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Sex Education 2, Recensione: il ritorno più atteso di sempre

Sex Education 2 (2020)

0.00
9

COMPARTO TECNICO

8.9/10

CAST

9.3/10

SCRITTURA

8.7/10

REGIA

9.1/10

DIREZIONE ARTISTICA

9.0/10

Pros

  • Un diretto continuo
  • Temi e cast più "maturi"
  • La colonna sonora

Cons

  • Qualche leggera "forzatura"
  • Necessita di una terza stagione

Sex Education 2: si può parlare di… capolavoro?

Sex Education è la serie Netflix che, uscita lo scorso anno, ci aveva delineato una trama tanto semplice quanto “rischiosa”: un gruppo di adolescenti che approcciano al sesso nelle loro primissime esperienze, tra difficoltà, dubbi, ironia e anche un velo di drammaticità.

Un rischio decisamente non da poco, visto che parlare di sessualità in un modo educativo e non ironico o fine a sé stesso risultava quasi perfino impossibile, soprattutto dopo l’uscita di Big Mouth.

Se la prima stagione ci aveva lasciato non pochi spunti e colpi di scena, al suo rinnovo era più che lecito fare svariati e degni approfondimenti, ma resta la domanda: Sex Education 2 è degna della precedente serie? Si può parlare perfino di “capolavoro” (parafrasando le artistiche locandine promosse ed ideate a mo’ di quadri qui in basso)?

Scopriamolo insieme in questa recensione che cercherà di essere quanto meno approfondita possibile a livello di trama per evitare indesiderati spoiler.

La clinica sessuale di Otis riapre i battenti

Il rinnovo di questa serie si pone come esatto continuo della prima stagione: nessun fronzolo, flashback, o altri espedienti narrativi. Le vicende spiegate nella prima parte sono state come messe in pausa, per continuare senza se e senza ma in questi nuovi 8 episodi.

Eppure, le differenze con la precedente produzione sono nette, palpabili perfino: ogni personaggio ha avuto (e avrà) la sua evoluzione, i suoi cambiamenti, accompagnati da altrettanti personaggi che, se prima avevano fatto da mero contorno, ora troveranno invece degna giustizia.

 

Inoltre, se Sex Education 1 ci aveva fatto ambientare in un contesto adolescenziale dove sgomitavano anche personaggi adulti, in questo caso troviamo invece vicende decisamente più mature affrontate da protagonisti teenagers (e non). Un ribaltamento inaspettato certo, ma che suona perfino necessario in una serie che, in caso contrario, sarebbe risultata ridondante e pretenziosa.

Anche i giovanissimi attori sembrano maturare in questo senso, portandoci interpretazioni notevolmente più complesse e tragiche, in un climax assolutamente ben riuscito. Per certi aspetti (soprattutto nella componente sessuale/tragica), una sorta di “leggero omaggio” ad un’altra serie presente nel catalogo Netflix, Easy.

Riformulare infatti le stesse situazioni viste nella stagione uno avrebbe appiattito il senso stesso della serie: portare sul grande schermo l’educazione sessuale. Perché sì: la serie ideata da Laurie Nunn è certo focalizzata sull’intrattenimento, ma non solo.

Sex Education 2: #metoo e altro ancora

Tra momenti decisamente leggeri e spensierati, Sex Education 2 darà anche spazio a temi tanto attuali quanto fondamentali: primo tra tutti, la delicatissima vicenda del #metoo, ovvero la solidarietà tra donne che hanno subito violenza sessuale. Una solidarietà che inizia prima di tutto dal coraggio di raccontarlo, di parlarne. 

Subire violenza non è colpa della vittima: non esiste giustificazione valida per gli aggressori. Una violenza è pur sempre una violenza.

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Certo, nella prima stagione avevamo visto l’attenzione e il tatto riservato al tema dell’aborto, ma anche questo rinnovo darà risalto ad ulteriori tematiche facenti parte della sfera sessuale: troveremo la bisessualità, pansessualità, assieme perfino alla asessualità (finalmente libera dall’accezione negativa di mancanza o difetto).

Eppure, non solo sesso: troveremo infatti anche l’autolesionismo, gli handicap, e ancora una volta lo scontro generazionale. In merito a quest’ultimo in particolare, sarà ancora più netta la differenza con la precedente stagione: se prima era inserito come chiave “ironica” dal gusto amaro (e dedicata solo ad alcuni personaggi), adesso troveremo un exploit nel drammatico, dettaglio che però non appesantisce affatto la visione, tutt’altro. 

Di sesso e di amore

Dettaglio da non sottovalutare (sia per quanto riguarda la trama che per l’evoluzione dei personaggi) è quello dell’amore. La prima stagione ci aveva mostrato un gruppo di adolescenti che vedono il sesso come una tappa obbligata della loro vita, eppure, aveva lasciato anche un velo di dubbio in merito a questa concezione alquanto brutale.

In Sex Education 2 tutti i personaggi (e specifichiamo, tutti) comprendono che l’amore è parte integrante di una relazione, e che il sesso non deve rappresentare necessariamente mero compiacimento di una pulsione. Partendo dai protagonisti principali (e quelli diventati integranti solo adesso) fino ai “casi” della clinica di Otis e delle terapie di Jean, tutti avranno modo di capire la loro personale visione dell’amore, che non necessariamente deve combaciare con quella più popolare e socialmente accettata. Primo tra tutti, l’amore per se stessi.

La colonna sonora dal gusto vintage

Nella nostra prima recensione, avevamo approfondito come la serie avesse avuto particolare cura nel disseminare particolari e dettagli vintage all’interno della scenografia della cittadina di Moordale, per accentuare il forte senso di arretratezza di molte situazioni e pregiudizi.

In questa seconda stagione, il tutto è rappresentato anche da canzoni iconiche provenienti dal secolo scorso, inserite perfettamente nelle scene più idonee (sia ironiche che drammatiche).

Se sono poi gli stessi personaggi a definirsi cliché per quanto siano canonici negli atteggiamenti, saranno proprio le canzoni a spezzare quell’idea, visto che proprio Sex Education ci ha insegnato che l’utilizzo di stereotipi nella trama ha il solo scopo di scardinarli abilmente.

In conclusione: è un capolavoro?

Ecco allora la risposta all’annosa questione posta all’inizio: questa seconda stagione è un capolavoro? No, ma ci si avvicina parecchio. La trama infatti è sì abbastanza lineare, ma volendo sforzarsi a trovarne una pecca, si può notare allora come appaiano varie forzature e piccoli colpi di scena più o meno omogenei.

Certo è che questo rinnovo si pone come netto distacco e totale miglioramento dalla prima stagione (ora meramente introduttiva): i personaggi (e i relativi attori) portano sullo schermo una serie decisamente più matura, come se lo spettatore avesse seguito passo passo la loro crescita ed evoluzione ed ora fosse notevolmente più coinvolto nelle vicende e nei sentimenti espressi ed interpretati.

Certo è che il finale agrodolce getta le basi per una terza stagione (sui cui la buona Laurie Nunn è già all’opera) che aspettiamo tutti in trepidante attesa.

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Jolandanta

Cosplayer per diletto, per lei Dante è sia il poeta stilnovista che il cacciatore di demoni per eccellenza. "I demoni non piangono mai" è vero, ma davanti al film, alla serie tv, al videogioco, al fumetto, o al libro giusto diventa una fontana, e prova anche a recensirli di tanto in tanto.

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