Il 7 novembre uscirà nelle sale italiane il film La Famosa Invasione degli Orsi in Sicilia, film co-prodotto da Francia e Italia (con una presenza molto più forte dei cugini d’oltralpe rispetto a noi), diretto da Lorenzo Mattotti e tratto dall’omonimo romanzo a puntate di Dino Buzzanti del 1945, i cui diritti sono stati ceduti con la promessa di rispettare l’opera originale.
La produzione del film ha richiesto ben 6 anni di lavori: 4 per l’adattamento e la scrittura e 2 per la realizzazione tecnica.
La trama de La Famosa Invasione degli Orsi in Sicilia è piuttosto nota: durante un inverno particolarmente rigido, una colonia di orsi guidata da Re Leonzio, parte dalle montagne dove vive per cercare fortuna nel territorio degli uomini del Granducato di Sicilia nella speranza di trovare cibo per loro stessi e di scoprire dove sia finito il principe Tonio, il figlio perduto di Leonzio.
Dopo un’accoglienza a suon di moschetti e bombarde da parte dell’esercito del Granduca, il piano degli orsi cambia ed essi decidono di invadere il Granducato con l’aiuto del professor DeAngeliis, ex astrologo e mago di corte del Granduca.
L’adattamento di Mattotti e compagnia è stato creato, come da patti, nel massimo rispetto del materiale di partenza.
Il film deficita solamente della rimozione di alcuni personaggi secondari, specialmente tra le schiere degli orsi, che sono stati inglobati nelle figure di altri personaggi più appariscenti.
Per il resto la storia è riproposta su schermo 1:1 rispetto a quella del libro, riproponendo tutti i passaggi che portano allo scontro tra orsi e umani, compresi: la battaglia delle palle di neve, l’incontro con i fantasmi di Roccademone e il mai dimenticato Gatto Mammone.
Lo stile artistico de La Famosa Invasione degli Orsi in Sicilia, per stessa espressione del regista, è stato studiato per essere qualcosa di senza tempo, in modo da poter essere apprezzato anche dalle future generazioni.
Mattotti e la sua equipe hanno optato per un particolare misto di disegno statico, disegno animato e animazione digitale 3D: i fondali, raffiguranti dei semplicistici paesaggi mediterranei, sono disegnati a strati bidimensionali in cui si muovono i personaggi realizzati in modelli 3D su cui sono particolarmente curati i chiaroscuri e le ombre per dare profondità alle figure.
A proposito delle ombre: il lavoro fatto dall’equipe di Mattotti su di esse, all’interno del film, è facilmente la cosa più bella presente sulla pellicola.
Durante la presentazione dell’anteprima, Mattotti ha detto che l’equipe si è avvalsa di alcuni professionisti specializzati nell’animazione delle ombre e il risultato su schermo è splendido.
Le ombre molto dinamiche proiettate dai personaggi sugli stage disegnati sono, non solo curate nel minimo dettaglio, ma anche, e soprattutto, l’elemento che veicola l’emozione della scena.
Ci sono dei momenti in cui le ombre dei personaggi o degli elementi sullo sfondo dicono molto di più rispetto ai personaggi stessi.
Un ombra che si allunga sulla parete di una stanza per suggerire un pericolo incombente, ombre che vengono proiettate sul muro di una fortezza per descrivere la violenza di una battaglia, un’ombra che muta, proiettata dalla luce di un falò.
Sono solo alcuni esempi (volutamente fuori contesto) per far capire quanto siano importanti le ombre in questo film e il ruolo che ricoprono nella narrativa.
Questo utilizzo di personaggi che sembrano fatti di carta tridimensionale, sfondi disegnati su più piani con prospettive non perfette e le ombre proiettate sugli sfondi fanno assomigliare l’art design del film da uno spettacolo di marionette di cartone per bambini, in cui le figure di cartone agiscono, si confrontano e si scontrano su fondali statici.
Il teatro di marionette è un elemento culturale non solo della cultura siciliana, ma comune a molte parti del mondo, con un fascino tutto suo che non manca mai di stupire e intrattenere soprattutto i più piccoli; ottima scelta questa da parte di Mattotti e la sua equipe per far si che il film si colleghi alla Sicilia, ma contemporaneamente sia riconoscibile in tutto il mondo.
La Famosa Invasione degli Orsi in Sicilia non fa nulla per nascondere la sua volontà di affascinare soprattutto i bambini, con alcune scene molto spettacolari, colori accesi e personaggi immediatamente riconoscibili.
Presenta anche alcuni elementi di musical, con gli orsi che cantano, ballano e fanno festa dopo una vittoria, oppure che manifestano il proprio dolore sotto forma di musica.
Nonostante questi elementi, la storia (se la conoscete le sapete bene) non è tutta rose e fiori: mostra invece sia i lati negativi che quelli positivi degli umani e degli orsi perché “Gli umani sono come gli orsi, ne esistono di buoni e ne esistono di cattivi”, ed è giusto far vedere ogni faccia di ognuna delle due razze, sia alla luce che all’ombra.
Completa la carrellata di ottime idee un cast di doppiatori d’eccellenza, almeno nella versione italiana, con Antonio Albanese a doppiare il cantastorie Gedeone, Toni Servillo che presta la sua voce a Re Leonzio e Andrea Camilleri in vece di saggio narratore (elemento che già da solo renderebbe migliore qualsiasi cosa, scusate la presa di posizione)
La Famosa Invasione degli Orsi in Sicilia è un buonissimo film.
Graficamente interessante, con messaggi profondi e ben sviscerati rivolti sia ai bambini che agli adulti, esattamente come faceva il romanzo originale di Buzzanti.
A proposito della promessa fatta da Mattotti di rispettare l’opera originale, penso che l’adattamento sia stato realizzato magistralmente.
Ci sono alcune differenze con il libro: non appaiono due personaggi importanti tra le schiere degli orsi, inglobati in altri personaggi a cui viene dato molto più spazio, e la figura del Granduca perde parte della sua cattiveria essendo trattato in questo film solo come violento, senza quella parte subdola e manipolatrice che ha nel libro (questa è forse la mancanza più importante).
Nonostante questo La Famosa Invasione degli Orsi in Sicilia funziona. Alcune scene sono realizzate esattamente come sono descritte nelle pagine del libro, alcune altre sono anche migliori, grazie all’interpretazione che ne da Mattotti con le sue inquadrature ricercate e la realizzazione degli ambienti che, nella loro semplicità grafica, riescono a essere anche molto espressivi.
Il mio consiglio è di recuperarlo assolutamente quando uscirà in sala il 7 novembre, dopo quella data rimando ogni altra discussione alla nostra pagina Facebook in cui troverete un post dedicato, perché vi assicuro che ho dovuto trattenere grandi parti della mia analisi per evitare spoiler.
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