Cinema&Tv

Licantropus recensione: l’MCU in salsa horror

Licantropus

8.2

SCRITTURA

7.5/10

REGIA

8.0/10

COMPARTO TECNICO

9.0/10

DIREZIONE ARTISTICA

8.5/10

CAST

8.0/10

Pros

  • special televisivo di breve durata
  • personaggi sconosciuti ma accattivanti
  • citazioni al genere horror
  • ottimo potenziale per le nuovi fasi dell'MCU
  • ritorno agli effetti speciali analogici e alla fotografia in bianco e nero

Cons

  • A volte si può vedere il lavoro di post produzione in alcuni effetti speciali
  • Format che dovrebbe essere usato di più

Brividi nella Fase Quattro con Licantropus

In occasione della notte più spaventosa dell’anno, i Marvel Studios hanno rilasciato il loro primo vero e proprio special televisivo, Werewolf by Night, localizzato in Italia con il titolo Licantropus, nella loro piattaforma streaming Disney Plus.

Questo speciale di Halloween è basato sull’omonimo personaggio creato nel 1972 da Gerry Conway e Mike Ploog, e sarà anche questo parte integrante della cosiddetta “Fase Quattro” del MCU, di cui già abbiamo analizzato in passato alcune produzioni (come Dr Strange nel Multiverso della Follia e Thor: Love and Thunder).

Malgrado si siano fatte abbastanza polemiche in passato circa la direzione artistica altalenante del Marvel Cinematic Universe post Avengers Endgame, si può constatare che fra tutti gli show targati Marvel Studios usciti finora, Licantropus sicuramente merita una discreta attenzione anche dalla critica più esigente.

Si sa che nel mercato dell’intrattenimento bisogna rendere ogni nuovo prodotto stimolante e differente al fine di evitare perdita d’interesse del pubblico e Kevin Feige, il fondatore dei Marvel Studios, sembra finalmente averlo notato: dopo la tanto criticata, scoppiettante e ironica serie televisiva She Hulk: Attorney at Law, prodotta sulla falsariga delle sitcom e del legal drama, con Licantropus si cerca di sperimentare un genere non ancora del tutto utilizzato dai prodotti Marvel, ossia l’horror.

Licantropus quindi servirebbe come una sorta di test, un esperimento per poter lanciare una linea narrativa incentrata sul lato più soprannaturale dell’universo Marvel, cercando di citare, almeno esteticamente, le atmosfere e le tecniche di ripresa che caratterizzavano il cinema horror classico.

Un omaggio all’horror

Nonostante la storia risulti abbastanza semplice (è pur sempre un film Marvel lungo neanche un’ora) le vicende che si intrecciano risultano molto accattivanti come i personaggi che vengono introdotti, seppur sconosciuti anche ai più esperti conoscitori della Marvel, che appaiono interessanti e con molta potenzialità per futuri progetti.

Le performance di Laura Donnelly (Elsa Bloodstone) e di Gael Garcia Bernal (Jack Russell) risultano ottime e, malgrado il poco minutaggio, riescono a rendere bene le motivazioni e le caratteristiche dei rispettivi personaggi che interpretano, aiutati anche da una sceneggiatura essenziale ma allo stesso tempo utile nella narrazione degli eventi.

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Ovviamente anche il comparto artistico viene finemente usato soprattutto tramite l’utilizzo di effetti speciali meccanici e prostetici anziché della CGI (anzi, alcune scene creano spavento non per cosa è inquadrato, ma per cosa lo spettatore si immagina possa essere inquadrato) e la fotografia in bianco e nero, palese tributo al filone horror della Universal degli anni Trenta, la quale inoltre fa edulcorare l’effettiva violenza, elemento assai raro nei film della Marvel ma non del genere horror, che permea tutta la durata dello special.

L’unica nota di biasimo che si può fare è che si nota in molte scene come le location non siano fatte effettivamente in un set, bensì riprese in studio e rielaborate in post produzione per sembrare che il tutto sia stato girato effettivamente in un set cinematografico horror. Speriamo che il prossimo prodotto MCU a tematiche horror (probabilmente il nuovo film di Blade, appena avrà trovato un nuovo regista) non faccia lo stesso tipo di errore.

Il primo special televisivo MCU

In ultimo, è bene spendere qualche parola sull’uso di questo nuovo tipo di format scelto per questo prodotto, ossia lo special televisivo.

Trattandosi di personaggi perlopiù sconosciuti, un film di sessanta minuti risulta ottimo nel riuscire a narrare le loro origini in maniera breve ed efficace, per chi scrive, anzi, si sarebbe dovuta incentivare questa tecnica anche nelle produzioni passate.

Anche se ad alcuni personaggi potrebbe bastare il minutaggio che una serie tv o un film possono offrire per essere caratterizzati nella loro complessità, lo stesso discorso non si può fare per altri come Jack Russell o Elsa Bloodstone, per i quali una normale serie episodica avrebbe diluito eccessivamente la narrazione (come nel caso di Moon Knight in cui la trama sarebbe potuta essere riassunta in un solo episodio).

In definitiva, Licantropus offre una ventata d’aria fresca per l’MCU, proponendo idee e tecniche registiche che potrebbero rendere i prossimi progetti molto interessanti: se non sapete cosa guardare in periodo di Halloween e siete interessati a scoprire il lato oscuro della Marvel, Licantropus riuscirà sicuramente a stimolare il vostro interesse!

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Carlos Tamila

Giornalista freelance e articolista a tempo perso, penso che anche i film, fumetti e videogiochi hanno qualcosa da raccontare se si scava un pò più in fondo e non ci si ferma alla semplice copertina.

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Carlos Tamila
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