del giocatore, Master Detective Archives: RAINCODE rimane fedele al genere delle Visual Novel/avventure grafiche e piuttosto va verso la direzione di un The Walking Dead Telltale o Life is Strange con solo un grado di libertà di esplorazione maggiore.
Incredibilmente, il comparto tecnico è assolutamente il fiore all’occhiello dell’opera, a parte qualche piccola sbavatura dovuta più che altro all’hardware non troppo potente, e riesce a primeggiare tra i titoli VN di Spike Chunsoft.
Master Detective Archives: RAINCODE a più riprese mostra ambienti che per livello tecnico e cura artistica hanno ben pochi rivali nel suo genere e non solo, soprattutto sulla fedele console ibrida della grande N.
Con riflessi che probabilmente avrei pensato impossibili su Nintendo Switch e dettagli poligonali che spingono al limite la console, nonché, in alcuni casi, texture super definite.
Sul comparto sonoro, poco da dire: il solito Masafumi Takada si riconferma con una colonna sonora inquadratissima che crea sempre un’atmosfera perfetta e che esplode nelle fasi finali regalando momenti indimenticabili.
L’unica vera sbavatura che si nota del comparto tecnico di Master Detective Archives: RAINCODE è una notevole differenza di risoluzione tra le due modalità docked e portatile, nonché la comparsa di qualche glitch grafico con piccolo effetto pop-in in più nella seconda modalità, durante fasi più avanzate della storia.
Tutto questo discorso non vale assolutamente per l’UI e il testo, che adottano invece una risoluzione nativa e risultano nitide in qualsiasi situazione.
In ogni caso, le differenze non sono poi nulla di così penalizzante dopo qualche minuto che ci si fa l’occhio, ma è comunque doveroso segnalarlo.
In definitiva Master Detective Archives: RAINCODE si rivela un ottimo gioco per gli appassionati del genere visual novel a tema investigativo e un ottimo entry point per chi è interessato al genere, essendo probabilmente il più dinamico, moderno, accessibile e leggero sul mercato.
Se apprezzate o quantomeno siete capaci di andare oltre lo strato di comicità e proposizione tipica “weird-japanese“, finirete per affezionarvi a Kanai Ward e alla combriccola di Master Detectives, nonostante le contraddizioni di questa società ovviamente alla deriva e di ragazzini scalmanati un po’ pieni di sé a causa dei loro poteri ricevuti perché scelti dal fato.
Con un occhio più attento, però, è specularmente quello che è stato il primo Danganronpa: un ottimo proof of concept, con una sua dignità ma che non riesce a fare quel passettino per passare dall’essere un buon prodotto a… qualcosa di più.
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