86 – EIGHTY SIX, la recensione: niente di nuovo sul fronte orientale

86-Eighty Six

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8.5

SCRITTURA

9.5/10

REGIA

8.0/10

COMPARTO TECNICO

8.5/10

DIREZIONE ARTISTICA

8.0/10

CAST

8.5/10

Pros

  • Trama accattivante e mai banale
  • Tematiche importanti ma affrontate correttamente
  • Animazioni impeccabili e CGI di qualità
  • Colonna sonora di Hiroyuki Sawano e Kohta Yamamoto
  • Protagonisti dinamici e ben caratterizzati

Cons

  • Inizialmente un po' lento

In una stagione ricca di sorprese come quella appena passata, uno degli anime che più ha catturato la nostra curiosità è stato 86 Eighty Six. Nato dalla light novel di Asato Asato, da cui è tratto anche un manga edito in Italia da J-Pop, Eighty Six è un anime mecha ambientato in un futuro distopico martoriato dalla guerra.

Per scoprire come mai si è parlato così tanto di questa serie, ma anche per cercare di capire se un anime come questo può simboleggiare la rinascita di un genere che, negli ultimi anni, complice qualche progetto fallimentare e l’ascesa di altri tipi di serie, è sembrato sempre più in declino, oggi parleremo degli 11 episodi che compongono la prima parte di Eighty Six, prodotti dal colosso A-1 Pictures (SAO, Your Lie in April) e disponibili in streaming su Crunchyroll.

Una grande guerra

Da ormai nove anni l’Impero di Giad ha dichiarato guerra alla Repubblica di San Magnolia. Nella fase iniziale la Repubblica venne sbaragliata dal nuovo esercito automatizzato dell’Impero, la Legione, grazie al quale l’esercito di Giad poteva contare su una forza inesauribile ed evitare comunque perdite umane. Per rispondere all’Impero, anche la Repubblica decise di dotarsi di mezzi automatizzati. Nascono così i Juggernauts, robot con forma simile a quella di un ragno dotati di un cannone di grosso calibro e guidati a distanza da un “supervisore”, l’Handler.

La protagonista della storia è proprio una giovane Handler, il maggiore Milizé Vladilena, alla quale viene affidata la temutissima unità d’élite della prima linea, lo squadrone Spearhead. Non è raro infatti che gli Handler affidati a questa divisione finiscano per mollare subito o addirittura suicidarsi a causa dello stress dato dal campo di battaglia. Apparentemente questo sembra inspiegabile in una guerra fatta da robot controllati da remoto, ma la verità che si nasconde dietro i Juggernauts della Repubblica è ben diversa da quella che i media e lo stato raccontano, e il maggiore Milizé lo sa bene.

Mentre la Legione è in un certo senso veramente “automatizzata”, i droni della Repubblica in realtà sono guidati dagli 86, abitanti dell’omonimo distretto. Il distretto 86 rappresenta tutta la parte della Repubblica al di fuori della fortezza centrale dove vivono gli Alba, uomini e donne dai capelli e dagli occhi chiari che guidano la nazione di San Magnolia.

Con una legge liberticida, il governo repubblicano ha tolto ogni diritto ai cittadini del distretto 86, li ha rinchiusi in campi di internamento e li ha costretti a pilotare i Juggernauts. Avendoli ridotti praticamente allo stato di “subumani”, la Repubblica ora può tranquillamente affermare di condurre una guerra “senza vittime” anche quando, sul campo di battaglia, migliaia di 86 perdono la vita per difendere San Magnolia.

Il maggiore Milizé sa benissimo cosa succede sul campo di battaglia: da piccola il padre, un alto funzionario dell’esercito, la portò a vedere cosa stava succedendo al fronte. In quella occasione furono attaccati dalla Legione ed il padre perse la vita, mentre Lena venne salvata da un 86 che guidava un Juggernaut. Questo episodio non solo aprì gli occhi alla ragazza su cosa stava realmente succedendo, ma influenzò anche tutta la sua carriera all’interno dell’esercito.

