È con queste parole che le protagoniste aprono le danze in Kiss it Goodbye, un webcomic slice of life nato in Italia che accompagna il lettore in una profonda storia d’amore non come tutte le altre.
Il fumetto, in corso di pubblicazione dal maggio 2020, è scritto e illustrato da Ticcy, autrice emergente che durante questi tre anni ha pian piano riscosso un notevole successo, con più di 25 milioni di letture, su piattaforme come Jundo e Webtoon, attraverso le quali è possibile leggere l’opera gratuitamente.
La storia parla di Yukimi Tsuyuki e Aruka Azawa, due giovani donne giapponesi con un’interessante vissuto alle spalle.
Le due, che insieme intrattengono una profonda relazione sentimentale, si ritrovano dopo il lavoro con alcune amiche, in occasione del conseguimento di laurea di una di loro, per festeggiare e passare il resto della serata in un locale tranquillo.
È qui che, incuriosita dal loro rapporto, la festeggiata, Natsuki Okasaki, chiede loro di raccontarle come si siano davvero conosciute e cosa le abbia portate ad innamorarsi, per farle un regalo. Così, con timidezza da una parte e audacia dall’altra, comincia il racconto della storia che ha portato Yukimi e Aruka a diventare, fra alti e bassi, vere anime gemelle.
Un aspetto interessante del racconto delle due protagoniste è che il lettore potrà vederle ripercorrere ogni fase della loro vita, fino al ritorno al presente.
Non si tratta solo di liceo, dunque, come spesso accade in altre opere di questo genere: compariranno Yukimi e Aruka durante la loro infanzia, alle scuole medie e poi alle superiori, fino al raggiungimento dell’età adulta, del lavoro e degli studi specialistici, con la presenza sovente dei genitori o di altri eventuali parenti, cosa non troppo scontata.
È apprezzabile, inoltre, vedere come i due personaggi si evolvano costantemente col passare degli anni, sviluppando sempre nuove idee e modi di rapportarsi alle più disparate situazioni.
Aruka, orgogliosa e impulsiva, che sin da ragazza si accorge di non essere attratta dai maschi, fa da subito i conti con la propria omosessualità e, com’è di sua natura, prende la vita di petto – come le consiglia spassionatamente anche l’amica-nemica Saori -, ma la paura la paralizza quando pensa alla possibilità che le sue cotte possano vederla come una stramba, se mai dovesse rivelare i suoi sentimenti. Ciò la porta a fuggire via da qualsiasi situazione vagamente romantica, creando una lotta fra cuore e mente nel personaggio che lo rende a dir poco affascinante, riuscendo a far riflettere il lettore su argomenti di grande maturità.
Yukimi invece, più posata e coscienziosa, rischia di sviluppare in adolescenza un complesso interiore che le impone di rispettare i dogmi e le aspettative delle compagne di scuola e, in generale, della società giapponese. Crescendo si rende però conto che questi tradizionalismi non la fanno sentire pienamente a suo agio, e perciò, pur mantenendo un atteggiamento rigoroso, comincia a temporeggiare su quel che secondo gli altri deve piacerle per forza.
Da questo punto di vista, Yukimi – sebbene tanto timida e discreta – sembra essere un personaggio persino più complesso di quello di Aruka, il che la allontana notevolmente dal mero ruolo di tipica principessa da salvare, cosa che la rende ancor più apprezzabile.
Altri personaggi secondari fanno da sfondo alle vicende delle due protagoniste; alcuni di notevole rilevanza, come la succitata Saori o Daiki, fratello minore di Yukimi, mentre altri restano personaggi meno influenti ma che, ciononostante, riescono a contribuire a creare un’ottima atmosfera all’interno dell’opera.
Quel che salta subito all’occhio leggendo Kiss it Goodbye è che, a differenza di molti altri titoli di questo genere, presenta una totale assenza di qualsiasi forma di harem o ecchi: la storia di Yukimi e Aruka si basa infatti su un romanticismo forte e incontaminato, sintomo delle grandi insicurezze che solo insieme sono in grado di affrontare, che porta il lettore ad appassionarsi e a sua volta innamorarsi delle protagoniste senza che l’autrice debba ricorrere al minimo cliché o espediente narrativo.
Le vicende si susseguono quindi in modo piacevole, naturale; è facile comprendere le ragioni dietro ogni decisione e azione delle protagoniste perché sono, di fatto, spontanee come lo sarebbe chiunque, ed è proprio questa rara qualità a renderle parecchio apprezzabili.
