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5 fumetti per conoscere Kang il conquistatore

Kang il conquistatore è il personaggio pescato all’interno dei fumetti Marvel dalla scuderia di Kevin Feige che succederà a Thanos come nuovo main villain dell’intero Marvel Cinematic Universe.

Non essendo però un personaggio particolarmente blasonato all’infuori della carta stampata, dove comunque è un temibile nemico ricorrente di Avengers e Fantastici Quattro, in molti si sono chiesti chi fosse quella specie di mellifluo puffo fantascientifico che ha debuttato nella serie TV Loki per poi comparire nel recente trailer di Ant-Man and the Wasp: Quantumania.

Eccovi dunque 5 storie a fumetti scritte e disegnate come si deve per conoscerlo approfonditamente e poter eventualmente dire che “l’originale era meglio!” semmai la sua versione live action dovesse rivelarsi deludente.

La disposizione delle storie sarà in ordine cronologico.

Avengers: La Madonna celestiale (1974) di Steve Englehart, Roy Thomas, Sal Buscema e Dave Cockrum

Gli anni ’70 della Marvel Comics erano caratterizzati da storie strampalate, assurde e terribilmente polemiche. Questo perché la maggior parte degli autori dell’epoca era composta da giovani drogati squattrinati e arrabbiati (no, non è uno scherzo).

Steve Englehart sceneggiatore di The Avengers, Doctor Strange e, più avanti, della versione di Batman che farà da base al primo film di Tim Burton, era uno di questi.

La saga della Madonna celestiale, in cui gli Avengers devono proteggere dalle grinfie di Kang una giovane ragazza aliena, Mantis (si, quella che avete visto in Guardiani della Galassia Vol. 2), lo dimostra inequivocabilmente.

La quantità di colpi di scena, l’assurdità dell’incipit, le innumerevoli suggestioni visive e il pathos forzato reggono ancora botta nonostante la risibilità generale, e Kang il conquistatore si mostra in tutte le sue caratteristiche principali: i viaggi nel tempo, il costume più brutto di tutti i tempi, il rosic potentissimo tipico dei villain fastidiosi della Marvel, le sue due versioni alternative (Immortus, proveniente dal futuro futurissimo, e il faraone Rama-Tut dall’antico Egitto).

Avengers Forever (1999) di Kurt Busiek, Roger Stern e Carlos Pacheco

Considerata da molti una delle migliori storie non solo di Kang, ma anche degli Avengers, la maxisaga ideata da Busiek e Stern racconta di un gruppo di Avengers malamente assemblati dagli angoli più disparati del tempo per combattere – indovinate un po’? – proprio Kang e quel pistola della sua versione alternativa, Immortus.

Avengers Forever è un atto d’amore, un gigantesco potpourri di continuity che racconta non solo la nascita e l’evoluzione di Kang, ma dell’intero cosmo Marvel. La storia è piuttosto striminzita e quasi una scusa per riparare alcuni errori editoriali lasciati in sospeso in 30 anni (all’epoca) di storie più o meno coerenti.

Fortunatamente per i novizi, alcuni momenti di caratterizzazione molto alti che coinvolgono in primis Clint Burton (qui nelle vesti di Golia e non di Hawkeye), qualche colpo di scena ben assestato e il tratto plastico e muscolare del recentemente scomparso Carlos Pacheco ammorbidiscono una densità di informazioni collaterali altrimenti insopportabile.

Avengers: La dinastia di Kang (2002) di Kurt Busiek, Alan Davis, Manuel Garcia e Kieron Dwyer

Tre anni dopo Busiek, che nel frattempo era diventato lo sceneggiatore della testata The Avengers, ne fa un’altra giusta e tira fuori la saga che darà il nome al prossimo film del supergruppo: The Kang Dynasty.

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Accompagnato da un team di disegnatori eccezionali, lo sceneggiatore imbastisce la sua personalissima versione della saga Il Guanto dell’Infinito: un miliardo di Avengers che combattono una lotta già persa contro un nemico apparentemente invincibile, forte di secoli di studio e apprendimento che lo hanno aiutato a imbastire la strategia perfetta.

In questa saga vediamo un Kang in forma smagliante e nettamente meno lamentoso delle sue incarnazioni precedenti. D’altronde Busiek aveva preso un nemico ben più risibile, quel robot con la testa a forma di zucca di Halloween che risponde al nome di Ultron, e l’aveva reso una minaccia edipica altrettanto temibile.

Se il prossimo film dei Vendicatori dovesse essere epico un quindicesimo di questa saga, potremmo avere di fronte il film fracassone del secolo.

Avengers: L’Età dell’Oro (2010) di Brian Michael Bendis e John Romita Jr.

Il 2010 fu un anno difficile per gli Avengers, appena usciti fuori da un periodo noto come il Dark Reign, in cui Norman Osborn, alias Green Goblin, era divenuto il responsabile delle attività superumane per conto del governo degli Stati Uniti.

Brian Michael Bendis, che aveva ereditato da più di un quinquennio la testata da Kurt Busiek, decise di dare una sterzata nella direzione opposta, riportando i Vendicatori verso avventure meno politicamente impegnate e più vicine all’action puro,

Nell’arco narrativo I prossimi Vendicatori, gli Avengers si ritrovano a rispondere a una richiesta di aiuto di Kang il conquistatore, alle prese con un gruppo di successori degli Avengers che stanno combinando casini in un futuro in cui Ultron si prepara a conquistare il mondo.

Ne esce fuori una storia piena di sberle ma dalla trama insospettabilmente fitta. Nessun filo narrativo viene lasciato indietro, nonostante ce ne siano davvero tanti, e tutto si conclude circolarmente come da tradizione delle migliori storie fantascientifiche sui viaggi nel tempo.

Ciliegina sulla torta, questo nuovo corso viene illustrato da John Romita Jr, leggendario disegnatore di Spider-Man che qui mostra tutti i suoi debiti nei confronti dell’altrettanto leggendario Jack Kirby, che contribuì a creare gran parte degli eroi Marvel che oggi riempiono le sale di tutto il mondo.

Se cercate un Kang mellifluo e calcolatore (diciamo pure “bastardo fino al midollo”) sulla falsariga di Loki, questa è la storia che fa al caso vostro.

Uncanny Avengers (2012) di Rick Remender

Dovendo citare una serie di storie che includa tutti gli aspetti più interessanti del personaggio di Kang, subito verrebbe in mente l’apprezzata Uncanny Avengers dello sceneggiatore Rick Remender.

Gli Uncanny Avengers sono stati un gruppo particolare che univa strettamente mutanti e supereroi ordinari. Capitanati da Havok, fratello ben più assennato del ben più noto Ciclope degli X-Men, il team affrontò minacce di discreta tamarraggine come il Teschio Rosso che aveva acquisito i poteri del Professor Xavier o i temibili Gemelli Apocalisse, tutte con un unico comune denominatore: Kang.

In questa run il personaggio guadagna una ambiguità fuori dal comune, passando da minaccia assoluta a più valido alleato della Squadra Unione (altro nome del supergruppo) e rendendosi protagonista di alcuni dei momenti più esaltanti della sua intera storia editoriale.

Probabilmente questa spiccata caratterizzazione da mastermind verrà adottata anche nel MCU, almeno da quel poco che è stato mostrato.

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Vittorio Pezzella

Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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