Anime

Cyberpunk: Edgerunners, la recensione: dieci episodi non bastano

Cyberpunk: Edgerunners

7

SCRITTURA

6.5/10

CAST

5.0/10

DIREZIONE ARTISTICA

8.0/10

COMPARTO TECNICO

8.5/10

REGIA

7.0/10

Pros

  • Animazioni e comparto tecnico
  • Soundtrack

Cons

  • Poche spiegazioni in soli dieci episodi
  • Personaggi

Cyberpunk: Edgerunners è una serie anime prodotta dallo studio Trigger sotto la supervisione di CD Projekt RED, pubblicata su Netflix lo scorso 13 Settembre. Si ispira al videogioco Cyberpunk 2077, uno sparatutto open world, che a sua volta proviene dal gioco di ruolo Cyberpunk 2020.

I dieci episodi, ambientati in una città futuristica altamente tecnologica, affrontano le vicende di David dopo che, a causa di un incidente, perde tutto ciò che aveva. Per sopravvivere, il ragazzo decide di abbandonare l’accademia d’élite della Arasaka e diventare un edgerunners, ovvero un mercenario high-tech. Si unisce così ad una banda di cyberpunk, dando il via alla sua avventura.

Grafica accattivante e intelligente

Banalmente, non si può iniziare a parlare di questa nuova serie senza elogiarne la grafica. A meno che proprio non vi piaccia lo stile, non avrete davvero nulla da ridire a riguardo.

A renderla accattivante sin dal primo momento sono i colori molto brillanti, a volte persino fluo, che creano sia sfumature delicate sia contrasti notevoli. Sembrano quasi essere resi più luminosi dall’aria elettrica che si respira per le vie di Night City, come se facessero parte di tutti gli strani impianti tecnologici del mondo creato.

Vengono poi affiancati a dei disegni “da strada che non hanno affatto uno stile anonimo, si distinguono dai soliti anime, e invece di lacrime gommose inseriscono nelle iridi dei personaggi trame cibernetiche.

Una delle caratteristiche più particolari della serie, però, va oltre il semplice impatto visivo: i disegni si adattano all’ambiente. Forse, il modo più pratico per spiegarlo è fare degli esempi.

Quando una persona utilizza impianti troppo stressanti per il proprio fisico, impazzisce andando in cyberpsicosi, e lo si nota da glitch che appaiono al viso. Oppure, alcune frasi che magari necessitano di essere enfatizzate, compaiono scritte nello schermo man mano che vengono pronunciate.

Non sappiamo se queste cose sono effettivamente visibili nel mondo di Cyberpunk, ma è certo che colpiscono molto noi spettatori. Trovandoci, poi, immersi in una realtà in cui ci si può telefonare telepaticamente, elementi del genere non risultano eccessivi o fuori luogo, anzi dimostrano come i disegnatori siano riusciti a unire in modo intelligente contesto e animazioni.

Soundtrack spaccatimpani

Per rimanere nell’ambito del comparto tecnico, un altro elemento degno di nota è la musica, che merita un piccolo spazio tutto per sé. Non ci si riferisce soltanto alla sigla This Fffire, storico brano del 2004 dei Franz Ferdinand (ascoltatela almeno un paio di volte, invece di skipparla sin da subito), ma anche alle melodie di sottofondo durante gli episodi.

Se siete soliti ascoltare rock o metal non potrete non amare le scene d’azione. I combattimenti, già di per sé caotici e alquanto sanguinolenti, vengono ancor più movimentati da soundtrack spaccatimpani. Le animazioni si mescolano così alla perfezione con l’intensità delle scene e il tipo di musica scelta. Prestate attenzione a tutto questo insieme e non ne sarete delusi.

Se invece siete persone più tranquille, sarete felici di arrivare alla fine degli episodi. Dopo una carrellata di corse in auto e sparatorie, una bella ending tranquilla è ciò che serve per riprendersi.

