Nella miriade di anime che ci vengono proposti stagione dopo stagione, dopo aver spulciato tra il solito isekai e lo shonen di turno, a volte capita anche di imbattersi in qualcosa di originale capace di catturare a prima vista la nostra attenzione.
Da Jujutsu Kaisen a TONIKAWA, il parco anime di questa stagione è stato di assoluto livello, nonostante l’arrivo in “ritardo” dell’attesissima stagione finale de L’Attacco dei Giganti. Tra tutti questi titoli tripla A, scorrendo tra le programmazioni di VVVVID è comparso un po’ a sorpresa questo anime dal nome lungo e dall’ambientazione molto interessante, tratto dalla serie di romanzi scritta da Ira Ishida, il protagonista della recensione di oggi Ikebukuro West Gate Park.
Prima di parlare della serie nello specifico però dobbiamo per forza analizzare due cose: il franchise di IWGP e l’ambientazione di Ikebukuro. La serie di romanzi mistery da cui è tratto l’anime (conosciuta anche come Tokyo nights) scritta da Ira Ishida conta ben 10 libri e oltre 4 milioni di copie vendute ed è stata sempre molto apprezzata dal pubblico in patria.
Lo stesso vale anche per la serie tv uscita nel 2000, un dorama (o più precisamente terebi dorama, dall’inglese TV drama, categoria nella quale si classificano le fiction molto amate in paesi come Giappone, Corea del Sud e Cina) ispirato ai primi romanzi di Ira. Proprio come la serie letteraria, anche la trasposizione Tv è stata molto seguita ed apprezzata, nonostante tratti di temi abbastanza spinosi come la delinquenza minorile, l’abuso di droghe, l’influenza della yakuza, arrivando fino alla prostituzione e all’omicidio.
Infine il quartiere di Ikebukuro, che non a caso finisce nel titolo della serie, essendo lo sfondo e al tempo stesso il protagonista di tutte le vicende. La rappresentazione del noto quartiere di Tokyo che ci viene data da queste opere è quella di un posto abbastanza malfamato e in evidente difficoltà, in mano alla yakuza e alle bande giovanili, pieno di problemi e assolutamente da evitare. Questa almeno era la fotografia che usciva dai romanzi (1998) e dalla serie tv (2000), oggi però sono passate ben due decadi e anche Ikebukuro potrebbe apparire ben diverso diverso da come veniva rappresentato tempo fa.
La versione animata di Ikebukuro West Gate Park esce nel 2020, a tanti anni di distanza dalle prime pubblicazioni di Ira nei quali numerosi cambiamenti hanno investito sia il Giappone sia Tokyo, una cosa che non possiamo assolutamente dimenticare quando ci approcciamo alla visione della serie. Detto questo, andiamo insieme a scoprire cosa ci riserva l’anime prodotto dallo studio Doga Kobo (Plastic Memories, Sing “Yesterday” for Me) e disponibile in Italia gratuitamente in streaming su VVVVID.
Ikebukuro West Gate Park narra le vicende di Mokoto, un giovane abitante del quartiere, conosciuto da tutti e sempre pronto a dare una mano ai residenti di Ikebukuro. Makoto è un po’ il “tuttofare” della zona e ha conoscenze con tutte le più importanti figure del quartiere. Il capo dei famigerati G-Boys, la banda che controlla tutta Ikebukuro, il temutissimo King è un suo amico d’infanzia e le connessioni di Makoto arrivano anche alla polizia e ai numerosissimi commercianti della zona. Grazie a tutti questi agganci il nostro “tuttofare” è sempre al centro delle vicende del quartiere e, puntata dopo puntata, viene messo di fronte a nuove situazioni da risolvere per proteggere l’equilibrio di Ikebukuro e i suoi abitanti.