L’incontro tra il maggiore e lo squadrone Spearhead, il secondo “protagonista” dell’anime, segna l’inizio delle vicende di Eighty Six. Lena cercherà di avvicinarsi il più possibile ai suoi sottoposti, trattandoli da esseri umani e provando in ogni modo ad aiutarli, anche a costo di andare contro altri Alba. Ovviamente gli 86 sono titubanti nei confronti degli Handler, che per loro rimangono i “porci bianchi” che li hanno rinchiusi e mandati al macello sul campo di battaglia.

L’avvicinamento tra i membri dello Spearhead guidati dal leggendario “Undertaker” Shin Nozen e il maggiore Milizé avverrà lentamente nella continua battaglia per respingere gli assalti della Legione. In un disperato tentativo degli 86 di sopravvivere, Lena cercherà attraverso ogni mezzo a sua disposizione di cambiare la Repubblica di San Magnolia.

Niente di nuovo sul fronte orientale

In un anime che si colloca nel genere mecha ci aspetteremmo che il punto di forza della serie siano i combattimenti, ma questo non vale per Eighty Six. Nonostante i pochi scontri messi in scena siano animati molto bene e catturano l’attenzione dello spettatore grazie ad una precisa ed incalzante regia del combattimento e una perfetta colonna sonora, alla fine degli 11 episodi quasi nessuna scena d’azione ci risulta davvero memorabile.

Questo, se da una parte potrebbe sembrare un difetto per chi in un mecha cerca tanta azione, in Eighty Six passa benissimo in secondo piano grazie alla straordinaria narrazione di guerra che Asato ha costruito nella sua opera.

Già subito nei primi episodi si inizia a respirare un’aria di cameratismo nelle vicende dello squadrone Spearhead che difficilmente si sente in altre serie del genere. Gli 86 del plotone sono tutti ragazzini catapultati nelle atrocità del conflitto ma che riescono a vivere sprazzi di quotidianità tra uno scontro e l’altro, creando così un senso di vicinanza tra lo spettatore e lo Spearhead che ci colpisce ancora di più quando la serie ci pone di fronte alle inevitabili perdite.

Questa raffigurazione crudele di una generazione bruciata, di giovani costretti a combattere privati della loro età migliore, si avvicina molto a quella che è stata la drammatica realtà della prima guerra mondiale. Il parallelismo, oltre che a saltare subito all’occhio guardando la serie, ci viene anche reso esplicito dal libro che l’Undertaker Shin porta sempre con se, Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Anche se per Shin Nouzen e compagni si tratta del fronte orientale, tante similitudini tra lo Spearhead e la storia di Paul Bäumer e dei suoi commilitoni emergono dalla visione dell’anime per chi conosce la straordinaria opera di Remarque. Quella sensazione di solidarietà e fratellanza nella tragedia che ha reso immortale il libro dello scrittore tedesco riecheggia in Eighty Six e nel suo racconto della guerra del plotone Spearhead, sia nelle scene più crude e tristi sia in quelle più spensierate, come quando il gruppo organizza una cena sotto i ciliegi in fiore che ricorda vagamente l’arrosto d’oca che Paul e Kat cucinano in allegria in uno scantinato mentre l’artiglieria inglese tambureggia in sottofondo.

Lungi da me equiparare Niente di nuovo sul fronte occidentale ad Eighty Six. Tuttavia è riscontrabile un certo richiamo che l’anime fa, grazie a tematiche e personaggi, al capolavoro di Remarque che si inserisce bene nella serie ed è funzionale a sensibilizzare lo spettatore al tema della guerra, trasportandolo direttamente nella caserma del plotone Spearhead.

Oltre al racconto bellico, l’altro grande tema che Eighty Six porta sugli schermi è quello del razzismo. Nel 2021 ormai sono innumerevoli le opere che, in tutti i campi, trattano e affrontano questo tema, soprattutto in occidente. Nell’industria anime l’argomento non è mai stato approfondito più di tanto, soprattutto nel modo in cui lo fa la serie, inserendolo in uno sfondo guerresco e politico che nel paese del Sol Levante ha implicazioni molto importanti.

Nel mondo di Eighty Six i richiami alla nostra realtà sono tantissimi. Gli Alba si rifanno chiaramente alla fantomatica razza ariana teorizzata dal Nazismo in Germania, individui considerati superiori agli altri per colore dei capelli, della pelle e degli occhi. Anche l’internamento delle altre razze e il loro sfruttamento durante il conflitto è una cosa che la storia ci ha tristemente mostrato nella seconda guerra mondiale, in Germania ma non solo.