Quel che c’è fra le due protagoniste è il più puro dei rapporti di complicità, amicizia e, ovviamente, amore. L’avanzare della trama fa di tanto in tanto presagire un’imminente dichiarazione, o magari addirittura un bacio, ma di fatti non capita mai veramente, non fino al momento opportuno.
Fino ad allora, solo guance rosse e imbarazzo tipici di una storia d’amore reale, nella quale non si sa mai per certo come muoversi senza rischiare di rovinare tutto quanto.
L’autrice riesce dunque a mantenere viva l’attenzione del lettore, senza rischiare di bruciare tutte le carte di un’ottima narrazione che, altrimenti, sfumerebbe in una manciata di pagine.
La trama principale di Kiss it Goodbye si snoda lungo un ridotto numero di pagine, e sebbene questo possa essere un aspetto negativo (l’argomento verrà ripreso più avanti), ha a suo modo un lato positivo: oltre al fatto di risultare una lettura leggera, dà una certa sensazione di completezza sapere che l’opera ha dei punti di arresto, nei quali si legge a chiare lettere la parola “fine” e che scongiurano così quella pessima sensazione che si stia solo allungando il brodo.
La semplicità e la chiarezza sono alla base di Kiss it Goodbye. Il lettore vedrà Aruka e Yukimi crescere insieme, diventare amiche inseparabili e poi non parlarsi più per mesi, anni, in un intreccio di eventi che capacita entrambe di non poter veramente vivere l’una senza l’altra, sia come amiche sia – più avanti – come compagne di vita.
Il tema LGBT, tanto attuale e sempre più importante, è narrato da un punto di vista maturo e limpido, insieme con una storia d’amore per nulla utopistica e, anzi, abbastanza realistica. Dà inoltre al lettore l’idea di quelle che possono essere le insicurezze e le difficoltà che incombono nel non rispecchiarsi nei tradizionalismi di una società come quella giapponese, e lo fa nei modi più inequivocabili: le pressioni delle compagne di scuola su Yukimi, ad esempio, o la denigrazione di Aruka da quasi tutti gli studenti ai tempi del liceo.
Il tutto si accompagna con ottime illustrazioni e un character design semplice ma ben studiato, ambientazioni apprezzabili e dettagli nei disegni che non mancano mai di impreziosire la narrazione.
C’è ben poco da rimproverare a Kiss it Goodbye: la trama è ottima, il tema è profondo e attuale, i disegni sono ben curati e i personaggi non sono per nulla scontati.
Se c’è davvero qualcosa che gli si può contestare, per quanto ciò non leda profondamente la trama, quella è la breve durata del fumetto principale: come già accennato precedentemente, il racconto è avvincente e cattura il lettore dalle primissime pagine, ma ecco che in breve la storia si conclude.
Una lunga storia per quattro amiche che hanno poco tempo a disposizione, sì, ma non altrettanto per il lettore.
Ciò sarebbe una criticità considerevole, se non fosse che l’autrice si impegna a pubblicare postumi degli spin-off, o capitoli extra – tuttora in corso di periodica pubblicazione – che approfondiscono ancora di più i personaggi e le loro vicende, e ciò ovvia magnificamente al problema.
Un fattore che, invece, ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca è stata la lunga assenza di una versione italiana del fumetto: sebbene l’autrice sia appunto italiana, Kiss it Goodbye è rimasto edito unicamente in lingua inglese dal giorno delle prime pubblicazioni fino ad ora, cosa che ha però permesso di raggiungere un pubblico più ampio, che quest’opera decisamente merita.
Ma anche in questo caso, l’autrice ha dato il via a un nuovo progetto e sta pubblicando periodicamente i capitoli dell’opera tradotti in italiano su Jundo Comics, una piattaforma che a sua volta offre la lettura di diversi webcomic in lingua nostrana.
Nel frattempo, nel caso i lettori cercassero la lettura della storia completa, potranno comunque sperimentare la narrazione in lingua inglese, la cui scrittura è ottima e si serve anche di giochi di parole e modi di dire ricercati, come lo è ad esempio il titolo stesso dell’opera.
Kiss it Goodbye, è dunque un’opera matura e ben strutturata che ha ben saputo distinguersi dai luoghi comuni.
Cosa ne pensate allora? Aruka e Yukimi sono riuscite a catturare la vostra attenzione?
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