Le storie che si susseguono tra un episodio e l’altro sono quasi sempre autoconclusive e cercano di raccontarci degli aspetti della vita quotidiana di una metropoli come Tokyo e di un quartiere particolare come Ikebukuro. Nonostante le singole vicende che investono la vita di Makoto siano estremamente interessanti e i temi trattati richiederebbero approfondimenti molto più lunghi dei canonici 24 minuti, quasi nessuna supera la durata del singolo episodio e l’unica trama che ci accompagna per tutta la serie, emergendo prepotentemente nel climax degli ultimi due episodi, è quella della rivalità tra i G-Boys e i nuovi arrivati Red Angels, guidati dall’enigmatico Kyōichi Ozaki.
La struttura narrativa di Ikebukuro West Gate Park è il vero punto debole di tutta la serie. L’ambientazione e la trama riescono a catturare grazie alla loro originalità ma lo sviluppo delle vicende avviene in maniera troppo frettolosa e non riesce a dare il giusto spazio agli argomenti trattati. L’anime è molto ambizioso nel cercare di parlare di temi spinosi che difficilmente vediamo trattati nel mondo dell’animazione giapponese, ma allo stesso tempo lo fa in maniera sbrigativa, relegando storie interessanti e profonde a singoli episodi e finendo per affrontarle in maniera un po’ troppo superficiale.
Inoltre è evidente la mancanza di una vera e propria trama principale, che in realtà c’è ma non si sente. La rivalità tra G-Boys e i Red Angels, unita ai tentativi di infiltrazione nel quartiere di soggetti esterni, sarebbero la colonna portante della serie a cui poi si aggrappano tutte le vicende secondarie affrontate da Makoto. La storia però riesce nel suo intento solo a metà e finisce per essere eclissata dalle altre piccole sottotrame, paradossalmente molto più interessanti anche se corte.
Mi perdonerà Makoto, che comunque è senza dubbio il miglior personaggio di tutta la serie, ma il vero protagonista dell’anime è proprio il quartiere di Ikebukuro. La fotografia che esce fuori del quartiere è molto interessante, un curioso melting pot di persone diverse provenienti da posti e background variegati che vivono pacificamente in mezzo a Tokyo. Anche la presenza di bande come i G-Boys è quasi sempre positiva per il quartiere visto il loro costante impegno per mantenere l’equilibrio e la pace per le strade. Se ripensiamo alla rappresentazione di Ikebukuro che usciva anche solo dalle sinossi dai romanzi di Ira o della serie tv, il quartiere raccontato in questo anime è un posto totalmente diverso, ancora ricco di problemi ma che sono gli stessi che possiamo ritrovare anche in posti non troppo lontani da noi.
Quell’ambientazione malfamata e cupa che avrebbe fatto egregiamente da sfondo alla notte surreale dell’After Dark di Murakami lascia spazio ad un quartiere solare e movimentato, più vicino all’Ikebukuro attuale. Questo però ha attirato non poche critiche da parte dei tanti vecchi fan che ricercavano nell’anime gli echi del lavoro originale. La trasposizione animata ha provato invece a dare una propria visione della serie e dei temi trattati, cercando di adattare il franchise di IGWP al giorno d’oggi.
Ciò che colpisce positivamente di Ikubukuro West Gate Park sono i temi proposti nel corso delle puntate. La serie affronta in maniera decisa e senza mezzi termini tematiche come lo sfruttamento dei lavoratori, l’immigrazione, la difficoltà di giovani madri lasciate da sole e la delinquenza minorile. Come abbiamo già detto, nel mondo dell’animazione giapponese non sono molte le serie che cercano di trattare certi argomenti, ancora meno quelle che lo fanno con questa decisione ed è proprio questo che rende IWGP tanto originale ed interessante.