Il solito fanservice

Cyberpunk è una serie per adulti, presenta sia scene violente e di nudo, sia un linguaggio molto esplicito. Il problema sorge quando tutto ciò diventa superfluo. Il passo da una normale serie dedicata ai più grandi ad una serie con del fanservice è molto breve, soprattutto negli anime. Non che questo sia il caso di episodi che vanno avanti solo grazie a prospettive osé o surplus di violenza, ma è inutile negare che, qualche volta, si scade in scene attira-pubblico.

Prendiamo come esempio il caos combinato da Lucy e David alla fine della loro prima missione: si ritrovano a sfrecciare per strada, lui sdraiato sul lettino dell’ambulanza da cui si sono appena gettati e lei al di sopra, mentre cerca di evitare che vengano colpiti dalle auto in corsa. Di per sé è già una scena inaspettata, con la tranquilla Lucy che decide di lanciarsi contromano, nel traffico, su David e una piccola barella.

Dunque sorge spontaneo chiedersi: era davvero necessario inquadrarla da dietro, con una perfetta visuale sul suo fondoschiena? Che apprezziate o meno questo tipo di scena, preparatevi a ritrovarne qualcuna.

Tipo di fanservice più velato e sottovalutato è quello che riguarda la violenza. Strano, forse neanche troppo, ma vero, anche scene violente o la descrizione di queste ultime possono servire a soddisfare una certa tipologia di pubblico.

Come esempio prendiamo stavolta un altro personaggio femminile: Rebecca, piccola ma letale, non ha paura di minacciare o mostrare quanto per lei sia gratificante essere colei che fa più danni in uno scontro, dicendo ciò che andrà a fare mentre punta contro il primo che passa le sue pistole.

La critica non è ovviamente rivolta alle scene o le morti cruente, come detto in precedenza Edgerunners non è una serie per bambini e ci si deve aspettare una bella dose di violenza. Ma ciò avviene nel modo sbagliato se, per realizzarlo, quello che è uno dei personaggi migliori della serie si riduce ad una bambolina che grida come ammazzerà tutti e poi comincia a sparare come una folle.

L’argomento è, però, da legare a un altro che affrontiamo subito.

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Personaggi secondari piatti…

In realtà non sono banali o stereotipati, con personalità viste e riviste che servono a creare il solito gruppo di mercenari un po’ fuori di testa ma dal grande cuore. Solo che non sono nemmeno particolari, non hai né tempo né motivo di affezionartici.

Del loro passato non si sa nulla, del loro modo di fare si vede ben poco, e il destino che avranno nella serie è ampiamente prevedibile. Sono lì e svolgono il loro compito, possono starci simpatici. Ci viene data qualche informazione in più sul loro carattere da pochi, brevi, momenti di svago oppure… poco prima che facciano una brutta fine.

L’unico personaggio a cui viene prestata vera attenzione è Lucy, citata nel paragrafo precedente. Lei sembra essere più curata proprio a livello estetico, con qualche dettaglio e accortezza in più. Abbiamo il suo passato, anche se solo perché è utile alla trama, ne vengono messe in risalto le emozioni grazie al rapporto con David e vediamo cosa fa una volta terminato il trambusto.

A parte lei, il resto è abbastanza vago.

…e un protagonista impegnato.

Si sa, alla base del classico protagonista non ci sono solo il coraggio e la generosità, ma anche il fatto che si impegni con tutto se stesso a realizzare il proprio obiettivo.

David possiede ogni caratteristica, si dice persino da solo di essere speciale! Un proprio sogno, però, non ce l’ha. Sarebbe meglio dire che fa propri i sogni altrui: della madre, del capo Maine, della bella Lucy, e si sacrifica pur di realizzarli. Gli viene anche detto nella serie stessa.

Cercando di analizzarlo psicologicamente, questo suo disperato bisogno di avere un obiettivo da raggiungere, fino a distruggersi mentalmente e fisicamente, è forse dovuto al fatto che, altrimenti, non ha nulla a cui dedicarsi. Come leggiamo nella trama, il ragazzo ha perso tutto.

