Le Tartarughe Ninja, in originale Teenage Mutant Ninja Turtles (TMNT), sono un gruppo di quattro testuggini antropomorfe dai nomi rinascimentali – Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo – allenate nelle arti marziali dal maestro Splinter, un ratto anche lui antropomorfo.
Questi quattro esseri resi mutanti da scorie radioattive si impegnano nella lotte a minacce altrettanto peculiari, su tutte Shredder, capo dei malvagi ninja del Clan del Piede.
Di questi personaggi sono stati girati film al cinema, prodotte serie animate e in live action, e venduti quantitativi spropositati di merchandising che hanno reso le Tartarughe Ninja uno dei media-franchise più ricchi in assoluto, con un valore stimato di 15 miliardi di dollari.
Il loro successo nasce però da un fumetto autoprodotto creato da due uomini spinti unicamente dalla passione per il mezzo: Kevin Eastman e Peter Laird.
I due creatori delle Tartarughe Ninja si conoscono a Dover, nel New Hampshire, dove Laird disegnava inserti pubblicitari per un quotidiano locale, il Daily Hampshire Gazette, mentre Eastman imbustava la spesa nei supermercati.
Dopo aver stretto amicizia Laird invita Eastman a casa sua e gli mostra una tavola originale di Jack Kirby, idolo e ispirazione di entrambi. Scopertisi vicendevolmente appassionati di fumetti, decidono di collaborare per sfondare nell’industria.
Vanno quindi a convivere in una nuova casa, dove fondano ufficialmente Mirage Studios, etichetta fittizia (almeno per il momento) con la quale pubblicare i loro albi e fare il verso alle blasonate Marvel e DC Comics.
Il primo personaggio creato dal duo nel neonato studio (situato nel soggiorno di casa) è il robot The Fantastic Fugitoid, proposto a numerose case editrici dalle quali viene sistematicamente rifiutato.
Scoraggiati dal fallimento, una sera Eastman prova a tirare su il morale del collega disegnando una tartaruga mascherata armata di nunchaku.
L’idea piace a Laird, che ridisegna lo sketch nel suo stile, dando vita al design definitivo di quelle che sarebbero diventate le Tartarughe Ninja.
In pieno delirio creativo, le tartarughe diventano quattro e Eastman disegna il logo “TURTLES“, al quale Laird aggiunge “TEENAGE MUTANT NINJA“.
Creati i personaggi e la storia, decidono di non proporsi a nessuna casa editrice, bensì di autopubblicare il fumetto, ispirandosi al successo del Cerebus di Dave Sim.
Il primo numero di Teenage Mutant Ninja Turtles esce nel maggio del 1984 e raggiunge la cifra di 3275 copie vendute, esaurendo la prima tiratura e portando la ristampa a venderne altre 15.000: cifre astronomiche per un fumetto indipendente.
Il successo convince gli autori a dedicarsi a tempo pieno al mestiere di fumettisti e la loro creatura diventa mese dopo mese più conosciuta e amata dai lettori.
Il numero 8 della serie, nel quale compare come guest star proprio il personaggio di Cerebus di Dave Sim, arriva a vendere 135.000 copie.
Visto il successo su carta, Eastman e Laird vogliono allargare il brand delle TMNT e cercano qualcuno a cui venderne la licenza.
Ad avvicinarli è Mark Freedman, agente freelance in cerca di proprietà intellettuali emergenti da proporre all’industria dei giocattoli.
Come i fondatori della Mirage Comics, anche Freedman lavora nel suo appartamento e ha solo un biglietto da visita con cui proporsi.
In occasione dell’incontro con Eastman e Laird affitta un completo per fare bella figura, ritrovandosi di fronte due uomini ben più casual in pantaloncini e maglietta.
Freedman ottiene di poter gestire la licenza delle Tartarughe Ninja, a condizione che i creatori originali abbiano sempre l’ultima parola sull’approvazione dei prodotti.
Concluso l’accordo, Freedman chiede a Eastman e Laird un prodotto da poter mostrare alle aziende a mo’ di prototipo, e questi gli prestano un pupazzo di gommapiuma armato di bō.
Con il pupazzo posto sul sedile del passeggero della sua auto a noleggio, il quale attira non poche attenzioni, Freedman arriva a New York e incassa i primi rifiuti, alcuni dei quali provenienti da aziende molto importati come LJN (Thundercats), Mattel (Masters of the Universe) e Hasbro (Transformers).