Se ovviamente far combattere gli 86 con la promessa di essere resi liberi dopo 5 anni di servizio ricorda molto la scritta che accoglieva i deportati nel campo di sterminio più conosciuto al mondo, questo mix di crimini di guerra e razzismo raccontato in Eighty Six non manca di richiami alla stessa storia giapponese.

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Anche il Giappone si è macchiato di atrocità durante la seconda guerra mondiale, soprattutto nei confronti dei cinesi e della popolazione coreana, in quello che la scrittrice Iris Chang chiamal’olocausto dimenticato. Un paese fascista e fortemente xenofobo che aveva rinchiuso in campi e sfruttato i popoli conquistati in nome del mito del popolo giapponese come liberatore dell’Asia e dalla discendenza divina.

É proprio presentando questi temi molto forti in un mondo fantasy con tantissimi richiami alla realtà che Eighty Six riesce a raccontare la guerra ed il razzismo in modo originale ed interessante, arrivando dritto allo spettatore e spingendolo riflettere sull’argomento senza catechizzarlo forzatamente.

“Unità Spearhead qui Handler-1”

Per rappresentare bene tutto quello che Eighty Six vuole, è indispensabile fornire allo spettatore un cast di personaggi di assoluto livello. Sia il plotone Spearhead sia il maggiore Milizé svolgono un ruolo fondamentale per la riuscita della serie e in entrambi si nota una particolare attenzione alla loro scrittura e al loro sviluppo.

Partendo dalla protagonista principale, Lena appare subito come una ragazza che segue i suoi ideali e ed è fermamente convita della causa che ha sposato, nonostante l’opposizione di tutti gli altri Alba. Inizialmente il maggiore Milizé appare impacciata, quasi ingenua, soprattutto nel rapportarsi con gli 86, i quali non la vedono di buon occhio come tutti i vari Handler.

L’evoluzione di Lena è costante, avviene piano piano nel corso della storia e si forgia sul campo di battaglia, quando viene messa davanti a scelte sempre più difficili che arrivano a mettere in discussione la sua stessa scala di valori. Che sia ricattare un’amica o andare contro i suoi superiori, Lena si dimostra una donna forte disposta a fare qualsiasi cosa pur perorare la causa in cui crede.

Dall’altro lato abbiamo gli 86 del plotone Spearhead, guidati dal loro soldato più esperto, l’Undertaker. I soldati sono poco più che ragazzini che vivono la loro vita tra il campo di battaglia e la caserma, alternando momenti rilassati tipici dei giovani adolescenti alla dura realtà della guerra. Tra di loro i più importanti sono i personaggi principali che vediamo più spesso, Kukumila Kurena, Emma Anju, Rikka Theo, il vice-comandante Shuga Raiden e il “Becchino” Shin Nouzen.

Nonostante tutti i membri del plotone hanno un loro ruolo importante e un background interessante, Shin, in qualità di protagonista, spicca decisamente sui compagni. Oltre all’apparenza iniziale di leader freddo e carismatico, non solo nasconde un passato triste e oscuro che scopriamo andando avanti con gli episodi, ma gioca anche un ruolo fondamentale per lo sviluppo del personaggio di Lena, diventando così la chiave di tutte le vicende di questa stagione.

Comparto Tecnico

Parlando invece dal punto di vista tecnico, ancora una volta A-1 Pictures si riconferma uno degli studi migliori di tutta l’industria. L’animazione non ha punti deboli e la messa in scena del mondo di 86 è praticamente perfetta, nonostante qualche scelta molto audace. Lo studio infatti ha deciso di animare i droni attraverso la computer grafica, una strada rischiosa perché sappiamo bene quanto una CGI mal riuscita possa rovinare l’esperienza di visione. A-1 Pictures invece non ci delude e mette in mostra una computer grafica tra le migliori in circolazione, fluida e ben inserita nei combattimenti.