Ma, se lo scopo era una caratterizzazione del genere, allora non hanno avuto molto senso alcune altre scelte. Ad esempio, per quanto ognuno affronti il lutto a modo proprio, l’unica cosa che David fa dopo la morte dell’unica persona cara a lui rimasta è gironzolare per un po’ in silenzio. Poi non se ne parla più, se non con un breve flashback verso la fine, lui è troppo impegnato con la sua vita da cyberpunk.

Lo stesso avviene con un altro personaggio, che subisce la perdita di un familiare e accenna a malapena al fatto. Finché si tratta di personaggi secondari è anche comprensibile, non stiamo mica guardando la loro storia! Quando un evento di tale importanza riguarda, invece, il protagonista, sarebbe il caso di approfondire. Dov’è l’elaborazione del lutto? Dove sono la rabbia e il ricordo? Insomma, c’è qualcosa che stona, troppo non ci viene mostrato.

Pur sempre dieci episodi

La serie è composta da soli dieci episodi, e già così parte in svantaggio. Non c’è materialmente il tempo di approfondire ogni elemento nel modo giusto e, di solito, questo si viene a notare proprio nel modo in cui vengono affrontati trama e personaggi.

La trama, per quanto non presenti molti colpi di scena, è interessante e funziona bene. La base c’è ed è resa più ricca dagli elementi del mondo, che essendo diverso dal nostro riempie subito la testa di informazioni. Non aspettatevi, però, una storia molto intricata: se non c’è stato tempo di vedere come il protagonista affronta la morte dell’unica persona a lui rimasta, figuriamoci di sviluppare vicende un minimo più aggrovigliate.

I personaggi, come visto in precedenza, sono anche ben caratterizzati e adatti alla serie, il problema di base è proprio che non hanno potuto raccontare altro su di loro. Persino le comparse sembrano interessanti, vengono presentate, hanno un design particolare, e poi spariscono velocemente come sono arrivate. Chi cerca spiegazioni, backstory e psicologie raccontate a trecentosessanta gradi, qui capita male, perché tutto rimane in superficie.

Probabilmente sempre a causa delle tempistiche, alcuni concetti vengono dati un po’ per scontati. Da persona che ha iniziato la propria avventura con Cyberpunk proprio grazie a Edgerunners, il consiglio è di avere un minimo di conoscenza dei giochi a cui la serie si ispira, sia per apprezzare di più l’opera, sia per non capire solo al penultimo episodio che per “bisturi” si intende uno di quei medici che impiantano dispositivi cyber nel corpo.

Cyberpunk: è davvero la serie dell’inverno?

Osannata quasi a livello di Arcane, Cyberpunk ha già fatto la stessa fine: praticamente dimenticata dopo un polverone iniziale.

Innegabile l’ottimo lavoro del comparto tecnico. Anche l’ambientazione e la trama, nonostante quest’ultima venga strizzata al minimo, sono parecchio innovativi.

Pur volendo mettere da parte la questione fanservice, che è estremamente soggettiva, ci sarebbero alcune cose da sistemare: i personaggi sono figure pressoché anonime, il protagonista ha le sue bizzarrie, e in generale le cose potevano essere approfondite.

In conclusione, ci si poteva aspettare di più? Credo di no. Dieci episodi rimangono dieci episodi, questo poteva essere fatto.

Se siete in cerca di episodi appassionanti che vi facciano ingrippare il cervello e tenere gli occhi incollati allo schermo, forse questa non è la storia adatta. Ma se volete godervi qualche sparatoria in una notturna città futuristica, senza impegno, Cyberpunk: Edgerunners è la serie che fa al caso vostro!

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Mic

Stereotipo di ragazza timida con la testa fra le nuvole, appassionata di libri fantasy, mondo orientale, film e serie tv. Prima o poi vorrei pubblicare un'opera tutta mia, e scrivere articoli su ciò che mi piace sembra un ottimo inizio!

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