Ormai a corto di risorse, Freedman contatta il suo amico Richard Sallis, dipendente della Playmates Toys, azienda di Hong Kong specializzata nella produzione di bambole, e gli spedisce la Tartaruga in gommapiuma.
Sallis, ammaliato, propone a sua volta l’idea a Bill Carlson, presidente della filiale americana di Playmates, che approva quella che sarebbe diventata prima linea di action figure dell’azienda.
Tuttavia, i contenuti del fumetto originale delle Tartarughe Ninja sono quanto di più lontano dal target pre-scolare della Playmates possa esserci, soprattutto per l’alto tasso di violenza esplicita.
John Handy, direttore del product design della Playmates, venne quindi incaricato di addolcire l’aspetto e il tono del fumetto.
Vengono eliminati la componente gore e il tema della vendetta, inserita una marcata vena umoristica e valorizzati gli antagonisti, Shredder su tutti.
Nei fumetti quello che attualmente è l’arcinemico delle Tartarughe Ninja moriva nel primissimo numero per non fare più ritorno.
Per aumentare le possibilità di successo della linea di giocattoli, Playmates commissiona allo sceneggiatore David Wise (He-Man and the Masters of the Universe; Transformers) la scrittura di una serie animata, per la quale vengono stanziati 1.500.000 di dollari.
Wise dà un contributo fondamentale all’estetica delle Tartarughe, predisponendo che ognuna di esse abbia una benda sugli occhi di colore diverso (nel fumetto erano tutte di colore rosso), una personalità ben distinta dalle altre e una cintura con la propria iniziale sopra, rendendole finalmente distinguibili.
Nonostante l’impegno profuso, nessun distributore vuole farsi carico del prodotto, spingendo Playmates a sostituire John Handy con Mark Taylor, co-creatore di He-Man, che cambia tutti i design pensati fino a quel momento per la linea di giocattoli.
Anche la serie animata subisce diverse modifiche e aggiunte, tra cui l’arrivo del cantautore e produttore Chuck Lorre, futuro creatore di The Big Bang Theory e compositore di tutte le musiche del cartone, sigla inclusa, insieme a Dennis Challen Brown.
Il 28 dicembre 1987 va in onda il primo dei cinque episodi di una miniserie pilota dedicata alle Tartarughe Ninja, mentre nel giugno del 1988 debutta la loro prima linea di giocattoli.
Il successo, come per il fumetto, è pressoché istantaneo e inaspettato, tanto che dei 6000 pezzi della prima tiratura messa in commercio non ne resta praticamente nessuno.
La Playmates diventa uno dei leader della produzione di giocattoli in USA e Kevin Eastman e Peter Laird ricevono come primo assegno sulle royalties 1.000.000 di dollari, parte dei quali vengono spesi da Kevin Eastman per l’acquisto di un carrarmato.
Mark Freedman non si accontenta del colpaccio fatto dalla linea di giocattoli e dalla serie animata: vuole portare il brand delle Tartarughe Ninja sul grande schermo.
Inizialmente osteggiato sia dalla Playmates sia dai creatori originali – memori soprattutto del recente insuccesso di un altro film tratto dai fumetti, Howard e il destino del mondo, tratto dall’Howard The Duck della Marvel Comics -, alla fine ottiene il via libera e il progetto di un lungometraggio sulle Tartarughe Ninja viene messo in cantiere.
Prodotto dalla Golden Harvest con un budget di 13.500.000 di dollari e i costumi realizzati da Jim Henson, creatore dei Muppets e del film Labyrinth – Dove tutto è possibile, Tartarughe Ninja alla riscossa diretto Steve Barron esce in America il il 30 marzo 1990, diventando il film indipendente con il maggiore incasso della storia del cinema fino ad allora: ben 200,000,000 di dollari.
Freedman non solo vince la sua scommessa, ma fa schizzare alle stelle le vendite dei giocattoli, portando la Playmates a cogliere la palla al balzo per lanciare infinite varianti delle Tartarughe, arrivando così a detenere il 70% del mercato.
Il tutto grazie a un film che riprende la cupezza e la violenza del fumetto originale, ritenuta eccessiva per i bambini che invece ne hanno decretato il successo internazionale.