Dal lato audio, oltre ad un ottimo comparto sonoro presente in tutta la serie e che risalta soprattutto nelle scene d’azione, il parco doppiatori (originali visto che non sappiamo se avremo un doppiaggio italiano della serie) è di tutto rispetto e ci regala una grande prova dei protagonisti e dei personaggi secondari.

Ikumi Hasegawa nei panni del maggiore Milizé e Shoya Chiba in quelli di Shin, nonostante non abbiano alle spalle tanti ruoli da protagonisti, interpretano perfettamente i due personaggi chiave e vengono affiancati da un cast di supporto eccezionale, con voci del calibro di Saori Hayami (Emma) e Seiichiro Yamashita (Raiden).

Per la colonna sonora la scelta della produzione è ricaduta sulla coppia migliore che potevamo immaginare alla composizione di un anime come Eighty Six, Hiroyuki Sawano e Kohta Yamamoto. I due compositori ormai lavorano insieme da tempo e recentemente MAPPA gli aveva affidato la guida dell’ultima stagione de L’Attacco dei Giganti. Proprio come nell’anime tratto dall’opera di Isayama, anche in Eighty Six il duo ci fornisce una colonna sonora straordinaria, in pieno stile Sawano.

Proprio lo stile Sawano risulta calzante per l’opera, come lo era stato per L’Attacco dei Giganti con cui Eighty Six condivide molte similitudini a livello musicale, soprattutto con le prime stagioni. Dai malinconici assoli di pianoforte alle tracce più ritmate, tutta la composizione di Sawano e Yamamoto non passa inosservata ed eleva l’opera ancora di più, catturando lo spettatore sia nelle scene d’azione, con brani come THE ANSWER cantato da Laco, sia nelle parti più emozionanti dove è il piano del maestro Sawano a prendersi le luci dei riflettori, proprio come nella ending scritta per mizuki, Avid.

Abbiamo già l’anime dell’anno? Forse…

Dopo averne parlato così bene possiamo affermare che Eighty Six è già l’anime dell’anno? Non proprio.

Eighty Six ci ha indubbiamente sorpreso per temi trattati e trama, soprattutto per il modo originale con cui sono stati sviluppati. Allo stesso tempo nella stagione appena passata tante serie, inizialmente passate sotto traccia, hanno superato le aspettative e molti altri anime attesissimi devono ancora uscire.

Sicuramente però Eighty Six è già tra le migliori serie dell’anno e molto dipenderà anche da come continuerà la storia dopo lo sconvolgente finale di questa prima parte. Eighty Six infatti tornerà in autunno con la seconda parte della prima stagione e le aspettative sono altissime dopo quello che ci è stato mostrato finora.

Non è facile dire se Eighty Six sarà l’anime dell’anno o se riuscirà a risollevare un genere quasi decaduto (con le dovute eccezioni) come quello mecha. Ciò che è sicuro invece è che Eighty Six è una serie originale, impegnata, ricca di personaggi straordinari e colpi di scena emozionanti che vi terranno incollati allo schermo per tutti e 11 gli episodi.

Difficilmente negli anni abbiamo visto un anime affrontare in maniera corretta tanti temi spinosi ed è proprio questo forse che alla fine della visione rimane dentro lo spettatore. Al di là di tutto quello che di buono è stato fatto dal team di A-1 Pictures, dall’animazione alla colonna sonora fino al doppiaggio, ciò che colpisce di più di Eighty Six è la sua straordinaria narrazione della guerra e la capacità di farci riflettere dal primo all’ultimo minuto senza mai risultare pesante, una cosa ormai più unica che rara all’interno dell’industria.

A prescindere dal fatto che i mecha vi piacciano o meno, Eighty Six è uno dei prodotti più interessanti e originali del 2021 e spero di essere riuscito con questa recensione a mettere in voi un po’ di curiosità per le avventure del plotone Spearhead e del maggiore Milizé, interamente disponibili in streaming gratuito su Crunchyroll.

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Matteo Tellurio

Nascere in un paesino umbro ti porta ad avere tanti hobby. Cresciuto tra console e computer, è da sempre amante di cinema, serie TV e musica, nella quale si diletta in maniera molto amatoriale. Anime e manga invece sono il pane quotidiano ma anche lo sport lo appassiona. Crede di aver visto ogni singola disciplina inserita dal CIO alle Olimpiadi.

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