È complicato ricominciare da un cliffhanger 7 giorni dopo. Aspettative create e sedimentate, teorie più o meno plausibili, più o meno affascinanti. Speculazioni che diventano culti e idee che si preparano a scontrarsi con la realtà. Questo quinto episodio era chiamato ad un compito difficile e se la cava egregiamente. Forse non in modo impeccabile, ma sicuramente arrivati alla fine non si vede l’ora del 14 luglio.
Loki è finito in un non-luogo. Assieme a diverse altre varianti di Loki, che apparentemente sono come la gramigna. Essere falciati non condanna alla morte, porta in un posto fuori dal tempo e dallo spazio dove la TVA lascia i suoi rifiuti, in attesa che passi Alioth a fare da netturbino e a distruggere effettivamente le Varianti. Loki viene recuperato da altre sue versioni alternative. Un vecchio, un ragazzino, un omone armato di martello e un coccodrillo. Il piano? Sopravvivere. Perché apparentemente il Dio dell’Inganno, in tutte le sue Varianti, è capace di fare solo quello. Sopravvivere, ed essere un derelitto.
Loki – il nostro Loki – non ci sta. Sopravvivere è il prerequisito della vita, non il suo senso. Non è un piano. E per scappare da questo non-luogo e non-tempo, la chiave è far fuori Alioth. Solo che ti voglio vedere a pugnalare a tradimento un drago fatto di fumo che al minimo tocco ti trasforma in… Beh, in un grosso cumulo di nulla. Agli altri Loki è logicamente dedicato un po’ di minutaggio: scopriamo quali sono i loro eventi Nexus e chi erano prima di diventare anomalie temporali da correggere in nome della Sacra Linea Temporale. Chiaro, a patto che si decida di fidarsi di un gruppo di Loki. Ma almeno un fondo di sincerità sembra esserci, si respira dai loro gesti e dalle loro scelte… c’è un momento dell’episodio in cui uno dei Loki si comporta da Loki e la reazione fa capire che sì, sono cambiati. Vogliono riscattarsi, hanno abbandonato i gloriosi propositi di conquista.
Ma se Loki è ancora vivo, lo stesso deve valere per Mobius. E infatti anche lui è parte della partita, ben deciso prima a sopravvivere e poi a tornare alla TVA. Non che sia ancora fedele ai “fascisti temporali” che lo hanno illuso di averlo generato quando in realtà lo hanno semplicemente rapito, anzi. L’obiettivo è quello di dare la TVA alle fiamme, possibilmente avvertendo chi ancora ne fa parte perché è giusto che sappia la verità sulle loro vite. È il nastro di Mobius: una volta compiuto un giro, sei invariabilmente sull’altro lato. Mobius non può dimenticare la verità, e tutti gli anni – quanti? E quanto tempo è passato dall’inizio della serie? – trascorsi a lavorare con Ravonna non possono cancellare quello che lei ha fatto.
È questo quello che ci si aspetta da Mobius nel finale: arrivato alla fine del nastro, non può fare altro che continuare ad andare avanti. Perché la TVA è ancora in piedi e Ravonna sta ancora lottando, anche lei vuole sapere chi c’è dietro tutta questa faccenda. Una delle linee dell’episodio finale, probabilmente, sarà questa. Cosa sta succedendo e cosa succederà alla TVA, luogo che non dobbiamo dimenticare contiene diverse versioni delle Gemme dell’Infinito il cui potere all’interno di quella dimensione non funziona. Ma che alla fine potrebbero tornare a circolare in qualche timeline.
Avevamo lasciato Sylvie alla TVA e non è una sorpresa ritrovarla assieme a Loki. Al di là di questa variante autoerotica della sottotrama “lo faranno o no?” alla Friends, tra Loki e Sylvie c’è qualcosa. Che avrebbero fatto il possibile per ricongiungersi era ovvio. Che avrebbero lavorato assieme per arrivare a capire chi è il mastermind dietro la TVA, scontato. È l’altro filone che molto probabilmente l’ultimo episodio dovrà sviluppare, ambientato in un questo luogo oltre la fine dei tempi.
Le domande in sospeso, grossomodo, son queste. E manca solo il quinto episodio per le risposte. Il potenziale questa volta è enorme, l’impatto sul resto dell’MCU può essere più grosso anche di quello degli eventi di Wandavision.
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