Paradossalmente, il successo del film risulta poco monetizzabile per la Playmates, impossibilitata a produrre una linea ispirata direttamente al lungometraggio a causa dei contenuti violenti, considerati ancora fuori target.
Per ovviare al problema venne prodotto un secondo film, Tartarughe Ninja II – Il segreto di Ooze, diretto da Michael Pressman, con la partecipazione del rapper Vanilla Ice e un budget 25.000.000 di dollari.
Il film vede un netto alleggerimento dei toni al fine di favorire la tanto agognata linea di giocattoli dedicata, ma pur comportandosi molto bene al botteghino non ottiene lo stesso successo di Tartarughe Ninja alla riscossa.
Nel primo biennio degli anni ’90 le Tartarughe Ninja sono sulla cresta dell’onda, ma tutto cambia nel 1993 con l’arrivo in sala del film Tartarughe Ninja III di Stuart Gillard, stroncato da fan, critici e botteghino.
Con un incasso di 54.400.000 di dollari a fronte di un budget di 21.000.000, il film risulta più che deludente, soprattutto a causa dell’eccessiva dose di umorismo che lo avvicina fin troppo alla serie animata.
Contemporaneamente, le vendite dei giocattoli cominciano a calare drasticamente, portando la Playmates a vendere un terzo di unità in meno nel 1996.
Nel 1997 viene prodotta Tartarughe Ninja: l’avventura continua, la prima serie tv live action del franchise, nel tentativo di cavalcare l’onda del successo dei Power Rangers, importati negli USA da Haim Shabam, produttore della Fox.
Shabam affida il progetto a Margaret Loesch, che propone di inserire nel gruppo una Tartaruga di sesso femminile per rivolgersi a un pubblico più ampio.
Questa scelta porta alla rottura del sodalizio tra i due creatori: Kevin Eastman è infatti disposto ad approvare la nuova Tartaruga, mentre Peter Laird è categoricamente contrario.
La diatriba si risolve con Laird che rifiuta di partecipare al progetto e nega che il suo nome compaia nei credits, in quanto non vuole avere niente a che fare con la decisione.
La storia alla fine dà ragione a Laird: Venus, la prima Tartaruga femmina, non piace per niente ai fan, che trovano il suo inserimento forzato, e la serie risulta un flop nonostante il crossover con Power Rangers in Space.
Gli anni ’90 si concludono con l’amaro in bocca per le Tartarughe Ninja, ma il nuovo millennio è pronto ad accoglierne una nuova incarnazione là dove tutto è cominciato: i fumetti.
Ormai separatosi da Kevin Eastman, Peter Laird lancia nel 2001 una nuova serie a fumetti scritta da lui stesso e disegnata da Jim Lawson ed Eric Talbot: TMNT – Teenage Mutant Ninja Turtles.
Il fumetto riporta le Tartarughe alle origini, tra vicoli bui e sporchi, proporzioni grottesche e un tratteggio imperante, aggiornando il tutto a una narrazione moderna e matura.
Con TMNT Laird rende inoltre chiaro che la rottura con Eastman è stata puramente ideologica e senza rancori, aprendo il primissimo numero con una dedica al suo ex-collega e amico.
Questa nuova/vecchia incarnazione piace molto ai lettori, ma anche ai network: la 4Kids decide infatti di acquisire la licenza delle Tartarughe Ninja per farne una nuova serie animata dopo oltre 15 anni.
Nasce nel 2003 Teenage Mutant Ninja Turtles (in Italia semplicemente Tartarughe Ninja o “quella con la sigla remixata da Gabry Ponte”).
La complessiva serietà del cartone, le forme più squadrate e aggressive e la qualità tecnica nettamente superiore alla serie animata del 1987, rendono Teenage Mutant Ninja Turtles apprezzatissima dai fan (almeno fino alla quinta stagione) e riportano di nuovo le quattro testuggini al centro dell’attenzione, con la Playmates che immediatamente tira fuori una linea di action figure ispirata alla serie.
Grazie a una gestione più oculata dei giocattoli, Playmates arriva al suo picco commerciale nel 2009, anno in cui le Tartarughe Ninja vengono acquistate da Viacom, colosso mediatico proprietario di Nickelodeon, del quale intende aggiornare il catalogo con personaggi forti e iconici.
