Recensioni

Made in Abyss: Binary Star Falling Into Darkness, la recensione: tuffiamoci nell’Abisso

Made In Abyss: Binary Star Falling Into Darkness

7

Gameplay e longevità

8.5/10

Grafico e sonoro

5.5/10

Coerenza e cura del dettaglio

7.0/10

Pros

  • Perfetta coerenza fra gli eventi originali e quelli trattati dal gioco
  • Buone modalità di combattimento ed esplorazione
  • Giusto livello di sfida e difficoltà
  • Libertà di esplorazione senza sfociare nell'anarchia totale

Cons

  • Assente la traduzione in lingue diverse dall'inglese
  • Modalità "Hello Abyss" gestita in modo pessimo
  • Comparto grafico e animazioni totalmente trascurati
  • Struttura del gioco identica a tutti gli ultimi RPG in circolazione

Made in Abyss: Binary Star Falling Into Darkness è il primo videogioco Action RPG “moderno” sviluppato e autopubblicato da Spike Chunsoft stessa, disponibile per Nintendo Switch, PC e PlayStation.

Il titolo si rifà completamente all’omonimo anime cult datato 2017 la cui seconda stagione sta andando in onda nelle ultime settimane. La ben nota casa videoludica si è quindi presa a carico una sfida molto delicata: trasformare una serie già affermata da tempo e molto cara ai fan in un’esperienza su misura per i gamers. Sarà riuscita nell’impresa? O forse gli Action RPG moderni non sono il genere più adatto della Spike?

In quest’articolo esamineremo l’edizione di Nintendo Switch, scovandone pregi e difetti esattamente come un vero Fischietto Bianco.

Buona immersione e attenzione nella risalita!

Modalità “Hello Abyss”: era davvero necessaria?

La nostra avventura nell’Abisso comincia con due vecchi amici: Riko e Reg, i protagonisti dell’anime. Riviviamo il loro percorso perfettamente in linea, sceneggiatura compresa, con quello che si è già visto e sentito riguardo la loro storia e la complessità dell’Abisso.

La modalità Hello Abyss si configura quindi come un tutorial dove apprendiamo le basi del gioco, i comandi e il funzionamento dell’Abisso.

Non abbiamo molto altro da aggiungere poiché gli eventi non si differenziano molto dalla trama originale di Made in Abyss, ma qualcosa è andato storto: a oggi, con la seconda stagione, sappiamo che il nostro fantastico duo è arrivato fino al sesto strato; perché quindi dobbiamo fermarci soltanto alla fine del secondo?

Siamo rimasti un po’ delusi dalla brusca scelta di tagliare il tutorial sostanzialmente all’ottavo episodio della prima stagione, senza nemmeno proseguire nel terzo strato. Avremmo preferito proseguire almeno fino all’incontro con Nanachi oppure cominciare direttamente l’esplorazione con il nostro personaggio, senza dover rivivere un’avventura tagliata a metà, soprattutto perché la modalità Deep Abyss ricomincia dall’inizio e quindi ci ritroviamo a riesplorare due volte le stesse zone in poco tempo.

Nell’ottica di un giocatore che sente parlare di Made in Abyss soltanto per mezzo del titolo non la troviamo una decisione corretta. Gli eventi del quarto e del quinto strato visti dalla prospettiva di Riko e Reg sono fondamentali per lo sviluppo della trama e non troviamo giusto che prima di scoprire queste novità dobbiamo aspettare almeno altre cinque ore di gioco passate negli stessi ambienti.

Tuttavia, dal punto di vista di coerenza degli ambienti, dei dialoghi e dei personaggi non possiamo esprimere commenti negativi: quelle poche ore di tutorial che giochiamo sono perfettamente identiche a quello che abbiamo letto o visto. Per questo motivo crediamo di non poter penalizzare così tanto questa modalità.

Modalità “Deep Abyss”: il cuore del gioco

Mentre i nostri due amici proseguono lungo il loro grande viaggio, a Orth si diffondono racconti leggendari relativi alle loro imprese. Riko diventa un mito per l’orfanotrofio e nasce in numerosi bambini il desiderio di diventare un Fischietto Bianco. È in questo momento che arriva il nostro personaggio, un abile esploratore che progredisce a perdita d’occhio garantendosi i complimenti dello stesso Jiruo. Ma non siamo soli: oltre agli immancabili Shiggy e Nat, sono presenti tre new entry chiamate Tiare, Dorothea Raul. Tutti abbiamo in comune il sogno di diventare dei grandi esploratori, ma ognuno ha i suoi segreti. È quindi giunta l’ora di scoprirli e scrivere la nostra storia.

La modalità “Deep Abyss” non è affatto semplice da affrontare e si differenzia molto dal tutorial in quanto possiamo risalire l’Abisso a nostro rischio e pericolo per rifornirci e completare le numerose missioni. Prima di ogni spedizione dobbiamo usare saggezza e strategia tenendo d’occhio la durabilità delle armi, il peso dello zaino, la quantità di cibo rimasta e gli ingredienti necessari. Dobbiamo addirittura prestare attenzione a quando salvare il gioco: l’autosave si attiva soltanto quando veniamo teletrasportati da una zona all’altra, perciò è importante avere sempre a disposizione qualche palloncino per proseguire con il minor fastidio possibile.
Insomma, l’Abisso riserva numerose insidie che è bene imparare a controllare.

