La problematica banda di fratelli della Umbrella Academy ritorna per questa seconda stagione con sempre più problemi, una nuova Apocalisse da fermare, linee temporali da aggiustare, un presidente da salvare? Chissà, e tanto humor che riesce sempre a fare centro nei momenti giusti. C’è tanta carne a fuoco, ma entriamo un po’ più nel dettaglio in questa recensione in anteprima, completamente No Spoiler sugli snodi principali della trama, di questa stagione.
Alla fine della prima stagione abbiamo assistito alla fine del mondo per mezzo di Vanya che, non riuscendo in alcun modo a controllare i suoi poteri, distrugge la Luna, causando l’Apocalisse totale sul pianeta Terra. La banda di fratelli riesce comunque a sopravvivere per un soffio grazie a Cinque, che riesce a far attraversare a tutti un varco spazio-temporale che li avrebbe portati verso l’ignoto.
In questa seconda stagione capiamo dove è finita la Umbrella Academy, ovvero in uno squallido vicoletto di Dallas negli anni ’60. L’estrema instabilità del varco divide i fratelli, che si ritrovano sì nello stesso posto, ma a distanza di anni l’uno dall’altro, quindi da soli ad affrontare un’epoca a loro completamente estranea. L’incipit di questa stagione si conclude con Cinque che si ritrova ad assistere ad un particolare evento che non si sarebbe mai dovuto verificare nella storia, ovvero un’Apocalisse Nucleare nel 1963. Salvatosi grazie ad un gradito ritorno, capisce subito che bisogna ricostruire al meglio la linea temporale per salvare due volte il mondo, e per farlo avrà bisogno di tutti i suoi fratelli.
Il fatto che ogni fratello viene catapultato in momenti diversi degli anni ’60 fa subito emergere una problematica per tutti loro, come sopravvivere in un luogo dove sei un pesce fuor d’acqua? L’America degli anni ’60 costituisce un bel setting per inserire al meglio tutti i fratelli in contesti molto diversi tra loro ma che alla fine qualche punto in comune riescono ad avercelo, proprio come ogni membro di un gruppo che spesso fa fatica ad essere coeso. Un’America piena di tensioni sociali e divisioni tra razzismo e bigottismo, contrapposta tra movimenti pacifisti e pressione sui giovani per intraprendere la vita militare. Un Paese che si ritrova scosso nel profondo dall’omicidio Kennedy, proprio a Dallas, fa da cornice alle storie personali di tutti i fratelli, che si ritrovano a dover risolvere in primis problemi personali prima di salvare il mondo.
Il racconto quindi si snoda nell’arco di diversi anni, dove ogni membro della Umbrella Academy si ritrova in una situazione che mette a dura prova sé stesso, le sue certezze, i suoi dubbi, ma anche il rapporto che c’è con gli altri membri del gruppo. Il fratelli Hargreeves dovranno finalmente agire da vera e propria famiglia per far fronte a vecchi e nuovi nemici, problemi potenzialmente letali, ma anche le solite stramberie dei membri più ”eclettici” dell’Umbrella Academy (qualunque riferimento a Klaus non è casuale).
Se lo state pensando mentre leggete questa recensione, sappiate che vi capiamo e il vostro storcere il naso è totalmente legittimo. Pur non avendo alcuna colpa nella scelta della trama da seguire, visto che l’intera opera si basa su una collezione di fumetti datata 2007, anche Umbrella Academy tratta le varie problematiche dei viaggi nel tempo. Una tematica abusata negli ultimi anni da ogni sorta di franchise concepibile dalla mente umana e sbattuto davanti agli occhi dei telespettatori in tutte le salse e su tutti i media.
Un punto debole di questa serie? Solo a metà a nostro modo di vedere. Anche solo facendo un paragone con l’ultima serie cult lanciata da Netflix stessa, Dark, di cui vi invitiamo caldamente a leggerne la recensione dell’ultima stagione, ci accorgiamo che la tematica in Umbrella Academy è trattata con leggerezza, in modo molto basilare, così da non catalizzare tutta l’attenzione dello spettatore su eventuali paradossi o intrecci di trama troppo articolati per capirci qualcosa.
Il focus della serie è spiccatamente action, e l’elemento comico è utilizzato alla perfezione per attutire tutti i potenziali viaggi mentali che potrebbero rovinare l’anima della serie se si prende la tematica troppo seriamente.
Un elemento che salta fuori e va a confermare le sensazioni già avute nella prima stagione, è il fatto che quando i fratelli si trovano ad interagire tutti insieme o anche a piccoli gruppi, la serie prende letteralmente il volo diventando un grande prodotto. Ogni membro della Umbrella Academy è caratterizzato benissimo e gli interpreti sono eccezionali, ma nelle scene in cui essi interagiscono con altri personaggi secondari che non siano i membri della propria famiglia, si avverte sempre quella sensazione di incompiutezza, dovuta a vari fattori.
Da un lato abbiamo forse il poco spessore di alcuni personaggi secondari, soprattutto in questa stagione. A partire dai nuovi villain, che non riescono nel loro intento di farsi ricordare in qualche modo rispetto a quelli della scorsa stagione, fino a tutti i personaggi secondari che intrecciano le loro vite con quelle dei membri della Umbrella Academy, che sfociano in troppi cliché che li rendono abbastanza piatti.
Il secondo motivo è certamente la scrittura dei personaggi di tutti i fratelli, che presenta un evidente tassello mancante, omesso volutamente per essere riempito dall’interazione con un fratello specifico o con tutto il gruppo al completo. L’esempio lampante è il personaggio di Klaus, che sembra funzionare benissimo da solo, ma a conti fatti non è mai ”solo”, riuscendo a risplendere proprio grazie all’interazione con Ben sin dalla prima stagione. Per fortuna in questa stagione le occasioni di vedere i fratelli interagire tra loro nelle situazioni più disparate sono tante e vi soddisferanno nella stragrande maggioranza di esse.
Questa seconda stagione di The Umbrella Academy conferma le buone sensazioni già avute nella prima, continuando a migliorare i suoi punti di forza, rappresentati dall’ottimo cast dei Fratelli Hargreeves, puntando forte su una colonna sonora a dir poco perfetta e procedendo sempre spedita ad un ritmo incalzante, con pochi rallentamenti durante i 10 episodi che compongono questa stagione.
Resta qualche rammarico per alcuni personaggi secondari aggiunti in questa stagione poco all’altezza di quelli già conosciuti, che aggiungono davvero poco allo scheletro narrativo già ben consolidato nella precedente stagione. Altro punto che fa storcere il naso è la CGI, sviluppata ai minimi della sufficienza, utilizzata quantomeno sapientemente e col contagocce per evitare troppi fastidi.
In sostanza, Umbrella Academy riesce a confermarsi come un ottimo prodotto di casa Netflix, che riesce a divertire senza troppi fronzoli pur basando la sua trama su un argomento spesso complicato. I fratelli Hargreeves riusciranno a farvi passare circa 10 ore incollati allo schermo per seguire le loro assurde gesta, riuscendo a farvi passare oltre ad alcune lacune di livello tecnico e di scrittura dei personaggi.
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