Viacom acquista la licenza delle TMNT da Peter Laird, Mark Freedman e Playmates per la cifra di 60.000.000 di dollari, dei quali Kevin Eastman, allontanatosi dal franchise in seguito ai flop degli anni ’90, non riceve neanche un centesimo, pur venendo assunto in seguito come consulente.
Il primo frutto dell’era Viacom è la serie animata del Teenage Mutant Ninja Turtles – Tartarughe Ninja, che è anche il primo prodotto in computer grafica con protagoniste le Tartarughe.
Andata in onda per la prima volta il 9 novembre 2012 su Nickelodeon, la serie ebbe un successo enorme e cross-generazionale, nonostante il tono decisamente più leggero del suo predecessore di inizio secolo.
Con il rilancio del brand, Viacom guadagna oltre 475.000.000 di dollari dal merchandising dopo appena un anno dalla messa in onda della serie.
In questo periodo rinascono anche i fumetti con il reboot Teenage Mutant Ninja Turtles del 2011, scritto da Kevin Eastman e pubblicato da IDW Publishing.
La serie, attualmente in corso di pubblicazione, è l’incarnazione a fumetti più longeva delle Tartarughe Ninja, avendo superato le 100 uscite contro le 60 della serie originale.
Stavolta è Eastman a prendersi una rivincita, in quanto introduce un’altra Tartaruga di sesso femminile, Jennika, che a differenza di Venus viene molto apprezzata dai lettori della serie.
Con un’accoglienza così calorosa da parte di vecchi e nuovi fan per il fumetto e la serie animata, sembra il momento ideale per rilanciare il band anche al cinema, ed ecco che nel 2014 spunta fuori per Paramount (altra proprietà Viacom) il film Teenage Mutant Ninja Turtles, diretto da Jonathan Liebesman e inquietantemente prodotto da Michael Bay.
Il film costa circa 150.000.000 di dollari e ne porta a casa 493.000.000. Non molto, ma abbastanza da convincere la produzione a provarci di nuovo nonostante la bocciatura della critica e il giudizio altalenante del pubblico.
Fatto sta che nel 2016 esce, a grande richiesta di pochi, il sequel Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra di Dave Green.
Stavolta a essere inquietante non è solo la presenza di Bay come produttore, ma anche l’incipit, che riprende a piene mani un dilemma appena accennato all’interno del vituperato Tartarughe Ninja III. Non esattamente una solida base su cui edificare una produzione. Infatti il film costa alla Paramount una perdita di 75.000.000 di dollari.
Alla chiusura di Teenage Mutant Ninja Turtles – Tartarughe Ninja nel 2017, Nickelodeon decide di riportare il brand all’animazione tradizionale con Rise of the Teenage Mutant Ninja Turtles – Il destino delle Tartarughe Ninja, reboot curato da Andy Suriano e Ant Ward che apporta diverse modifiche all’ambientazione e al background dei protagonisti, facendo appartenere ognuno di loro a una specie diversa di tartaruga.
Nonostante le innovazioni e il dinamismo inedito, Rise of the Teenage Mutant Ninja Turtles non viene particolarmente apprezzato, finendo per essere cancellato dopo solo due stagioni.
Se l’ultima esperienza animata non ha entusiasmato più di tanto, tutt’altro si può dire dell’ultima incarnazione fumettistica delle Tartarughe, TMNT: The Last Ronin, che vede per la prima volta dopo 25 anni i nomi di Kevin Eastman e Peter Laird apparire insieme sulla copertina di un albo, sebbene solo come ideatori del soggetto.
Basato su una storia pensata già nel 1987 The Last Ronin è una miniserie di 5 numeri del 2020 che narra di un non meglio precisato futuro in cui una Tartaruga (la cui identità è inizialmente ignota) cerca vendetta contro il Clan del Piede, reo di avergli ucciso amici e familiari.
Il primo numero della miniserie registra ottime vendite e il secondo diventa l’albo più venduto di febbraio 2021, dimostrando come l’affetto per l’idea originale delle Tartarughe non sia mai scomparsa nei lettori di vecchia data, che nonostante i continui reboot si sono lasciati comunque ammaliare dal ritorno insieme (almeno nominalmente) di due ragazzi un po’ stagionati che, da una casetta nel New Hampshire, hanno dato vita a un colosso multimediale tra i più amati, variegati e importanti di sempre.
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