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Un’altra differenza rispetto a “Hello Abyss” è la promozione ai vari livelli di Fischietto, rappresentata anche dallo skill tree che si aggiorna mano a mano che proseguiamo la nostra scalata verso il Fischietto Bianco. Ciò garantisce una certa continuità al percorso, ma non abbiamo gradito la decisione di dover affrontare dei robot giganti per poter prendere il Fischietto di livello superiore. Questi mini boss non sono coerenti con la narrativa di Made in Abyss e riteniamo che potessero darci delle sfide diverse, più legate magari alla sopravvivenza che non alla battaglia.

A proposito delle missioni, la modalità “Deep Abyss” presenta degli incarichi piatti e piuttosto noiosi esattamente come la trama di per sé.
Ci aspettavamo qualcosa di più sbalorditivo, ma non abbiamo trovato nessun fattore sorpresa o un elemento che spiccasse. La vera bellezza del gioco non è quindi nella storia ma nel brivido del survival che, fra un’arrabbiatura e l’altra, abbiamo sicuramente apprezzato.

La libertà di poter gestire le risorse e il percorso d’esplorazione, procedendo per prove ed errori, è ciò che ci ha tenuto incollati fino alla fine sul piccolo schermo di Switch. Insomma, “Deep Abyss” si configura come una vera e propria sfida che Spike ha lanciato verso i propri videogiocatori e noi abbiamo deciso di accoglierla pienamente.

Considerazioni

Il gameplay, sebbene sia parecchio coinvolgente, non è del tutto originale perché figlio degli ultimi RPG moderni -vedasi Genshin Impact o The Legend of Zelda: Breath of the Wild-. Contiene infatti tutti gli elementi tipici: il sistema di crafting di oggetti e ricette, la durabilità degli oggetti, lo skill tree e persino la pesca. Quello che però differenzia Made in Abyss: Binary Star Falling Into Darkness dagli altri è la maledizione dell’Abisso che conferisce un elemento di sfida accattivante grazie ai diversi effetti sul giocatore.

Se possiamo in un certo senso rilassarci nel primo strato, dal quinto in giù non possiamo permetterci passi falsi poiché una risalita comporta la morte.
Per questo motivo Made in Abyss ha una gestione della sfida e della difficoltà pressoché perfetta: proseguiamo per gradi, a step, esattamente come il processo per diventare un Fischietto Bianco. La mancanza di una mappa ben definita ma esplorabile soltanto attraverso i punti di teletrasporto, l’autosave che si attiva soltanto attraversandone uno e il peso dello zaino sono ulteriori elementi che contribuiscono a rendere Made in Abyss un gioco complesso, richiedente un’ottima organizzazione degli attrezzi e del cibo da portare nella nostra esplorazione.

La pecca principale del gioco è nel comparto grafico: le animazioni sono evidentemente poco riuscite e la grafica non è assolutamente degna di un titolo per Switch.
Basta pensare che, nelle scene al buio, Riko cambia completamente carnagione.

Tutto ciò si differenzia completamente dalla grafica presentata nel trailer, che si mostra nettamente migliore rispetto a quella effettiva. Abbiamo notato inoltre che ci sono grandi differenze da questo punto di vista fra il gameplay su Switch portatile e quello alla televisione, perciò deduciamo che alla fine della fiera Made in Abyss non è probabilmente stato ottimizzato correttamente per la console.
Un titolo che si basa su uno degli anime più noti degli ultimi anni non può sicuramente permettersi dei difetti simili.

Un altro difetto riscontrato di minore importanza è la mancanza di traduzione in altre lingue.
Sappiamo bene ormai che i giochi della Spike si possono trovare solitamente solo in inglese o in giapponese, tuttavia riteniamo che la casa videoludica avrebbe potuto fare un’eccezione con Made in Abyss in quanto, come abbiamo ripetuto più volte, la fanbase è decisamente ampia e vi sono numerosi fan che conoscono questo franchise da anni.
Sarebbe stato carino, anche solo per una maggiore coerenza con i termini specifici, aggiungere la possibilità di avere sottotitoli in altre lingue.

Conclusioni su Made in Abyss: Binary Star Falling Into Darkness

Forse quello che ha penalizzato veramente Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness sono state le grandi aspettative che il pubblico aveva nei confronti di un gioco con un forte riferimento come l’anime alla sua base. Non possiamo certamente dire che è un gioco pessimo, anzi, è sicuramente divertente e pieno di elementi di sfida tipici di un RPG survival, però gli manca qualcosa. Come già detto prima, ribadiamo come il comparto grafico e le animazioni sono troppo basiche e trascurate, soprattutto rispetto alla concorrenza dello stesso genere videoludico.

Se state cercando un gioco dal gameplay impegnativo e complesso o un modo per immergervi nelle avventure dei protagonisti dell’anime/manga, allora “Made in Abyss: Binary Star Falling Into Darkness” fa per voi, ma se invece volete una vera e propria esperienza di un grande viaggio alla scoperta dei misteri dell’Abisso, riteniamo che guardare l’anime o leggere il manga siano più che sufficienti e una scelta più valida poiché sono prodotti qualitativamente migliori.

Non vi resta altro che fare la vostra scelta e cominciare la vostra incredibile avventura nel fondo dell’Abisso!

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Elisabetta Giardi

Sono cresciuta con pane, videogiochi, anime e arte. I miei studi e la mia passione verso le scienze umane mi permettono di guardare e giocare con uno sguardo diverso, riuscendo a cogliere molte scelte stilistiche e ad attribuire loro un significato più profondo.

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Elisabetta Giardi
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