Videogiochi

Gris, la recensione: un viaggio emotivo reso a videogioco

Gris

8.5

GAMEPLAY E LONGEVITÀ

6.5/10

COMPARTO GRAFICO E SONORO

10.0/10

CURA DEL DETTAGLIO

9.0/10

Pros

  • Forte introspezione e coinvolgimento emotivo
  • Perfetta sincronia fra colonna sonora e level design
  • Rappresentazione impeccabile del dolore
  • Ottima simbologia

Cons

  • Poco longevo e gameplay lineare
  • Mancanza del fattore sfida
  • Non giocabile a cuor leggero
  • Rapporto qualità/prezzo leggermente eccessivo

Gris è un platform indie sviluppato dallo studio spagnolo Nomada Studio e pubblicato da Devolver Digital giocabile su Nintendo Switch, PlayStation 4, PC, iOS e Android. È stato amorevolmente apprezzato dalla critica e dal pubblico, tanto che ha venduto più di un milione di copie.

La storia prende luogo attorno alla ragazza omonima che perde improvvisamente la voce e deve recuperarla attraverso un cammino ricco di numerosi ostacoli e l’aiuto di vari animali che incontra. Il tutto è ambientato nella calma dei colori pastello e della musica quasi zen, immergendo il giocatore in una meditazione totale su se stesso e sulla sua vita.

Arte, musica e psicologia quindi si sono unite per regalarci un’esperienza unica che ha come metafora centrale uno degli scogli più grandi che un essere umano possa mai affrontare: la rielaborazione e il superamento del dolore. Gris infatti non riesce più a cantare a causa della sua sofferenza – il cui motivo è ignoto – e potrà ritrovare la serenità soltanto dopo che avrà fatto pace con se stessa.

La bellezza nella sofferenza

Come abbiamo spiegato in un articolo precedente, Gris è immerso in un’atmosfera tenue e pittorica che ha lo scopo di calmare il giocatore e immergerlo in un’oasi di pace pur facendolo riflettere. L’obiettivo principale del titolo è descrivere la sofferenza attraverso la bellezza, dimostrando così che anche nel momento più basso della vita ci si può rialzare. Una scelta molto azzardata che, se non realizzata correttamente, avrebbe portato a un disastro senza significato. Non è il caso di Gris, che si conferma un dipinto realistico e ben curato ricco di allegorie e significati.

Ma ora parliamo del fiore all’occhiello del titolo, il level design: i livelli sono suddivisi in colori che rappresenterebbero i vari passi del cammino emotivo della protagonista. Organizzato dunque a step, troviamo:

  • Grigio, nero e bianco, che simboleggiano la confusione e il vuoto;
  • Rosso, che simboleggia la rabbia;
  • Verde, che rappresenta la speranza e l’amicizia;
  • Blu, che rappresenta la depressione più buia;
  • Giallo, che rappresenta la felicità e realizzazione.

Come potete notare, ogni colore è ben studiato e frutto di una scelta ben pensata grazie alle teorie che la psicologia dei colori è riuscita a offrirci. Inoltre la cornice di ogni livello è varia e oscilla fra l’astratto e il paesaggio naturale:

  • Nel grigio ci sono cocci di statue rotti, che ovviamente rappresentano la rottura dell’animo di Gris;
  • Nel rosso troviamo un ambiente roccioso attraversato da una grande bufera, che si contrappone alle ruote volanti in cielo che incontriamo più avanti;
  • Nel verde abbiamo un paesaggio naturale e rigoglioso, abitato da alcuni animali;
  • Nel blu siamo immersi nella pioggia, nel mare più profondo e nel ghiaccio;
  • Nel giallo ci troviamo in un tempio ricco di boccioli di fiore e alberi luminosi.

A proposito del tempio, costruzioni in marmo e colonne sono una costante presente in quasi tutti i livelli del gioco. Ma per quale motivo?

Il tempio e il marmo rappresentano stabilità, solidità, fermezza e soprattutto una tendenza verso l’alto e il divino. Questi elementi si pongono come tramite fra l’essere umano e la perfezione, che tenta di raggiungere pur credendo che forse non esiste. Gli sviluppatori sono riusciti a cogliere tale significato e a riportarlo in una chiave più psicologica e interiore, ponendo Gris nel mezzo di un cammino verso la vetta della serenità.

Un altro elemento che costruisce l’ambiente del gioco è sicuramente la mistica ed emozionante colonna sonora realizzata da Berlinist. Infatti, sebbene la rappresentazione visiva sia accattivante e guidi sicuramente alla riflessione, la musica aiuta a creare una sinestesia unica che ci tocca nel profondo.

Articoli che potrebbero interessarti

Riusciamo a percepire e empatizzare tutte le emozioni di Gris perché i suoni apparentemente calmi e accoglienti sono in realtà in grado di rievocare quello che ci viene comunicato. Il messaggio del gioco viene perfettamente veicolato e recepito grazie all’ottima coesione fra immagini e audio che riesce a coccolarti e accoglierti durante tutto il gioco.