La serie è anche vincente sotto questo aspetto proprio perché decide di parlare di temi che riguardano Ikebukuro ma che interessano anche noi dall’altra parte del mondo. Temi come l’immigrazione e la difficoltà di crescere da soli un bambino non si rivolgono solamente allo spettatore giapponese ma colpiscono in pieno anche quello occidentale, il problema però è il come questi temi sono stati affrontati. Il difetto della narrazione citato in precedenza finisce per rovinare anche questo grande pregio della serie, riducendo temi interessanti e molto profondi a singoli episodi in cui vengono risolti con troppa fretta e senza dare loro lo spazio che meriterebbero.
Dal punto di vista dell’animazione Doga Kobo ci propone ancora una volta uno stile semplice ma perfettamente in sintonia con l’ambientazione dell’anime. Inoltre un altro punto a favore di Ikebukuro West Gate Park è la conferma al character design di Junichirou Taniguchi, che in primavera ci aveva già colpito positivamente in Sing “Yesterday” for Me.
Spostandoci invece sul comparto audio, la colonna sonora di IWGP non spicca molto durante la visione ma riesce comunque ad accompagnare in maniera piacevole le scene. A bilanciare una soundtrack piuttosto dimenticabile ci pensa invece una opening praticamente impeccabile. La potente chitarra dei THE PINBALLS entra perfettamente in ogni inizio episodio amplificando l’atmosfera di vita di strada che l’anime cerca di trasmettere, creando così un mix riuscitissimo e molto entusiasmante.
Parlando del doppiaggio gli unici che riescono a distinguersi sono Kentarou Kumagai nei panni di Makoto e l’ottimo Kouki Uchiyama, ancora una volta perfetto nell’interpretare il “duro” di turno. Le altre performance invece risultano abbastanza sottotono, soprattutto a causa di un cast di personaggi tutt’altro che indimenticabile.
In conclusione, come se l’è cavata questo nuovo Ikebukuro West Gate Park?
Alla fine dei conti sulla nostra pagella l’anime strappa una sufficienza al photofinish grazie soprattutto ad un’ambientazione originale e ai tanti temi coraggiosi ed interessanti trattati nel corso delle puntate. La trama generale e la narrazione invece lasciano molto a desiderare, la mancanza di una storia principale sostanziosa si sente e la struttura ad episodi autoconclusivi ci convince solo fino ad un certo punto. Dal lato tecnico invece IWGP è un prodotto più che sufficiente, a conferma dell’ottimo lavoro svolto quest’anno dallo studio Doga Kobo.
Sfortunatamente è molto probabile che Ikebukuro West Gate Park finirà nel grosso calderone dei vari “What if?” del mondo anime. C’è mancato davvero poco per rendere IGWP una delle sorprese dell’animazione 2020, le idee di partenza erano ottime e il comparto tecnico di tutto rispetto, a tradire però è stata la realizzazione.
Davvero un peccato poiché Ikebukuro West Gate Park era riuscito a portare sugli schermi temi che raramente vengono affrontati in questo settore. Il coraggio con cui prova a parlare di immigrazione, sfruttamento dei lavoratori e problemi familiari è assolutamente da sottolineare ed apprezzare, lo stesso però non si può dire del come questi argomenti sono stati presentati.
Proprio come in Sing “Yesterday” For Me, la fretta è stata la peggior nemica della produzione curata da Doga Kobo. Il format degli episodi autoconclusivi e la scelta di una trama generale leggera e poco approfondita rappresentano i veri talloni d’Achille di tutto l’anime e il motivo per cui, nonostante le ottime premesse, ce ne dimenticheremo molto facilmente.
Infine però Ikebukuro West Gate Park, malgrado i non pochi difetti, è un anime che vale la pena di essere visto, soprattutto se siete alla ricerca di qualcosa di originale che si distacca dai soliti generi e cerca di proporre qualcosa di diverso ed innovativo. Il risultato finale, come abbiamo ampiamente detto in precedenza, è positivo solo in parte ma offre comunque un prodotto tutt’altro che noioso che tenta di dipingere un quadro molto interessante di Ikebukuro nel 2020 attraverso il racconto di tante problematiche tipiche del nostro tempo.
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