Il Legame è l’opera prima del regista Domenico de Feudis, con protagonisti l’attrice argentina Mia Maestro (vista ad esempio in pellicole come Frida e Twilight) il celebre attore italiano Riccardo Scamarcio (che figura anche tra i produttori del film) e la piccola ma molto talentuosa Giulia Patrignani (Il paradiso delle signore, Bella da morire).
Disponibile su Netflix dal 2 ottobre, il film si ispira al concetto di fascinazione (più semplicemente, malocchio) descritto nel saggio antropologico “Sud e Magia” di Ernesto De Martino:
“La fascinazione è una condizione psichica di impedimento e di inibizione, e al tempo stesso un senso di dominazione, un essere agito da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l’autonomia della persona, la sua capacità di decisione e di scelta”.
Ma perché questa condizione riuscirà ad entrare inevitabilmente nella vita dei protagonisti e a quali conseguenze porterà? C’è un fondo di verità nelle antiche credenze popolari? E’ tutto ciò che la pellicola vuole raccontarci.
Francesco (Scamarcio) decide di portare per la prima volta la compagna Emma (Maestro) e la figlia di lei Sofia (Patrignani) a conoscere la propria famiglia d’origine, in particolare sua madre Teresa.
Fin da subito le due si ritroveranno in un contesto assolutamente nuovo, visto che la donna anziana continua a vivere nella antica villa di famiglia, immersa nella campagna pugliese e circondata da ulivi millenari.
La signora Teresa inoltre appare una donna molto austera e rigida, dalla profonda fede religiosa e molto legata alle tradizioni. E’ proprio lei a mettere sotto torchio Emma, con domande e affermazioni spesso molto taglienti ed indelicate, ma che in un certo senso, non tradiscono il personaggio della tipica madre meridionale d’altri tempi.
Seppur dopotutto i giorni in campagna sembrano scorrere apparentemente sereni, Sofia sarà morsa da una tarantola, e da allora, Teresa deciderà di prendersi cura della bambina con rimedi naturali e antichi.
Il Legame è stato sì prodotto da HT Film, Indigo Film e Lebowski, ma è stato realizzato grazie al contributo del Mibact e dell’Apulia Film Fund della Regione Puglia ed il sostegno di Apulia Film Commission.
Il film infatti ci mostrerà città pugliesi come Alberobello, Locorotondo, Fasano, Monopoli e Massafra, tutte caratterizzate da una profonda cultura contadina e rurale, terreno molto fertile (ndr, perdonate la battuta) per credenze e tradizioni popolari.
Oltre infatti a permetterci di ammirare splendidi paesaggi, la pellicola vuole trasportare lo spettatore in ambienti dove il tempo sembra essersi fermato per sempre, e dove nulla sembra davvero come sembra: semplici allucinazioni o strane coincidenze?
Seppur non manchino piccoli dettagli tipici dell’horror per antonomasia, Il Legame cerca di mantenere comunque intatta l’ambientazione, ricamando sapientemente su particolari che non si allontanano eccessivamente dalla narrazione proposta, quasi al pari di un documentario.
Come detto pocanzi, Il Legame cerca di rinnovare il contesto orrorifico, trasponendolo nel nostro paese dove, di fatto, non vi sono ancora molte produzioni del genere (soprattutto se paragonate al numero di altre nazioni).
Avremo infatti tutti gli ingredienti utili in un horror, come:
Ne Il Legame ci sarà ovviamente una tensione costante e crescente, ma troveremo anche inquadrature gestite per insinuare ansia e disagio (e si ringraziano per questo la fotografia di Luca Santagostino ed il montaggio di Giancarlo Fontana) ed una musica assolutamente degna di una pellicola hollywoodiana (firmata da Massimiliano Mechelli).
L’interpretazione convincente dei vari personaggi poi contribuirà allo sviluppo della trama, in un prosieguo non così banale e scontato come potrebbe suggerire la prima metà del film. Proprio la parola del titolo, Il Legame, permetterà infatti la creazione e la scoperta di vari e differenti legami, non necessariamente di sangue.
Degno di nota (ndr, e si vede) è che la regia non è affatto stata gestita da un neofita, tutt’altro: de Feudis infatti è stato assistente alla regia nei film La grande bellezza e Loro 1 e Loro 2 di Paolo Sorrentino e nel 2017 si era già cimentato nella direzione del cortometraggio horror d’atmosfera L’ora del buio.
In conclusione, Il Legame merita e cattura l’attenzione per la sua audacia e cura nei dettagli, pur peccando di qualche piccola banalità e colpi di scena poco chiari, entrambi dettati dal registro dell’orrore (specialmente nell’ultima parte) certo, ma strizzando così l’occhio a produzioni dal budget notevolmente più alto. Si prospetta quindi un’ottima speranza per il cinema horror italiano.
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