L’unico limite di questo immenso e stupendo spettacolo audiovisivo, tuttavia, è la sua durata. È vero che ogni opera che si rispetti deve avere un inizio e una fine, tuttavia per un gioco così profondo come Gris sarebbe stato gradito fornire al giocatore più possibilità di ripetere l’esperienza aggiungendo più contenuti, proprio perché va al di là del semplice videogioco e può aiutarlo nella vita. Difatti una volta terminata la raccolta dei collezionabili (che fra l’altro non sono così complessi da trovare e quindi il tempo occupato è veramente poco, ndr.), il viaggio di Gris può considerarsi terminato.

Leggerezza e adattamento: i fondamenti del gameplay

Il gameplay è caratterizzato da una certa morbidezza nei salti e nella camminata di Gris. La ragazza sembra fluttuare nel paesaggio leggiadramente e ciò si unisce perfettamente all’atmosfera tenue del level design. Oltre ai movimenti base, è presente un numero di abilità pari a quello dei livelli, aggiungendo meccaniche di movimento – come il doppio salto e la planata – oppure meccaniche di risoluzione enigmi usando la propria voce e quindi cantando.

Le abilità che andremo via via a sbloccare rappresentano anche metaforicamente l’adattamento che Gris deve raggiungere per proseguire il suo percorso nel superamento del dolore: bisogna essere solidi mentalmente per affrontare la tempesta, leggeri come nuvole per poter salire sempre più in alto, rapidi nei movimenti per sfuggire alla tristezza e finalmente sereni per poter far pace con se stessi.

Degno di nota anche il modo attraverso cui Gris ottiene le abilità: la raccolta delle stelle, che simboleggia la salita del percorso di autorealizzazione fino a raggiungere la vetta. Un altro aspetto interessante è infine l’accompagnamento di creature come la grande roccia, il cubo e la tartaruga che rappresentano resilienzaforza saggezza.

Se da un lato quindi il gameplay è frutto di una scelta ben pensata, dall’altro il giocatore potrebbe tuttavia percepire una poca varietà di azioni e soprattutto una semplicità, quasi ovvietà, nell’uso di queste. È piuttosto evidente quando utilizzare la trasformazione a cubo piuttosto che il canto, rendendo il titolo piuttosto macchinoso proprio dal punto di vista della giocabilità.

Tuttavia ci sentiamo di sottolineare che il gameplay in un gioco concentrato sulle emozioni e sull’introspezione rimane un tratto secondario, dunque pensiamo sia ragionevole che gli sviluppatori non si siano voluti concentrare particolarmente su questo aspetto.

Conclusione

Lo scrittore Fëdor Dostoevskij diceva che “La bellezza salverà il mondo” e credo che Gris incarni perfettamente questo aforisma. Il titolo indie non è un semplice e bel gioco alla cui base vi è una potentissima metafora, ma è un’esperienza sensoriale, un viaggio all’interno della nostra personalità che ci aiuta a conoscerci meglio.

Gris parla di noi meglio di chiunque altro e riesce a dare una chiarissima immagine delle emozioni più profonde e nascoste del nostro animo. Nonostante la poca longevità del titolo, rimane comunque uno spettacolo che ci lascia un messaggio importante: non importa quanto a fondo puoi cadere, ne verrai fuori.

Seguici su tutti i nostri social!
CondividI
Elisabetta Giardi

Sono cresciuta con pane, videogiochi, anime e arte. I miei studi e la mia passione verso le scienze umane mi permettono di guardare e giocare con uno sguardo diverso, riuscendo a cogliere molte scelte stilistiche e ad attribuire loro un significato più profondo.

Vedi commenti

Pubblicato da
Elisabetta Giardi
  • Articoli recenti

    Un’Avventura Spaziale – Un Film dei Looney Tunes, la Recensione: Ancora qui a sorprendere

    Dopo il deludente e già dimenticato Space Jam 2 c'era molta attesa per il ritorno…

    % giorni fa

    Lucca Comics & Games 2024: com’è stata la prima versione dell’Indie Vault?

    Uno degli annunci che mi hanno più incuriosito della non-conferenza di Lucca fu quello della…

    % giorni fa

    Look Back, la recensione: il film dell’anno

    Con l'elegante ritardo a cui siamo abituati, dal 7 novembre Look Back è finalmente disponibile…

    % giorni fa

    Red Dead Redemption, la recensione: la redenzione arriva su PC

    Incredibile ma vero, Red Dead Redemption è finalmente disponibile su PC, piattaforma su cui non…

    % giorni fa

    Call of Duty: Black Ops 6, la recensione: in bilico tra una guerra e l’altra!

    Come quasi ogni saga videoludica "longeva", nei due decenni abbondanti della sua vita anche quella…

    % giorni fa

    Neva, la recensione: il fiore della vita

    Tra i giochi indie che negli ultimi anni hanno più smosso anche i gamer più…

    % giorni fa